13 - tzameti regia di Gela Babluani Francia, Georgia 2005
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13 - tzameti (2005)

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locandina del film 13 - TZAMETI

Titolo Originale: TZAMETI

RegiaGela Babluani

InterpretiGeorge Babluani, Philippe Passon, Pascal Bongard, Vania Villers, Fred Ulysse, Aurélien Recoing, Augustin Lengrand

Durata: h 1.26
NazionalitàFrancia, Georgia 2005
Generethriller
Al cinema nel Giugno 2006

•  Altri film di Gela Babluani

•  Link al sito di 13 - TZAMETI

Trama del film 13 - tzameti

Sébastien, 20 anni, decide di seguire le indicazioni destinate ad un’altra persona senza sapere dove lo condurranno. Ignora anche che Gerard Dorez, commissario di dubbia reputazione, lo segue per ragioni personali. Arrivato alla sua meta, Sebastien si trova invischiato in uno strano circolo di scommesse clandestine, un mondo degenerato, nel quale uomini scommettono sulla vita di altri uomini...

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Voto Visitatori:   8,03 / 10 (81 voti)8,03Grafico
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Voti e commenti su 13 - tzameti, 81 opinioni inserite

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KOMMANDOARDITI  @  05/08/2011 21:37:19
   8½ / 10
--- OCCHIO AGLI EVENTUALI SPOILER! ---

Son strane le occasioni della vita.
Sei li sul tetto per i fatti tuoi, che svolgi sereno il tuo lavoro, spostando tegole e prendendo misure e contromisure, e poi una stupida folata di vento decide che per te l'ora è segnata. Ma non subito, perchè c'è da sudarsi anche quella, peggio di un qualsiasi tozzo di pane giornaliero.
Sebastiene è un modesto operaio ventiduenne di origine georgiana, quel po' di danaro che riesce a mettersi in tasca lo guadagna con saltuari lavoretti di ristrutturazione domestica. E con quei soldi ci mantiene anche la povera famiglia, madre-padre-fratello-sorella stipati assieme a lui in un angusto bugigattolo della periferia urbana francese.
La sua ultima giornata di lavoro si apre però con una serie inquietante di segni misteriosi, forse premonitori: uno sconosciuto che lo fissa agghiacciato in lontananza, un borbottare sospetto, un origliare confuso e singhiozzante, una prospettiva di guadagno facile, il sogno di ricchezza, il desiderio di fuga da una vita di povertà e sacrificio. E poi quello sbuffo d'aria maligno, che soffia giù dalla finestra una lettera dal contenuto enigmatico.
Si parte.
Senza conoscere la meta effettiva nè avere a mente che ogni profitto ha sempre un suo costo, un vuoto a rendere, un residuo dovuto di spese amministrative. Soprattutto ignorando che la Morte non accetta mai misere mance...

In questo intenso e coraggioso esordio registico, il giovanissimo Bela Babluani riesce a fondere con mirabile maestria il corposo retroterra nazional-cinefilo della nouvella vague godardiana, l'alone di maledettismo e perdizione ineluttabile da polar francese e passaggi di impassibile follia nichilistica dal forte sapore ciminiano (difficile non pensare ad un classico quale Il Cacciatore), modellandoli attorno ad un intreccio cronometrico e studiatissimo, sorretto dalla suspense affilata delle angoscianti fasi di preparazione al "gioco". Si, perchè è da un gioco che scaturisce lo shock più indigesto e degradante della vicenda.
Quello che il film propone è un'acuta ed astuta riflessione sul destino, sulla sorte, sul senso di fatalità. Il disvelamento suggerito dall'autore è che il futuro non sia un foglio bianco, su cui ogni faber fortunae suae scrive liberamente ciò che più gli aggrada, bensì un programma già stampato e prestabilito, al quale è quasi impossibile sottrarsi e la cui ultima pagina porta sempre alla stessa, invariabile conclusione.
Non è casuale che la scelta del titolo sia ricaduta sul numero 13, che nella tradizione esoterica e religiosa incarna il disordine, l'ambivalenza fortuna-indiretta/sfortuna-diretta e la disarmonia dagli esiti nefasti. Il 13 è la cifra che spetta nel gioco al protagonista, poichè ultimo aggiuntosi alla disumana lotteria di morte; il 13 si ripresenta per ben due volte anche nel numero di targa di uno degli scommettitori clandestini (e le conseguenze si vedranno); 13 infine è la somma dei proiettili utilizzati nelle cinque sessioni di gara (1 alla prima, 2 alla seconda, 3 alla terza, 3 al primo duello e 4 al secondo duello).

Nonostante i suoi 26 anni, il regista dimostra già un valido talento nel conferire spessore alla sua storia e non si lascia sfuggire preziose occasioni per sottendere alle immagini una lettura di secondo livello, attraverso riferimenti politici e sociali adeguatamente ficcanti ed incisivi.
Al di la di sussurrati elementi metaforici, relativi alla storia del suo Paese, quali l'opprimente bianco e nero "sovietico" della fotografia ed il tema della roulette russa (leggasi "Il Fatalista" di Lermontov), quello che emerge con maggiore chiarezza è l'aspro discorso su una società che basa la propria sussistenza sullo sfruttamento dei più deboli, dei più disgraziati, dei più disperati, in una ciclica rincorsa all'auto-miglioramento sotto il segno profano del dìo danaro.
Nel film i ricconi in giacca e cravatta scommettono sulle vite dei concorrenti per diventare ancora più ricchi e lo fanno nè più e nè meno dei "partecipanti veri e propri", che mettono in gioco le loro vite per fuggire chi da condizioni di miseria materiale, chi invece da uno stato di disperazione esistenziale intollerabile e devastante.
Tuttavia la sofferenza non risparmia nessuno e la droga sembra essere l'unica maniera artificiale per alleviare il peso delle proprie ansie, delle proprie paure, della propria esistenza, della propria morte.

Quella di Babluani è un'umanità già spacciata ed estinta: l'auto-distruzione volontaria resta solo la sua ultima penosa eroina consolatoria.

Indiscutibilmente, uno dei più affascinati thriller/noir dell'ultimo decennio.

4 risposte al commento
Ultima risposta 05/08/2011 22.19.52
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