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Li si vede ammiccare, macchinare segretamente, accrescere rancore l'un l'altro, percorrere in attesa i loro desideri inespressi. Li si vede mostrarsi orribili ai propri sensi, contrarsi in ridicoli spasmi, o adoperarsi, indaffarati, tra la ripetitività di un gesto che sembra protrarsi all’infinito. Sono i cospiratori del piacere. Li si vede soli, soprattutto, assorti nei loro rituali grotteschi, eppure tutti mutuamente coinvolti; e li si vede infine esternare le proprie perversioni più intime, dove il desiderio è pronto a manifestarsi, ma rimane in parte inespresso, e dove il pensiero non viene mai gridato, e anzi resta comunque il silenzio. Dove il regista lascia tuttavia libera l’immaginazione di traversare le regioni mute della sessualità, e dove l’arte, non più necessariamente bella, viene anch'essa asservita a questo 'stato deviato del piacere'.