Un ragazzo di 16 anni si insinua nella casa di un suo compagno di studi e ne scrive un saggio per il corso di Francese, provocando una serie di incontrollabili eventi.
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Ozon unisce al suo consueto stile raffinato e anti spettacolare un gioco con lo spettatore che rimanda a Woody Allen. Il risultato convince a metà: i pregi sono la bella interpretazione del sempre ottimo Fabrice Luchini, la capacità di racconto (almeno nella prima parte) e il coinvolgimento con poche studiate mosse; i difetti sono nella mancanza di ispirazione nella seconda parte (è stato sottolineato da molto qui, e sottoscrivo, la poca qualità dell'ultima mezz'ora), un giovane protagonista dalla faccia troppo "bella e dannata".
Ozon gioca con le nostre aspettative, smonta il racconto e ci fa entrare nelle dinamiche costruttive, strizza l'occhio all'erotismo (Emmanuelle Seigner è la vicina di casa che tutti vorremmo), ma evita di scivolare nello più scontato voyeurismo.
Niente di nuovo, ma ripetuto con buona convinzione.