Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Stante l'utente sottostante che mi ha preceduto, decido di imbrigliare un po' il voto. La verità è che "Beau ha paura" è il vero concetto non solo di autorialità, ma proprio di arte: nessun compromesso né volontà di compiacere lo spettatore, vittima che subisce e registra passivamente quanto mostra lo schermo. Ari Aster orchestra una vera e propria discesa negli inferi; una traversata che non ha i crismi della redenzione, quanto i tratti di un'espiazione grottesca e allucinata. Pur con una netta suddivisione in 4 atti, il film sterza e deraglia senza soluzione di continuità; si concede finanche un gioco a scatole cinesi che corrompe la prospettiva in soggettiva, sino a contaminare di incertezze il teatro di battaglia: quanto le responsabilità dei genitori ricadono sui figli, e fino a che punto il figlio cuce, su misura delle proprie paura, lo spauracchio del proprio creatore?
L'esperienza - al netto di un approccio ermetico e la durata di gargantuesca misura - resta un unicum nel mio personale bagaglio cinematografico.
Ari Aster, Hereditary e il meraviglioso Midsommar, si conferma una delle voci autoriali più interessanti del nostro panorama moderno (lo pareggiano Garland, Peele ed Eggers).