Summer (Zooey Deshanel) è una ragazza che non crede nell'amore. Tom (Joseph Gordon-Levitt) un inguaribile romantico che s'innamora perdutamente di lei. Il film racconta la storia dei due ragazzi nell'arco di 500 giorni, intermezzata da numeri musicali che derivano dalla fantasia e dalla passione di Tom per la musica pop.
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Gli ingredienti potrebbero sembrare quelli soliti delle commedie sentimentali, in realtà quel che fa emergere “500 days of summer” dalla monotonia delle recenti uscite di questo genere è il suo reggersi in bilico tra le tentazioni patetiche dei film adolescenziali e quelle intellettualoidi dei drammoni più impegnati, attingendo al meglio dei rispettivi bagagli simbolici. Dei primi ha sicuramente la leggerezza dei toni e la scelta dei personaggi, i quali, sebbene già avviati alla vita adulta, sembrano possedere ancora quella tenera ingenuità di chi non ha ancora capito chi si è; dei secondi ha l’essenzialità dei contenuti, la capacità di non perdersi in eccessivi fronzoli retorici, sempre in agguato quando s’indaga nella sfera dei comportamenti affettivi. Una scelta che si rispecchia nell’originalità di uno stile narrativo che mescola esplicite e divertenti citazioni cinefile, omaggi al musical, un breve excursus nel racconto parallelo (alla “Sliding doors”), e soprattutto che, attraverso i continui salti nel tempo, fa sua la frammentarietà esistenziale tipica di chi è alle prese con le pene o le gioie d’amore (i giorni che si contano…). Da segnalare anche l’azzeccata colonna sonora (The Smiths, Wolfmother, Simon&Garfunkel, ecc) e una romantica Los Angeles cha fa da sfondo, lontana dai soliti cliché. Un film pieno di carinerie visive, trovate deliziose e che si concede anche qualche leggera ed implicita satira sugli stereotipi dei film di questo tipo.