Un famoso drammaturgo, Barton Fink,, viene scritturato da una major americana, che gli commissiona la sceneggiatura di un film sul wrestling. Arrivato ad Hollywood, Barton si stabilisce nell'inquietante hotel Earle e, qui, conoscerŕ Charlie, che nasconde un segreto altrettanto inquietante...
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Barton Fink è uno svagato e supponente scrittore di commedie che, una colta conosciuto il successo in teatro approda ad Hollywood. Ambientato negli anni '40, a ridosso della seconda guerra mondiale, "Burton Fink" conserva le atmosfere e i colori del precedente "Crocevia della Morte", questa volta utilizzati con considerevoli picchi visionari e simbolici che puntano il dito dritto contro il tritacarne hollywoodiano, metafora di un successo banale e fatiscente.
Alla fine, se ho ben interpretato la storia, Barton, ormai preda dei suoi fantasmi, rimarrà intrappolato nelle sue fantasie di scrittore bloccato (e sciroccato, aggiungerei io), tant'è che si va a collocare all'interno del quadro appeso nella sua stanza, insieme alla ragazza che lo aveva ispirato durante la stesura del racconto.
Nonostante non si possano non apprezzare le metafore e l'originalità del film, devo dire che non mi ha entusiasmato più di tanto. Soprattutto, non ho capito perché ambientare il film in quell'epoca e caratterizzare Barton come ebreo. Cosa c'entra col resto?