Luke è uno stuntman motociclista la cui vita viene sconvolta quando incontra la sua ex, Romina, e scopre di essere diventato padre. Luke decide di prendersi le sue responsabilità di genitore, ma per affrontare le difficoltà economiche a cui deve far fronte, inizia a rapinare banche. Questo lo porta a scontrarsi con Avery Cross, ex poliziotto pronto a tutto pur di incastrarlo.
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Derek Cianfrance non è Clint Eastwood. Si può riassumere così le sensazioni provate ai titoli di coda. Il cinema morale americano con tutti i suoi difetti (meccanismi narrativi troppo marcati o forzati) e i suoi pregi (confezione impeccabili, musiche e interpretazione convinta, ma non esageriamo con gli elogi a Gosling...). Ma sul terreno dove Eastwood è stato superlativo (Mystic River, The Million Dollar Baby) Cianfrance scivola nel patetismo forzato della seconda parte.
Valori umani messi in discussione, tra padri morti o morti che camminano (molto convincente Cooper) i figli crescono soli e disperati. L'incontro-scontro non si risolve e rimane la delusione di aver visto sfiorati, e mai approfonditi, temi centrali delle nostre vite in due ore di racconto a tratti intensissimo, a tratti troppo superficiale o sbrigativo per convincere davvero.