Hollywood, anni Cinquanta: il giovane Ed Wood, che ama vestirsi da donna, realizza, nella maniera più incredibile, alcuni film poverissimi mediante espedienti ""produttivi"" spesso grotteschi. Fattosi amico di Bela Lugosi, ormai vecchio, misero e morfinomane, lo assiste fino alla morte. Dopo un incontro con Orson Welles, Ed Wood realizza il suo primo film di successo: ""Plan 9 from Outer Space"".
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"Ed Wood" è l'ossessione di un sogno, un rovesciamento stranito e radicale del mito dell'American Dream. La storia del terribile regista degli anni cinquanta (di cui conservo solo qualche sporadico ricordo del suo "plan 9 for outer space") è filtrata attraverso tutto il candore che esprime nel personaggio di Depp (certamente a tutt'oggi la sua miglior performance), in quel rocambolesco e grezzo bisogno di costruire "l'arte" nella sua essenzialità creativa, sconfinando nel cattivo gusto. In un certo senso Wood è stato - nella sua mediocrità - l'emblema del dadaismo cinematografico. Quanto al film di Burton, girato in un fiammeggiante b/n, si ricorda anche per la splendida prova di Martin "Spazio 1999" Landau, che è un Bela Lugosi tremendamente malinconico e invasato (come del resto l'attore originale nella sua vita). Lo stesso preambolo di morte diventa un'ennesima pantomima cinefilè, con il corpo racchiuso simbolicamente in una bara simil-Dracula. Film di non facile lettura, naturalmente imperdibile per tutti gli ammiratori di Burton e soprattutto per quel culto dell'immagine che riveste il vero Wood e tutta la sua strampalata, irrriverente idea di cinema