Pietro Paladini, manager di successo, rimane vedovo all'improvviso. Non riuscendo ad elaborare il suo lutto, inizia a passare le giornate fuori dalla scuola della figlia…
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VINCITORE DI 3 PREMI DAVID DI DONATELLO: Miglior attore non protagonista (Alessandro Gassman), Miglior colonna sonora, Miglior canzone (L'amore trasparente)
Allora,vediamo un po'. Il tema, quello dell'attimo psicologico subito dopo la tragedia in cui il protagonista non capisce bene cosa sia successo o come dovrebbe comportarsi, esattamente come nella realtà, è portato molto bene. Gli attori: Valeria Golino, inutile come al solito, d'altra parte si sa perchè è venuta alle luci della ribalta, una inetta come poche, al pari del fratello (umanamente un cretino come pochi, da me conosciuto personalmente) a cui ogni tanto danno qualche ruolicchio di secondo piano oppure qualche programmino su rai 3 ad un'ora in cui nessuno guarda la TV (e riesce a rovinare anche quello). Gassman: veramente bravo, mai fuori posto o volgare, espressivo, spontaneo, niente da dire, bella prova, regge il ritmo. La Ferrari: fa la mignuotta, con quel vago senso di non so che, poco espressiva come al solito, esattamente la stessa ispettrice del 10° Tuscolano. Silvio Orlando è sempre sul nevrotico/esistenziale, sarà per quello che a Nanni piace e riesce sempre a infilarlo ovunque, ma è comunque uno dei migliori in campo. Gli altri tutti adeguati, compresa la simpaticissima moglie pazza dell'amico francese.
Ma veniamo al sodo in tutti i sensi.
IL PORNANNI.
Scena inserita bene, ma girata malissimo: troppo lunga, lui troppo "attivo" per essere in una fase così delicata della sua vita, insomma, degno di un film di Tinto Brass (che infatti ha rilasciato un'intervista con Nanni). Per il resto Nanni non buca, come al contrario avviene ne LA STANZA DEL FIGLIO forse perchè è più bravo di Grimaldi a dirigersi e forse perchè in quel film il tema è la tragedia vera e propria. Anche se non buca dà comunque una buona prova d'attore a più riprese e capisco quelli che lo trovano sempre uguale a se stesso, perchè, infatti, spesso scade nel suo solito repertorio espressivo. Però questa volta serve che sia così.
Se si vuole vedere un bellissimo Moretti "diverso" basta guardarsi, appunto, LA STANZA DEL FIGLIO oppure, intramontabile, IL PORTABORSE.