come pecore in mezzo ai lupi (2023)

Un cinema di genere italiano nel più puro senso del termine. Un action/thriller che racconta di uomini e donne ingabbiati non solo dal loro passato, ma dalle scelte del loro presente (in tal senso lo si potrebbe definire "schraderiano"): l'una, poliziotta sotto copertura che non può sfuggire a questo incastro, lui che non ha modo di tirarsi fuori dalla criminalità per dedicarsi alla figlioletta. Inutile dirlo, ci sono tutti i cliché del genere (e quello di lasciarsi alle spalle il crimine per tentare una nuova e diligente vita è ormai abusato ad un livello non sostenibile) ma nonostante ciò il film riesce a tenersi in piedi grazie ad attori sul pezzo, alla scelta di rifuggire da inutili orpellismi (e quindi di rimanere su un realismo minimalistico) e di evitare di sbrodolare nella futile retorica con risvolti simil politici.

Può sembrare un film orientato verso un'ottica di genere ed in parte lo è nella scarna ossatura poliziesca che regge la storia. E' un film di personaggi dalla doppia natura voluta dal ruolo che devono interpretare: criminale di facciata e poliziotta infiltrata oppure un criminale di piccolo taglio in attesa di un riscatto rispetto alla propria figura paterna nei confronti di una figlia. Sono personaggi immersi in un contesto freddo e con pochi spiragli di speranza, proiettati in un mondo dove la giustizia si intravede appena e dove essere sempre in bilico, soffocare le proprie reali intenzioni è all'orine del giorno. Come esordio non è male e la politica della Groenlandia di Rovere va incoraggiata. Certamente i villains sono fatti un po' con l'accetta senza molte sfumature, ma nel complesso il film un'occhiata la vale sicuramente.

Senza infamia ne lode. L'ho visto diverse settimane fa e quasi non me lo ricordo, so che la visione è stata comunque piacevole.