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Ottimo esordio del giovane Palaia. Il corto rende evidente omaggio al cinema di Leone ma, a ben vedere, si rintracciano echi del Salvatores di Nirvana e del Tornatore di Nuovo Cinema Paradiso. Lo scrigno, oggetto ad alta valenza simbolica, sembra qui avere funzione transazionale e mediatica, crando un filrouge che lega il Tarantino di Pulp Fiction al Lynch di Mulholland Drive, passando per il coreano di Old Boy. Notevole la fotografia. La cura quasi maniacale dell'inquadratura, la costruzione composita della scena, ove ogni oggetto è al suo posto e nulla è lasciato al caso, fanno del Palaia un giovane Kubrick di Calabria. Unica notazione negativa, come spesso accade nei corti amatoriali, la recitazione degli attori, di cui si salva solo il cattivo, forse perchè è s.tronzo pure nella vita. Notevole la recitazione del cavallo. Bona la prima.