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Masamune Shirow è nome di spicco del mondo dei manga,autore di capolavori come “Ghost in the Shell”, intraprese la sua invidiabile carriera proprio con la saga di “Appleseed”,una cronaca futuristica con riferimenti cyber-punk piuttosto elementare ma non priva di illuminazioni sbalorditive,una specie di allenamento in vista di quella che sarà la sua opera magna. Già nell’88 Kazuyoshi Katayama aveva tentato di trasferire in immagini le vicende dell’audace combattente Deunan Knute,senza però ottenere gran fortuna,rimasto intrappolato tra le complesse maglie del racconto.Arakami anni dopo ci riprova,snellendo le vicende e dedicando spazio a dialoghi esplicativi concentrati su un’analisi mai troppo macchinosa.Di conseguenza molto rimane in superficie e la semplificazione non giova alla pienezza dell’opera che finisce con il dissipare alcune delle articolate suggestioni,oltre a girare su una trama che di innovativo presenta poco.Per fortuna la computer grafica è gestita al meglio,l’impianto scenografico è di rara qualità ,perfetto nell’inquadrare scenari e battaglie mozzafiato.Soprattutto nel tenebroso incipit e nell’ultima apocalittica mezz’ora la potenza visiva viene scatenata in tutto il suo sfarzo,sequenze di lodevole perfezione estetica si susseguono senza tregua.Per nulla efficace lo stile adottato per le fattezze dei personaggi,raramente espressivi e poco fluidi nei movimenti,in chiaro contrasto con l’accuratezza delle locations.Da censura il doppiaggio,in particolar modo il personaggio di Hitomi ,con la sua voce infantile, rischia di scatenare istinti omicidi. Un lavoro rispettabile, anche se alleggerito in tal modo perde molto smorzandosi a tratti in un convenzionale (e banalotto) action-movie non privo di approfondimenti sociologici discretamente intriganti.