venom (2018)

Chi guarda il cinema non come un insieme organico di componenti che interagiscono tra di loro che poi decretano un risultato, ma come un mezzo dove è lecito focalizzarsi solo su un aspetto, forse è lecito che riconsiderino certi metri valutativi.
E' il caso di Venom, un cinecomic che praticamente ha una sceneggiatura debole ma che tutto sommato riesce a funzionare. Anche se poteva essere migliore.
Merito questo di un'intensità attoriale notevole, schizzata, e perepibile (manca la Williams all'appello), e di una regia che cerca di emulare, anche se non perfettamente, quelle che sono le capacità del simbionte alieno unito a Brock. Capacità che rievocano pesantezza ma anche potenza ed elasticità. L'impatto emotivo che ha sullo spettatore la pellicola, tramite le caratteristiche valide citate, riesce a minimizzare le falle di script, riuscendo quindi e, come anticipato, a farlo reggere. Insomma, chi vuole bene al cinema non disprezza Venom ma lo incoraggia, per la prossima volta, a fare meglio.