Un ex marine viene coinvolto suo malgrado nel tentativo di stabilirsi su di un pianeta particolarmente ricco di specie vegetali ed animali e di sfruttarne le grandi risorse: quando però la razza indigena si ribellerà a questo colonialismo cosmico, l’uomo passerà dalla loro parte per guidarne la rivolta.
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Avatar è un esperienza visiva capace di regalare un piacere fuori dal comune, il massimo del realismo col massimo dell’artificio, inutile soffermarsi a una narrazione ricca di clichè - ma non per questo banale - meglio lasciarsi andare alla potenza delle immagini senza stare troppo a rimuginare.
Sicuramente non è un capolavoro, Cameron si autocita a più riprese (The Abyss e Alines sono la fonte maggiore) con una schiera di personaggi già ampiamente trattati nei suoi precedenti lavori, ma le analogie non sono un male e il "manico" e il mestiere sono sempre quelli di un grandissimo regista rimasto troppo tempo fermo ai box. Ma soprattutto Avatar è lontano anni luce da giocattoloni come Transformers con una critica esplicita all'imperialismo spregiudicato e alla gestione militare statunitense - roba non da poco per un blockbuster - accompagnata perfettamente da un messaggio ecologista molto chiaro e mai martellante.
Tecnicamente siamo di fronte a un lavoro senza precedenti: un 3d finalmente funzionale con sequenze ricche di profondità. Nessun altro prodotto fino ad oggi ha raggiunto tale risultato. L'ambientazione è magica e immersiva, i giochi di luce sono sorprendenti, la giungla di Pandora è meravigliosa, le montagne di Hallelujah sospese nell'aria idem, gli alieni digitalizzati sono talmente ben fatti da risultare "vivi", gli oggetti riasultano finalmente solidi con un effetto estremamente naturale. Avatar è la linea di confine, il punto massimo raggiunto da questa tecnologia.
Sarebbe bastato qualche guizzo di originalità in più nella sceneggiatura per farne un capolavoro. O forse sarebbe bastato approfondire il tema più interessante dell'intera pellicola: le reti neurali dei Na Vi...il tutto purtroppo si riduce a un misero discorso della Weaver. Peccato. Rimane cmq un grandissimo film, da vedere assolutamente in 3d.