strade perdute regia di David Lynch USA 1997
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strade perdute (1997)

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locandina del film STRADE PERDUTE

Titolo Originale: LOST HIGHWAY

RegiaDavid Lynch

InterpretiBill Pullman, Patricia Arquette, Balthazar Getty, Robert Blake, Natasha Gregson Wagner, Richard Pryor, Lucy Butler, Michael Massee, Jack Nance, Jack Kehler, Henry Rollins, Giovanni Ribisi, Scott Coffey, Gary Busey, Robert Loggia, John Roselius, Louis Eppolito, Jenna Maetlind, Michael Shamus Wiles, Mink Stole, Leonard Termo, Ivory Ocean, David Byrd, Gene Ross, F. William Parker, Guy Siner, Alexander Folk, Carl Sundstrom, John Solari, Jack, Al Garrett, Heather Stephens, Amanda Anka, Jennifer Syme

Durata: h 2.14
NazionalitàUSA 1997
Generethriller
Al cinema nel Marzo 1997

•  Altri film di David Lynch

Trama del film Strade perdute

Un sassofonista, dopo aver ricevuto da uno strano individuo cassette in cui viene ripreso in casa sua durante la sua vita quotidiana, viene accusato dell'omicidio della propria moglie. Ma, una volta in carcere, si trasforma in un'altra persona, che viene scarcerata e inizia una vita in qualche modo parallela a quella precedente...

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Voto Visitatori:   8,33 / 10 (208 voti)8,33Grafico
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Voti e commenti su Strade perdute, 208 opinioni inserite

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CØrl  @  17/11/2006 20:52:52
   10 / 10
Non si può spiegare con oggettività il perchè di un voto ad un film di lynch lo si da e basta!!! Per quello che ti provoca.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  14/11/2006 23:37:45
   8 / 10
Potrebbe non essere un caso, ma lo script di "lost highway" ha qualche affinità non solo con "Vertigo" di Hitchcock ma con almeno tre film del 1944: "la fiamma del peccato", "la donna del ritratto" - "vertigine".
A questo punto la giostra onirica di Lynch puo' arrestarsi e inaugurare una trilogia ideale (con "mullholland drive" e "Inland empire" che è una sorta di irriverente bignami lynchiano) che non c'è.
Come in molti film di Lynch è opportuno seguire attentamente non tanto o solo la storia, ma anche i dialoghi, i gesti, le azioni, e le espressioni nel volto dei protagonisti.
Per fare un esempio, solo in un secondo momento l'inconscio stabilirà e libererà quello che ci era sembrato evidente, ma non abbiamo voluto immediatamente trasferire nel nostro intuito immaginario: emblema di tutto cio' è indubbiamente la figura di Fred Madison e i suoi comportamenti paranoici che nascondono una forte e percettiva gelosia nei riguardi della bellissima moglie.
Così è facile ravvedere nel giovane Pete una summa liberatoria dell'impotenza di Fred, e magari ancora credere che il presunto boss della malavita sia in realtà un rivale edipico in amore, o la raffigurazione mentale dello stesso Fred vs. Pete.
Possiamo pero' anche evitare di seguire la stessa linea e lasciarci abbandonare alla storia, inseguendo un psico-noir torbido e affascinante, che sembra inesorabile e breve allo stesso tempo, con un finale degno di Wes Craven.
O i magnifici flashback di Fred in prigione, e la sua successiva (immaginaria?) reincarnazione nel giovane Pete.
O rincorrere i simboli, e dominarli come Lynch riesce a fare, pur perdendosi talvolta per strada.
"lost highway" è un grande film di Lynch ma non è il suo capolavoro.
Quando affonda nel retaggio hardcore, corre il rischio di fare brutte figure (e le sequenze pseudo-porno sono abbondantemente grottesche e mal girate)

Ma, come spesso accade, l'autore colma i suoi limiti (forse comprensibili nel "vortice" malato della sua virtuosità) con scelte formali di altissimo livello: le dimore ridotte all'essenziale, puro design futurista a supporto dell'esistenza minata della coppia di protagonisti e, soprattutto, l'incantevole presenza-assenza di Patricia Arquette, ora moglie da infarto, ora pupa del gangster, ora fatalona peccaminosa che - come nei migliori fumetti e romanzi hard-boiled - è splendida (in tutti i sensi) nel raffigurare la seduzione femminile con la sua (finta) vocazione al vittimismo, e al doppiogiochismo corporale...
peccato ripeto, peccato davvero per quel brutto efford dei pornocinefilè che - strano a dirsi - è una caduta libera in cui incappano molti (anche il sottovalutato "la dalia nera" di De Palma non ha certo i suoi momenti migliori quando sfiora il voyeurismo...).
Da segnalare la colonna sonora assai suggestiva e inquietante - musiche del fedele Badalamenti e ancora Bowie, Rammstein, Lou Reed, This Mortal Coil e - dulcis in fondo - Marilyn Manson, che compare in una fugace apparizione hard e stravolge splendidamente "I put a spell on you" di Screamin' Jay Hawkins: scelta fin troppo ovvia (uomo/donna/doppio/canzone maledetta) per avere "il Diavolo in casa".

Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Jellybelly  @  11/11/2006 21:16:03
   9 / 10
Straordinario capolavoro di Lynch, onirico e visionario.
La rincorsa di Fred verso un'impossibile assoluzione interiore sul punto di morte, la follia, la psicosi ed i loro parti sono al centro di un'opera imperdibile, difficile da decriptare ma intrisa di un inquietante fascino.
Tutto perfetto come al solito, con menzione speciale perle atmosfere dipinte dal sempre ottimo Badalamenti.

Living Dead  @  03/11/2006 17:22:11
   8½ / 10
Un film senza dubbio superbo nella regia, forse un pò meno nelle interpretazioni. Momenti silenziosi, angoli bui, personaggi misteriosi (Mistery Man mi metteva addosso un'inquietudine pazzesca) ed una trama complessa ma non insensata. Per certi versi Mulholand Drive è dello stesso stampo ma a mio parere è migliore.
Ottime pure le musiche tra cui la bellissima Song to the siren dei This mortal coil. Un film diverso dagli altri come solo Lynch sa fare.
Molto bello, consigliato.
Peccato per l'edizione dvd che è semplicemente oscena.

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Ultima risposta 04/11/2006 12.47.13
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Andre85  @  21/10/2006 19:43:55
   9 / 10
dopo mulholland drive questo è il film migliore partorito dalla mente contorta di lynch. in lost highway c'è tutto il suo genio che lo rende unico nel panorama mondiale

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  21/10/2006 18:48:55
   6½ / 10
lynch fa dei film troppo difficili che magari hanno anche piu di una chiave di lettura...io ne ho ascoltata una e devo ammettere che farebbe aumentare il voto portandolo vicino al 10...pero devo valutare su cio che mi ha colpito personalmente e io ho visto troppe scene di sesso...fino alla noia...la storia si segue fino ad un certo punto e poi non si capisce niente...
un cosi bravo regista spero proprio che capisca che deve essere piu di tutti e non solo per pochi eletti che riescono a vedere tutto e a capire ogni fotogramma...
con questo non voglio dire che non vedrei un altro film di questo tipo...pero la prossima volta devo svuotare prima il cervello(e ci vuole poco) e concentrarmi solo su quello che mi vuole far capire lynch...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento matteo200486  @  30/09/2006 18:54:20
   10 / 10
...Stupendo... Un film grandioso... Un flusso di eventi continuo e incalzante ripresi ma un superbo Linch... Un film complessissimo, visionario... Lynch analizza il ventre marcio della vita, omicidio, adulterio, pornografia... Un film cupo, inquieto reso ancora più tale dalle musiche di Trent Reznor, leader dei Nine inch nails... Un grande film...

The Luke  @  27/09/2006 04:22:12
   9 / 10
Chissà cosa avrebbe detto Sigmund Freud su questo film.
Con maestria Lynch non lascia nessun particolare al caso. Necessaria più di una visione per scovarli e rimanere a bocca aperta di fronte a cotanta genialità. Il particolare che mi ha colpito di più?

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marco86  @  16/09/2006 12:03:38
   9 / 10
sicuramente uno dei più belli di Lynch.non mi interessa stare qui a cercare di trovarci un senso,anche se in giro ho trovato qualche spiegazione abbastanza soddisfacente.Strade perdute va apprezzato per quello che è:un viaggio nell'inconscio umano,luogo irrazionale per eccellenza.che poi rispetto a Mulholland drive questo è pure meno casinista.
lasciando dunque perdere l'intreccio,il film è splendido per diversi motivi:le atmosfere buie tipicamente noir (e in effetti i più classici elementi noir non mancano,a partire dalla dark lady);regia perfetta,fotografia bellissima e musiche giuste al posto giusto.
molto bravi pure gli attori,e di sicuro non è cosa facile recitare in un film lynch-style.
da non perdere.

la mia opinione  @  08/09/2006 12:35:25
   4 / 10
Niente per me Lynch è grandissimo regista ma apprezzo isuoi film degli esordi, Strade Perdute è fatto tecnicamente fin troppo bene pero non mi piacciono i film che ti fanno rompere il cervello senza contenuti particolari anzi li odio proprio questi film, il gusto di stare a capire e di ricostruire una sequenza non ha senso non c'è una trama interessante, valida. Esattamente come Mulholland Drive, boccaito. W THE ELEPHANT MAN E UNA STORIA VERA

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Ultima risposta 03/01/2007 21.11.08
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lupin 3  @  31/07/2006 18:57:53
   7½ / 10
Sicuramente un film non adatto a tutti, una strada senza sbocco, un precipizio senza fine, un film che non va visto ma subito come Gozu e Memento...
Non mi resta che guardare Mulholland Drive.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  21/07/2006 14:08:58
   9½ / 10
Uno dei lavori di Lynch che preferisco, un film in cui perdersi.
Incredibilmente affascinate e da rivedere per capire molte sfumature!

TheGame  @  30/06/2006 19:44:10
   6½ / 10
come sempre in tutti i film di lynch, bisogna aprire la mente, nn solo x trovare i tasselli x risolvere l'enigma, ma x entrare nell'ottica visionaria di lynch!
come x mulholland dr. è indiscutibile ke la pellicola sia ben realizzata, possiede un particolare fascino ke si riscontra solo nelle opere lynchane!
a differenza xò di mulholland dr., dove i toni erano + morbidi, questo film è molto + 'crudo' e 'cattivo'! certo in questo film, xò lynch, si è lasciato dominare troppo dal suo animo visionario!
insomma, ho trovato questo film, intrigante x trama e profondità, ma esageratamente onirico, anke x lynch!
come se nn bastasse, in un cast ke si esprime bene, troviamo la 'pecora nera' di bill pulman ke nn convince assolutamente!
troppo visionario, ma ben fatto!

clone 1975  @  17/06/2006 00:26:28
   8½ / 10
vai a capirli questi film , cmq ha un suo fascino, un film parecchio malato,una pazzia che t trascina tutta la durata del film ,molto misterioso,e poi bill pullman è una garanzia

calista  @  14/05/2006 17:54:39
   8 / 10
lynch è sempre lynch, ti porta via lontano....

Invia una mail all'autore del commento INAMOTO89  @  04/05/2006 16:18:06
   9 / 10
MI E' PIACIUTO D + MULHOLLAND DRIVE XO' ANKE QST FILM E' 1 CAPOLAVORO COME DALTRONDE TT I FILM DI LYNCH.....AZZECCATISSIME LE COLONNE SONORE E LA COMPARSA DEL GRANDE MARILYN MANSON INSIEME AL MITIKO TWIGGY RAMIREZ (STORIKO EX COMPONENTE DEI M.M.).....KE ALTRO C'E' DA DIRE...IL FILM è DAVVERO FATTO BENISSIMO TANTO KE ALCUNE SCENE E ALCUNI XSONAGGI FANNO VENIRE I BRIVIDI.....1 VERO E PRORIO DELIRIO PSICHICO

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Ultima risposta 03/01/2007 21.12.20
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tatum  @  13/03/2006 14:56:36
   9 / 10
Potremmo interpretare il film come un lungo sogno, come il vaneggiamento
di un folle, come una malattia della mente umana. Come al solito una spiegazione non c'è, inutile cercarla, lo stesso regista dice che non c'è. E probabilmente il significato ultimo del film ,come in Mulholland drive o Ereserhead è che non è solo la storia a fare un film, ma dietro la difficoltà di trovare una spiegazione, l'unica spiegazione è quella dell'opera d' arte fine a se stessa, puro senso estetico da genio, nascosto dietro una storia intricata ma che in realtà non c'è se non come pretesto per creare arte. Geniale.

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Ultima risposta 11/04/2006 16.29.39
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Invia una mail all'autore del commento Rica  @  12/03/2006 08:37:48
   10 / 10
Un rompicapo teso e particolare. Consigliatissimo

ModelloUnico  @  04/01/2006 15:08:22
   10 / 10
Che sia il genere di Mulholland Drive non ci sono dubbi... che sia non-sense mi pare non condivisibile. Lynch utilizza spesso le confusioni cronologiche... ma il film ha un senso ben preciso. Certo il mix perfetto di incubo e realtà può risultare ostico da digerire... ma non certo senza senso. Il senso c'è eccome. Le scene di sesso sono molto spinte nella seconda parte, perchè significano qualcosa... il regista vuole sottolineare con forza la passione tra i due (e questa è anche una delle chiavi del film). Cmq capolavoro e Lynch un genio.

baudolino  @  31/12/2005 16:40:41
   10 / 10
Premetto che Lynch è il mio regista preferito.

Strade Perdute ti fa stare attaccato alla poltrona per tutti i 140 minuti di durata del film. Detto questo, mi rendo conto che non è un film per tutti, data la sua particolarità.

A mio avviso è il secondo miglior Lynch, subito dopo Mulholland Drive, e poco prima di Velluto Blu, Elephant Man ed Eraserhead.

desi  @  25/12/2005 20:58:01
   6 / 10
Un altro appuntamento con il "rompicapo lynchiano".
Questa volta il regista abbandona gli incubi inquietanti e tetri stile Eraserhead per affidarsi al più convenzionale genere thriller.
Molto simile nella sceneggiatura a "Mulholland dr." anche se molto meno persuasivo in alcune scene (troppe le scene di sesso, tra l'altro mai sopra le righe). Insomma, rimane il dubbio che "Mulholland dr." data la somiglianza del genere, sia di gran lunga superiore.
Rimane pur sempre una pellicola del maestro del non senso...
Passionale

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Ultima risposta 04/05/2006 16.40.33
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Feedback  @  13/12/2005 16:13:19
   6 / 10
Va visto quando si vuole far lavorare il cervello a una sorta di "rebus" o di puzzle stile Settimana Enigmistica.
Non mi sento di giudicarlo male, ma neppure di dargli un voto altissimo solo perché è "complicatissimo" "enigmatico" "allucinato" o simili.
Ho trovato migliore nel suo genere Mulholland Drive (il sogno della chiave blu mi era piaciuto in particolare) e mi sembra che in questo film il regista abbia voluto fare il passo più lungo della gamba, creando un film un po' pesante, ok particolarissimo, ben girato, psicanalitico, ma anche un po' mattone.
Do invece un giudizio pessimo su Velluto Blu e aspetto di vedere con ansia Eraserhead, che, in quanto ad allucinazione, non dovrebbe star dietro a nessun altro film....

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  12/12/2005 12:38:55
   8½ / 10
Film allucinato e allucinante eppure lucido ed schietto nel raccontare una fuga, la fuga dalla propria vita della quale si è perso il controllo.
E’ come un nastro di Moebius che si riavvolge su se stesso, come un nastro impazzito che ossessivamente si rigira.
Durante il film non si deve cercare di carpirne il senso, ma ci si deve lasciare trasportare dall’inquieta bellezza delle immagini e farsi travolgere dalla narrazione surreale. E’ nell’inconscio che il film va interiorizzato e vissuto.
Il film “allucinato” più bello di Lynch.

Ch.Chaplin  @  09/12/2005 19:52:55
   8½ / 10
assolutamente agghiacciante..è stato (ed è tuttora) l'unico film ke io abbia mai visto d lynch ma veramente c sn rimasto malissimo in alcune scene..l'atmosfera è profondamente cupa e misteriosa..sembra ke tto sia avvolto da una cappa d mistero e sogno..poi c'è l'omino pallidissimo ke è veramente angosciante...

Invia una mail all'autore del commento cinefilo malato  @  08/12/2005 21:50:33
   8 / 10
Bellissimo, ma ho preferito di gran lunga Mulholland drive!
stupenda la scena dello "strip" di Alica sulle musiche di Marylyn Manson: la miglior scena mai girata da Lynch!!!

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Ultima risposta 04/04/2006 16.05.05
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Sampey  @  13/11/2005 13:50:24
   9 / 10
Ancora piu' complicato di Mulholland Drive.
Intricatissimo, questa volta il sogno e la realta' non sono scissi perfettamente anzi, si accavallano uno sull'altro.

Inoltre sono utilizzate tecniche registiche particolari nel montaggio, in particolare la scena del citofono (Dick Laurent E' Morto).

Sicuramente il film piu' complesso di Lynch, un'accoppiata perfetta con Mulholland Drive, che reputo superiore ma giusto di un punto.

Rusty il Selvag  @  03/11/2005 17:56:31
   10 / 10
sogno e realta'

perdita di coscienza e ricerca di una strada

persa nel buio della memoria.

Indefinibile...

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  29/09/2005 23:07:21
   8 / 10
Davvero assurdo ma altamente affascinante. La scena di sesso nel deserto è unica.Forse è meglio Mulholland Drive.

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Ultima risposta 26/11/2005 19.53.31
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Viaggiatore  @  20/09/2005 11:06:12
   7 / 10
Strade perdute è un psico-noir di alto livello.
Linch ci regala un film di difficile comprensione, che può lasciare perplessi, confusi e anche un pò arrabbiati alla fine, ma che in un secondo momento, dopo aver metabolizzato la storia e rimesso a posto determinati tasselli, ha una sua logica e spiegazione (opinabile dopo due minuti visto che è Linch...).

Di questo film si apprezzano gli ambienti claustrofobici, come il corridoio della casa, le curatissime scenografie e le riprese sempre particolari.
La colonna sonora è bellissima e alcune scene ti mettono i brividi da quanto sono perfette.
Risulta un pò lento in alcuni tratti e allora ci si può concentrare sulle ambientazioni e la cura dei particolari.

I protagonisti sono perfetti, l'Arquette dark-lady è decisamente intrigante, Bill Pulmann, anche se sparisce per metà film, quando è presente rimpie la scena. Tutti gli altri ruotano ottimamente nel meccanismo.

Il difetto di Linch, se difetto può essere, è che non ci si può distrarre un attimo, ogni secondo è un input, un indizio che non si può trascurare.
E come Moullholand Drive anche questa pellicola può lasciare aperte diverse interpretazioni, anche se, rispetto al citato film, l'ho trovato meno accattivante.

Sicuramente da vedere, magari non a ora tarda..... (voto 7.5)

Invia una mail all'autore del commento bobo94  @  01/09/2005 00:26:12
   5 / 10
Premesso che a me i film un po' strani sono sempre piaciuti, ma questo l'ho trovato fin irritante dal tanto strano che è.
Ancora oggi non sono riuscito a trovare un filo logico, un nesso, una sequenza corretta degli eventi.
Insomma, va bene l'eccentricità, ma questo è + caotico e onirico di qualsiasi strano sogno abbiate fatto.
Al confronto David Linch è un professore universitario di Logica razionale.
Scartare scartare.

Guy Picciotto  @  25/08/2005 11:51:08
   10 / 10
Tra i 20 film più grandi di tutti i tempi, la trama è piuttosto lineare e per nulla complicata: il film va assolutramente visto in chiave psicoanalitica freudiana, prima si studia e poi si potrà capire un film così, fred il sassofonista sogna di essere pete, pete è solo la proiezione dei suoi sogni sotto sedativi ( quelli donati a lui dal dottore del carcere) , la prima parte è il reale, la seconda col personaggio di pete è un sogno di fred che è stato condannato alla sedia elettrica per l'uxoricidio ed evade subconsciamente: se notate alla fine del film, il fred che scappa in macchina ha delle scosse : quello è il momento che viene giustiziato con la scarica di volt.
Un film sulle lacune della nostra percezione del mondo e della verità, sulle lost highways della nostra mente e del nostro rapportarci al reale. L'odio verso la rappresentazione oggettiva della telecamera, in cui non ci riconosciamo, l'incapacità di assumere una visione asettica del nostro io e della nostra storia personale. Il nano malefico è il cinema, o meglio la cinepresa, che ci giudica e ci illustra la verità fattuale, sta sempre lì a tirare i fili del nostro esserci, e noi non lo accettiamo, lo troviamo ambiguo e cattivo, con lo stesso senso di repulsione che possiamo provare quando vediamo per la prima volta una nostra foto, mentre l'immagine dello specchio (che pur sappiamo invertita), ci dà consolazione e identificazione. E insieme un'esperienza visiva, coi visi che sbucano dalle zone d'ombra a cercare la luce, e insieme lo spettatore che percorre le lost highways del (doppio) protagonista, con la sua paura di essere ripreso dalla telecamera (e la conseguente fuga nelle lost highways dello spazio, del tempo, della soggettività), il suo sesso masochistico, i suoi ricordi senza tempo e logicità (ma cosa è logico?), forse le sue riflessioni nel momento di essere ucciso da una scarica elettrica.

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Ultima risposta 02/04/2009 12.40.01
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641660  @  18/08/2005 20:00:11
   8 / 10
Il migliore dei film di Lynch, anche perchè non l'ho trovato troppo difficile da interpretare...(o forse sono io che al suo quarto film inizio ad entrare nella sua ottica?!?)
...E' un peccato però vedere un regista così bravo investire il proprio talento in un genere tanto criptico...

Il genio, per essere arte deve essere per tutti, altrimenti è solo pazzia.

PS: Solo la scena della bionda costretta con una pistola puntata alla testa a spogliarsi con sottofondo "I put a spell on you" è da morire...

Gruppo COLLABORATORI paul  @  31/07/2005 00:28:51
   9 / 10
Si dice che questo sia il classico film che può piacere solo a chi ama Lynch. Niente di più sbagliato: si tratta di qualcosa che scava nel profondo e nell'inconscio, e come ha scritto Mizar più sotto, nemmeno alla quarta visione lo si potrà interpretare appieno. Personalmente amo più il Lynch di elephant man, ma non si può non rimanere disorientati, esterefatti, colpiti da questa sua ennesima opera di infinito spessore.

M|zaR  @  19/07/2005 01:16:46
   10 / 10
Un giorno dissi: "In questo sito, il mio unico 10 sarà per C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA". Oggi farò una piccola eccezione. La bellezza, la magnificenza di STRADE PERDUTE è indescrivibile. La genialità visionaria di Lynch è poetica e sublime. Applicare Freud e il concetto del nastro di Moebius (confermato dallo stesso regista) al film è stato qualcosa di straordinario. Difficile interpretarlo a prima vista. Difficile interpretarlo alla seconda, alla terza e anche alla quarta. I particolari, però, sono la chiave vincente. Il cinema di Lynch è fatto di immagini e di dettagli particolari. Solo facendo una minuziosa attenzione a queste due componenti e possibile risalire gradualmente all'intera interpretazione di ogni sua opera. Insomma, il nodo della questione era quello di intendere che tutte le vicende del giovane Pete, altro non sono che le fantasie di un Fred Madison seduto su di una sedia elettrica e percorse da scariche elettriche (NOTARE I CONTINUI LAMPI SENZA PIOGGIA CHE CONTORNANO GRAN PARTE DELLE SCENE DOVE è PROTAGONISTA IL GIOVANE PETE, E IL SANGUE CHE SGORGA DAL NASO DEL RAGAZZO). Le fantasie di Fred sono l'ultimo suo disperato tentativo di fuggire da una morte che incombe; il desiderio di controllare tutto ciò che nella realtà è stato incapace di controllare. Immedisimandosi in Pete ci riesce, ma a poco a poco i sensi di colpa della realtà cominciano ad inquinare e ad invadere la sua fantasia e tutto gli sfugge di mano nuovamente. Oltre tutto questo sbalzi spazio-temporali, e la condanna ad un infinito di morte da cui è impossibile sfuggire. Grande Lynch. Questo è vero e puro cinema.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento goat  @  15/06/2005 18:39:14
   9 / 10
a mio parere un gradino sotto a mulholland drive ma di gran lunga piu' cupo e inquietante..se ripenso ad alcune scene mi vengono i brividi ancora adesso..

benzo24  @  23/05/2005 19:29:01
   10 / 10
L'incubo di Lynch, tra le strade perdute di Hank Williams, i fantasmi di Barry Gifford e la grande illusione del cinema.

vale46  @  15/04/2005 01:35:44
   10 / 10
massacrante e sconvolgente. il genio di lynch non ha limite. assieme a mullholland drive creano un genere a se, che non è cinema, ma qualcosa di molto molto più alto. superbo.

Invia una mail all'autore del commento angel__  @  10/04/2005 01:07:18
   9 / 10
appena un pò sotto a mulholland drive. lynch riprende le atmosfere noir e dark di twin peaks,creando un altro grande film di valore. mentre per mulholland drive si può analizzare perfettamente il significato degli eventi che si susseguono e spiegare cronologicamente la storia nel suo evolversi,in strade perdute è molto difficile afferrare il senso di quello che accade,probabilmente è giusto così..in questo caso.

phemt  @  08/04/2005 08:41:34
   10 / 10
Stupendo noir di Lynch diretto in maniera superba e con una sceneggiatura complessa ma estremamente intrigante... La prima volta non avevo capito nulla ma ero rimasto incredibilmente affascinato e l'ho rivisto più volte fino a svelare i misteri di questo splendido film (anche grazie alla interpetrazione presente qui sotto che mi ha tolto qualche dubbio)... Un film indubbiamente difficile per un pubblico esigente...

Mpo1  @  03/04/2005 23:21:37
   8 / 10
I misteri, una volta spiegati, perdono gran parte del loro fascino. Quando invece non vengono spiegati, creano insoddisfazione. Certo un film come questo può suscitare le più diverse reazioni. C'è chi lo prende come un nonsense assoluto e chi cerca invece di trovare un significato, ma in realtà un senso logico e coerente è impossibile trovarlo. Semplicemente questo è il cinema di Lynch e va preso così com'è. L'unica cosa interessante sarebbe sapere cosa passava per la testa di Lynch quando ha ideato questo film, ma ovviamente non lo sappiamo...
Il personaggio dell'uomo misterioso è sicuramente il più interessante del film. Rappresenta forse il lato oscuro del protagonista, il suo inconscio? O invece si identifica con la figura femminile del film (lei non è mai in scena quando c'è lui, lei entra nella casa vuota e ne esce lui...)? O forse rappresenta il Male, o la Morte (certo è lontano parente della Morte de 'Il Settimo sigillo'...)? O forse rappresenta il regista, quello che filma gli avvenimenti e tiene in mano il destino dei suoi personaggi? Può essere tutte queste cose o nessuna. Il fascino del personaggio, come di tutto il film, è questo: se venisse spiegato, perderebbe parte della sua forza.
Quando uscì, questo film fu stroncato dalla maggior parte della critica e non ebbe molto successo. Alcuni anni dopo 'Mulholland Drive', molto simile a 'Strade perdute', è stato invece acclamato da critica e pubblico. Strano.
Infine un cenno alla bella colonna sonora, in particolare il brano di David Bowie che apre e chiude il film.


Krypto_06  @  06/02/2005 04:05:24
   9 / 10
leggete requiem di sotto per la spiegazione più in basso.................questo film è paragonabile a un quadro di dahlì...........ola

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  09/01/2005 12:06:53
   9 / 10
Grande David Lynch, molto affascinante e pieno di mistero.
"Lost Highway" è frutto di una sceneggiatura del regista con barry Gilford, che insieme studiano una storia per la quale è impossibile dare qualsiasi spiegazione razionale.
La trama , circolare, può essere soggetta a tantissime interpretazioni, ma nessuna convincente per via di infiniti paradossi temporali e spaziali.

Cinematograficamente, Lynch con "Lost Highway" fa un Noir portato alle estreme conseguenze. Gli ingredienti del noir americano ci sono tutti, ovvero la dark lady, l'atmosfera torbida, l'erotismo, il sogno.

Lynch in realtà sembra fare un condensato di tutti gli ingredienti tipici dei noir estremezziandoli e trasformando il semplice sogno, e l'atmosfera onirica in un vero e proprio incubo, dal quale il protagonista, incapace di controllare la sua vita, non riesce a uscire.
L'influenza del Noir mi pare evidentissima, per le storie che vengono raccontate , ad esempio , tradimenti , inganni, la dark lady che utilizza il suo fascino per sedurre un giovanotto ingenuo per farsi aiutare a uccidere il marito, trama classica del nero americano, se pensiamo ad esempio a "la fiamma del peccato", "Il postino suona sempre due volte", e molti altri.
Ci sono tra l'altro un sacco di rimandi evidenti, come ad esempio l'incipit, con con l'immagine in movimento sulla strada con la bella canzone di david Bowie, che è un chiaro riferimento ad un film che Lynch ama molto cioè "Detour - autostrada per l'inferno" di Edgar G.Ulmer, al quale molto deve Lynch, specialmente in questa pellicola.

Con un'Ottima fotografia e una bellissima colonna sonora di Angelo Badalamenti "strade perdute" è un vero e proprio incubo, torbido, non razionale, e assolutamente affascinante. Devo dire però, molto meno elegante del successivo "Mulholland drive", vero capolavoro del regista americano.

GoodDebate  @  13/12/2004 01:45:06
   10 / 10
Un film davvero sconvolgente. Uno dei più belli che abbia mai visto.

Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  25/10/2004 10:50:55
   9 / 10
Ad una prima visione, e a chi non conosce la psiche sicuramente turbata di David Lynch, si potrebbe avere l'impressione di vedere due minifilm di un'oretta con qualche estemporaneo riferimento incrociato.
Il genio di quest'uomo invece sta nel confondere il sogno con il reale fino a crearne un unico stato della mente che si pone ad un livello intermedio; la vita reale del protagonista è nella prima parte ma tutto quello che avrebbe voluto essere è nella seconda. Questa distonia non può che portare alla psicosi e ad un finale tragico, che ci viene però mostrato in itinere e quindi ci confonde.
Film di grande intensità e magistralmente interpretato dai due protagonisti; secondo me è un gradino sotto mulholland drive che ripropone temi simili ma con una eleganza decisamente unica.

alphaduran  @  14/07/2004 22:16:06
   10 / 10
STRADE PERDUTE
Il 1895 è l'anno che vide nascere contemporaneamente il cinema (il 28 dicembre di quell'anno, per la prima volta, il "Cinematographe" fu oggetto di spettacolo per un pubblico pagante) e la psicoanalisi (Breuer e Freud pubblicano gli Studi sull'isteria). Ma non è la semplice coincidenza anagrafica a legare due tra le più grandi "invenzioni" a cavallo del XIX e del XX secolo: se Freud stesso, nell'Interpretazione dei sogni sottolineava che "Il sogno pensa innanzitutto per immagini prevalentemente, ma non esclusivamente, per immagini visive", moltissimi sono gli studi, fin dai primi decenni del secolo scorso, che avvicinano il funzionamento del linguaggio cinematografico a quello dei sogni. È facile accorgersi che, così come nella produzione onirica, anche nel film le immagini non sono unite né da legami temporali né da legami spaziali univoci e che, anche dal punto di vista della causalità, lo spettatore procede più immaginando e completando ciò che ha visto con una serie di supposizioni, piuttosto che in base a delle certezze o a delle relazioni logiche, ripetendo, certo in piccolo, il lavoro di interpretazione che è alla base della psicoanalisi. Che poi il cinema nel suo complesso, ovvero come dispositivo che utilizza un proiettore, uno schermo ed una sala (per di più buia), abbia alla base del suo funzionamento una serie di meccanismi molto simili a quelli propri della mente umana individuati dalla psicoanalisi, è stato evidenziato soprattutto durante gli anni Settanta da studiosi come Christian Metz e Thierry Kuntzel. Processi mentali inconsci come lo spostamento, la condensazione, la censura, sono dunque alla base della comprensione non tanto dei significati latenti, quanto della "significanza" (da intendersi come modello di organizzazione generale delle strutture narrative e dei temi trattati) tanto del sogno, della fantasticheria, dell'immaginazione, quanto del film. Di qui, un filone di analisi connotato proprio dall'uso di uno sguardo psicanalitico che ha privilegiato i film di quegli autori che, con maggior coerenza di altri, hanno tracciato percorsi e sistemi narrativi che più e meglio si avvicinano a quelle che sono le strutture originarie del linguaggio inconscio.
Un autore contemporaneo i cui film si prestano molto bene ad un'analisi in chiave psicanalitica è di sicuro David Lynch. Da Eraserhead - La mente che cancella (Eraserhead, 1974) al celebre serial TV Twin Peaks passando per Velluto Blu (Blue Velvet, 1986), le sue opere sono state oggetto di disamine incentrate prevalentemente sulla scopofilia - dello spettatore, dei personaggi, di entrambi - più o meno dichiarata dalla storia (pensiamo alla mostruosità, di volta in volta nascosta ed ostentata, in Elephant Man) o dall'articolazione del discorso costruito da Lynch (in Velluto blu, il complesso incrocio di sguardi e desideri che s'instaura all'interno dell'appartamento di Dorothy).
Ma, fra tutti i film del regista statunitense, Strade perdute (Lost Highway, 1996), forse meglio di qualunque altro, si presta (anzi, sembra quasi accoglierla e suggerirla) ad un'analisi fondata non tanto sul confronto con una singola tendenza o nevrosi - feticismo, voyeurismo, identificazione speculare - quanto invece sulla più classica delle teorie psicanalitiche: dalla storia narrata alla struttura del racconto, dai personaggi agli scenari nei quali questi si muovono, dalle forme della rappresentazione a quelle della comunicazione, tutto in questo film pare guidare chi lo osservi verso un'analisi condotta secondo i parametri di quella prima topica freudiana (elaborata prima del 1920) che divideva l'apparato psichico in conscio, preconscio, inconscio e della seconda topica (posteriore a quella data) che individuava nell'Io, nell'Es e nel Super-Io le istanze psichiche corrispondenti ai poli razionale, pulsionale e censorio della mente umana.
Già l'impianto generale della storia, che finisce lì dove era incominciata, che vede l'affastellarsi di diversi livelli di realtà paralleli, in certi casi tangenti e tali da favorire la possibilità di introdurre nella narrazione ricordi, sogni, ma anche testimonianze tangibili (le videocassette anonime recapitate a casa di Fred, il protagonista) provenienti da altre dimensioni spazio-temporali, ci ricorda quella "coazione a ripetere" individuata da Freud in Al di là del principio di piacere (1920), grazie alla quale il fondatore della psicanalisi scopriva una concezione del tempo completamente diversa da quella lineare, progressiva, tipica del pensiero occidentale, basata essenzialmente sullo studio esclusivo del meccanismo percettivo-cosciente. Già nel saggio Il perturbante (1919), Freud parlava di un "tempo-ripetizione" all'interno del quale ciò che ci è noto da lungo tempo, addirittura familiare, dopo esserci diventato estraneo per mezzo della rimozione ritorna come a far valere le proprie ragioni, a reclamare un'urgenza rimasta sopita. La prima sequenza di Strade perdute ci proietta in una dimensione molto simile a questa. Fred Madison, il protagonista della vicenda, viene svegliato una mattina dallo squillo del citofono di casa; all'altro capo dell'apparecchio, una voce misteriosa pronuncia una frase sibillina ed enigmatica: "Dick Laurent è morto" e dalla strade sentiamo in lontananza i suoni di una sirena della polizia e di una macchina in corsa. Fred, che non conosce Dick Laurent (o che, almeno, così pensa), più che perplesso e stupito dall'annuncio ne è turbato, senza tuttavia riuscirsene a spiegare il motivo. Invece di chiedere direttamente dall'apparecchio chi stia parlando, si affretta a spiare dalle finestre, quasi consapevole di un pericolo incombente, il volto contratto in un'espressione angosciata, proprio quella di chi teme senza conoscere l'origine del suo stesso timore. Successivamente, alla festa di Andy (amico di Reneé), quando durante un dialogo riemerge il nome di Dick Laurent, Fred dice di aver saputo che quest'ultimo è morto, suscitando tra l'altro l'apprensione sul momento inspiegabile di Reneé. Subito contraddetto da Andy, sarà costretto ad ammettere di non conoscere affatto Dick Laurent e, tuttavia, sempre più preoccupato, abbandonerà la festa per rincasare precipitosamente.
Il film, del resto, non manca di altri momenti di riemersione del rimosso sotto varie forme, tutte appartenenti ad una sorta di catalogo freudiano. Fred incomincia a sospettare che sua moglie Renée lo tradisce quando una sera, al termine di un'esibizione nel club dove abitualmente suona il sax, le telefona sicuro di trovarla in casa, dato che, poco prima, lei gli aveva detto di non voler uscire preferendo rimanere a leggere. Da questo banalissimo evento, l'equilibrio già precario della coppia (sottolineato dal décor spoglio ed essenziale della loro casa che fa da ambientazione perfetta ad una serie di situazioni nelle quali contano più i lunghi silenzi, le frasi ambigue, il non detto, che la calma apparente, costellata da pochi, banali dialoghi) si incrina. Il giorno seguente, nella mente di Fred si affaccia un ricordo in cui Renée è al club insieme a un uomo che la accompagna verso l'uscita. Il ricordo di Fred possiede tutte le caratteristiche del ritorno del rimosso, è quasi un'immagine subliminale che, fissatasi per un attimo sulla sua retina, è stata archiviata nella parte più remota del cervello e ripescata quasi per caso sotto lo stimolo del sospetto, tanto da far credere allo stesso protagonista (come s'intuisce da un'espressione quasi impercettibile ma significativa del suo volto) che possa essere frutto della sua immaginazione.
Il ricordo di Fred si materializza, significativamente, proprio nel momento in cui si prepara per andare a letto: alla vista della moglie completamente nuda che si appresta a raggiungerlo, il protagonista pare quasi interpretare quella nudità come innocenza e ricacciare il brutto ricordo al fondo del suo subconscio, per archiviarlo come il frutto di un'immotivata gelosia. Il rapporto sessuale cui i due, subito dopo, sembrano piegarsi più per dovere coniugale che per reale trasporto, consumato in un'atmosfera gelida, in silenzio, è evidentemente gravato dal ricordo affiorato alla mente di Fred poco prima. Costretto poco dopo ad ammettere una defaillance ed a ritirarsi nell'angoscia cui s'era illuso di poter sfuggire grazie al contatto fisico con la moglie, confortato soltanto da una frase di circostanza e da una consolante ma poco lusinghiera pacca sulla spalla da parte di quest'ultima, ferito nel suo amor proprio, Fred rievoca, a questo punto, un sogno fatto la notte precedente: è con Renée, in casa, ma, nonostante si cerchino (Renée lo chiama: "Fred. Fred, dove sei?") non riescono a trovarsi e quando infine lui riesce a trovarla, non la riconosce: "Ad un certo punto eri sdraiata sul letto. Non eri tu. Sembravi tu, ma non eri tu." Terminato il suo breve racconto, Fred si volge verso Renée ma, al posto della donna, gli appare il volto inquietante di un uomo misterioso: terrorizzato accende la luce, ma si accorge che si è trattato solo di un'allucinazione. La sera seguente, ad una festa, Fred ha la possibilità di incontrare proprio l'uomo misterioso che credeva frutto della sua suggestione: costui, cellulare alla mano, prova a Fred che in quello stesso istante si trova a casa sua e, alla domanda su come sia riuscito ad entrare, risponde tranquillamente: "Mi hai invitato tu. Non è mia abitudine andare dove non sono stato invitato."
Cerchiamo di interpretare questa sequenza di avvenimenti: Fred sospetta che Renée gli sia infedele; un ricordo - contenuto psichico del preconscio, assente quindi dall'area della coscienza ma riattivabile - gli si riaffaccia alla memoria sotto lo stimolo della gelosia; respinge il ricordo come fallace per mezzo di una censura attuata dal suo Io che cerca di difendersi dall'incertezza provocata da questa situazione; cerca una conferma alla fedeltà di sua moglie attraverso un rapporto sessuale (tenta di possederla o, per lo meno, di riappropriarsene dato che sente che qualcun altro gliela sta sottraendo) ma fallisce; a questo punto rievoca un sogno (espressione diretta delle sue pulsioni inconsce) nel quale sono presenti, evidentemente, la distanza creatasi tra sé e la moglie - i due sono nella stessa casa ma non riescono a trovarsi -, la negazione dell'identità del partner - "Sembravi tu, ma non eri tu" -, il desiderio di eliminarlo; è vittima di un'allucinazione (sintomo di un'incipiente stato psicotico); assiste alla materializzazione della sua allucinazione che, oltretutto, gli conferma - se mai ce ne fosse il bisogno - la sua provenienza endogena: "Mi hai invitato tu". La catena sospetto/ricordo/sogno/allucinazione, indica inequivocabilmente una manifestazione sempre più insistente delle pulsioni inconsce del protagonista, che arriva fino ad un vero e proprio dialogo con un personaggio che è la personificazione delle pulsioni stesse all'interno di quello che è possibile definire come un vero e proprio delirio psicotico. L'origine di una psicosi veniva individuata da Freud nella rottura dei rapporti tra l'Io e la realtà esterna in seguito alle pressanti richieste pulsionali da parte dell'Es, fino ad una completa sottomissione alle costruzioni deliranti corrispondenti a desideri fino a poco prima tenuti repressi dalla censura del Super-Io: questo è proprio quanto sembra accadere a Fred quando, successivamente, scopriamo che ha ucciso sua moglie, nonostante tenti di mascherare un evidente meccanismo di rimozione con un'amnesia. Ciò che va notato, infine, prima di passare ad altro, è come le varie tipologie di affioramento delle pulsioni inconsce di Fred rispettino, in fondo, una sorta di gerarchia: il sogno - che esprime le istanze inconsce più represse - corrisponde perfettamente alla realtà dei fatti quale in seguito si verificherà, acquistando, così, un valore maggiore del ricordo, del quale, in effetti, nel film non è data la possibilità di sapere con certezza se corrisponda alla realtà o se sia soltanto il frutto dell'immaginazione o della suggestione del protagonista. Per molti versi ciò corrisponde a quella che Freud definiva la "via regia verso la scoperta dell'inconscio" che, a paragone con il ricordo - sottoposto continuamente al vaglio della memoria che filtra il materiale fornito dalla percezione attraverso una censura forse più severa di quella attuata dall'inconscio sui dati della vita cosciente - riesce a rivelare molto meglio i segreti di un mondo che, nel nostro caso, è subordinato più alle leggi dell'apparato psichico che non a quelle - presunte - razionali della realtà. Il "perturbante" freudiano (inteso come di qualcosa di banale, quotidiano, familiare, che all’improvviso suscita inquietudine e non appare più familiare perché tornato a farsi sentire dopo un processo di rimozione) costella tutto il film (e viene amplificato dalla mente angosciosamente sospettosa di Fred) nella forma di piccoli particolari misteriosi, quali l’abbaiare del cane che sveglia Reneé poco prima di trovare la prima videocassetta e che lascia sul momento Fred stupito ("Di chi diavolo è quel cane?") o l’allarme disinstallato perché "scatta da solo. Non so il perché... forse è un contatto". Banalità che contribuiscono però a dare l’impressione che "qualcosa sta per accadere".
Questo "quadro clinico", malgrado il crescendo pulsionale fin qui evidenziato, non costituirebbe, tuttavia, un banco di prova sufficiente per poter affermare come necessaria, ai fini di una comprensione più completa della storia narrata, un'analisi strutturata sui fondamenti della psicanalisi. In fondo, Fred Madison è semplicemente un uomo che in un raptus di follia ha ucciso sua moglie e, gli unici eventi finora inspiegabili nei quali è stato coinvolto sono l'incontro con l'uomo misterioso e le altrettanto misteriose videocassette recapitategli anonime, l'ultima delle quali contenente una ripresa che lo mostra coperto di sangue accanto al corpo orribilmente mutilato di Renée (avremo modo di vedere, tra poco, quale valore profondo abbiano questi avvenimenti nell'economia dell'analisi). Ciò che letteralmente spinge l'analisi verso una direzione psicanalitica è la distribuzione degli spazi all'interno della casa di Fred - scenario principale di questa prima parte del film - secondo una struttura che aderisce perfettamente proprio a quella prima topica freudiana che divideva l'apparato psichico in tre polarità distinte: conscio, preconscio, inconscio. L'arredamento spoglio ed essenziale dei pochi ambienti ci aiuta a focalizzare ulteriormente l'attenzione sugli elementi che lo compongono, invitandoci ad assegnare a ciascuno di essi un valore simbolico ulteriore. La casa è composta, essenzialmente, da tre zone: un soggiorno, il cui unico elemento d'arredo, oltre al divano, è un televisore; una stanza, nella quale spicca un letto sempre coperto da lenzuola nere; un terzo ambiente utilizzato da Fred come studio che, tuttavia, ci viene mostrato di sfuggita, in un'unica occasione, rimanendo così relegato ai margini della visione. Se il soggiorno è l'ambiente nel quale si svolge la vita diurna e, dunque, cosciente del protagonista, la camera da letto, collegata a questa zona dell'abitazione da un lungo corridoio, è la sede delle attività connesse al sonno (sogni), al rilassamento dell'organismo che precede il sonno (emersione dei ricordi) e di fenomeni di suggestione favoriti dalla penombra e dal dormiveglia (allucinazioni). Si tratta di una zona-filtro tra l'attività cosciente e quella inconscia del soggetto alla quale si accede dopo aver attraversato un corridoio buio, la cui valenza simbolica è rafforzata da una pesante tenda rossa che corre per tutta la sua lunghezza, chiaro elemento di censura (secondo Lynch, che inserisce spesso dei tendaggi simili nei suoi film, le tende rosse indicano che, dove esse si trovino, c’è qualcosa che è stato nascosto ma può essere svelato) che aumenta il fascino misterioso dell'ambiente, ulteriormente accresciuto dal letto nero, vera e propria superficie liquida all'interno della quale i corpi dei due coniugi paiono sprofondare assorbiti da una sorta di palude dell'inconscio nella quale i confini tra realtà e sogno sono sempre più labili.
Non per questo, il soggiorno è un ambiente meno inquietante: sede della vita cosciente di una mente disturbata com'è quella di Fred, questa zona della casa è destinata a fungere anch'essa da luogo di rivelazione dei desideri inconsci, ovvero a rivelare l'invasione progressiva della mente del protagonista da parte di pulsioni di morte. Il televisore qui collocato funziona da vera e propria superficie d'affioramento di una sorta di forza oscura che pare impadronirsi dell'intera casa, proprio come prende possesso della mente di Fred. Le tre misteriose videocassette ritrovate fuori dall'uscio di casa costituiscono una sorta di documentazione di tale processo invasivo e, al tempo stesso, una specie di sintomo, di avvertimento che, fatalmente, resta inascoltato. La prima videocassetta, infatti, ci mostra la facciata dell'abitazione come se vi sia qualcuno che dall'esterno stia sorvegliando o spiando, un luogo nel quale si appresta a far irruzione. Il secondo nastro mostra, minacciosamente, l'attuazione del piano, portando la telecamera direttamente all'interno della casa, percorrendo l'itinerario che va dal soggiorno alla camera da letto, riprendendo la coppia nel sonno, ovvero proprio nel momento in cui è maggiormente indifesa soprattutto dalle pulsioni inconsce più nascoste. Subito dopo, poi, assistiamo al dialogo con i due poliziotti chiamati ad indagare da Fred e Renée su questo inquietante evento. Quando uno dei detective chiede a Fred se, per caso, possieda una videocamera, questi risponde che odia questo genere di apparecchi, preferendo ricordare le cose a modo suo. Di fronte all'insistenza del poliziotto, che gli chiede di spiegarsi meglio, Fred afferma seccato: "Preferisco ricordare le cose come le ricordo io, non necessariamente come sono avvenute". Questa frase apparentemente innocente - pronunciata, però, con evidente senso di fastidio - getta una luce nuova e ambigua sulle riprese anonime, quasi che anche questo materiale rappresenti una specie di beffa ai meccanismi di rimozione normalmente operati dal protagonista. Da notare l’espressione di Fred che guarda dal basso verso l’alto il poliziotto che sta ispezionando il tetto trasparente della sua casa, quasi a presagire la sua condizione di colpevole posto sotto lo sguardo pesantemente inquisitore della corte marziale dopo l’accusa (da lui, ricordiamo, mai accettata) di uxoricidio.
Durante questo stesso dialogo, poi, vi è un accenno alla fantomatica terza stanza: dopo una breve esitazione, di fronte alla domanda se la casa sia composta solo dal soggiorno e dalla camera da letto, Fred ammette che c'è anche un altro ambiente che lui, musicista, utilizza come studio, dato che ha le pareti insonorizzate. Si tratta, dunque, di un ambiente isolato dal resto della casa, nel quale il protagonista elabora la sua musica, studia quelle improvvisazioni di cui abbiamo avuto un breve ma significativo saggio nella primissima parte del film. Dal momento che la musica è una parte fondamentale della sua vita nonché il suo mestiere, alcuni dettagli "acustici" estratti da varie scene-chiave - ad esempio gli stessi titoli di testa percorsi letteralmente dal brano "I’m Deranged" (trad. "Sono disturbato") di David Bowie; il summenzionato non-dialogo iniziale con Reneé che si rifiuta di andare ad assistere alla sua esibizione; l’evidente fastidio provato dal suo alter-ego Pete quando, intento nella riparazione di una macchina, sente un estratto di quella stessa esibizione trasmesso alla radio nell’officina; il poliziotto che, di fronte ad un blando e vano tentativo di Fred di intavolare una discussione sul jazz, risponde subito con un secco "non ho orecchio"; lo stesso Pete che viene definito da Mr. Eddie "l’orecchio più sensibile della città" - sono da considerarsi accenni alla progressiva scissione della sua identità col mondo esterno, che sembra rifiutarlo nella sua intima essenza, quasi che egli soffra perfino di complessi di persecuzione. Proprio la sequenza in cui Fred suona il sax al club ha tutta l'aria di essere una specie di sublimazione delle sue pulsioni più profonde e represse che trovano, all'interno dell'ambiente domestico, il loro alveo naturale proprio nello studio e non nella camera da letto, attraverso un normale rapporto sessuale con sua moglie. La valenza di questo ambiente come luogo isolato nel quale fermenta qualcosa di inconfessabile e, forse, anche di sconosciuto allo stesso protagonista, impenetrabile ad una percezione normale, è confermato da uno degli episodi chiave del film. Quando Fred torna precipitosamente a casa dopo il dialogo con l'uomo misterioso alla festa (ammettendo poco dopo di non avervi trovato nessuno, nonostante prima che lui entrasse siano apparse due ombre dalla finestra), omette di ispezionare proprio quella stanza della casa che lui usa come studio: è evidente che proprio in questo ambiente si cela qualcosa o qualcuno con cui il protagonista vuole evitare il contatto. Da notare che all’improvviso il telefono squilla due volte...esattamente quanto aveva squillato il cellulare prima che l'Uomo Misterioso rispondesse alla telefonata fatta da Fred durante il party! Tale confronto, tuttavia, sarà soltanto rimandato di pochi minuti. Difatti, di lì a poco, assistiamo alla sequenza di avvenimenti rievocati da Fred durante la narrazione del suo sogno, con un ritorno, identico a se stesso, di ciò che è stato già identificato come il desiderio del protagonista di eliminare la moglie. A soddisfarlo - o a favorirne il dispiegarsi in tutta la sua violenza - sarà proprio la forza misteriosa che si nasconde nello studio e che, ad un tratto, si materializza sotto forma di un denso fumo grigio che si spande per la casa - manifestazione della presenza demoniaca dell'uomo misterioso - prendendone definitivamente possesso.
Un altro aspetto del film che conduce decisamente l'analisi in direzione di quella suddivisione dell'apparato psichico oggetto della seconda parte degli studi freudiani - quella seconda topica che non individuava più delle vere e proprie zone, dei luoghi di formazione delle istanze psichiche, ma delle funzioni che interagiscono e si vincolano a vicenda - è il complesso dei rapporti tra i personaggi. Anche in questo caso, tutto porta ad intravedere un insieme di relazioni tra le figure del racconto che travalicano la pura e semplice funzionalità drammatica e che consentono di scoprire una serie di significati più profondi che, a loro volta, possono portare ad una miglior comprensione di una trama intricata e misteriosa come poche altre.
È interessante notare, anzitutto, come tutti i personaggi si sdoppino, nella seconda parte del racconto, in una serie di figure speculari ed opposte per valenza drammatica. Fred, del quale, nella prima parte del film, abbiamo constatato l'impossibilità di agire autonomamente, si sdoppia - ma, sarebbe più esatto dire che si trasforma - in Pete Dayton, il giovane meccanico che, inspiegabilmente ne prende il posto nella cella del carcere dove il musicista era stato rinchiuso con l'accusa di uxoricidio. Pete rappresenta, in relazione a Fred - almeno fino ad un certo punto della vicenda - una sorta di doppio che agisce più liberamente, realizzando una serie di desideri e di pulsioni che il protagonista non era in grado di soddisfare. Anzitutto, Pete è notevolmente più giovane, dunque meno legato da una serie di vincoli - sociali, matrimoniali - che impacciano Fred. Più volte nel corso della storia narrata, riesce a possedere sessualmente Alice - doppio di Renée, anzi sua sosia, dal momento che entrambi i ruoli sono interpretati dalla stessa attrice, Patricia Arquette - mentre invece Fred non riusciva a fare altrettanto con sua moglie, roso dal sospetto ma, forse, anche stanco di un rapporto coniugale ormai logoro. Può intrattenere rapporti con più donne e quando Alice, una sera, è costretta a disdire un appuntamento con lui, lo vediamo sfogare la sua frustrazione attraverso un violento rapporto sessuale con la sua fidanzata Sheila. Pete, anzi, riesce a sottrarre Alice al potente boss Mr. Eddie, laddove Fred, invece - come vedremo meglio tra poco - si vedeva sottratta la moglie da Dick Laurent (che, altri non è se non Mr. Eddie). Pete è talmente sveglio che Mr. Eddie, dopo averlo visto all'opera nel riparare la sua automobile - un simbolo di potenza sessuale al pari della bionda Alice - sembra tentato inconsciamente di prevenirlo, proponendogli un surrogato della stessa Alice sotto forma di un film pornografico. A conferma del fatto che Pete sia una specie d'emanazione della mente di Fred, nella parte del film agìta dallo stesso Pete, da Alice e da Mr. Eddie, quest' ultimo è una sorta di doppio neutralizzato di quel Dick Laurent che, successivamente, si scoprirà essere l'amante di Renée. Di fatto, Mr. Eddie ha su Alice una specie di possesso soltanto virtuale: nella sequenza che rievoca il racconto fatto da Alice a Pete riguardo al suo primo incontro con Mr. Eddie, ci troviamo di fronte a una scena in cui la donna è al centro degli sguardi di molti uomini, minacciata da una pistola che pare essere il sostituto simbolico del pene del boss che, comodamente seduto in poltrona, si diverte più ad osservarne le reazioni che a possederla materialmente. Insomma, Pete sembra proprio essere una sorta di Es dell'Io-Fred, un doppio che, forse, ha anche una parte nell'omicidio di Renée, dal momento che, al pari di Fred, anche lui soffre di un'amnesia riguardo a una notte misteriosa cui molti fra i personaggi alludono, ma che nessuno vuole rievocare compiutamente. L'unico elemento che ci viene rivelato circa tale evento è il fatto che Pete sia stato visto in compagnia di uno sconosciuto che, a questo punto, possiamo identificare, con certezza pressoché assoluta, con l'uomo misterioso. Cosa può impedirci di supporre che durante la notte misteriosa cui tutti alludono, nello studio di Fred fosse nascosto anche Pete? Dal momento che, infatti, costui, in questo modo, avrebbe potuto anche vendicarsi di Alice - uccidendo il doppio di costei, Renée - che, prima di abbandonarlo per sparire definitivamente, gli dice che non potrà mai essere sua? Questo non razionalizza questo punto della trama, ma, facendo ricorso anche a una frase presente nel copione originale ma tagliata in fase di montaggio del film, in cui l’Uomo Misterioso al telefono con Pete si sbilancia sul mistero di “quella notte” ricordando al meccanico (che ha un’amnesia al riguardo) che loro due (Pete e l’Uomo Misterioso) hanno “ucciso un paio di persone”, possiamo dedurre che potrebbe trattarsi di un tentativo di Fred di discolparsi dell’omicidio di Reneé, a sua volta trasfigurata in Alice.
Riguardo a Mr. Eddie/Dick Laurent, abbiamo visto come questo personaggio venga in qualche modo neutralizzato nella parte della storia che vede protagonista Pete. Il boss è decisamente più vecchio di Fred e, così, anche se quest' ultimo ancora non sa che è l'amante di sua moglie, potrebbe rappresentare una sorta di Super-Io allo stato embrionale che gli contende la figura materna di Renée in una sorta di triangolo edipico. Secondo Freud, infatti, il Super-Io compare nel bambino come istanza differenziata dall'Io in concomitanza con il venir meno del complesso edipico, quando, cioè, il divieto viene interiorizzato a discapito del desiderio incestuoso. Nei confronti di Pete si rafforza la valenza paterna - anzi paternalistica - del personaggio Mr. Eddie/Dick Laurent: come già abbiamo visto, tenta di deviare la libido del ragazzo su un surrogato sessuale; tratta Pete come un figlioccio perché questi sa prendersi cura delle sue automobili, lodandolo davanti ai suoi scagnozzi; quando scopre che Pete è l'amante di Alice lo minaccia con un'enorme pistola paragonata, neanche tanto velatamente, ad un organo sessuale; lo impaurisce con una telefonata minatoria, aiutato dall'uomo misterioso. Si tratta, comunque, di minacce puramente virtuali, che non hanno conseguenze reali su Pete che, ad ogni modo, dovrà infine pentirsi del suo amore per Alice. Gli accenni al fatto che l’uomo misterioso sia un amico di Mr. Eddie e poi alla fine lo uccida esprimendo la volontà di Fred, non prima di aver mostrato anche al moribondo gangster i suoi "scheletri nell’armadio" (gli snuff-movies in cui durante un’ orgia una pornostar viene sanguinosamente quanto misteriosamente uccisa davvero), potrebbe non solo fornire un rovescio della medaglia sull’identificazione dell’effettivo protagonista di questa vicenda ma anche implicare che c’è un uomo misterioso in ognuno di noi, come in una sorta di "inconscio collettivo" junghiano.
Il doppio personaggio Renée-Alice è l'oggetto attorno al quale ruota tutto il film e, di conseguenza, la rete dei rapporti tra i personaggi. Se Renée è, dunque, un personaggio bloccato nel suo ruolo di moglie fedifraga - che, per questo, può soltanto essere punita - Alice ha tutte le caratteristiche dell'oggetto del possesso sessuale da parte di Pete (l'Es dell'Io di Fred) e di quello simbolico di Mr. Eddie, al pari di uno status symbol soltanto esibito. Se Renée aveva soltanto l'aspetto di una dark lady da film noir anni Cinquanta, Alice è il prototipo della "pupa del boss": bionda platino (laddove l'altra era mora), alla sua prima apparizione nella scena in cui incrocia il suo sguardo con quello di Pete, scende da un'auto e, scortata dai gorilla di Mr. Eddie, risale subito su un'altra vettura, come una specie di oggetto che venga difeso perfino dagli sguardi altrui. La seconda volta che la vediamo è, invece, una vera e propria apparizione, fasciata com'è da un abito dorato che mette ancor più in evidenza le sue forme prosperose, viene sottoposta al giudizio lapidario di uno dei colleghi di Pete che esclama: "Che carrozzeria!". Poco prima, durante il dialogo in automobile con Mr. Eddie, Pete aveva affermato: "Mi piace mettere le mani sulle sue automobili". Il fatto, poi, che Alice sia protagonista dei film porno girati da Andy per conto di Mr. Eddie, la consacra sia come oggetto sessuale sia come prodotto essenzialmente finzionale: al pari di Pete - che è una copia più giovane, più abile e libera di Fred - e di Mr. Eddie - che viene neutralizzato come amante, essendo ridotto a puro e semplice "personaggio" (la paradossale lezione di guida impartita, con il consueto paternalismo, da questi ad un automobilista incauto, fa parte di un'immagine stereotipata del boss violento, ma in fondo bonario, tipica dell'universo gangsteristico postmoderno) - Alice è un prototipo della femme fatale da film noir che può portare alla rovina qualsiasi uomo s'invaghisca di lei. Anche nelle inquadrature che la ritraggono in primissimo piano mentre parla al telefono con Pete, il suo volto è quasi completamente nascosto da un'ombra che lascia scoperto solo il rosso delle labbra, accentuandone ancor più la valenza di feticcio sessuale.
Il definitivo smascheramento di Alice come prodotto finzionale - della mente di Fred, al pari di Pete e di Mr. Eddie? - sta tutto in una delle ultime sequenze in cui sparisce nella fotografia in cui compariva a fianco di Dick Laurent/Mr. Eddie, Andy e Renée, per lasciare quest'ultima sola a reggere il peso di una trama che ha soltanto attraversato, per poi sparire nel nulla (lo stesso uomo misterioso ribadisce a Fred/Pete "Il suo nome è Reneé. Se ti ha detto di chiamarsi Alice mentiva. Tu invece come ti chiami? Che c***o di nome hai tu, eh?" affermando al contempo la falsità del personaggio interpretato dalla Arquette e mettendo ulteriormente in dubbio l’identità del protagonista).
Possiamo, a questo punto, tentare di tracciare un quadro dei rapporti che legano i personaggi: se Pete riesce a soddisfare - sia pure attraverso Alice, doppio di Renée - il desiderio di Fred di sottrarre al padre/Mr. Eddie l'oggetto della sua libido, Fred restituisce il favore a Pete eliminando in una delle ultime sequenze Dick Laurent, liberando, così, il proprio doppio che, però, paradossalmente riprende il suo posto nella cella del carcere come una sorta di capro espiatorio. La folle fuga nel deserto di Fred nell'ultima sequenza, allora, ha la valenza definitiva di una sorta di autoesclusione del figlio che, infrangendo un tabù, ha ucciso il padre totemico e adesso deve allontanarsi. Ma la fuga di Fred non possiede le caratteristiche della liberazione dall'interdetto, bensì quelle di una condanna a ripetere all'infinito un percorso circolare ed ossessivo che, fatalmente lo riporterà a doversi confrontare con i suoi fantasmi. Allora, l'avvertimento che il protagonista lancia a se stesso in una delle ultime sequenze, identica alla prima ("Dick Laurent è morto"), è un vano tentativo di forzare la coazione a ripetere di cui è vittima, un disegno a cui è destinato in ogni caso a soccombere, come suggerito anche dalla frase dell’uomo misterioso "nell'estremo Oriente, quando qualcuno è condannato a morte viene mandato in un luogo da cui non è possibile fuggire" - la sua mente - "e non sa mai quando il boia gli arriverà alle spalle e gli piazzerà una pallottola nella nuca". Osservando attentamente la scena sopracitata, oltre ovviamente a sentire la ripetizione della stessa frase, vediamo da vicino quello che nella scena iniziale da casa di Fred avevamo solo intuito, ovvero che effettivamente fuori una macchina della polizia munita di sirena sta inseguendo un'altra auto. Ma ora abbiamo un nuovo elemento: la persona che manda il messaggio al citofono e quella che lo riceve è, contemporaneamente, Fred. Un paradosso che si può spiegare tirando in ballo una figura topologica che elude il sistema spazio-temporale lineare, il cosiddetto "nastro di Moebius" (citato dagli stessi sceneggiatori del film, David Lynch e Barry Gifford, come la sua struttura-base), trattato per la prima volta dal matematico ottocentesco August Ferdinand Moebius. Si tratta di una figura che sfida le leggi dimensionali, un ciclo ricurvo di una pellicola con un lato continuo, costruito prendendo una striscia di carta (che ha quindi due superfici) e congiungendone le estremità dopo aver fatto compiere ad una delle due estremità un giro di 180 gradi. percorrendola con gli occhi si nota che il nastro ora ha appunto una sola, infinita superficie. Lo psicanalista Lacan, ha usato questa figura per rappresentare il meccanismo della "riemersione del represso", una topica, come abbiamo visto, importante in Strade Perdute. Vi si implica anche la coincidenza degli opposti (Fred è Pete, ma è anche Mr.Eddie e l'Uomo Misterioso). Trasformando il Tempo in un nastro di Moebius si ottiene una linea temporale in cui la causalità è rotta da un segmento di tempo che si ripete. In questo caso, l’estremità rigirata di 180 gradi corrisponde ovviamente al momento della trasformazione di Fred in Pete. Se consideriamo Fred in una condizione di esperienza ripetuta della stessa serie di eventi, notiamo che la distruzione della sua identità accade quando egli uccide una manifestazione di se stesso in Dick Laurent, mettendo in moto un disegno del destino che lo condanna a perdersi (per sempre?) nell'autostrada perduta generata dal riflesso della propria mente. Per comprendere meglio, basta riconoscere il gioco di significati insiti nelle parole "dick" (=organo sessuale maschile) e "laurent" (=allori, e quindi onore, se letto come assonanza di "laurels"). Il che spiega anche il significato della frase detta in apertura e in chiusura del film: "Dick Laurent è morto" sta per "Fred [uccidendo Dick Laurent ovvero uccidendo metaforicamente, come abbiamo visto, anche la figura del Padre] ha perso la propria potenza sessuale", anticipando il motivo della sua defaillance con la moglie. Proseguendo con le interpretazioni dei nomi sulla base delle allusioni e dei giochi di parole abilmente scelti da Lynch, "Madison" starebbe per MADe of hIS OwN (=persona fattasi con le proprie risorse), a presagire, nomen-omen, il progressivo indirizzamento della sua identità su binari propri, alieni alla realtà, basti pensare alla sua selvaggia esecuzione di sassofono solista al club che si rende difficile da seguire da parte degli altri musicisti della band, quasi che andasse fuori tempo. "Alice", nel suo flashback pornografico, richiama una versione perversa del viaggio di conoscenza di Alice nel Paese delle Meraviglie e si riallaccia alla frase “Leggo” detta da Reneé verso l’inizio del film (leggere implica conoscenza e desiderio di novità rispetto a quello che già si conosce, con evidente allusione alla sua natura fedifraga). Significativa anche la connotazione notturna dei nomi di alcuni posti nominati nel film: il club infatti si chiama "Luna Lounge"; l'albergo dove Pete ed Alice si incontrano di nascosto si chiama "Starlight Motel" ("starlight" indica in inglese un cielo illuminato solo dalle stelle). In contrapposizione, infatti, abbiamo "Pete DAYton" (day =giorno).
Tornando all’analisi strutturale, da quanto affermato finora si evince che l'unica parte reale è la sequenza che va da quando
il poliziotto sveglia Fred con un pugno ben assestato ("Seduto, assassino!") a poco prima che Fred, all'interno della sua cella e in preda alle allucinazioni, vede la dimora dell'Uomo Misterioso implodere (il fuoco come metafora della repressione delle sue proprie passioni e l'implosione come speranza di una nuova vita tramite magari un uomo più giovane, un meccanico) per lasciare il posto a Pete. Volendo interpretare cosa veramente è successo durante il meccanismo di "fuga psicogena" (termine medico indicante una patologia analoga a quella di Fred Madison della cui esistenza Lynch è venuto a conoscenza solo dopo la realizzazione del film) messo in atto dal protagonista, in realtà Fred non sparisce affatto dalla prigione. Non ci viene detto quanto tempo ha trascorso in attesa di morire, ma non è del tutto impossibile che abbia passato parecchi mesi o anni là. Il momento della sua esecuzione alla fine è giunto. Appena si posiziona sulla sedia elettrica e migliaia di volts cominciano a friggere il suo corpo, Fred decide di fuggire nell'unico luogo che gli è rimasto - la sua immaginazione. Così, nella "realtà alternativa" creata dalla sua mente in fuga (per il rimorso inconscio di aver commesso uxoricidio), le scene in cui Pete ha dei violenti mal di testa e gli cola il sangue dal naso, corrispondono nella realtà agli istanti in cui Fred sta subendo una dopo l'altra le scariche fatali. Arrivati alla fine del film, mentre la polizia insegue Fred attraverso il deserto, vediamo la faccia di quest'ultimo contrarsi in una espressione di orrendo dolore e l'interno dell'automobile riempirsi di luci blu. Fred sparisce e noi restiamo soli sull'"autostrada perduta". Fred Madison è morto sulla sedia elettrica. L'attesa che a noi (e a lui) è sembrata durare giorni, nella realtà è durata appena i pochi secondi necessari prima che l'elettricità arrivasse al suo cervello. Significativo notare che la condanna definitiva di Reneé in quanto moglie fedifraga si concretizza sotto forma di intrusione di un ricordo represso - una visione sfuocata di Reneé che tradisce Fred con Dick Laurent in una camera d’albergo - di Fred (che fino all’ultimo ha vanamente sperato non solo nella sua innocenza ma anche in quella della moglie) nella mente di Pete quando questi ha l’ultimo mal di testa a casa di Andy (ed è in quest’occasione che Fred, nei panni - letteralmente - di Pete, individua il "Lost Highway Hotel" come la sede degli adulteri da parte di Reneé, dove alla fine troverà e aggredirà il suo rivale Laurent).
A sostegno di questa interpretazione del finale del film e della sua struttura ciclica viene in aiuto tener conto dell'interesse manifestato da Lynch per la cultura tibetana, interesse esplicitato in molteplici episodi del telefilm-cult "Twin Peaks". Esiste, in tale cultura, una complessa strutturazione della vita e della morte, tra cui sono contemplati i cosiddetti "Bardo". Questo termine significa letteralmente "intervallo tra due istanti" (temporali o spaziali), e ne esistono sei: uno dei più cruciali è il risveglio dell'esistenza, dal momento della nascita a quello della morte; esistono poi il Bardo della condizione di sogno, che dura dal momento in cui ci addormentiamo di notte fino al momento in cui ci svegliamo la mattina, e il Bardo della Meditazione. Per una persona ordinaria, il trauma della morte produce una condizione di incoscienza, che dura un tempo indefinito: può essere molto breve o abbastanza lungo. Tradizionalmente, si ritiene che questo periodo di mancanza di corrente elettrica duri tre giorni e 1/2. In seguito, la coscienza dell'individuo comincia a svegliarsi ancora e ha esperienza delle cose in un senso completamente nuovo. L'intervallo dell'ultima natura dei fenomeni è detto "Chö Nyi Bardo"(o, in una traduzione semplicistica, Bardo della Morte): qui la mente è immersa nella propria natura, sebbene in un senso confuso o ignaro. La fase successiva dell'esperienza post-mortem è la rianimazione della coscienza, che include i molti giorni che possono passare avvertendo le proiezioni fantastiche della mente, le allucinazioni prodotte e sperimentate dalla mente dopo la morte. Dal momento di questa rianimazione della coscienza (la conclusione del "Chö Nyi Bardo") al momento in cui avviene la rinascita fisica, ci troviamo nel Bardo del Divenire. Il sesto intervallo che distinguiamo è il Bardo della Gestazione, che comincia alla conclusione del Bardo di Divenire, quando la coscienza dell'essere si unisce allo sperma ed all'uovo nell'utero della madre, e dura fino al periodo della nascita fisica, all'inizio del "Bardo fra la Nascita e la Morte". Dei Bardo parla diffusamente il "Libro Tibetano dei Morti", che alla sua prima pubblicazione nel mondo occidentale presentava una prefazione di C.G.Jung.
Diversi autori letterari e cinematografici del mondo occidentale, seppur con ogni probabilità inconsciamente, hanno raccontato storie in cui è possibile identificare la struttura del Bardo della Morte e contemporaneamente del Bardo del Sogno. In queste storie l'ultimo istante prima di morire è dilatato in un sogno lucido che agli occhi della mente che lo ha generato può durare anche parecchio tempo.
Il primo esempio è il racconto breve di Ambrose Bierce "Incidente al Ponte di Owl Creek"(1890). Durante la Guerra Civile Americana, un soldato sta per essere impiccato per tradimento, e, dopo aver sognato la fuga, al momento in cui sta per essere gettato giù dal ponte, la corda si spezza ed egli mette in pratica la fuga e, dopo aver attraversato i boschi, sta per arrivare a casa. Pochi istanti prima che egli riesca nel suo intento una luce bianca lo avvolge all’improvviso e si accorge di non essere affatto sfuggito al capestro, ma di essere sempre rimasto lì al momento dell’esecuzione e di trovarsi ora morto, col collo spezzato, sul ponte di Owl Creek.
Il secondo esempio è il racconto "Il Miracolo Segreto", pubblicato da J.L.Borges nella raccolta "Finzioni" nel 1944.
Esso narra della sorte di Jaromir Hladík, poeta, traduttore, scrittore e autore di una tragedia non ancora ultimata, I nemici, che viene catturato a Praga dai nazisti e, in quanto ebreo, condannato a morte. Nella sua disperazione, chiede aiuto a Dio: "Se in qualche modo esisto, esisto come autore de I nemici. Per condurre a termine questo dramma, che può giustificarmi e giustificarti, chiedo ancora un anno". Al momento della fucilazione, il tempo si arresta, anche se solo per Hladík. Dio compie per lui un miracolo segreto: l’avrebbe ucciso, all’ora fissata, il plotone tedesco, ma nella sua mente, tra l’ordine e l’esecuzione dell’ordine, sarebbe trascorso un anno. in quel lasso di tempo egli sopprime, abbrevia, amplia e infine termina il suo dramma: non gli manca che risolvere, ormai, un solo aggettivo. Lo trova. E' allora che la quadruplice scarica lo fulmina. In un istante senza tempo (ma che per lui è durato un anno), Hladík ha raggiunto la pienezza del proprio essere: ha raggiunto ed identificato il vero se stesso, al momento della morte. In quest’ultimo racconto la fuga trova un suo termine ma resta significativa la presenza esplicita in entrambe le opere (come anche in Strade Perdute) di una condanna, un segnale di ineluttabilità della propria condizione di essere morti. Ci sono anche alcuni film che hanno trattato più o meno esplicitamente questo stesso tema (il morto che pur di non accettare l'idea di esserlo costruisce nella sua mente sogni illusori), ad esempio "Carnival Of Souls" di H.Harvey (1962), "Jacob's Ladder"(impropriamente tradotto in italiano con il titolo "Allucinazione Perversa") di A.Lyne (1990), "Apri Gli Occhi" di A.Amenabar (1997), "Donnie Darko" di R.Kelly (2001) e, sotto una certa prospettiva, l’ultimo capolavoro dello stesso D.Lynch, “Mulholland Drive” (2001)..
Tornando a Strade Perdute, resterebbe, a questo punto, l'ultimo e il più enigmatico dei personaggi da ricondurre ad una delle istanze che animano l'apparato psichico: l'uomo misterioso. Di tutti i personaggi fin qui evocati, egli è l'unico ad avere la capacità di spostarsi da una dimensione spazio-temporale ad un'altra con la consapevolezza di chi conosce, unico fra tutti, le regole di un gioco che, fino alla fine - e grazie alla sua circolarità - resta oscuro alla comprensione (incidentalmente, l’attore che lo impersona, Robert Blake, qualche anno dopo sarà arrestato per uxoricidio). La sua eccezionale mobilità - che, nella sequenza con Fred Madison alla festa, diviene addirittura ubiquità - fa di lui un essere che vive fuori ed al di sopra del tempo, una sorta di narratore che rifiuta di restare relegato in un fuori campo assoluto che ne limiterebbe le possibilità. Il suo "domicilio" occupa uno spazio che si sottrae a un'individuazione precisa: la baracca, che nel corso del film implode per due volte, suggerendo l'appartenenza del luogo ad una dimensione in cui non solo la circolarità, ma anche una regressione del tempo è possibile, è collocata nel deserto, non-luogo per eccellenza che si sottrae per sua stessa natura all'individuazione di punti di riferimento, nel quale è facile perdere le coordinate attraverso cui solitamente ci si può orizzontare nella vita quotidiana e che, tuttavia, funge da punto di incontro delle strade percorse dai due protagonisti. L'uomo misterioso parrebbe essere la personificazione delle emozioni represse di Fred: nell'inquadratura della baracca - la mente di Fred - che esplode al contrario, vediamo tutto il fuoco risucchiato in essa ed allora vediamo l'uomo misterioso emergere dalla baracca, così come la sua ricomparsa nel finale è presagita dall’auto-accensione dei fari anteriori della macchina rubata da Pete (il fuoco rappresenta la collera, la passione, ecc.). Fred lo ha generato - "non è mia abitudine andare dove non sono stato invitato". Notare la passione di questo personaggio per le telecamere a bassa definizione: ad un tratto ne brandisce una contro Fred, come se fosse un'arma e, questi fugge spaventato dalle conseguenze che possono derivare dall'essere ripreso con un mezzo che, più che registrare, pare essere in grado, attraverso la grana grossa che compone le immagini, di dare vita alle pulsioni più profonde ed inconsce, agli istinti più repressi. L'Uomo Misterioso abita letteralmente la mente di Fred, indipendentemente dal fatto che questi accetti che lui si trovi "a casa sua", egli non può mandarlo via neanche volendolo, ovvero non può rifiutarsi di negare la realtà, in questo caso prepotentemente e paradossalmente simboleggiata da un mezzo tramite cui è possibile creare finzioni, una videocamera, che puntata contro Fred è un tentativo di forzarlo ad accettare la realtà. La sequenza in cui vediamo l'Uomo Misterioso uccidere Mr.Eddie e sussurrare qualcosa di misterioso nell'orecchio di Fred, mentre nella scena successiva c'è il solo Fred a tenere in mano una pistola, è una manifestazione dell'incapacità dell'io di Fred di ritenersi capace di commettere un omicidio, anche nella sua immaginazione: così come ha rimosso lo squartamento di sua moglie, ha preferito illudersi di essersi solo dovuto difendere (con un coltello messogli in mano dall'Uomo Misterioso) dall'attacco di Dick Laurent piuttosto che di aver ucciso un uomo, delegando tale compito al suo lato più oscuro. Interpretando quindi, al pari di Pete e di Mr.Eddie, anche la figura dell'Uomo Misterioso come un'ulteriore identità assunta dalla mente di Fred, lo si potrebbe vedere come il suo stesso cadavere, apparso per ricordargli che solo la sua morte è ineluttabile e reale, la condanna alla sedia elettrica verrà eseguita e non potrà in alcun modo sfuggirvi, nemmeno cercando vanamente la fuga nella sua immaginazione. Non riuscire ad affrontarlo e a ucciderlo significa, perfino dopo aver negato la sua identità sessuale e la coscienza del suo delitto, non essere in grado di accettare la propria morte.
La struttura del film a nastro di Moebius implica che la sua fuga rappresenta in realtà un'infinita coazione a ripetere, un time-loop in cui la sua mente è imprigionata e in cui in ogni caso andrà a finire male, perchè di mezzo, bionda o bruna, c'è sempre la stessa donna fedifraga. Ogni scena che vede protagonista Pete ricalca qualcosa accaduto a Fred, come in uno specchio, a partire dalla sequenza in cui Pete se ne sta comodamente sdraiato in giardino mentre nella realtà Fred sta agonizzando sulla sedia elettrica, allo stesso dialogo con Alice/Reneé su come questa(e) abbia(no) conosciuto Andy, alla scena in cui, rievocando "quella notte" Sheila (che, come Reneé, si tinge le unghie di nero) chiama Pete che sta sul bordo della strada come Reneé aveva chiamato senza risposta Fred scomparso nel corridoio buio della sua stessa casa! Tornando al nastro di Moebius, potremmo dire che, nella struttura ciclica del film, tutta la parte precedente l'arresto di Fred è solo il primo braccio esterno del nastro (in cui è già "pre-registrato" il suo destino di gelosia e morte, che si ripeterà all'infinito) scaturito dopo la seconda trasformazione avvenuta nel deserto, quando Fred ricompare, dà la caccia a Dick Laurent e lo uccide nella Valle della Morte dietro Los Angeles, per poi imboccare di corsa l'autostrada perduta (che si riavvolge su se stessa), annuncia a se stesso al citofono che "Dick Laurent è morto" e poi, sentendosi inseguito (dalla polizia o dai suoi alter-ego Pete e l'Uomo Misterioso, le cui silhoulettes sono visibili all'interno della macchina guardando il film al rallentatore, fotogramma per fotogramma), riprende la sua fuga (fermata definitivamente dalla scarica finale che lo colpisce sulla sedia elettrica). Inoltre, potremmo ipotizzare che la prova che ha fatto scattare la gelosia omicida di Fred è stato il video che l'Uomo Misterioso mostra a Dick Laurent prima di sparargli nel deserto, quello in cui si vede uno snuff movie girato da Andy ma in cui compare chiaramente anche Reneé. Nella realtà prima della rielaborazione allucinata che ne fa retroattivamente Fred prima di compiere il delitto (reprimendone subito il ricordo per togliersi da ogni responsabilità agli occhi della propria coscienza decaduta) potrebbe essere stato proprio Andy a recapitarlo a casa Madison, forse per ricattare Reneé; magari la fugace visione che all'inizio del film Fred ha di loro due che se ne vanno insieme dal club Luna Lounge, in cui lui si esibiva come sassofonista, implica che Andy aveva seguito Reneé magari per chiederle un legame più serio di quello tra semplice produttore di film porno (per conto di Dick Laurent) e pornostar, e venendo a sapere che in realtà lei è sposata proprio con il sassofonista che sta vedendo esibirsi al club, aveva deciso appunto di ricattarla. Così si spiega l'espressione terrorizzata di Reneé quando rinviene la videocassetta fuori dalla porta di casa (dopo essere stata svegliata da un misterioso cane)...temeva già che dentro ci fosse la testimonianza della sua doppia vita, e si spiega anche il suo sollievo quando vede quella che crede essere la semplice pubblicità di un'agenzia immobiliare. Nella versione dei fatti data dalla mente di Fred (che preferisce ricordare le cose a modo suo, non necessariamente come sono avvenute), infatti, il video compromettente è sostituito da quello che illustra il progressivo omicidio di Reneé da parte di suo marito. Le videocassette sono a tutti gli effetti la sola testimonianza di realtà presente nei deliri di Fred, dei ricordi repressi che però tornano insistentemente a farsi sentire, solo che nella sua distorta visione (e cioè da quella, soggettiva, da cui dobbiamo necessariamente porci per poter vedere il film) i tempi e i luoghi si scambiano continuamente tra loro (e il futuro influenza il passato), anche se la facciata del nastro rimane sempre una sola, infinita. Importante notare inoltre che entrambe le trasformazioni avvengono dopo due momenti particolari: lo stato di pre-morte nella cella e dopo l'amplesso liberatorio con Alice nel deserto, ed entrambi hanno a che fare con l'elettricità (simbolo di forze misteriose e di pericolo imminente molto frequente nei film di Lynch). Non è detto che, in un'altra combinazione-prosecuzione-braccio narrativo del film-nastro non si giunga ad una soluzione perfettamente congrua, basta ricordarsi che, come sentenzia alla fine uno dei detective a casa di Andy (nel frattempo ucciso da Pete inconsapevolmente, ma forse non tanto, anche in quanto uno degli amanti di Reneé/Alice), "le coincidenze sfortunate non esistono". Infatti, il momento della scossa finale potrebbe coincidere con un'ulteriore trasformazione in Pete, che potrebbe essere arrestato dalla polizia. Nella sequenza dopo la sua comparsa nella cella di Fred, la polizia accenna al fatto che l’unico precedente del giovane meccanico è stata una breve condanna, cinque anni prima, per furto d’auto…durante la sua ultima corsa Fred è ancora alla guida dell’auto di Andy, rubata da Pete e Alice dopo la violenta morte del pornografo, e la confusione dei due arresti (il suo per uxoricidio, quello di Pete per furto d’auto) potrebbe costituire l’ultimo possibile tentativo di scambio di identità da parte del condannato a morte che non vuole realizzare la sua condizione (e fornire anche qui retroattivamente un indizio del fatto che “quella notte” si riferisce all’omicidio di Andy, avvenuto dopo rispetto all’omicidio stesso, ennesimo paradosso temporale) e vorrebbe affievolire la sua pena venendo giudicato per un crimine minore. Oppure Fred potrebbe continuare la sua corsa tornando indietro a Los Angeles, trasformarsi in un gruppo di automobilisti in gara sulla Mulholland Drive (dove peraltro si svolge la sequenza di Mr.Eddie e del tamponamento), e andare a sbattere contro una limousine ferma al bordo della strada…ma questa è un’altra storia.


11 risposte al commento
Ultima risposta 17/01/2013 17.49.50
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Invia una mail all'autore del commento Axis  @  26/06/2004 19:05:49
   10 / 10
Il solito grande Lynch!! Un viaggio nel presente lungo una strada che sembra non finire e potersi concludere in modo positivo, per dimenticare gli e(o)rrori commessi, se non con la morte.

Banchelli  @  05/04/2004 15:25:03
   9 / 10
SPOILER
Fred e Renee Madison sono sposati da poco. Fred è un tipo di persona calma e riservata. Renee è una donna dal passato torbido che per qualche ragione a noi non nota ha deciso di spesare un ragazzo come Fred. All’inizio il matrimonio è felice ma poi con il passare del tempo fred diviene sempre più insicuro e geloso riguardo al passato di Renee (di cui sa poco o nulla).Si entra nella storia in un punto in cui il matrimonio non è ai suoi massimi livelli. Infatti Fred spende tanto tempo nella sua musica mentre Reneee mostra scarso interesse per le attività del marito. La loro vita sessuale è pessima, Fred non è esattamente un grande amante e Renee dal canto suo non è la moglie ideale. Renee frequenta personaggi poco raccomandabili come gangsters, trafficanti di droga, produttori di film pornografici.. Tutto ciò contribuisce a rendere fred assai insicuro del passato della moglie. Egli sospetta che lei abbia una relazione, verosimilmente con uno di questi personaggi (es.: quando la vede lasciare il jazz club con Andy). Fred ha l’impressione di essere sul punto di perdere la propria moglie.
Una notte Fred decide di seguirla. La segue fino ad un motel chiamato “Lost Highway Motel”. Nella camera numero 26 Renee incontra un uomo che Fred ha già visto ad un party: si tratta di un certo Dicl Laurent, un noto mafioso. Dopo avere fatto sesso insieme, Renee lascia l’hotel. Fred attende che se ne sia andata, irrompe nella stanza di Laurent, lo conduce fuori, lo chiude nel bagagliaio della propria auto e lo porta nel deserto. Qui Fred uccide Dick Laurent con la propria pistola lasciandone il cadavere nel deserto.
Sono passati alcuni giorni dall’assassinio. Il corpo di Larent non è ancora stato ritrovato poiché è da qualche parte in mezzo al deserto. Fred e Renee si recano ad un party dove Fred si intrattiene in una conversazione con Andy. Quando Andy menziona Laurent, Fred accidentalmente replica con la domanda: “Dick laurent è morto?” alla quale Andy repica chiedendo a Fred come facesse a sospettare che lo fosse ed eventualmente chi glielo avesse riferito.
Fred e Renee lasciano il party e se ne vanno a casa. Quella stessa notte Fred torna a casa di Andy e lo uccide nel dubbio di averlo insospettito (ma forse anche per gelosia).
Fred capisce che l’unico modo di uscire dall’intricata situazione in cui si è messo è di eliminare quella che è la vera causa di tutti I suoi problemi, ovvero Renee. Così torna a casa ed uccide brutalmente la moglie (veniamo a sapere che il corpo è tagliato in vari pezzi).
La mattina seguente la polizia arriva a casa di Andy e trova le impronte digitali di Fred ovunque. Ed ecco la scena con la quale inizia il film: vediamo Fred seduto nel suo appartamento, appena dopo avere ucciso la moglie, accorgersi dell’arrivo dei poliziotti. A questo punto salta sulla macchina e fugge. Questa è l’ultima scena del film ma in realtà siamo solo a metà della storia.
Fred viene catturato. Dopo il processo, è condannato alla pena di morte per sedia elettrica. Pertanto viene recluso nel braccio della morte. Mentre aspetta di essere giustiziato, comincia a rendersi conto di quanto gravi sono i crimini di cui si è macchiato e comincia anche ad essere a sentire il rimorso per l’omicidio di Renee. Il senso di colpa è tremendo e ciò gli causa terribili emicrania.
Dopo avere atteso nel braccio della morte per un tempo indefinito, Fred Madison viene giustiziato e muore sulla sedia elettrica.
Nel momento in cui le centinaia di volts iniziano a “friggere” il suo corpo, Fred decide di fuggire nell’unico posto possible: la propria immaginazione.
Ecco così che nella sua mente si trasforma in un giovane uomo di nome Pete Dayton. Dayton è tutto ciò che Fred non è: è giovane, bello, macho, ha una ragazza molto sexy, è molto bravo a letto ed ha contatti con persone molto influenti attraverso il suo lavoro nel garage. Pete e Fred non hanno assolutamente nulla in comune.
Seguiamo la vita di Pete per un momento. Una vita perfettamente normale, genitori carini, lavoro onesto, ragazza carina: tutto ciò che Fred vorrebbe avere. Il problema è che la coscienza colpevole di Fred fa si che egli non possa fuggire completamente dalla realtà neppure nelle sue fantasie così lentamente l’influenza della sua vita reale comincia ad avere il sopravvento.
Da principio vediamo il personaggio di Dick Laurent presentarsi nella fantasia con il nome di Mr. Eddy. Pete sembra molto orgoglioso di conoscere questo Mr. Eddy. Ma poi Renee fa la sua comparsa con il nome di Alice e questa sconvolge anche il rapporto tra Mr Eddy e Pete dei quali è l’oggetto del desiderio (ma anche la causa della reciproca autodistruzione).
Quando Pete comincia ad essere seriamente coinvolto dalla storia con Alice, l’influenza della vita reale di Fred comicia ad avere il sopravvento. Improvvisamente la fidanzata ed i genitori di Pete cominciano a citare una terribile evento accaduto nella notte della scomparsa di Pete (riferimento all’omicidio di renee accaduto nella vita reale). Ed anche il passato di Alice richiama fortemente quello di Renee. Alla fine, per suggellare la fine della fantasia idilliaca di pete, Alice introduce un personaggio di nome Andy (stesso nome della realtà perchè da adesso in avanti non è più fantasia ma ricordo di eventi). E anche se è Pete che va a casa di Andy e lo uccide , noi sappiamo che si tratta del ricordo dell’omicidio commesso da Fred. Quando Pete si reca nel bagno al piano di sopra vediamo di nuovo la hall dell’”Lost Highway Hotel” (per la prima volta nella sequanza cronologica del film, in realtà) con Renee e Dick che fanno sesso insieme.
Pete ed Alice se ne vanno nel deserto e mentre aspettano qualcuno con cui hanno appuntamento ne approfittano per fare l’amore. Quando Pete piange “ti voglio…ti voglio…” Renee/Alice replica “ non potrai mai avermi”. A questo punto la fantasia di Fred finisce, infatti l’omicidio di Dick Laurent viene mostrato esattamente come è avvenuto.
Ed ecco che arriviamo alla fine del film. Mentre i poliziotti inseguono Fred nel deserto noi vediamo la faccia di Fred sconvolta da terribili espressioni e dolore..e mentre luci blu illuminano l’interno dell’auto Fred scompare e ci troviamo soli sulla Lost Highway. Questa scena simboleggia la morte di Fred Madison sulla sedia elettrica. Quello che abbiamo visto per circa 60 minuti è durato nella realtà i pochi secondi durante i quali l’elettricittà a cotto il cervello di Fred Madison.
Ma chi è il Mistery Man? Non è forse vero che egli compare solo quando Fred/Pete è nei paraggi? E non è forse il Mystery Man ad uccidere Dick nel deserto? Si, lui ha premuto il grilletto, ma in che mani scompare la pistola? Mystery Man e Fred Madison sono la stessa persona.


8 risposte al commento
Ultima risposta 14/02/2008 02.14.29
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Gruppo REDAZIONE maremare  @  18/03/2004 09:19:31
   7 / 10
Un film difficile e a volte faticoso ma con una grande atmosfera.
Preludio a Mauholland Drive

2 risposte al commento
Ultima risposta 20/02/2007 22.52.58
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