notorious - l'amante perduta regia di Alfred Hitchcock USA 1946
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notorious - l'amante perduta (1946)

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locandina del film NOTORIOUS - L'AMANTE PERDUTA

Titolo Originale: NOTORIOUS

RegiaAlfred Hitchcock

InterpretiIngrid Bergman, Cary Grant, Reinhold Schunzel, Leopoldine Konstantin, Claude Rains, Louis Calhern, Moroni Olsen

Durata: h 1.41
NazionalitàUSA 1946
Generethriller
Al cinema nell'Agosto 1946

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Trama del film Notorious - l'amante perduta

Donna di dubbia moralità è costretta dai servizi segreti USA a sposare a Rio de Janeiro il presunto capo di un'organizzazione neonazista. La salva dalla morte un collega innamorato.

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Voto Visitatori:   8,20 / 10 (76 voti)8,20Grafico
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Voti e commenti su Notorious - l'amante perduta, 76 opinioni inserite

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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  21/11/2008 21:34:13
   7 / 10
Sinceramente mi è parso uno dei film meno riusciti di Hitchcock. Si fanno sentire troppo, secondo me, le convenzioni filmiche hollywoodiane dell’epoca. E’ vero che Hitchcock non se n’è mai preoccupato più di tanto; addirittura spesso le ha considerate come una specie di sfida per dimostrare che il modo in cui si scenografa, riprende, interpreta o monta un film, l’effetto che si riproduce tramite i meccanismi tecnici, è infinitamente più importante della storia esteriore che viene raccontata. In questo caso, purtroppo, la sfida non viene vinta in pieno. Infatti solo nella seconda parte del film Hitchcock riesce a creare scene emozionanti e a far scattare nello spettatore lo spasimo per la sorte dei personaggi. Mancano quasi totalmente gli inserti ironici che riuscivano a vivacizzare e a rendere più umana la storia. Non ci sono nemmeno profondi o sentiti dibattiti etici e le figure “cattive” sono scialbe e convenzionali, non hanno la forza o il fascino di tanti cattivi dei film passati.
Quel che domina è la convenzionalità amorosa e etica dell’epoca, che stranamente ricorda la cultura aristocratica. Ad esempio la storia ruota intorno a due personaggi (uno maschile e uno femminile) a cui viene dato un rilievo particolare, vengono trattati in maniera speciale, quasi idealizzati. Sono tolti dal contesto quotidiano e normale e assurti quasi a icone. Prima di tutto sono belli e di belle maniere, quasi sempre in ordine, mai scomposti. La cinepresa li blandisce di continuo con splendidi primi piani per lo più con effetto flou. Il contesto sociale è quello delle alte sfere. Di loro, del loro passato, si sa ben poco; tutto passa in secondo piano rispetto ai sentimenti nobili che esprimono: amore e onore patriottico. E’ proprio il contrasto fra questi due sentimenti il vero nucleo ideale del film, guarda caso lo stesso della letteratura cortese del Medioevo o delle tragedie di Corneille.
Mi ha sempre sorpreso in questi film come i due protagonisti riescano sempre ad innamorarsi fin dai primi istanti con un colpo di fulmine, come se fosse un’affinità elettiva fra gente speciale e non qualcosa che si sviluppa lentamente da scambio di essenze interiori. E’ un amore molto stilizzato e che deve passare obbligatoriamente in prove ardue, per lo più esteriori (equivoci, tentazioni) e soprattutto essere messo alla prova dal richiamo dell’onore e del dovere, l’altra stella polare del mondo aristocratico.
La prima parte scorre in lunghi dialoghi e scene convenzionali. A parte le immagini da cartolina, non ci si accorge minimamente di essere a Miami o in Brasile. Per fortuna a metà film, a partire dal ricevimento, si ha un guizzo drammatico che mette in moto finalmente la storia. Adesso ci appassioniamo e stiamo in ansia per le sorti della protagonista. Per il resto la storia ricalca il modello di “Il prigioniero di Amsterdam”, ma in maniera assai inferiore rispetto a quel film.
In fin dei conti Hitchcock non si sente a proprio agio in questo tipo di rappresentazione sociale. Infatti nel film domina come un senso di claustrofobia e di atmosfera chiusa e cupa con tutti quei freddi e lussuosi interni. La scena finale serve quasi a condanna e rifiuto di un tale mondo, almeno nei suoi aspetti estremi. Anche se non sbandierato ai 4 venti, si intuisce che alla fine vince il mondo accennato nella prima scena, quello della libertà di godersi la vita e di fare a meno delle convenzioni.
Una menzione speciale va a Ingrid Bergman che con la sua interpretazione regge l’intero film. Anche in ruoli così convenzionali riesce sempre a farci sentire tanta umanità e spontaneità. Poi c’è la tecnica superlativa di Hitchcock che anche in questo film ha modo di mettersi in evidenza in splendide scene (vedi commenti sotto).

2 risposte al commento
Ultima risposta 28/11/2011 08.28.57
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