Recensione frankenweenie regia di Tim Burton USA 2012
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Recensione frankenweenie (2012)

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locandina del film FRANKENWEENIE

Immagine tratta dal film FRANKENWEENIE

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Immagine tratta dal film FRANKENWEENIE
 

Victor Frankenstein vive con i genitori e l'amatissimo cane Sparky nella placida cittadina di New Holland. Appassionato di scienze e cinema, ma introverso e poco socievole, viene incoraggiato dal padre a praticare il baseball. Durante una partita, Sparky insegue una palla battuta da Victor ed è investito da un'automobile. Dopo una dimostrazione dell'effetto dell'elettricità sul sistema nervoso animale durante una lezione di scienze, Victor, disperato per la perdita di Sparky, decide di provare a resuscitarlo mettendo in pratica tutte le sue conoscenze scientifiche. Sparky torna effettivamente in vita, ma ben presto le cose si complicano: i vicini iniziano a sospettare qualcosa mentre i compagni di classe di Victor scoprono il geniale esperimento su Sparky e decidono di replicarlo, per vincere il concorso di scienze scolastici. Gli effetti sono catastrofici...

Tim Burton e John Lasseter condividono una parte singolare del loro cammino artistico: entrambi sono stati licenziati in tronco dalla Disney a metà degli anni ottanta, per le loro idee innovative e poco allineate. Mentre la Disney tentava di uscire dall'empasse di quel periodo, le voci fuori dal coro venivano epurate. Oggi Lasseter, le cui "idee malsane" hanno portato alla nascita della Pixar, è rientrato con il ruolo di Chief Creative Officer. A Tim Burton, che pure sembra aver superato gli anni migliori, sono affidati progetti importantissimi: il sequel/remake di "Alice in Wonderland" del 2010, e il prossimo "Maleficent", prequel live-action con Angelina Jolie sulla strega de "La Bella Addormentata". La cosa singolare è che il licenziamento di Burton fu dovuto ad un cortometraggio (live-action) in bianco e nero girato nel 1984 su un bambino (Barret Oliver, visto nel ruolo di Bastian ne "La Storia Infinita") che rianimava il suo cane deceduto, una rivisitazione sui generis di Frankenstein intitolata "Frankenweenie", che alla Disney fu ritenuta non appropriata per i bambini e un imperdonabile sperpero di capitali aziendali. A trent'anni di distanza, "Frankenweenie" è il nuovo lungometraggio, stavolta animato in stop-motion e in 3D, che Tim Burton dirige proprio per la Disney.

Tim Burton e l'animazione sono da sempre sinonimo di qualità e "Frankenweenie" non fa eccezione. Il talento del regista americano è principalmente visivo: Tim Burton è uno straordinario disegnatore, capace di inventare uno stile riconoscibile per dare efficacemente forma ai mondi inquietanti partoriti dalla sua fervida fantasia. L'animazione è di conseguenza il campo in cui maggiormente emergono la qualità e l'unicità del talento di Burton, mentre in generale si può affermare che "Frankenweenie" conferma la regola per cui quando è al lavoro su materiale da lui stesso ideato, il risultato finale è di gran lunga migliore. Alla base delle incomprensioni sulla prima versione di "Frankenweenie" c'è sicuramente il fatto che l'atmosfera dell'animazione di Burton si perde completamente in un semplice live-action ("Edward Mani di Forbice" resta un'eccezione), e con essa tutta l'ironia e il fascino di una storia come questa.

L'idea iniziale è la medesima della prima versione: una sorta di remake di "Frankenstein". Perché la trama sostenga la durata di un lungometraggio, la sceneggiatura è stata però arricchita di personaggi e situazioni, oltre a un gran finale a base di mostri giganti e citazioni dai classici dell'horror (l'uso del bianco e nero è la più evidente). Se i primi venti minuti riprendono quasi scena per scena il corto e le sue gag, la seconda parte è completamente originale e nonostante sia palesemente derivativa, il taglia e cuci funziona meglio delle cuciture fatte sul povero Sparky, che perde in continuazione pezzi per strada.

Il character design, tipicamente burtoniano (Victor è in pratica la versione giovane del suo omonimo protagonista de "La Sposa Cadavere ") è il punto di forza del film. I nuovi personaggi ideati per la versione animata sono eccezionali: Toshiaki, Edgar e Nassor sono espliciti omaggi ai classici dell'horror e funzionano benissimo come gruppo di piccoli scienziati matti futuri psicopatici tipici della provincia americana, resa come sempre in maniera ugualmente inquietante e amabile da Burton (la cittadina di New Holland sembra quella di "Edward Mani Di Forbice"). La bambina con il gatto, poi, è un tocco di puro genio burtoniano, di quelli che negli anni ottanta lo avrebbero fatto, se non licenziare, declassare a scrittore di titoli di coda. Ultima menzione per il professor Rzykruski (Martin Landau nell'originale), intuizione fantastica che sostituisce l'anonimo insegnante del corto e a cui sono riservate le battute migliori del film. A tal proposito, ottimo il lavoro sul doppiaggio (una volta tanto). Invece di puntare su improponibili nomi noti, si è puntato, come si dovrebbe, sulla caratterizzazione dei personaggi.

Infine, Sparky: il fulcro del film è l'equilibrio tra la sua simpatia (in animazione il bull terrier è certamente più carino che dal vivo, e la gamma espressiva ovviamente diventa molto più vasta) e l'idea - che passa più facilmente se non si pensa a un vero bambino che smembra e ricompone un vero cane - di quello che in effetti gli capita. La scommessa funziona, Sparky è adorabile e i bambini non si porranno alcun problema etico né resteranno traumatizzati. Certamente, gli executive della Disney non hanno fatto le medesime resistenze di trent'anni fa.

C'è un altro merito: "Frankenweenie" è il primo lungometraggio d'animazione mainstream in bianco e nero. E' l'ennesima conferma che l'animazione è un mezzo espressivo potentissimo e non un genere, anche quando si devono rispettare vincoli commerciali come quelli certamente imposti da Disney.

Per concludere: "Frankenweenie" ci riporta a un Tim Burton autentico, sostenuto da un'animazione di livello eccezionale, e ci regala un elegante omaggio ai classici del cinema horror, scevro delle puerili convenzioni comiche che affliggono molti film d'animazione contemporanei.

Per i curiosi e gli appassionati, è certamente consigliabile la visione di entrambe le versioni: il corto originale è disponibile nei contenuti speciali della versione home video di "Nightmare Before Christmas".

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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 31/01/2013 18.37.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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