au hasard balthazar regia di Robert Bresson Francia 1966
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au hasard balthazar (1966)

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locandina del film AU HASARD BALTHAZAR

Titolo Originale: AU HASARD BALTHAZAR

RegiaRobert Bresson

InterpretiAnne Wiazemsky, François Lafarge, Philippe Asselin

Durata: h 1.31
NazionalitàFrancia 1966
Generedrammatico
Al cinema nel Marzo 1966

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Trama del film Au hasard balthazar

Il personaggio del titolo è un asino, testimone involontario e imparziale delle tragice vicende di Marie, "ragazza selvaggia" in un paesino rurale della Francia, oggetto di attenzioni morbose e violenze. Anche il somaro vive un personale calvario che culmina con la morte.

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Voto Visitatori:   8,72 / 10 (23 voti)8,72Grafico
Voto Recensore:   9,50 / 10  9,50
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Voti e commenti su Au hasard balthazar, 23 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

LEMING  @  16/03/2010 08:06:13
   9 / 10
Dalla parte della miseria, dell'ignoranza e delle sue più basse conseguenze, un lento incedere nella rassegnazione e nella disperazione, il tutto racchiuso negli occhi di un asino e nella dolce musica. Un film pessimista al massimo, ma soave e lieve come un alito di brezza primaverile, è il primo film di Bresson che vedo è devo dire che bisogna, per apprezzarlo avere una preparazione cinematografica non indifferente, che io non ho, comunque le sensazioni che mi ha lasciato sono indescrivibili!

1 risposta al commento
Ultima risposta 16/03/2010 09.13.27
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  03/07/2009 19:24:36
   9½ / 10

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1 risposta al commento
Ultima risposta 02/01/2010 08.44.29
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  24/01/2008 22:41:56
   8½ / 10
Grande cinema di riflessione quello di Bresson. Au hasard Balthazar è un’opera semplice, scarna, che non concede niente allo spettacolo ma che in compenso è complessa e ricca di spunti di riflessione, a volte di non facile interpretazione. La mia impressione è che Bresson abbia voluto ritrarre da una parte un tipo di comportamento estremamente retto, onesto e “buono”, senza nascondere i paradossi e gli svantaggi di tale linea di condotta; dall’altra il fascino e l’efficacia di chi possiede doti “diaboliche” e negative come ad esempio la bellezza, l’egoismo, la cattiveria. Il tutto visto in maniera disillusa e fatalista, con un grande pessimismo di fondo: è il caso che governa il destino del creato, non c’è niente di saldo e sicuro a cui appigliarsi nella vita terrena. Forse alla fine è il “male” (più “bello”, più “forte”) a uscire vincitore.
Bresson cerca di rendere il film il più universale e “astratto” possibile. Si capisce fra le righe che ci troviamo in Francia (nei Pirenei?), negli anni 50, in una società chiusa e campagnola. Il protagonista è un asino, ma la sua storia si intreccia con alcuni personaggi umani esemplari. Il maestro del paese e sua moglie si comportano in maniera assolutamente retta e onesta e non derogano mai ai loro principi assoluti. Per questo fanno vita tutto sommato povera, grama e passano per degli orgogliosi e antipatici. Sono così ligi ai loro principi che non voglio usare le stesse armi di chi li attacca. Assistono quasi impassibili, senza reagire ai soprusi e soprattutto alla deriva morale della loro figlia Marie (non le danno mai un ceffone, non usano mai la “violenza” o la “forza”). Sono figure rappresentate in maniera nobile e degna, ma non si può fare a meno di sentire fra le righe una specie di “critica” nei loro confronti.
Dalla parte del “male” c’è soprattutto Gerard, il quale sa sfruttare al massimo la sua bellezza, la sua gioventù e il suo “imperio” sugli altri. Riesce a ottenere tutto quello che vuole e non si fa sfiorare minimamente dall’idea di cedere a sentimenti come pietà, altruismo e amore. Poi c’è l’avaro, un personaggio brutto e spregevole, ma che possiede i soldi e questi gli permettono di fare tutto.
Nel mezzo c’è il personaggio di Marie, la protagonista morale del film. Buona e mite, è animata però da pulsioni passionali tipo Madame Bovary. Cede con scarsa resistenza ai desideri di Gerard, perde tutta la sua innocenza e purezza e rimane invischiata nella spirale dell’”abrutimento” senza volersi ribellare. Avrebbe la possibilità di rifarsi la vita con Jacques, il suo amore dell’infanzia, un ragazzo amabile, perfetto, comprensivo, ma che ha il difetto di essere “convenzionale”. Invece Marie rifiuta consapevolmente la felicità sentimentale per il richiamo torbido e voluttuso dei sensi materiali, perdendo tutta la sua “dignità”.
Infine c’è chi la vita non se la può scegliere, ma che può solo subirla. Arnauld è un povero bonaccione e ingenuo; per questo tutti si approfittano (soprattutto Gerard) e lui non si accorge e non fa niente per reagire. E’ lui quello più simile al povero asino Balthazar. I primi piani sullo sguardo dell’asino ci fanno capire che ha più sentimenti e comprensione lui di tanti personaggi umani del film. Però la natura ha fatto in modo che gli altri decidano per lui e che non gli resti altro che subire e aspettare la morte. Con Balthazar Bresson ha forse voluto rappresentare il destino della maggior parte degli umani: vivere sballottati da eventi non controllabili in attesa della fine, sempre in balia del caso (“au hasard” significa “per caso”).
Oltre al solito stile nudo, essenziale, disadorno ma sempre suggestivo ed espressivo, Bresson utilizza in questo film la tecnica dell’ellisse narrativa. I fatti salienti non vengono mai rappresentati ma vengono suggeriti seguento il comportamento prima e dopo dei personaggi. L’attenzione dello spettatore si sposta così non sulla trama ma sulla reazione dei personaggi. Non è la storia che s’impone su chi guarda, provocando reazioni emotive, ma è lo spettatore che deve volontariamente entrare nel film per poterne godere intellettivamente. Per questo il cinema di Bresson va bene soprattutto a chi vuole conoscere e capire e non a chi vuole sentirsi “usato” emotivamente.

3 risposte al commento
Ultima risposta 19/03/2009 20.53.47
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solitecose  @  20/04/2007 19:51:25
   10 / 10
film migliore di ogni tempo come altri film che considero i migliori di ogni tempo.

a livello di "baldassarre per caso", metterei 300, e pochi altri. di 300 mi è piaciuto molto lo scontro tra i persiani e gli spartani.

2 risposte al commento
Ultima risposta 17/03/2008 11.37.05
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento goat  @  18/04/2007 18:21:54
   9½ / 10
l'asino, la metafora dell'uomo perennemente sottoposto ai voleri di un padrone.
struggente.

8 risposte al commento
Ultima risposta 07/05/2007 18.21.24
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