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L'orologio che scandisce le ore interminabili, il corpo come abluzione ma non dello spirito, il ricordo come desiderio inconscio di ritornare nel ventre materno (la morte è inizio?). Non è facile accedere a "Sussurri e grida", al cromatismo simbolico delle vesti (bianche) e al rosso sangue con cui Bergman divide i capitoli della pellicola. E' un film di rara intensità, che collima con la sequenza meravigliosa di una ritrovata (illusoria?) riconciliazione tra le sorelle. In particolare, si segnala il bellissimo personaggio della serva, dipinta dal regista con rara crudeltà, come ennesima e ingiusta vittima di un sistema borghese che si "eleva moralmente" rispetto agli altri