sin nombre (2009)

El Casper, ragazzo cresciuto in un limbo di degrado e violenza controllato da demoni che portano il loro marchio sulla faccia dipinta, stanco di tutta questa mèrda ha un raptus immediato dove uccide con un machete il suo 'capo' sopra un treno merci pieno di immigrati guatemaltechi, mentre quest'ultimo stava per violentare una ragazza. Un ragazzino che stava con lui scappa e riferisce tutto alla banda. Da lì i minuti di Casper diventano contati e ovviamente la sua fine sarà segnata.
E' molto gratificante riuscire a scoprire nuove perle su cui la tematica (in questo caso il cancro della Mara Salvatrucha nel Sud America e Stati Uniti) non è poi così popolare nel mondo del cinema.
Nel film non sono presenti seccanti romanzamenti e penosi fronzoli da soapopera, ma solo un'onesta e claustrofobica vicenda che ruota attorno al protagonista.
Quasi come ne 'I figli della violenza' girato in Messico anche questo (ma sessant'anni fa da Bunuel), i sentimenti puri, l'amore e la redenzione non riescono a trovare spazio in una dimensione quasi irreale fatta di miseria, chaos e violenza dove la salvezza sembra irraggiungibile e la morte diviene l'unica certezza.
Insieme a 'El traspatio' uno dei migliori prodotti recenti messicani.