the blade (1995)

Sperimentazione formale portata alle estreme conseguenze, post-modernismo puro messo al servizio di una delle storie di vendetta più violente, rabbiose e vitali a cui un cinefilo potrebbe mai assistere. Per quanto il maestro Tsui Hark sia più interessato allo studio sull'immagine vorticosa e al potenziale del montaggio serrato (come, d'altronde, nei suoi ultimi film convertiti all'era digitale), la visceralità della messinscena si presta a miglior chiave di lettura possibile degli anfratti più ambigui della natura umana, e fa leva su una sceneggiatura piena zeppa di personaggi antieroici come nella miglior tradizione dello spaghetti western. Con il quale condivide pure l'enfasi sulla violenza, protagonista assoluta di scene d'azione che vivono di evoluzioni funanboliche ma mai esagerate. Se non un capolavoro, un titolo che scavalca epoche e latitudini con sempreverde baldanza.