tre metri sopra il cielo (2003)

Non so se stanno messi peggio gli adolescenti di oggi - che ispirano e consumano questo genere di prodotti - o certi autori che reputano oltremodo disgraziati i ragazzetti. E' vero, non tutti si chiamano Truffaut, ma qua siamo lontani persino dal Tempo delle mele. Ed è tutto dire...
Il quadretto è quello borghese nel quale persino la ribellione è noia, più che reale necessità. Lui è ribelle, un po' sgargiante, ma tenero. Lei una tenera verginella, ma con la mazza nel cu... E come nelle favole lo sverginamento è la cosa più bella del mondo, niente sangue, niente dolore, niente sudore, niente umori (io mi ricordo che ai miei tempi ci si puliva pure con la sciarpetta del Bari...). Tutto per poter far profferire al vastaso neoromantico la famosa frase: Di più, tre metri ecc., in risposta all'altrettanto improbabilissima frase della neodeflorata: E' come toccare il cielo con un dito...
Che poi dalle mie parti si andava a trombare nella villa comunale, al buio, o meglio, negli anfratti lerci del deposito FS o del campo sportivo. Tutt'al più (eventualità romantica) al mare, tra qualche scoglio più infrattato, sempre facendo molta attenzione alle mer.dacce disseminate qua e là o ai topi.
Insomma, i dialoghi sembrano scritti in collaborazione con la Perugina (la fabbrica), la sceneggiatura da Monica Leofreddi e i protagonisti e le loro famiglie uscite dall'Italia sul 2. La Ducati sentitamente ringrazia.

PS: ma nelle favole non si parla mai di sverginamenti...