Il bireattore dell'Eni che portava dalla Sicilia a Milano, oltre al pilota, Enrico Mattei e un giornalista americano, precipitò nel cielo di Bascapè (Pavia) il 27 ottobre 1962. Rosi ricostruisce la vita del'"imprenditore di stato" dall'immediato dopoguerra fino alla morte, la sua azione che gli aveva messo contro potentissimi nemici e tenta un'ipotesi sull'incidente.
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Amo il cinema di Rosi ma questo film non mi ha mai convinto fino in fondo. Sebbene siano ammirabili, come sempre, lo stile da inchiesta e l'atmosfera angosciante che pervade il racconto dei fatti, trovo che si ecceda nella mitizzazione di Mattei e che, ancora peggio, questa passi per lo più attraverso le parole dello stesso Mattei, tralasciando troppo la descrizione del contesto politico, culturale e sociale in cui il petroliere agì. La seconda parte del film infatti è per buona parte affidata ad un monologo del protagonista, il quale spiega se stesso ad un giornalista (e quindi allo spettatore). Questo penalizza anche Volontè, che offre una prova discreta in cui però l'attore non riesce a dare il meglio di sè, se non i pochi momenti. Insomma, forse perchè si parla di una vicenda con troppi interrogativi in sospeso, ma ho avuto l'impressione che in questo film Rosi non si sia voluto esporre più di tanto. Penso che in questa ottica vada vista anche la scelta del regista di comparire in prima persona e di mostrare le reticenze con cui è stato costretto a confrontarsi nella lavorazione del film: è come se avesse voluto mettere le mani avanti. Detto questo, siamo comunque difronte ad un buonissimo film, che riesce ad insinuare molti dubbi sul reale svolgimento dei fatti e che non tiene celati aspetti della vicenda importanti quanto misteriosi (l'omicidio di De Mauro): in fondo è anche questo che si chiede al cinema d'inchiesta.