this must be the place regia di Paolo Sorrentino Italia, Francia, Irlanda 2011
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this must be the place (2011)

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locandina del film THIS MUST BE THE PLACE

Titolo Originale: THIS MUST BE THE PLACE

RegiaPaolo Sorrentino

InterpretiSean Penn, Frances McDormand, Tom Archdeacon, Shea Whigham, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten, Kerry Condon, Judd Hirsch, Seth Adkins, David Byrne, Eve Hewson, Simon Delaney, Gordon Michaels, Robert Herrick, Tamara Frapasella, Sarab Kamoo

Durata: h 1.58
NazionalitàItalia, Francia, Irlanda 2011
Generedrammatico
Al cinema nell'Ottobre 2011

•  Altri film di Paolo Sorrentino

Trama del film This must be the place

Cheyenne, rock star ormai ritirato dalle scene, parte alla ricerca del persecutore di suo padre, un ex criminale nazista ora nascosto negli Stati Uniti. Nel cuore dell'America, inizia così il viaggio che cambierà la sua vita. Dovrà decidere se sta cercando redenzione o vendetta.

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Voto Visitatori:   6,78 / 10 (187 voti)6,78Grafico
Voto Recensore:   7,00 / 10  7,00
Migliore sceneggiatura (Paolo Sorrentino, Umberto Contarello)Migliore fotografiaMiglior truccoMigliori acconciatureMiglior colonna sonoraMiglior canzone (If It Falls, It Falls)
VINCITORE DI 6 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Migliore sceneggiatura (Paolo Sorrentino, Umberto Contarello), Migliore fotografia, Miglior trucco, Migliori acconciature, Miglior colonna sonora, Miglior canzone (If It Falls, It Falls)
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Voti e commenti su This must be the place, 187 opinioni inserite

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7219415  @  04/11/2011 13:53:32
   7 / 10
Bello...stupenda colonna sonora, ottima interpretazione di sean penn...però c'è qualcosa che non mi ha convinto, ma non ho bene capito cosa...

Levarg  @  03/11/2011 17:31:41
   8 / 10
Allora, il film é sicuramente molto bello, soprattutto tecnicamente. Sicuramente lento, ma non mi ha annoiato.
Molto bella la fotografia e la cura nel dettaglio delle immagini da parte di Sorrentino. Ottima la prova di Penn.
Fantastica la colonna sonora.

Detto questo, vorrei poter capire qualche dettaglio che potrebber far variare il mio voto...

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benny257  @  02/11/2011 18:38:19
   8 / 10
A mio avviso un film da non perdere assolutamente.
Non mi ha dato la sensazione di essere un film lento, anche se forse il protagonista nei suoi modi un pò lo è.
Grande interpretazione di Sean Penn.
Il susseguirsi di eventi, gli incontri con i personaggi più diversi rende la storia una continua sorpresa.

Per dovere di cronaca segnalo che alle altre persone che sono venute con me non è piaciuto molto.

FABRIT  @  02/11/2011 17:32:07
   7 / 10
Un grande Sean Penn per un Sorrentino un po' sottotono.
Comunque da vedere.

dave90  @  01/11/2011 18:04:28
   7½ / 10
Film piacevolissimo che lascia sensazioni positive e un sorriso più per lo spettacolo visivo che per la storia. Bellissime la scenografia e la fotografia.
Sean Penn crea un personaggio che rimane impresso.
Manca probabilmente qualcosa nella trama ma lo stesso Regista ha detto che il principale obiettivo era raccontare un personaggio e non una storia.

Lizarazu  @  01/11/2011 15:49:58
   8 / 10
Speciale, originale, fuori dagli schemi, insolito, direi "inadatto" al torpore attuale del cinema italiano..
la stranezza, sia di Cheyenne che del film, è la sua forza. entri in un battito lento, in una storia tutta sua.. e ci esci solo alla fine.
certo non è un film di svago e come tale può anche non piacere, però..
i dialoghi e le inquadrature sono precise e taglienti, la colonna sonora memorabile, un grande protagonista.. che dire per me GRAN FILM!!!!!!!!

Invia una mail all'autore del commento Totius  @  01/11/2011 11:41:08
   8 / 10
Purtroppo ormai appena un regista fa il "salto di qualità" deve essere accusato di plagio, manierismo, o pedanteria-superbia artistica.
Come se ogni giorno ci si aspettasse un Kubrick, un Allen, un Antonioni (che tra l'altro non amo nemmeno tanto ma di cui riconosco la grandezza), ecc ecc..
Signori: Sorrentino ha girato un filmone. Non si è inventato nulla, credo, ma non è certo una colpa. Ha trattato un tema tutto sommato nemmeno originalissimo, con una delicatezza stilistica ed una sensibilità psicologica che valgono da sole il prezzo del biglietto. Uno Sean Penn meraviglioso come (quasi) sempre, diretto dal regista in modo magistrale. Forse avrei approfondito...o meglio esplicitato qualche elemento in più nella sceneggiatura (come la ragazza loro amica, o il ragazzo scomparso), ma questo nulla toglie alla grandezza del film.
Sorrentino è cresciuto moltissimo come regista, nonostante ritengo che il suo capolavoro assoluto rimanga sempre e comunque "Le conseguenze dell'amore".

Invia una mail all'autore del commento albatros70  @  01/11/2011 08:55:15
   7½ / 10
Si partiva da due garanzie inconfuntabili: Sorrentino alla regia ed un immeso (come sempre) Sean Penn a reggere per la quasi totalità l'intera baracca. Il risultato, a me personalmente, è piaciuto moltissimo è un on the road diverso e spiazzante ma ricco di pathos e interessante fino all'ultima sequenza.
La pacatezza e la sobrietà di Cheyenne ti fanno gustare lo scorrere delle due ore di film in modo quasi rillassante...
Consigliatissimo!

antoeboli  @  01/11/2011 04:50:24
   8 / 10
Debutto in campo internazionale di Sorrentino che scrive e dirigie per intero il film . Sicuramente un film che si rivela in generale pesante per alcuni con momenti anche lenti che possono stufare lo spettatore .
Sean Penn epico nel personaggio di Cheyenne . personaggio ambiguo ,furbo e silenzioso allo stesso tempo che cerca di finire il lavoro che aveva cominciato il padre , e cioè trovare un nazista del campo di sterminio di Auschwitz .
Durante il suo viaggio Cheyenne incontrerà tantissimi personaggi con cui intratterrà discorsi e ogni dialogo qui è molto curato ,dalle battute ai tempi di recitazione .e soprattutto ogni singola scena o quasi rimarrà impressa nello spettatore .
Finale certamente che dovrebbe farne di questa pellicola un premio oscar cosi come indiscutibile è l interpetazione di Penn che vale il costo del biglietto .
Unico difetto vero è proprio l'ho trovato nella scena dell auto che s infiamma mentre tutti guardano senza fare nulla . reazioni poco credibili .

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Invia una mail all'autore del commento INAMOTO89  @  31/10/2011 12:54:52
   7½ / 10
NOnostante qualche scena davvero di impatto ( lui che suona This must be the place al ragazzino) e tanti aforismi interessanti ,si ha come l'impressione che stavolta sorrentino abbia ****** fuori dal vaso. Troppi virtuosismi tecnici e troppa carne al fuoco, alla fine si ha come l'impressione che il film sia in qualche modo incompiuto.

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Sean PEnn non fa rimpiangere Servillo e il film è comunque un gran bel vedere ma ''le conseguenze dell amore'' era di un altro livello ed è tutt'ora inarrivabile

Goldust  @  31/10/2011 10:59:56
   6½ / 10
E' un film particolare che vive di qualche buon momento ma che è in generale lento e registicamente troppo compiaciuto nonostante alcuni pezzi di bravura indubbi come il piano sequenza del concerto di David Byrne. Tutto ruota intorno al magnifico personaggio di Cheyenne, una via di mezzo tra il dark di Edward mani di forbice ed il surrealismo di Forrest Gump, a cui l'ottimo Penn regala una dignità stralunata che però non scade mai nella macchietta. Il resto - dal viaggio alla ricerca della propria identità, al perseguimento della vendetta, all'incontro di personaggi stravaganti della provincia americana - sà di già visto.

suzuki71  @  31/10/2011 08:18:29
   7 / 10
Stilisticamente quasi perfetto, con un sapientissimo uso della cinepresa che conferma il nostro Sorrentino come uno dei migliori registi al mondo, questo film- ahimè - manca dei fondamentali: soggetto, storia, personaggi, e così ho avuto l'impressione di un sapientissimo "stilismo" senz'anima. Mezzo voto in più per lo spettacolare piano sequenza della performance di David Byrne.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  30/10/2011 15:00:36
   7 / 10
Mentre praparo la recensione di questo film rileggo i vari commenti che nel frattempo, tra la mia visione e adesso, si sono accumulati...
Difficile aggiungere elementi che non siano già stati colti; tuttavia forse posso fare una sintesi (come sarà la recensione stessa).
Per me questo film di Sorrentino non è vuoto e narcisista, non è solamente ridondante (anche se è ridondante, ma non per difetto). E' una sfumatura nuova, in un percorso non ancora non giunto a piena maturità probabilmente, di una poetica incentrata sull'eccentricità e sulla solitudine.
Per la prima volta però l'alterità rispetto al mondo sa trovare una strada, uno sbocco.
E' un percorso di formazione attraverso un viaggio e l'incontro con il mondo e i suoi vari "tipi" umani, non meno eccentrici del protagonista, in fondo.
C'è tanto cinema (troppo?) in questa pellicola. Ma forse l'autore che più mi ha ricordato Sorrentino con questo film è Jim Jarmush.

Dopo la (ben riuscita) descrizione statica denarrativizzata dell'esilio dublinese di Cheyenne, si salpa per le praterie americane, dove la vaghezza dell'errare (senza una meta che distolga, durante il percorso, dal viaggiare guardandosi attorno - anche per questo la meta è soltanto un pretesto) può arrivare a suggerire la rigenerazione di un'identità dispersa.

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4 risposte al commento
Ultima risposta 21/11/2012 00.59.37
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  29/10/2011 19:28:46
   7½ / 10
Di Sorrentino ho visto solo "Il Divo" e devo dire che ho trovato molti punti stilistici di contatto fra il film su Andreotti e "This must be the place". Entrambi sono basati sul tentativo di indagare un unico personaggio, protagonista incontrastato del film. In entrambe le opere si indagano personalità che sono state molto conosciute in passato, hanno svolto un ruolo significativo e che adesso si trovano fuori dal giro, a fare i conti con il vuoto intorno, una profonda crisi d'identità e ricadute a livello di nevrosi. Devono affrontare poi l'ingombrante e impietoso confronto del presente con il passato, trovandosi a fare amari bilanci.
Se con "Il Divo" Sorrentino mirava a fornire indirettamente anche un quadro politico ed etico della società italiana (riuscendoci), con "This must be the place" punta ad ampliare il ragionamento su di un piano esistenzialistico universale (riuscendoci in parte solo nel finale).
La tecnica di approccio ai due personaggi-protagonisti coincide nei due film e consiste nello sguardo "nouvelle vague". In altre parole si preferisce concentrarsi su momenti apparentemente insignificanti e banali della giornata ma che in realtà diventano molto significativi per conoscere il carattere, la personalità, le abitudini, il modo di vivere e pensare che ha il protagonista. Questo comporta in "This must be the place" che per la prima metà del film non esista in pratica trama o azione, solo un montaggio non conseguente di vari momenti di vita, avulsi da logiche di tempo e luogo. Qui il carattere di Cheyenne troneggia con tutte le sue singolarità, i suoi tic, le nevrosi, le abitudini, le peculiarità. C'è da dire che sia Sorrentino con la sua sceneggiatura che Penn con la sua interpretazione riescono a caratterizzare alla perfezione il personaggio, a farlo sembrare una persona vera, come fosse veramente esistito e non un parto della fantasia.
Anche qui attraverso lo sguardo su Cheyenne si cerca di riprodurre il simbolo di un'epoca, come aveva anche Andreotti. Cheyenne in sé riassume vari personaggi della scena musicale e di costume degli anni 70-80. Esteriormente richiama il cantante dei Cure, anche se come età anagrafica e come tipo di musica (pop a sensazione) vengono in mente le New York Dolls (e si spiega l'amicizia con David Byrne). Il personaggio ha poi l'aspetto estraniato e vissuto del tardo Iggy Pop (citato con la sua splendida "Passenger"), mentre alcuni episodi (i ragazzi morti seguendo lo spirito delle canzoni) fanno riferimento a Lou Reed (accusato di avere propagandato l'uso di droghe con le sue canzoni-stile di vita).
Il bilancio sembra essere negativo. Cheyenne vive, anzi non vive, in un ruolo non più esistente, in un aspetto esteriore che ha perso qualunque senso. Quello che lo salva è l'ironia, il distacco da se stesso, il rifiuto di quello che era per qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo, la voglia di essere utile agli altri, di alleviare dolori altrui.
Molti hanno messo in rilievo l'assurdità dell'episodio motore della seconda parte (la caccia al criminale nazista). Nel contesto della storia (pseudo-realistica) però non è assurdo. E' semplicemente un espediente artistico per poter porre il protagonista di fronte al mondo, a confrontarsi con il suo rimosso e con personalità e situazioni diverse dalle proprie. Il raffronto con "A Straight Story" di Lynch è certamente pertinente. Solo che il film di Lynch è infinitamente più lirico e profondo rispetto agli incontri piuttosto superficiali fatti da Cheyenne negli Stati Uniti.
Comunque questa seconda parte, anche se non all'altezza di Lynch, è certamente quella più bella, quella più coinvolgente, quella con il messaggio universale. Si vuole comunicare l'idea che quello che conta non è tanto ciò che siamo per noi stessi, ma ciò che siamo per gli altri. Ed è così che Cheyenne alla fine accetta di rinunciare a se stesso per trasformarsi in un'altra persona, questo per lenire il dolore profondo di qualcuno che si ha a cuore. Essere per gli altri è l'unico modo per trovare una gioia nella vita, questo sembra suggerire la scena finale.
Rimane sullo sfondo però lo stesso difetto di "Il Divo". Nonostante lo sguardo molto insistito su Cheyenne (come su Andreotti), la sua interiorità ci rimane sempre estranea. Ci mancano i perché approfonditi delle sue scelte, soprattutto quelle del passato. Ma anche nel presente quello che viene fatto non viene adeguatamente espresso a livello interiore. La storia si regge quindi sull'interazione di Cheyenne con gli altri, piuttosto che nell'espressione significativa del suo intimo. E' il grande limite del cinema di Sorrentino, anche se con questo film si sono fatti molti progressi rispetto alla chiusura interiore (voluta) del personaggio di Andreotti.
Per il resto Sorrentino mi sembra uno dei pochi Registi con la R maiuscola in circolazione. Nessuna inquadratura banale o fuori posto, molto fantasia e varietà nei punti di vista, grande senso dell'immagine. Le ambientazioni molto curate partecipano all'atmosfera e al messaggio del film. Una festa per gli occhi, non c'è che dire.
Tutto sommato un'interessante e bella visione. Vale la pena guardarlo.

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Ultima risposta 16/04/2012 20.45.02
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Gruppo COLLABORATORI Gabriela  @  28/10/2011 12:45:27
   8 / 10
- Passiamo senza farci troppo caso dall' età in cui si dice “un giorno farò così”, all'età in cui si dice “è andata così” ...

Sicuramente non è il miglior Sorrentino e con questo film forse aveva ansia da prestazione.
Ma non posso dare meno di 8 perchè a me è piaciuto.
Sicuramente la prima parte merita parecchio forse la seconda un po' troppo lenta e prolissa.

Ma si sa il mio voto è troppo di parte I LIKE SCIONPENN!!!

p.s. chissà se Robert Smith vedrà questo film e si chiederà:
"quando smetterò di suonare la mia vita diventerà così?"

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Ultima risposta 13/03/2012 16.21.42
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Robbie  @  27/10/2011 17:25:01
   7½ / 10
Il tipo di film mi ha richiamato tantissimo l'approccio della mia professoressa di letteratura dell'università..i significati nascosti, i più significati di una stessa cosa e per la ricerca di se stessi col "viaggio", all'esterno/interno di se stessi. Molto belle le musiche, quasi tutte di David Byrne (tranne una di Iggy Pop), artista di gran qualità sottovalutato dalle masse. Immagini magnifiche.
John Smith è un chiaro riferimento a Robert Smith leader dei Cure.
Ottima l'interpretazione del protagonista.

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patt  @  27/10/2011 09:29:37
   7½ / 10
Nonostante fossi un po' prevenuta dalla super pubblicità anche stavolta Sorrentino non mi delude. E' oggettivamente bravo, accattivante, è un artista capace di intessere immagini, musica e regia in un tutto che stupisce e colpisce sempre, il risultato finale è comunque buono, c'è da dire che in questo lavoro arriva ad un limite che sfiora la ridondanza, 15-20 minuti in meno avrebbero giovato a questa sua avidità scenica che rischia l'eccesso e la dispersione.
Le musiche sono sempre bellissime e Penn in questa veste mi piace assai, in un primo momento mi irritava un po' quel doppiaggio da voce biascicata, ma in effetti è perfettamente in linea con il personaggio.

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Ultima risposta 28/10/2011 17.48.54
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paride_86  @  27/10/2011 03:10:18
   6 / 10
Storia di Cheyenne, rock star in pensione dedita ad una vita vuota e noiosa, finché non si troverà ad inseguire un criminale nazista che torturò il padre.
Sorrentino dirige un film divertente ma lentissimo - cosa comune a tutti i suoi film - che però ha il difetto di non saper dove andare a parare. Sembra scritto scena per scena, di volta in volta.
Certo, Sean Penn è eccezionale e meriterebbe un Oscar, così come sono divertenti tutti i personaggi secondari - quello di Harry Dean Stanton più degli altri.
Il problema è la trama, o meglio, l'intreccio delle storie. Per esempio, chi è Tony? Che fine fa il progetto discografico del ragazzo che porta la demo a Cheyenne? Come reagisce la moglie al suo ritorno?
A questo bisogna aggiungere la presenza di sequenze che non hanno un vero senso, e sembrano buttate lì, solo per riempire. Per esempio quella dell'indiano.
Si arriva alla fine del film stanchi e stremati, per rimanere esterrefatti alla vista della scena finale, davvero deludente.
Insomma, mi aspettavo molto di più.


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Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  26/10/2011 19:20:43
   8 / 10
Non devono aver letto bene il titolo del film i due distinti signori, marito e moglie, che arrivati con un discreto ritardo in sala hanno fatto alzare 18 (dicasi diciotto) persone per attraversare tutta la fila da destra a sinistra . Avendo loro assegnati i posti numero 19 e 20 (gli ultimi due a sinistra) della fila G hanno pensato bene di iniziare il loro percorso dalla poltrona G1 (la prima a destra) per conquistare l'agognata sedia imbottita, attraversando in largo l'intera sala, un viaggio durato una decina di minuti tra discussioni e incomprensioni, intanto le immagini del film continuavano a scorrere, hanno creato un panico tale che il mormorio venutosi a creare è definitivamente scomparso solo alla fine del primo tempo, era sufficiente fare il giro e sedersi comodamente senza far muovere un muscolo ad alcuno, tant'è che sia loro che passavano che i poveri cristi che si alzavano non avevano capito bene cosa stesse accadendo, ad un certo punto ho come avuto l'impressione che Cheyenne nel suo torpore annoiato, con quella voce in falsetto che ha contraddistinto poi il film, stesse per intervenire con un laconico: "Signori, adesso avete rotto i c.oglioni, mettete il c.azzo del vostro c.ulo a sedere e fate godere dello spettacolo tutti i presenti che avendo pagato regolare biglietto ne hanno il sacrosanto diritto".
Immaginate il mio approccio al film, la domenica era partita male con la scomparsa del povero Sic, sono un appassionato di moto gp e questa nota triste me la sarei proprio risparmiata, ho deciso allora di andarmi a vedere un bel film, adoro il cinema di Sorrentino, non mi dispiace Sean Penn, la scelta è obbligata, il desiderio era di goderselo in religioso silenzio, è il bello del cinema. Impresa fallita. Passiamo al film:
Il coraggio premia. Sempre. Pellicole come questa il nutrito esercito di registi nostrani preferiscono farle girare a colleghi che parlano un'altra lingua, meglio assicurarsi il successo con le solite storie di intrighi familiari, tradimenti, incomprensioni , è tutto già collaudato, se si escludono le poche pellicole di nicchia, più rare del quadrifoglio, il panorama cinematografico italiano oggi è quello che è, povero di idee e di coraggio, ben venga quindi la sana ambizione di Sorrentino di sfidare la critica d'oltreoceano, l'America è stata attraversata in lungo e in largo da decine di macchine da presa, road movie che hanno accompagnato lo spettatore lungo rettilinei interminabili affiancati da terra, roccia, erba e boschi, la musica a fare da cornice, "da dove è venuto fuori questo regista spaghetti e mandolino che osa tanto? Con uno dei nostri migliori attori del momento? Una ex rockstar, l'Olocausto, i Talking Heads, David Byrne, che storia è questa?
Lynch: una storia vera, un uomo, Alvin, il viaggio, la malinconia, i colori della natura, distese di erba, cieli azzurri, pioggia, la vita. Sorrentino: un'altra storia, un altro uomo, Cheyenne, un altro viaggio, altra malinconia, altri colori della natura, altre distese di erba, altri cieli azzurri, altra pioggia, un' altra vita.
Ispirarsi a qualcosa che appartiene ad un mostro sacro contemporaneo è un atto di coraggio, tutto il film è un atto di coraggio, la sfida al mercato americano, la carta Sean Penn, la storia analoga, il delicato tema dell'Olocausto, il cameo Byrne, ad avercene.
Cheyenne affronta un viaggio materialmente attraverso il New Mexico e l'Utah e spiritualmente attraverso la sua anima, un ‘anima rimasta bambina, apparentemente non ostacolata dai drammi dell'esistenza, la noia a fare da pendolo alle giornate, una moglie che pensa a tutto, una giovane fan per sentirsi padre ed un padre che è mancato a lui e che il destino, con il suo abbraccio mortale, offre l'occasione di riscoprire. Eri così lontano, cos'è la morte? Chi ti ha fatto soffrire in vita? Conosco l'Olocausto? Vagamente. Devo porre rimedio.
E' un riscatto il viaggio di Cheyenne, un lento percorso di redenzione, durante il quale frammenti di vite si susseguono a testimoniare le esistenze: la cameriera di un ristorante, l'indiano autostoppista, l'inventore del trolley, le ragazze del supermercato, tutto a condire un piatto semplice ma riuscito maledettamente bene. Sta tutta qui la bravura del regista, non ho notato una battuta di arresto dopo film come "IL divo" o "Le conseguenze dell'amore", mi ha lasciato le stesse piacevoli sensazioni, c'è chi non le ha sentite, è normale, tutto quel che accade fa parte della vita.




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Ultima risposta 03/11/2011 22.54.05
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ianez  @  26/10/2011 19:05:26
   7 / 10
Anticipo che il mio voto sarebbe 6.5 ma do mezzo punto perchè mi piace vedere che un regista italiano riesce a dare lustro al notro cinema anche all'estero (e la media su IMDB ne è buona prova..).
Detto questo consiglio di vedere questo film, ma sto corto di manica perchè a me non hanno mai fatto mai impazzire i road movies dove il protagonista viaggia alla ricerca di qualcosa che tanto tempo fa aveva perduto...
Forse perchè non riesco a mandare giù il fatto che non si capisce perchè in questi film al viaggiatore ne succedono sempre di ogni e il tutto mi risulta sempre un po' troppo artificioso alla fine.
Sorrentino in ogni caso, valorizza un canovaccio già visto con grande maestria, rendendo piacevole il film dall'inizio alla fine, grazie anche a uno Sean Penn che è davvero bravo.
Film imperdibile per gli amanti degli anni Ottanta.

gandyovo  @  26/10/2011 15:47:35
   6 / 10
ahiahiahi.... difficile essere imparziali quando si sono idolatrati i precedenti lavori. restano i movimenti di macchina, la fotografia. Resta Sean Penn, ovvio. Insomma è stata una delusione, anche un pò annunciata purtroppo. Me lo sentivo, e non ho spiegazioni per questo. Aspetto al varco il prossimo film.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  25/10/2011 21:42:27
   7½ / 10
Non mi è dispiaciuto affatto l'ultimo film di Sorrentino. Sembra di vivere in una specie di limbo senza tempo, in cui si muove il protagonista con quel look alla Robbie Smith direttamente catapultato dagli anni 80. Il tempo scorre, ma per Cheyenne è come se si fosse fermato dalla sua ultima apparizione in pubblico. Stesso look ripetuto ossessivamente ogni giorno quasi per autoinfliggersi la punizione per un rimorso che lo corrode in profondità.
Il film in fondo è semplice. E' la storia di un uomo che trova la forza di andare avanti attraverso il recupero o per meglio dire, la creazione di un rapporto mai avuto con la figura paterna e vincere un'apatia esistenziale che durava da troppi anni. Semplicemnte andare avanti, attraverso un percorso lineare come per ogni road movie che si rispetti.
Una buona conferma per Sorrentino, direi un buon biglietto da visita per il mercato americano, se questo era uno degli obiettivi del film.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Aliena  @  25/10/2011 19:43:45
   7 / 10
mah boh non so forse que sarà sarà perhaps maybe i don't care pimpiripettenusapimpiripettepam

Forse,
lo stadio di sospensione del giudizio ed incertezza che accompagna lo spettatore dopo i titoli di coda,
è l'obiettivo di questo film.
Diversamente non so davvero come spiegarmi il senso di vacuità che mi ha lasciato questo prodotto cinematografico dal dubbio stile.
No vabbè uno stile c'è.. me è
dark gothic punk + dottorstranamore con castagna
momento di crescita per la morte del padre
e poi Wakantanka hoka hey hoka hey
e c'è pure la donna bisonte bianco, quella che dona la pipa ai lakota (questo spiega la sigaretta?)
ah poi aggiungi anche i nazisti che fanno sempre la loro bella figura del male che più male non si può
ma non dimenticare che i bei sentimenti vanno proclamati prima di tutto ciò
per l'esattezza davanti ad una piscina vuota
che banalmente rappresenta l'esistenza vuota no?
un'esistenza che andrebbe riempita, come dovrebbero fare tutti gli uomini, poi però si tralascia la ricerca del senso della vita e si compra un cane, che è anche simbolo di fedeltà è vero, però ha il collarino da paziente post operazione ai testicoli
quindi la fedeltà è castrare il cane
perciò se vuoi riempire la tua vita e smetterla di essere fedele a tua moglie con cui in quell'esistenza ti limiti a giocare a squash
invece a quella della figlia del figlio il cui padre ha ucciso gli ebrei la riempi

si vabbè
vale la pena forse vederlo perché scion penn è vestito e truccato come mia zia dorotea e spiega come mantenere più alungo il rossetto sulle labbra
e perché l'hanno sponsorizzato tanto
e anche perché il regista è italiano

amen

6 risposte al commento
Ultima risposta 05/11/2011 00.38.02
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kako  @  25/10/2011 15:58:10
   7½ / 10
pellicola interessante e un po' anomala, nonostante la lentezza non annoia mai e anzi il ritmo lento ne fa gustare maggiormente le scene. Sean Penn per me è da Oscar ma anche gli altri interpreti svolgono egregiamente la loro parte. Ottima la regia e anche la fotografia; film non banale che probabilmente a una seconda visione si apprezza ancor più

marcodinamo  @  25/10/2011 11:31:48
   7½ / 10
Potrebbe non sembrare un gran film ma alcune delle frasi di Cheyenne resteranno, a mio avviso, nella storia del cinema:

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento mkmonti  @  24/10/2011 22:25:24
   6½ / 10
Uno straordinario Sean Penn per l'ultimo lavoro di Paolo Sorrentino; probabilmente, il regista italiano, pur confermando tutte le sue doti, ha già offerto il suo capolavoro con "Il divo" e "This must be the place" paga le conseguenze del post capolavoro, con taluni difetti di sceneggiatura (abbastanza inconcludente e la cui virata verso l'"olocausto" sa di tematica di sicuro rifugio); per il resto, l'ottima fotografia e le scelte registiche tengono su un film comunque di interesse.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  24/10/2011 16:54:06
   8 / 10
Da un regista che ormai non è più una promessa ma una consolidata garanzia un film complesso, originale, spiazzante.
La storia, on the road, di Cheyenne è una storia di vita e come tale è complessa, delicata, fatta di emozioni e di frasi spezzate.
Grandiosa performance del sempre ottimo Sean Penn, plauso anche per la sempre bravissima ( e che personalmente vorrei vedere ancora più frequentemente) Frances McDormand.
"Home is where I want to be".

4 risposte al commento
Ultima risposta 24/10/2011 19.42.05
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Gruppo COLLABORATORI Zero00  @  23/10/2011 14:20:21
   7 / 10
Non il migliore Sorrentino, che conserva tutta la sua perizia tecnica ma la mette ad appannaggio di un personaggio e di un attore, Sean Penn, dimostrando quasi di aver paura dell'opportunità che si era guadagnato. Il risultato è un film dalla regia perfetta, indubbiamente bello ma poco omogeneo e condito da un buonismo non estremo ma a tratti fastidioso. Per fortuna ci sono scene da applausi e un'interpretazione da Oscar

Invia una mail all'autore del commento Jason XI  @  23/10/2011 00:12:45
   7½ / 10
Cheyenne all'inizio è spiazzante, ma a poco a poco si entra nel suo mondo e ci si affeziona al suo personaggio, la storia alla fine è semplice ma Sorrentino ne conferisce una patina vagamente poetica e surreale. Il mio passato tinto di nero e solcato da anfibi mi ha avvicinato particolarmente alla storia personale di Cheyenne e ai suoi trascorsi da gothic leader nei deliranti anni '80, un decennio in cui la musica dark era al suo massimo "splendore"... Infatti qui dentro parlate tutti di Ozzie Osboune ma è a Robert Smith dei Cure che il protagonista è conforme nel look e nell'atteggiamento. La sceneggiatura ricorda senza dubbio "Una storia vera" di Lynch e forse questo fattore è un punto a sfavore, tuttavia il film funziona e Penn è decisamente un grande. Sono tre i momenti topici del film: la performance di Cheyenne con il bambino grasso, il suo sfogo con Byrne e il finale. Un film da rivedere per apprezzare meglio alcuni passaggi.

momo  @  22/10/2011 17:42:31
   6½ / 10
Quando ci si trova di fronte a lavori ben fatti è sempre difficile trovare i difetti, questi non si palesano facilmente ma alla fine c'è qualcosa che non torna e per un po' di tempo cerchiamo (invano?) di capire se c'è piaciuto o meno. In realtà bisogna ammettere che ci sono semplicemente film che non dispiacciono ma che comunque non ci trasmettono più della semplice sensazione del ben fatto. Questo è uno di quelli. Lo spettatore entra in una sorta di empatia malinconica, sente l'ebrezza del Viaggio, la poesia della fotografia e tutto si mescola in qualcosa di inusuale ma alla fine, a mio pare, inconcludente.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  22/10/2011 17:27:26
   7 / 10
Il lavoro di Sorrentino è come sempre di ottimo livello e il suo modo di girare mi fa impazzire...ma rispetto ai precedenti film qui ci troviamo,per la prima volta, in un territorio "gia' visto" che mostra poche novita' e che riporta la memoria a un famoso film di Lynch come "una storia vera"! (C'è anche uno degli attori di qul film,sara' un caso?).
L'assoluto protagonista del film è il solito bravissimo Sean Penn nei panni dismessi di un Rokkettaro in pensione pieno di sensi di colpa...
E per quanto lui neghi palesemente che si tratta di un viaggio alla riscoperta di se stessi , il finale lo sbugiarda completamente...
La parte comica e grottesca della vicenda sommerge in pieno l'elemento drammatico dei campi di concentramento riducendolo a piccoli intermezzi di poco conto senza mai lasciare qualcosa...
Un buon esempio di stile da parte di Sorrentino da cui pero' mi aspetto sempre di piu'...

scantia  @  22/10/2011 16:02:11
   6½ / 10
This must be un paese per vecchi, ultimo lavoro di Coen Sorrentino.

Lopan88  @  22/10/2011 10:14:28
   10 / 10
Da un regista cervellotico come Sorrentino mi aspettavo qualcosa di enigmatico, di difficile, e invece la semplicità di questo film mi ha sorpreso positivamente. Mi ha fatto proprio piacere vederlo, finalmente l'Italia può ora competere con il grande cinema americano.

alastar  @  22/10/2011 09:51:26
   7 / 10
Anch'io ho dovuto meditare bene e ponderare il giudizio perchè subito dopo aver visto la pellicola effettivamente è difficile dare un parere all'istante.Il film non è male,contiene anche un bel messaggio dentro,in alcuni punti nonostante la lentezza non ci si annoia a morte.Il problema di questo film secondo me sta nella trama abbastanza lacunosa,con poche idee e senza una svolta che possa far impennare il tutto e questo non è poco perchè se manca una buona trama il film perde moltissimi punti.Tuttavia a mio parere personale ne acquista degli altri se si va a vedere la maestosa interpretazione di Sean Penn,i paesaggi bellissimi (città di Dublino e paesaggi americani del new mexico e dello utah) e un'ottima colonna sonora grazie al redivivo David Byrne.

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  21/10/2011 23:52:23
   6½ / 10
Dopo una ponderata meditazione ho capito che non mi è piaciuto. L'ho trovato ruffiano e tedioso.
Ruffiano per il ritratto di un personaggio talmente sopra le righe, catatonico, cult, freak e pittoresco che è praticamente impossibile non adorarlo, complice il solito, bravissimo Sean Penn calato anima e corpo nel ruolo (che però ripete vezzi e tic di "Mi chiamo Sam" senza che nessuno se ne accorga); ruffiano per come inserisce di svicolata nel racconto la pista dell'olocausto; ruffiano per la parata inarrestabile di umanità varia che il protagonista incrocia nel suo errare triste e solitario (si va da David Byrne alla mamma sola con delizioso figlioletto ciccione); ruffiano per la straordinaria capacità di Sorrentino di stregare il pubblico con virtuosismi tanto abbaglianti quanto sterili all'economia anche emotiva della storia.
Tedioso per la pressoché assoluta incapacità della sceneggiatura (firmata da Sorrentino con Umberto Contarello) di unire i tanti episodi in un discorso più ampio e ben amalgamato; tedioso per l'assurda vena filosofeggiante di alcune figure di contorno (vedi il vecchio che consiglia a Cheyenne l'arma da acquistare).
L'impressione finale è quella della classica scatola superbamente infiocchettata ma con deludente sorpresa all'interno. Non mancano alcuni momenti di grande presa visiva o una riuscità vena intimista e impalpabilmente ironica, tuttavia l'ultimo Sorrentino mi pare sia stato contagiato dalla temibilissima e spietata 'sindrome del carino'.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  21/10/2011 23:46:01
   6 / 10
È uno di quei film di cui se guardi la copertina hai praticamente visto l'intero film... mi spiego meglio, se vuoi vederlo lo fai per Sean Penn che ti assicura un'interpretazione straordinaria, si capisce dalla sua espressione nella locandina. Che comunque questa sarà l'unica sua espressione facciale in tutto il film. Non fraintendetemi, Penn è un grande e qui dà il meglio di sé, il personaggio però scende un po' spesso nel grottesco forzato.
E' vero che Sorrentino è bravo, tecnicamente è capacissimo, però come contenuti questo “This must be the place” non è eccellente. La trama si è vista mille volte (un uomo alla ricerca di sé stesso, che incontra decine di personaggi stravaganti durante il suo viaggio, in una sorta di road movie) e approfondisce poco.
Ma una cosa è certa: l'immagine di Cheyenne truccato così mi rimarrà impresso nella memoria a lungo.

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Ultima risposta 27/10/2011 17.13.40
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  21/10/2011 19:26:00
   8 / 10
Buone costruzioni fotografiche, pathos di alto livello, quasi tutto si regge sul personaggio di Cheyenne magistralmente interpretato da Sean Penn ma costruito a perfezione da Sorrentino che non saprà raccontare molto bene ma è dotatissimo sul piano del lavoro espressivo sui personaggi tanto da saper commuovere come solo lui sa fare...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  21/10/2011 12:15:11
   6½ / 10
Perdersi nelle lunghe carrellate di Sorrentino è un piacere senza precedenti, ma This Must Be The Place è un film narrativamente discontinuo, costruito su molte buone idee capaci di salvarlo da una pesante bocciatura. Idee che non vengono però amalgamate nella maniera più efficace.

Non mi ha convinto la sottotrama dell'olocausto - la caccia al nazista di turno garantisce una presa diretta sul pubblico ma a conti fatti ha un pò stufato dai - così come non mi sono emozionato nel percorso interiore del protagonista, contornato da personaggi privi di spessore e da sequenze - vedi su tutte il cameo di David Byrne - visivamente meravigliose, a conti fatti inutili.

E'il film meno riuscito di Sorrentino, la struttura non è coerente e Sean Penn funziona da paracadute fino a un certo punto: tralasciando Robert Smith e Ozzy Osbourne, io ci ho visto parecchio " Mi Chiamo Sam ". 6.5 alla confezione, niente di più.

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Ultima risposta 22/10/2011 13.43.50
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teten  @  21/10/2011 00:10:00
   8 / 10
Non credevo mi sarebbe piaciuto così tanto, il film di per se è carino ma il personaggio di Cheyenne è stupefacente. Non sono molti i personaggi cinematografici che riescono ad affascinarmi in tal modo, Sean Penn senza ombra di dubbio è da oscar ma al di là dell'eccezionale interpretazione rimane un personaggio carismatico e ben riuscito, come non se ne vedevano da tempo!!

piripippi  @  20/10/2011 23:23:35
   7½ / 10
bisogna amare sorrentino per pensare che sia un bel film ed io lo adoro e per questo dico che è un film bellissimo. solo l'interpretazione di sean penn vale il prezzo del biglietto ed una trama che non è singolare e banale.è un po lento è vero ma sorrentino fa cosi i suoi film e i suoi libbri.bellissima colonna sonora e molto bravi tutti gli altri attori

valis  @  20/10/2011 18:41:45
   7 / 10
ho visto tutti i film di sorrentino e sono andato al cinema carico di attese, purtroppo andate parzialmente disattese.
la pellicola risulta nella prima parte loffia, senza mordente, quasi indolente.
invece nell'episodio americano il film decolla, con perle di virtuosismo visionario.
in conclusione un buon film che avrebbe potuto essere un capolavoro ma che si è impananato nella parte europea.
personalmente avrei optato per il Penn stranulato e surreale cacciatore di nazisti per tutto il film, togliendo quello intristito e preda dei sensi di colpa e dei rimorsi.

TheLegend  @  20/10/2011 14:28:03
   7 / 10
Devo essere sincero e ammetto che da Sorrentino mi sarei aspettato di meglio.
Ci troviamo di fronte a un buon lavoro che però non riesce ad emozionare come i precedenti lavori di questo regista.
L'esperimento "americano" è stato dunque un passo indietro.
Speriamo che Paolo torni a fare cinema come solo lui sa fare.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  19/10/2011 01:48:30
   7½ / 10
Preferisco tagliare la torta a metà. Sodalizio irrinunciabile tra Sorrentino e l'America, con uno script imperfetto e un pò affettato al quale sembra che in ogni singola parte vengano aggiunte idee strabilianti (ma anche superflue) per gonfiare un risultato comunque di tutto rispetto. E' il caso del misterioso montaggio: lunghi piani sequenza insieme ad altri di brevità assoluta, quasi menomati dal loro sviluppo narrativo. Scelta calibrata o impotenza produttiva? Ci dice che l'unico film al quale si è ispirato è "The straight story" di Lynch, ma mente spudoratamente. Quanto Wenders in queste lunghe immagini (esplicito il cameo del meraviglioso Harry Dean Stanton)... e quanto Van Sant, sììì ma senza l'esibizione onirica e "distante" (dallo spettatore) delle frustazioni metaforiche del controverso regista.
A dire il vero c'è molto Altman (l'ossessione quasi teatrale per gli interni), molto Jarmush, qualcosa di Sofia Coppola.
E' un mondo di difficoltà e impotenza quella che dipinge (magnificamente) Sorrentino, di personaggi bizzarri e amari che quasi quasi fanno sembrare sobrio Cheyenne e il suo make-up. Uno strano incrocio tra Ian Hunter, Robert Smith e il Terence Stamp di "Priscilla". Il suo sarcasmo dovrebbe essere "punk", come un'invettiva sociale ben definita, ma l'impressione è che Sorrentino abbia creato il suo freak da laboratorio per paura di essere frainteso.
"Anche se bisogna scegliere una volta nella vita, anche solo una, in cui non avere paura" suggerisce il film, e forse è la paura che attanaglia questa prova di Sorrentino. Il tramonto della rockstar decadente e depressa, quasi un trattato da Lester Bangs, stride con il racconto della ricerca di un criminale nazista, con la mano calcata sul senso di "umiliazione" e con il bisogno legittimo o meno di vendetta. Ho avuto l'impressione che davanti a certi grandi temi la novità del film sia l'indubbia capacità di Sorrentino non di affrontarli - a parte il primo epilogo della "vendetta" ma il talento stilistico nel mascherarli.
Un film per certi aspetti "dadaista" nel suo impetuoso ritratto di maschere e nudità riflesse nello spazio di un'universo gigantesco e al tempo stesso minimo come quello della pianura americana.
Credo proprio che questa sorta di universalità ridotta made in Usa sia una delle cose migliori del film, insieme alla moglie di Cheyenne e al fantasma impotente e cmq. forte della figura paterna, in una dimensione dove il tempo non può mai assorbire il dolore ("Ci sono diversi modi di morire, il peggiore è rimanere vivi").
Meno convincenti la figura del cacciatore di nazisti, personaggio del tutto superfluo, o quello stesso inesorabile cammino di sopravvivenza del protagonista che, tra persone scomparse e movimenti no-tav, sembra persuaderci della sua eterna precarietà.
L'omaggio ai Talking Heads è un orpello in più, ma il non-luogo, dove si rappresenta l'involuzione di una società di comparse e illustri estinti racconta comunque un mondo dove è banalmente impossibile credersi redivivi reducisti

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Ultima risposta 05/11/2011 00.13.15
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ben4  @  19/10/2011 00:40:40
   7 / 10
Il film è innegabilmente fatto veramente bene ed ogni cosa è al suo posto... purtroppo però alla fine della visione non lascia gran che...
sarà colpa della storia che non è il massimo... sarà forse una lentezza troppo pesante... oppure sean penn che sembra troppo ozzy osbourne (non ho idea di come si scriva) ma alla fine credo questo film non mantenga le aspettative...
la fotografia è davvero bella e pure la colonna sonora... certe scene sono fantastiche (il concerto di David Byrne o lui che accompagna con la chitarra il bambino) cosi come certi dialoghi... ma ho trovato tutte queste cose non supportate da una storia all'altezza che potesse fare da filo conduttore...
magari colpa mia... magari l'ho visto in una serata sbagliata ma questo, come per altri che ho letto, è il mio pensiero.
da andare a vedere senza pensare di andare a vedere un capolavoro.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  18/10/2011 16:40:32
   10 / 10
Uno di quei film invotabili e incommentabili. Un'esperienza più che altro. Visto in lingua originale (che merita sicuramente di più del comunque buon doppiaggio), questo ultimo internazionale capolavoro italiano è una rara commistione fra musica, sentimento, ironia e tanta sapienza cinematografica. Il film è una storia meravigliosa. Una redenzione dall'Inferno. In molte cose Sorrentino non stupisce per l'originalità. E su questo non ci piove. Sostanzialmente è una ripresa della miglior filmografia coeniana. Ma che un italiano abbia anche solo potuto pensare un film di tale grandezza è commuovente. Paolo Sorrentino è l'unico davvero che sappia pensare in grande. È al merito che do dieci. Poi è chiaro che l'opera mi ha preso tantissimo, oltre ad avermi preso Cheyenne. Sean Penn è un attore che mi è particolarmente congeniale, sebbene il suo stile sia difficile da digerire. Questo film è difficile da digerire. Ma a fine proiezione continui a stupirti di quanta roba, di quante storie ci siano in questo film. E di quanto Paolo sia riuscito ad amalgamarle in modo perfetto. Sorrentino non è un artista, è un lavoratore. E il suo lavoro è il Cinema. Di0 l'abbia in gloria.
"Il problema Rachel è che si passa troppo velocemente da quando si dice "la mia vita andrà così" a quando si dice invece "è andata così"". Ora non è la frase in sé che colpisce, ma il fatto che l'abbia tirata fuori da un hamburger troppo cotto. E lo sguardo angosciato di lei è un po' lo sguardo di tutti noi.
È sicuramente un'opera di buoni e intelligenti sentimenti, ma non ne sminuisce la carica artistica di altissimo livello. Moltissime cose, frasi, inquadrature, sguardi hanno parlato alla mia vita in modo personale, come se il film fosse fatto per me. Commovente la scena in cui suona "this must be the place" al bambino.
Ma ciò che più mi ha sconvolto è stato il finale, e
"mamma mi ha detto che il dolore non è la destinazione finale. Io so che ci sono persone che vanno via, è andato via mio fratello, sei andato via tu.."
Mi rendo conto dell'approccio ingenuo che ho nei confronti dei film, ma di fronte a questo non posso che levarmi il cappello e dire grazie.

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Ultima risposta 19/10/2011 20.41.13
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Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  18/10/2011 16:09:07
   7½ / 10
Vabbè , regista e attore sono nel mio cuore da sempre, perciò anche questa ultima fatica di Sorrentino mi è piaciuta. Film che divide, senza alcun dubbio, discussioni infinite all'uscita della sala.
A parte qualche vuoto di sceneggiatura, che esiste in effetti, l'interpretazione di un Sean Penn borderline, un po' pagliaccio, un po' saggio sensitivo dell'animo umano, perplime da un lato, affascina piacevolmente dall'altro.
Sorrentino affronta l'"on the road", archetipo hollywoodiano, metafora della ricerca d'interiorità, dandogli una connotazione propria, non si lascia, olè, schiacciare dalla logica del business di Hollywood, anzi, resta fedele al suo sentire autoriale, scivolando fascinosamente (per alcuni "forzatemente") nella poesia.
Detto ciò, ci sono anche aspetti del film criticabili: la parte "americana" meno incisiva della prima (quella irlandese); certi spazi troppo dilatati o improvvisamente contratti tra una sequenza e l'altra; lo sfioramento del dramma dell'Olocausto come tema di sicura presa tra il pubblico, soprattutto americano.
Si, per questo forse non è un film che regga il confronto con altri del bravo regista, anche se la colonna sonora interloquisce di continuo con le immagini e la fotografia è bella; tuttavia a me è piaciuto e consiglio di vederlo, se non altro per restare ammutoliti da un'altra significativa prova del bravissimo Penn.

sempre  @  17/10/2011 20:08:30
   10 / 10
Questo film mi ha davvero emozionato e colpito e mi ha fatto sentire bene all'uscita dalla sala. Lo ritengo una vera e propria opera d'arte. Ogni immagine, ogni personaggio... sono lì, al posto giusto, con la colonna sonora giusta e la fotografia adatta. Il personaggio di Cheyenne è assolutamente attraente, un catalizzatore per tutto ciò che gli accade intorno. Ma ogni personaggio che appare nel film ha una sua ragione d'essere, anche l'ultima comparsa... La vecchiaia viene raffigurata con un amore e una passione che in altri film non mi è mai capitato di vedere. Le immagini sono come quadri che non ti stancheresti mai di guardare. E' una sorta di museo della vita...
Cheyenne, fermo nell'eterna infanzia della sua vita, capta sensazioni a cui non sa dare un nome, e per la prima volta attraversa il confine che lo porterà a divenire adulto nell'immagine del figlio ritrovato...
Il film lo consiglio solo a chi ama i film lenti e a chi ha desiderio di stupirsi. Secondo me, è meglio non confrontarlo con i precedenti film di Sorrentino. Va guardato senza pregiudizi.

gringo80pt  @  17/10/2011 18:57:03
   6 / 10
Fotografia di ottimo livello, così come le canzoni di sottofondo, che arricchiscono le scene della prima parte del film. Sean Penn molto bravo nell'incarnare il personaggio, soprattutto nella mimica facciale.

Tuttavia la trama non riesce ad esprimere e a trasferire pienamente la redenzione/vendetta del protagonista. A tratti la sonnolenza prevale sulla lentezza delle scene (troppe le 2 ore per il contenuto). E poi la scena finale ha abbattutto definitivamente ogni giustificazione del prezzo del biglietto.

NON CONVINCE!

Gruppo REDAZIONE K.S.T.D.E.D.  @  17/10/2011 18:13:21
   6½ / 10
Fuori dai confini nazionali, Sorrentino sembra perdere di vista il suo cinema, o meglio quell'aspetto del suo cinema che gli ha nel tempo permesso di girare pellicole riconoscibili e intrise di una personalità così coinvolgente da costringere occhi e cuore a non staccarsi dallo schermo per l'intera durata delle stesse. Ci si riferisce alla capacità di rendere viva la parte più intima della pellicola, di portarla in primo piano con facilità disarmante, palesando tutte quelle emozioni che lo spettatore, a quel punto, non deve far altro che far sue.

Commento più ampio sul mio nuovo bellissimo blog: http://houndolcettoentra.blogspot.com/

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Ultima risposta 29/10/2011 12.45.54
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uzzyubis  @  17/10/2011 15:43:25
   8 / 10
Dopo due giorni dalla visione, per descrivere l'ultimo film di Sorrentino credo che la definizione più azzeccata sia: pellicola a rilascio lento.
Mi spiego. Il film da subito non mi ha regalato una storia avvolgente che nutre le mie discussioni all'uscita della sala come con Le conseguenze dell'amore, o una serie di genialità filmiche come ne Il Divo ma una sensazione che prende forma con il passare delle ore ripensando a questa chicca firmata Sorrentino-Penn.
Il film, in cui la lentezza è parte integrante del protagonista, gioca su due temi principali: nonostante tutto non è mai troppo tardi e l'importanza di affrontare le proprie ombre per poter riemergere ad un futuro più consapevole.
Il viaggio fisico di Cheyenne è un viaggio interiore in cui l'america di provincia mette l'accento sul grottesco di un ex cantante dark oramai tramontato e i personaggi che incontra lungo la sua strada sono piccole pungolature che danno al protagonista la possibilità di dare e ricevere in egual misura, elementi preziosi verso una nuova fase della vita.
Penn è semplicemente fantastico nel caratterizzare il personaggio con una camminata blanda, con una parlata claudicante o con un soffio ad un ciuffo ormai ben poco ribelle, Sorrentino è straordinario nel regalare fotogrammi come quadri o sequenze come chicche di fantasia e vette d'artigianato filmico, il tutto "condido" da una musica che è dissonante nelle sonorità rispetto al dark di Cheyenne...Del resto Cure e Talking Heads sono un pò diversi no?
Insomma un film riuscito che verrà a parer mio verrà rivalutato in futuro anche sentendo e vedendo i giudizi che la gente a su The must be the place.

willard  @  17/10/2011 15:35:40
   7½ / 10
Paolo Sorrentino appartiene alla generazione cresciuta cinematograficamente negli anni '80-'90 a suon di Gus Van Sant ("My Own Private Idaho"-1991), Wim Wenders (l'apparizione di Harry Dean Stanton la dice lunga a questo proposito, se ricordate "Paris, Texas"-1984), Tim Burton ("Edward Mani Di Forbice"-1990), lo stesso David Byrne (che qui canta, interpreta sé stesso ed è autore della colonna sonora) e il suo "True Stories" del 1986, una schiera di registi dai tempi cinemografici lunghi e riflessivi, in cui a parlare sono più le immagini che le parole.

Con una produzione hollywoodiana e una regia che non ha niente da invidiare ai registi suddetti, Sorrentino dà grande sfoggio di tutto quello che ha appreso dagli stessi: "This Must Be The Place" è soprattutto uno spettacolo per gli occhi, che siano le tranquille strade di Dublino, le sterminate pianure americane su cui corrono nastri asfaltati senza fine o i primi piani del volto di Cheyenne (il protagonista, interpretato da un grande Sean Penn), la fotografia accesa, abbagliante di luoghi e volti rimarrà impressa per sempre nella retina dello spettatore.

La storia segue due corsi: nella prima parte, che si svolge in Irlanda, leggermente più esuberante della seconda, viene presentata la vita annoiata di una rockstar, interpretata dal già citato Sean Penn, i cui virtuosismi espressivi ci mostrano tutta la sua classe, con un personaggio dall'aspetto che è un misto tra Robert Smith dei Cure ed Edward Scissorhands, non più in attività a causa di un tragico evento avvenuto molti anni prima, che vive nell'agiatezza grazie ai suoi vecchi successi, con la moglie (la brava Frances McDormand) e la figlia, interpretata da Eve Hewson, figlia di Bono degli U2 (e tornano ancora riferimenti alle torride atmosfere di un "Joshua Tree", una delle icone epocali nella discografia del gruppo irlandese, agli anni '80 e alle atmosfere dell'Altra America); tra episodi seri e semiseri, si approda alla seconda parte in cui la storia si trasferisce negli States e si trasforma in un road-movie in grande stile, ma con un incedere più lento, racconto di una ricerca fatta di incontri e scoperte, nel tentativo di raddrizzare una situazione personale, su un sottofondo dai risvolti universalmente drammatici come l'Olocausto durante la II Guerra Mondiale.

Imperdibile per gli estimatori di Paolo Sorrentino e per gli amanti del cinema alternativo "on the road".

Ottima la colonna sonora come in tutti i film di Sorrentino, stavolta con ancora più enfasi in quanto curata da David Byrne, che fa anche una sua apparizione nel film nei panni di sé stesso.
Va sottolineato anche il fatto che il titolo del film è tratto da una vecchia canzone dell'ormai disciolto gruppo dei Talking Heads di cui Byrne è stato il carismatico leader.

ultraspezia  @  17/10/2011 11:08:46
   6½ / 10
Tutto sommato un buon film.
Partiamo dal fatto che Sean Penn da solo tiene su tutta la baracca.La sua interpretazione e' a dir poco SUPERLATIVA.
Il finale e' sicuramente originale e non scontato come si poteva pensare.
Pero' all'uscita dalla sala mi sembrava che mancava qualcosa...non saprei dire cosa.
Forse non mi e' stato chiaro qualche passaggio della pellicola, o forse devo solo riguardarlo per aggiungere qualche tassello (come spesso succede alla seconda visione).
Comunque un film che vale la pena di essere visto.

UNA DOMANDA:

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  16/10/2011 19:40:38
   9 / 10
Che goduria l'ultimo Sorrentino.

La cosa più bella dell'andare al cinema a vedere un suo film è che ti aspetti una certa cosa,ma poi lui capovolge completamente le carte in tavolta.
This Must be the Place non assomiglia a nessun altro film oggi nelle sale; il che può portare reazioni differenti alla sua visione: odio magari,o amore viscerale. Di certo è una pellicola che con il suo stile barocco e unico si distingue da tutto il resto,il che in sé è già un gran merito (e che musiche!). Ma non venga la malsana idea che sia tutto fumo e niente arrosto perché uno dei pochi motivi di dubbio alla fine è che nel suo film americano Sorrentino abbia toccato un pò troppi argomenti. Dubbi che però non intaccano per nulla il grande valore finale.

Ed effettivamente per i primi dieci minuti ho avuto non poca paura; infatti l'esagerazione dello stile bizzarro e del personaggio di Cheyenne erano talmente evidenti che il timore che Sorrentino si fosse montato la testa e l'avesse fatta fuori dal vaso era enorme. Fortunatamente è un preludio necessario ad un film di ampio respiro e dai tempi dilatati e lenti,mai stanchi. Sorrentino non compie l'errore di tanti europei che sbarcati in America tentano di ingraziarsi il pubblico girando all'americana; lo stile è sempre il suo,forse con qualche strizzatina d'occhio in più del solito ma con paesaggi che solo un non americano potrebbe ritrarre con tanta particolarità (e la fotografia è meravigliosa).
Film costruito attorno al suo personaggio simbolo,Cheyenne,ovvero un Penn da oscar e in una delle interpretazioni più eccentriche e coraggiose della sua carriera. Una costante dei lavori del regista napoletano,quella di costruire tutta l'opera attorno ad un personaggio che questa volta non ha la familiare mimica di Servillo o di Rizzo ma di un Penn che non sfigura davanti gli altri due (anche perché sinceramente Servillo,secondo il mio parere,non ha nulla da invidiare all'attore americano se non i soldi).
E allora il ritmo è lentissimo e il film si prende tutto il tempo che vuole a dispiegare sullo schermo come un 'opera d'arte la vita di Cheyenne,il suo passato,il suo cambiamento da eterno Peter Pan col mascara,rossetto e lacca per giungere ad una maturazione che passa attraverso la vendetta,la redenzione e la riscoperta delle radici.
Si superano in fretta i primi minuti,si viene coinvolti come in una sorta di ipnosi in un road movie magico e semplice,sempre ironico e "strano" come le risatine del suo protagonista,il suo parlare lento e il suo sguardo perennemente annoiato.
Ad aiutare Sorrentino nella costruzione di scene spesso ai limiti della perfezione nel loro essere barocche o glaciali (come quella del concerto di Byrne,o delle diapositive dei campi di sterminio) c'è un cast di attori che sanno il fatto loro,come una simpatica McDorman e in una particina anche il mitico Harry Dean Stanton,uno che una parte marginale ma importante ce l'aveva pure in un road movie semplice ma geniale di un altro grande artista di nome David Lynch.

L'essere riusciti ad andare al di là del trucco e della stranezza di un personaggio come Cheyenne mettendone a nudo l'anima vuol dire aver centrato l'obiettivo finale del film,costruendo un'altra maschera tragicomica dalla premiata ditta Sorrentino/Penn.
Perché inutile dire che This Must Be The Place è Cheyenne-centrico, come il Divo era Andreotti-centrico e Le conseguenze dell'amore sempre incentrato sul suo personaggio principale,e chi si aspetta qualcos'altro rimarrà solo deluso dal film.

Vabbè,chissà se riuscirà a prendere qualche oscar. Penn sicuramente sarà in lizza,ma per quanto mi riguarda Sorrentino è quanto di meglio c'è sulla piazza e dovremmo esserne fieri.

9 perché uscendo dalla sala mi sono sentito bene,cosa che mi capita solo con un certo genere di film.

h.chinaski  @  16/10/2011 19:22:04
   6½ / 10
Tanta tecnica ma poco cuore,tutto il contrario della musica new wave anni 80.
L'occhio di sorrentino si vede(pianosequenza,un certo surrealismo il gusto musicale, l'amore per il brutto) ma il film pecca in drammaticità.

vicvega79  @  16/10/2011 18:26:11
   7½ / 10
Film lento. Film a tratti soporifero. Personaggi, a parte il protagonista, poco approfonditi ed usati per qualche minuto per poi esser abbandonati al proprio destino...........qualcuno si chiederà il motivo del 7.5......
Sean Penn crea e tratteggia un personaggio che ricorderò per sempre, colonna sonora fantastica ed alcune scene davvero toccanti...un film che ami o odi, non ci sono mezze misure..

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento williamdollace  @  16/10/2011 16:01:12
   7½ / 10
piani sequenza di sfondi bianchi e motel disfatti con la leziosità troppo fotografata di un sottofondo di indulgenza e inserti improbabili: solo sean penn rimane molto DOD [denominazione d'origine depressa] fatiscente indolente rappreso istintivo e splendido nella sua decadenza come il disfacimento disintegrato del vuoto che porta con sé i fasti claudicanti di una decisione prolungata, dal “un giorno farò” al “peccato non averlo fatto è troppo tardi” il balzo è un passo claudicante e malfermo, ma sicuro e violento, come una catena in piena faccia.

David333  @  16/10/2011 14:47:38
   6 / 10
Film dalla trama interessante ma a mio parere con troppi momenti sottotono, ottima l'interpretazione di Sean Penn e bella anche la fotografia, film ben girato ma che scorre lento dall'inizio alla fine...nessun colpo di scena e nessuna trovata particolare un film che trae spunto dai classici stereotipi della Rockstar depressa con la carriera ormai alla fine mischiando nella storia qualche spunto originale per un finale un pò fuori luogo.
Da un mio punto di vista avrei preferito un finale diverso, è come se il protagonista fosse ossesso da qualche cosa e alla fine trova la soluzione nel modo più inaspettato raggiugendo una sorta di redenzione dopo una vita passata a nascondersi dietro un immagine da Rockstar per teenager, ma in fondo a mio parere non avrebbe risolto niente...la musica è una altra cosa.

Certamente il film ti lascia qualcosa ma avrei preferito un finale meno scontato...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Egobrain  @  16/10/2011 13:13:50
   7 / 10
"Non c'è nulla di peggio che morire vivendo"

Un film non dovrebbe suscitare la ricerca forsennata dell'emozione,l'impulso deve essere naturale e quando questo viene meno emergono delle perplessità.
This must be the place mi ha lasciato questo,un senso di vuoto e incompiutezza notevoli considerando che il film in se stesso è convincente e la prova di Sean Penn è da Oscar.
Sorrentino amalgama tanti,troppi elementi in una pellicola validissima senz'altro,che però lascia spiazzati in quanto mi sarei aspettato sinceramente qualcosa in piu...

googar  @  16/10/2011 12:37:52
   9 / 10
a prescindere dal lavoro tecnico del regista,sono rimasto sbalordito dalla prestazione di Sean Penn che si è dimostrato uno dei migliori attori in circolazione!
Tronando sulla regia Sorrentino mette sù una pellicola molto intensa e piena di cambi di rotta; una trama che si snoda tutta attorno alla rockstar con personaggi marginali che appaiono ma che alla fine risulteranno fondamentali per il cammino redentivo del mitico Cheyenne!

laky  @  16/10/2011 12:25:27
   8 / 10
Un bel film che a prima vista potrebbe sembrare superficiale, ma che nasconde tematiche molto profonde. Da vedere a mente libera, senza pregiudizi.

crayon  @  16/10/2011 12:00:08
   6½ / 10
C'è un po troppa roba dentro e Sorrentino non è proprio magistrale nel tenerla tutta in mano, anzi sembra troppo preso dai movimenti della macchina da presa. Manieristico e barocco, però ci piace così. Inutile dire che sul tema del declino della star è difficile dire qualcosa dopo The Wrestler di Aronofsky. Sean Penn bravo, ma c'è qualcosa di forzato e manieristico anche nel suo modo di recitare, che ho condensato in quel soffio sui capelli: fuori luogo. Bella l'America vista dall'europeo.
In generale godibilissimo anche con il passo lento. Non mi sono stati chiari alcuni flash back o flash forward.


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Così come non è chiaro il


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Peccato aver abbandonato il rapporto con la ragazza:


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Scandaloso il product placement ad inizio film con la Pizza Valsoia.

jorge2388  @  16/10/2011 10:11:56
   7 / 10
Un film incompiuto. Così mi viene da definire "This Must Be The Place". Ha tutto per essere un grandissimo film; un attore che interpreta alla perfezione il ruolo della rock star in "pensione" la regia di Sorrentino come sempre ricca di ispirazione e ottimi spunti e una colonna sonora perfetta. Cosa manca? Personalmente è riuscito a coinvolgermi solo a tratti nella storia e in dei punti sembra perdersi un pò e diventare troppo lento. Parte bene rallenta e torna forte nei ritmi solo nel finale. Il 7 è meritato per i motivi iniziali però un pò di rammarico rimane.

tonnorefanio  @  16/10/2011 10:07:45
   8½ / 10
Un voto a caldo, in attesa di una seconda visione. Film che io ritengo più maturo dei precedenti di Sorrentino, perché dopo un cinema degli uomini soli, sconfitti, il regista passa a un registro più emotivo, e per la prima volta si intrecciano storie di altri personaggi non descritte marginalmente come negli altri suoi film. E' un film corale, anche se parla di un uomo depresso. Non anticipo niente, ma già il finale vale da solo la visione.

Invia una mail all'autore del commento marlamarlad  @  16/10/2011 09:41:46
   6 / 10
Non uno dei suoi migliori film. Avrei dato un 7 , ma in alcune sequenze la vicenda perde 20 punti (per esempio nel penoso cliché che vuole si menta ad una ragazza per conquistarne la simpatia, oppure nella eccessiva rappresentazione del protagonista come tutto sommato di un brav'uomo). Do' un 6 perché se stamattina ancora penso a questo film vuol dire che mi ha lasciato qualcosa.

Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  16/10/2011 01:53:54
   6½ / 10
Il cinema di Sorrentino, con un inutile movimento di macchina, precipita nel vuoto assoluto, ma in maniera disgustosamente deliziosa.

Sean Penn interpreta il paracadute. Basterà?

3 risposte al commento
Ultima risposta 27/10/2011 20.15.01
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polbot  @  15/10/2011 21:51:51
   7½ / 10
Non è il miglior film di Sorrentino. Sisa, per questo regista le trame vengono dopo i personaggi da conoscere e raccontare. E così anche questa volta e Sean Penn è divino nell'interpretazione. Anche se tematiche e ambientazioni son molto diverse, nella strutura ricorda Le conseguenze dell'amore. Sempre di valore musiche e fotografia. Nel soggetto non capisco però una cosa che mi sembra un po' forzata:

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PabloScott  @  15/10/2011 12:16:36
   6 / 10
Il personaggio del cantante meledetto ormai invecchiato non è una novità. Ricorda troppo Ozzy via diciamolo.Si poteva aggiungere qualcosa di più. La trama è banale e sviluppata poco bene a mio avviso.Ci sono personaggi che inizialmente sembrano essere importanti e che poi scompaiono del tutto.La lentezza in un film a me non dispiace quando serve a sottolineare qualcosa o qualcuno ma qui si esagera.Le note positive sono la recitazione la regia e le musiche che sono impeccabili.

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2 risposte al commento
Ultima risposta 15/10/2011 14.15.19
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seifier  @  15/10/2011 01:58:58
   7 / 10
Davvero un bel film, che nonostante il tema di fondo risulta molto divertente grazie alla stupenda interpretazione di Sean Pean che riesce ad entrare pienamente nella parte! Il film risulta per lo più scorrevole anche se non ci si può distrarre un secondo, infatti il regista cerca di dare molti messaggi,soprattutto nel finale, che creano,forse, un pò di confusione. Ma resta il fatto che il film è assolutamente ben realizzato e godibile.

marinax  @  14/10/2011 22:56:43
   8 / 10
Il "solito" grandissimo Sean Penn e il "solito" bravissimo Sorrentino. Ottima la fotografia e le musiche, ma un dubbio però viene: non è che c'è una strizzatina d'occhio all'Oscar?
In ogni caso uno dei migliori film in circolazione, da non perdere

ErAgOn  @  13/10/2011 23:12:18
   7½ / 10
Sono il primo? Ah che figo vedere i film in anteprima :D Comunque a mio parere il film è molto bello, nonostante a tratti risulti molto lento ( tipico dei film francesi ho letto in giro.. ). Sean Penn si cala veramente bene nel personaggio rendendolo comico, triste, felice.. Senza mai cambiare espressione! Davvero gran recitazione! Anche le musiche sono bene inserite lungo la storia, molto coinvolgenti! Comunque consigliato vivamente!

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