l'uomo che cadde sulla terra (1976)

Quando la fantascienza si fa adulta. Un alieno giunge sulla Terra per salvare il proprio pianeta morente, contempla le brutture della nostra specie e (come un Willie Wonka delle stelle) fonda un impero multi-milionario incentrato sulle avanguardie tecnologiche. Un concept molto semplice che nelle mani di un visionario come Nicolas Roeg diviene studio raffinato e sperimentale sull'umanità e gli shock culturali, filtrati attraverso lo sguardo disincantato dell'extraterrestre e raccontati con il passo e le soluzioni visive del trip lisergico. Rarefatto, pieno di ellissi temporali che spezzettano la narrazione nello spazio e nel tempo, stravagante nelle componenti dialogiche e contemplative, è un film più da sentire che da "capire". E ovviamente una smisurata prova d'attore per David Bowie, al suo esordio recitativo e perfetto come creatura aliena androgina non priva di velleità cristologiche.

E' un film di fantascienza raffinato che sarebbe potuto essere migliore, infatti vi sono lacune narrative, bruschi passaggi di tempo che lo rendono poco coinvolgente, ma non per questo brutto. Forse, se fosse stato meno sofisticato, avrebbe guadagnato in intensità.