La caduta del fascismo e la lotta di liberazione attraverso le vicende di due amici, Alfredo e Olmo, che si trovano spesso su due opposti fronti, senza mai dimenticare il legame della solidarietà.
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"Novecento" è un film che ho amato molto, e che riveste un'importanza fondamentale per il mio amore per il cinema. La prima volta tutto ti sembra splendido: un film colossale, un tentativo (come sarebbe stato ed è Heimat) di raccontare una vita, un secolo determinante della nostra storia. Visto le volte successive, non ho potuto fare a meno di trovarne spunti interessanti e spesso geniali alternati ad altri risibili, affettati, di maniera. L'8 giustifica la sua ambizione sfrenata, e - appunto - l'importanza che ha avuto in una certa fase della mia vita. Tuttavia, se la prima parte (la famosa fase "Novecento parte I") risulta ancora affascinante ed evocativa, davanti all'imput ideologico della seconda parte tutto prende una piega sfavorevole. Direi anzi che il film di Bertolucci rischia di diventare enfatico, retorico, e diciamolo insopportabile. Ottimi personaggi come quello del brutale fascista Sutherland vengono costantemente sommersi da una direzione equivoca atta a plasmare soltanto la veridicità della "Resistenza contadina" (il che non è esclusivamente vero, la storia ha avuto i suoi eroi e antieroi anche nelle campagne). Mi domando spesso (e non è certo lo sfogo di un bacchettone, tutt'altro) come mai le scelte di Bertolucci finiscano per incentivare il clamore ad ogni costo, non pago dei guai avuti col precedente "ultimo tango". Sarà un bisogno d'attirare l'attenzione questo voler essere trasgressivi e scandalosi? Fra l'altro, per colpa sua la povera Casini sarà ricordata per sempre come colei che ha interpretato una scena osè con De Niro e Depardieu... Straordinario, invece, nella sua inattesa brutalità, l'omicidio di un bambino: di gran lunga una delle immagini piu' terribili del cinema italiano ma, nel contesto ideologico del film, purtroppo necessaria. Incontestabilmente falso e retorico il manierismo finale, accademico e vagamente Cechoviano, che chiude il film.
Solo il grande amore che ancora rivolgo verso quest'opera controversa e di grande interesse - o forse solo per la capacità di innescare dibattiti anche a distanza di decenni - mi concede di tradire le mie critiche e di regalare (è il caso di dirlo) un (politico) 8