io, robot (2004)

Il nuovo film di Alex Proyas approda sui nostri schermi cinematografici. Il fatto di voler utilizzare il risonante nome di Isaac Asimov, per lanciare il film, a tutti gli effetti è stata una mossa pubblicitaria degna dei migliori blockbuster che si sono ispirati nella storia cinematografica ai libri, e che ancorpiù di come era già accaduto per Troy, di analogie con la versione stampata questo film ne ha davvero poche. Ma mentre il film di Wolfgang Petersen tentava più volte di uscire dai canoni del Blockbuster Hollywoodiano riuscendoci in parte"Io, Robot"ci affonda completamente. Il regista di bei film quali "Il Corvo" o "Dark City" compie un passo falso così come lo compie anche Will Smith che sembrava, dopo "Il talento di Bagger Vance" e "Ali", essere uscito dai film popcorn.
Le tre leggi di Asimov sono forse l’elemento più interessante della sceneggiatura, in quanto, oltre ad essere riprese, oggi, da tutti gli studiosi di intelligenza artificiale, segnano comunque un momento importante nell’approccio alla robotica. Per la prima volta infatti si scriveva di robot, non come mostri, ma come macchine che si comportano seguendo delle regole. "Io, Robot" parte, quindi, da presupposti molto interessanti, ma scivola irrimediabilmente, in particolare nel finale, nella sua essenza di film di intrattenimento, che segue il cliché dell’eroe e del cattivo, ed evita un approfondimento appena accennato.
Si ha qundi un Robot che cerca di commuovere ma non ci riesce e delle sequenze di azione da far impallidire "MI2" ed un rapporto Robot / Agente che nulla ha a che vedere con il rapporto tra Deckart e Batty di Blade Runner.
Da fastidio constatare che scrittori autorevoli vengano trattati così da Hollywood (non oso immaginare come verrà fuori "Neuromante" di Gibson).
Ed e' triste constatare che la fantascienza d'autore oramai negli studi di Hollywood "sia andata perduta come lacrime nella pioggia".