per un pugno di dollari regia di Sergio Leone Italia, Spagna, Germania 1964
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per un pugno di dollari (1964)

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locandina del film PER UN PUGNO DI DOLLARI

Titolo Originale: PER UN PUGNO DI DOLLARI

RegiaSergio Leone

InterpretiClint Eastwood, Gian Maria Volontè, Marianne Koch, Bruno Carotenuto

Durata: h 1,35
NazionalitàItalia, Spagna, Germania 1964
Generewestern
Al cinema nell'Ottobre 1964

•  Altri film di Sergio Leone

Trama del film Per un pugno di dollari

Un pistolero solitario giunge in un paesino di frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti e per profitto cerca di mettere contro le due potenti famiglie del posto. I Rojo però lo catturano e lo torturano, ma lui riesce a fuggire. Convinti che sia stato salvato dalla famiglia rivale, i Rojo compiono un massacro, al quale il pistolero assiste impotente. Rimessosi in sesto, tornerà per vendicarsi.

Film collegati a PER UN PUGNO DI DOLLARI

 •  PER QUALCHE DOLLARO IN PIU', 1965
 •  IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO, 1966

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Voto Visitatori:   8,63 / 10 (244 voti)8,63Grafico
Voto Recensore:   9,50 / 10  9,50
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Voti e commenti su Per un pugno di dollari, 244 opinioni inserite

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Invia una mail all'autore del commento bart1982  @  31/01/2024 21:02:24
   8 / 10
La prima pellicola della trilogia si concentra principalmente sul protagonista misterioso interpretato da Eastwood.
Storia semplice ma fotografia e musiche magnifiche.

stratoZ  @  04/10/2023 17:53:26
   8½ / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Sebbene si stia parlando di un film comunque di altissima realizzazione - concordo anche con chi lo definisce acerbo, ma è un parere dettato dal sapere già cosa verrà dopo, dubito si sia potuto definire così un film del genere alla sua uscita - il valore artistico del primo western di Sergio Leone aumenta esponenzialmente contestualizzandolo storicamente e capendo la funzione che ha avuto nel passaggio da uno stile classico ad un modernismo più marcato che riflette su se stesso e riesce ad avere delle componenti autoironiche che mancavano quasi sempre in passato - non è un caso che anche se si parla di western classico, la maggior parte dei film a sfondo umoristico siani venuti dopo questo, basti guardare "There was a crooked man" di Mankiewicz ed "El dorado" di Hawks -

Già a partire dagli iconici titoli di testa animati, con la musica di Morricone, beh quello è un momento impareggiabile, e tornando al discorso di prima, chi ha già visto la trilogia vede quei titoli e quella musica come un'overture epica immaginando le scene cult che verranno col passare del minutaggio.
Inizia il film e il nostro eroe interpretato da Clint Eastwood nell'espressione col cappello e col poncho arriva in questa città non troppo popolata in cui viene già aggredito a prescindere senza che abbia fatto nulla da tre pistoleri, tramite il locandiere, che diventerà il suo migliore amico in questo film viene a scoprire la situazione della città, contesa tra due famiglie che vogliono gestire i business e in continua faida, tanto che gli uomini più occupati del paese in quel momento sono il beccamorto e il campanaro.
Già dall'incipit si vede un'ironia di fondo, non tanto un'ironia che vuole far ridere ma qualcosa di più sottile, sembra di più un'epicizzazione sgangherata che fa riflettere sugli stereotipi a cui il western è andato in contro nel corso dei decenni in cui si è evoluto, ma non vuole farlo in maniera critica, quanto in maniera omaggiante, il carattere schivo e di poche parole del personaggio interpretato da Clint contribuisce ad alimentare questo omaggio non essendo altro che una versione estremizzata degli antieroi dei western di Ford, Hawks, Mann e compagnia bella, con la solita caratteristica di sorbirsi le spacconerie dei villain del film in silenzio per poi vendicarsi in un secondo momento.

La storia dice che il western classico a quel punto lì era saturo, di base è vero, in realtà le grandi pellicole western continuavano ad uscire anche attorno a quegli anni - "The man who killed Liberty Valance" è di soli due anni prima per fare un esempio - soltanto che stavano già evolvendosi e arrivando ad un bivio che avrebbe diviso il genere per sempre, perché se Leone omaggia e ricalca ironicamente il western classico, una manica di autori stanchi degli archetipi tipicamente razzisti ed eccessivamente mascolini del genere si stavano ribellando e portando il genere verso un nuovo revisionismo, quello che cambia è semplicemente la concezione, Leone prende spunto direttamente e non rinnega il passato, i revisionisti rinnegano e vogliono dare nuovi connotati ad un genere fino a quel momento troppo accondiscendente con la parte razzista, sessista e conservatrice dell'America, ma adesso sto andando fuori tema, torniamo al film.

Lo sviluppo della trama in realtà è molto semplice, il nostro (anti)eroe si metterà in mezzo a questi business mettendo continuamente le famiglie contro e prendendosi commissioni per le soffiate inventate da lui stesso, causando scontri a fuoco e accendendo la faida sempre di più, qui ritorna il tema dell'avidità, anch'esso portato ad un estremizzazione.
Arriverà però un momento in cui il pistolero infallibile - in caso a qualcuno fosse rimasto qualche dubbio - si renderà conto di essere andato troppo oltre, ma sarà troppo tardi a quel punto perché la banda dei Rojo - capitanata da Ramòn, interpretato nientedimenoche da Gian Maria Volonté - riuscirà a catturarlo e disarmarlo, fino al momento in cui dovrà assistere impotente al massacro dei Baxter fatto a sangue freddo e anche uccidendoli disarmati dopo che si erano arresi, ovviamente seguirà la classica vendetta come da buon western che si rispetti.

In tutto questo svilupparsi della trama Leone ha tante invenzioni, dalla splendida scena al cimitero, stratagemma per trarre in inganno le due famiglie a scene con un umorismo di fondo maggiore, parlo ad esempio di quella della botte, in cui Clint scarica addosso agli scagnozzi di Ramon una botte gigantesca lasciando un buco che neanche nei cartoni animati, ma anche quando Clint spara di nascosto ad uno dei Rojo e tagliando le corde gli tira una badilata del tettuccio in pieno viso, ecco queste scene rendono bene l'idea di cinema che Leone stava sviluppando, rendendo questi personaggi quasi plasticosi, con questa epicità che si respira spezzata benissimo da momenti del genere - a Bud e Terence non sarà venuto difficile realizzare le loro prime parodie perché qui avevano già ottimi spunti -

E poi la scena del duello, con l'infallibile Ramon che scarica una decina di colpi su Clint ma non riesce ad ucciderlo semplicemente perché ha uno scudo sotto il poncho a proteggerlo, ecco questa la vedo come una vittoria dell'intelletto sulla forza, non è poi tanto vero che "quando un uomo con una 45 incontra un uomo col Winchester, l'uomo con la 45 è un uomo morto"

La regia di Leone non è ancora al suo apice come avverrà nei film successivi ma abbiamo già tanti ottimi spunti, tra primi piani, una vicinanza maggiore ai soggetti rispetto al western classico che tendeva ad essere più di ampio respiro, qualche accenno di piano italiano c'è già e un montaggio che si fa sentire molto denunciando esplicitamente la sua natura cinematografica e di finzione. Poi c'è la colonna sonora di Morricone, che parliamoci chiaro, è invadentissima, ma va benissimo perché porca ******* quanto è bella.

Un western straordinario e un macigno di storia, ma il bello è che eravamo solo all'inizio.

Noodles71  @  30/09/2023 23:44:11
   9 / 10
Un budget limitatissimo, l'utilizzo dello pseudonimo di "Bob Robertson" per il mercato temendo il fiasco per un prodotto italiano in un genere oramai in fase calante, un cast con le risorse disponibili che permette la presenza di un semi sconosciuto Clint Eastwood e Gian Maria Volontè ancora in fase di ascesa, hanno permesso grazie alla sua innata dote artistica di consacrare Sergio Leone come uno dei cineasti più influenti della storia della cinematografia italiana purtroppo regalandoci solamente un pugno di films. Remake non dichiarato de "La Sfida Del Samurai" di Kurosawa, "Per Un Pugno Di Dollari" reinventa il genere riscrivendone le basi tipiche non a caso coniato come "spaghetti western", primo della formidabile "Trilogia Del Dollaro". Lo "straniero senza nome" interpretato dal trentaquattrenne Eastwood che deve al regista romano l'inizio della sua fortunata carriera, diventerà un clichè adottato in altre pellicole. Dopo l'esordio non eclatante nel genere "peplum" con "Il Colosso Di Rodi" di tre anni prima, Leone centra il bersaglio ed inizia il suo straordinario connubio con il maestro Ennio Morricone che rende le sequenze con le sue musiche indimenticabili. Nel cast da menzionare il grande Mario Brega nel ruolo dell'uomo fidato della famiglia dei "Rojo" "Chico". Ambientato nel piccolo villaggio di confine tra Messico e Stati Uniti di "San Miguel" dove due famiglie si contendono il potere con il contrabbando di armi ed alcol, l'arrivo del misterioso e taciturno straniero chiamato un paio di volte nel finale "Joe", astuto e doppio giochista che cercherà di sfruttare le sue doti per arricchirsi alle spalle della faida sanguinaria che martorizza il paese. Il duello finale epico che diventa uno dei leit motiv del grande cinema western di Sergio Leone.

Godbluff2  @  05/11/2022 21:42:10
   8½ / 10
Il western è IL genere cinematografico "autoctono" americano per eccellenza, la loro personale narrazione epica della propria storia, delle loro radici culturali. Centrale nei meccanismi hollywoodiani fin dal principio, è diventato "maturo" alla fine degli anni '30 quando John Ford ne delineò definitivamente gli archetipi e le caratteristiche principali che saranno alla base del periodo classico del genere; una lettura epica della frontiera americana della seconda metà del XIX secolo chiaramente molto parziale e mitizzata, la storia scritta dall'ipocrisia dei vincitori, ma che già nel corso degli anni '50 grazie a vari registi aveva affrontato una corrente di rinnovamento e rilettura in chiave più moderna e complessa di quell'epica.
Tuttavia il terremoto, la vera e più grande rivoluzione del genere americano per eccellenza non partì dal cinema americano; esplose invece in Italia, con un regista romano dal budget limitato che per contenere i costi girava gli esterni in una Spagna il più verosimilmente possibile affine ai selvaggi e ampi territori dell'ovest nord-americano e che fu ispirato da un film su un samurai di un regista giapponese che a sua volta possedeva ben salda nel suo bagaglio culturale di ispirazioni la lezione del classico cinema western fordiano. Il regista romano, per riuscire a vendere meglio il suo film, cercò anche di spacciarlo per produzione americana, perché a chi diavolo sarebbe importato un film sull'epica di frontiera americana girato da un italiano e usarono, lui e altri italiani coinvolti in vari ruoli del film, pseudonimi anglofoni, oltre ad utilizzare un protagonista americano e poi una mescolanza di attori italiani, spagnoli, sudamericani e tedesco-austriaci nei panni di personaggi messicani.
Belle premesse, no ? Ecco, questo "film di genere", girato a basso costo, con mezzi a dir poco scarni e visto all'epoca come nient'altro che un B-Movie ha sconvolto e ricostruito dalle fondamenta il cinema dell'epica americana, ha cambiato tutto, senza la possibilità di tornare indietro.
Naturalmente il cambiamento che Sergio Leone inizia con questo film si cementa col tempo, lungo tutti gli anni '60, nell'immediato proprio grazie ai due film successivi dello stesso Leone, che completano la "Trilogia del Dollaro", fino a diventare ormai il nuovo standard del western per tutti gli anni '70, sempre colorato poi da personalizzazioni, sperimentazioni e nuovi piccoli rinnovamenti diversi da regista a regista, da film a film, con lo stesso cinema di Leone che a cavallo dei due decenni continuava ad evolvere, mutare e maturare all'interno della medesima dicitura "Western".
"Per un pugno di dollari" che fu il Big-Bang del cambiamento e i suoi due più maturi successori ebbero tale successo e impatto culturale da espandere la loro rilettura del western nel territorio italiano ed europeo e, ben presto, l'eco dello "spaghetti western" riecheggiò fino alla madrepatria del genere, Hollywood, in quegli anni già in una fase di profondo rinnovamento generale, invasa da nuove generazioni di autori e cineasti, contribuendo così, insieme ad altri fattori, ad una netta e profonda rivisitazione della "mitologia" dell'Ovest da parte dei registi americani degli anni '60 e '70, che in anni più o meno coevi-di poco successivi alla rivoluzione leoniana, trovarono modi personali e coraggiosamente anti-americani (ma da un certo punto di vista molto "americani" nell'ottica di una rivoluzione nazionale del genere) di rileggere più lucidamente e criticamente e ripensare da zero i topoi del western classico, i suoi miti e i suoi spesso falsi eroi, con appunto anche un doveroso sguardo verso le novità portate dalla versione italo-europea del loro genere, anche scontrandosi contro gli ostracismi della parte più reazionaria e moralista del circuito hollywoodiano (si vedano le battaglie contro tagli e censure, spesso perdute miseramente purtroppo, del principale rinnovatore americano del "genere di casa", Sam Peckinpah, di fatto il nome centrale al fianco di quello di Sergio Leone per quanto riguarda l'affermazione di una nuova visione del cinema Western in senso assoluto).
Il personale cinema western d'autore che Sergio Leone comincia a costruire con "Un pugno di dollari" ha spesso indicata come una delle principali fonti d'innovazione l'uso di un più crudo realismo nella messa in scena, nel racconto e nella caratterizzazione dei personaggi, con un distacco tale dagli schemi del western classico da far sembrare il genere del tutto rivoltato dall'interno, in un modo nemmeno minimamente avvicinato anche dai più coraggiosi western americani degli anni '50-primi '60 (nemmeno da un "Ride the High Country" del primo Peckinpah, che pure portava già molti elementi nuovi di verosimile crudezza al genere già nel 1962).
Tutto verissimo. Nell'Ovest (anzi, in questo caso nel Centro-America messicano) di Sergio Leone non c'è spazio per il piatto dualismo "bene-male"- "legge-fuorilegge" né c'è spazio per le dure ma eroiche figure del "mito della frontiera". Gli uomini qui sono tutti sporchi, duri, crudeli, avidi, cinici, amorali, selvaggi, astuti o stupidi, coraggiosi o vigliacchi ma in ogni caso violenti, che respirano omicidio e morte come primigenia ragione d'esistenza e non solo di sopravvivenza.
Non esistono eroi del west, il protagonista senza nome (lo chiamano "Joe" ma non si chiama mica veramente così) è sì alla fin fine mosso da un codice di giustizia personale e d'umanità che cela nel profondo, ma resta un anti-eroe mosso in gran parte dall'opportunità di guadagno a scapito di feccia peggiore di lui. Lui è "onorevole", ma non è un buono, è un cinico e solitario avvoltoio sceso dal nord, simile ma probabilmente più "amorale" rispetto alla sua controparte samurai di "Yojimbo", che pure si nascondeva altrettanto dietro una maschera da cinico profittatore.
Se l'uomo senza nome ha comunque in se residui di umanità e senso di giustizia, che quantomeno vengono risvegliati in lui da determinati avvenimenti, gli altri, i membri delle due famiglie rivali, sono tutti, chi in un modo chi nell'altro, feccia umana della peggior specie. E quelli che restano, il locandiere, il cassamortaro, la famiglia di Marisol, sono poveracci che cercano di sopravvivere come possono in un contesto dove non esistono pietà, morali o controllo.
E soprattutto è una vita dominata dalla violenza. Finalmente e con una forza ancora inedita allora nel genere, in "Per un pugno di dollari" esplode la violenza necessaria quando si descrive un mondo di frontiera dominato dalla forza bruta e dai colpi di proiettile. Morti, sangue e dolore, ferite e sporcizia, al di là delle possibilità date dagli scarsi mezzi a disposizione, nulla di tutto questo è lesinato.
La violenza è repentina, inesorabile, si spara, si uccide, si tortura, non viene nascosto nulla. "Per un pugno di dollari" inaugura un nuovo standard nell'espressione della violenza nel cinema western, ne alza di molto la soglia e apre nuove strade percorse da molti con sempre maggior coraggio (al pari dell'altrettanto seminale Peckinpah di "Sierra Charriba" per la parte autoctona della rivoluzione del genere).
Si tratta a mio avviso di un grande merito, quello di aver riportato la vita del "selvaggio west" mostrata sul grande schermo ad una dimensione più cruda e quindi più verosimile ed aderente alla realtà, più cinica e carnale, più umana nel bene e soprattutto nel male.
Tuttavia sarebbe sbagliato limitare i film di Leone, da questo in poi, individuandoli come film basati su uno spiccato "realismo"; i film di Leone non sono affatto realistici, a conti fatti. Hanno aspetti maggiormente realistici mescolati però ad artifici estetici, di regia, di montaggio e altro ancora che ne rafforzano la componente spettacolare ed anti-realistica (un discorso non dissimile si può fare anche con Peckinpah seppur con stili del tutto differenti, ma è un'altra storia...)
Leone amava il cinema d'intrattenimento, puntava su una messa in scena fortemente emotiva e spettacolare, o spettacolarizzata; il suo western è cinema profondamente epico, soltanto che anche l'epicità del western classico viene qui totalmente riletta e stravolta, personalizzata e reinventata. Sergio Leone dona al western una forza epica del tutto nuova, del tutto sua.
E la grande spinta in questa direzione gliel'ha permessa naturalmente il compositore (ed ex compagno di scuola) Ennio Morricone, di diritto considerabile il co-rivoluzionario italiano del western al fianco del regista, che da qui inizierà il sodalizio che darà i risultati conosciuti da tutti, ma proprio da tutti.
Mai prima di questo momento un compositore di tracce musicali per un film aveva avuto una simile importanza per la riuscita del film stesso, mai delle musiche per il cinema avevano così nettamente influenzato ciò che veniva rappresentato a livello diegetico, pur rimanendo esterne alla diegesi (ruolo esterno che verrà spezzato poi nei film successivi).
Forse l'esempio precedente più vicino che mi viene in mente in quanto a forza della musica che esce dal suo ruolo di semplice accompagnamento alle immagini lo ritrovo nella celeberrima partitura "lacerante" di Bernard Hermann in "Psycho", ma è più un'intuizione geniale, un guizzo di un momento, non una regola fissa e stabilizzata; oppure, paradossalmente, il non-uso della musica sempre in Hitchcock con "Gli Uccelli" ma, per forza di cose, rimane comunque un discorso differente.
Prima dell'uso che Morricone e Leone fanno delle composizioni del primo all'interno del film, c'erano si state belle partiture, funzionali colonne sonore, il discorso a se stante del musical e così via ma, di base, la musica nei film rimaneva un accompagnamento, magari molto bello, ma un accompagnamento; qui abbandona questo ruolo come mai aveva fatto prima; le varie partiture scritte da Morricone per il film finiscono con l'essere co-sceneggiatura e co-regia, le sue musiche non accompagnano e nemmeno evidenziano un momento, lo creano, lo modellano insieme alla regia di Leone, al montaggio (qui di Roberto Cinquini); sono le note di Morricone, i tocchi, i fischi, le esplosioni grandiose di tromba a costruire la drammatizzazione di una sequenza, l'epicità di un momento.
Ennio Morricone permette in modo decisivo a Sergio Leone di donare al cinema western un lirismo fino a quel momento sconosciuto, un lirismo commovente ed emozionante capace di portare quel contesto più crudo e verosimile in una dimensione nuova, di epica capace di muovere corde profonde nell'animo.
Contribuiscono anche a modificare la grammatica del film western, con esplosioni lirico-epiche sparse per tutto il film, spesso di eguale forza espressiva, non più un lineare crescendo narrativo, o comunque non più solo quello; sono le partiture di Morricone ad accompagnare la regia determinando i momenti più emozionanti dei film di Leone. Un secondo regista travestito da autore di colonne sonore, con un ruolo particolarmente centrale proprio nelle pellicole del vecchio amico di scuola.
Naturalmente, al di là di Morricone, anche Leone stesso alla regia rivisita totalmente la gamma espressiva, la grammatica e lo stile formale del genere western, cominciando ad esplorare quello stile poi perfezionato film dopo film: principalmente, il punto più evidente è che i campi lunghi che dominavano il western classico cominciano ad avere un ruolo minore, pur se non abbandonati del tutto, e diventa invece centrale l'uso di stretti primi e primissimi piani, a volte fino al particolare degli occhi, sui volti dei personaggi, inconfondibilmente caratterizzati, volti sporchi, storti, smorti, crudi, omicidi, volti di frontiera, che sono parte della forza memorabile di questi film, spesso mostrati allo spettatore come una galleria degli orrori con inquadrature molto brevi e un montaggio molto rapido che ne passa rapidamente in rassegna le storture, i ghigni, i sentimenti, rabbia, paura, dolore, come piccoli ma indimenticabili lampi; naturalmente a volte le inquadrature sono un po' più lunghe, il montaggio un po' meno repentino, ma nel duello finale viaggia comunque rapido tra gli occhi dello straniero senza nome e col sigaro in bocca e quelli di Ramòn.
I primi piani di Sergio Leone, il montaggio e le partiture morriconiane diventano un trittico espressivo e lirico devastante, la macchina da presa scava dentro quei volti e la cosa funziona meravigliosamente quando scegli anche i volti e gli attori giusti: nel finale, lo sguardo granitico di Clint Eastwood, attorucolo sconosciuto dalla mimica non particolarmente variabile ma terribilmente comunicativa e carismatica e lo sguardo ormai terrificato, perso, incredulo di uno dei più grandi attori nella storia del cinema, come Gian Maria Volontè si confermerà essere film dopo film negli anni successivi, esaltano e sono esaltati da queste inquadrature così ravvicinate, così espressive come i loro sguardi, mentre i fiati ispirati al "Deguello" di "Rio Bravo", in tono ancora più epicizzante, li circondano e avvolgono loro e lo spettatore in sensazioni nuove per questo tipo di film.
L'uso di altri trucchi e tecniche sempre più in voga nel cinema degli anni '60, come repentine zoomate sui volti degli attori, potenziano ancora di più lo stile di Leone, che diventerà sempre più fantasioso e spettacolare di film in film (pensiamo a quello che hanno combinato Sergio ed Ennio un paio di film dopo nel momento della "Febbre dell'oro").
Inoltre, ed è un altro tratto caratteristico e fondamentale del suo cinema, Leone se la prende comoda. In questo film, che dura appena 90 minuti ed è molto più secco e scarno rispetto a quelli che lo seguiranno, nemmeno troppo ma è comunque una caratteristica già presente, un certo gusto per la dilatazione elastica del tempo filmico e del ritmo narrativo, che diventerà poi un tratto così importante della sua narrativa da diventarne il perno centrale, con il tempo, in quell'altra "triade" di film che partirà con "C'era una volta il West", un'ulteriore nuova maturazione del genere apportata dal regista romano.
Il budget limitato è sfruttato bene, le scenografie scheletriche e la messa in scena tutto sommato semplice, equilibrata e scarna non donano che fascino al film, che in questo modo resta molto vicino all'epica kurosawiana che gli ha dato origine.
Si, perché "Per un pugno di dollari" è la riproposizione in salsa western non autorizzata di "Yojimbo", e questo si sa. Eppure non sfigura affatto rispetto al suo "originale", anzi ha forse qualcosina in più. Naturalmente c'è il cambiamento più grande, quello culturale-geografico, con tutte le modifiche del caso e altri piccoli tocchi importanti di "aggiornamento": il sigaro al posto dello stecchino, quattro casse invece di due-forse-tre, il dualismo che da katana-pistola passa da pistola-fucile winchester, una lastra di ferro al posto di un pugnale da lancio e un'ironia molto più nera e cruda rispetto a quella più comico-satirica del film giapponese, ma la storia è quella lì, leggermente asciugata e semplificata in alcuni dettagli, perché tanto le aggiunte narrative stanno altrove, nelle note di chitarra, di trombe o di fischi. Ecco cosa "Per un pugno di dollari" ha secondo me in più rispetto a "Yojimbo": che Akira Kurosawa non ce l'aveva mica un Ennio Morricone come compagno di scuola, ohibò.
Infine, gli attori. A parte una lunga sequenza di eccellenti caratteristi (uno almeno, il vecchio grande Marione Brega, lo voglio ricordare) che ritroveremo spesso anche in film successivi di Leone, i due protagonisti vanno ricordati: Clint Eastwood era un giovane signor nessuno americano che ha girato un western italiano a basso costo ed è diventato un signor tutto, una delle icone cinematografiche più grandi di sempre, lui con le sue due espressioni, con e senza sigaro e che, guarda un po', saprà reiventarsi dietro la macchina da presa come grandissimo regista, sia con dei western sia in tutt'altri generi, sempre con le lezioni del maestro Leone (tra gli altri, ma lui fu il primo) bene in mente, anche se a modo suo.
Gian Maria Volonté... Be, per me è il più grande attore italiano di sempre (insieme a Gassman, tò) e uno dei più straordinari di tutti i tempi per trasformismo, capacità di immedesimazione, rigoroso studio del ruolo e versatilità. Sarà il volto simbolo del cinema d'autore italiano "d'impegno civile" che darà tanti ottimi risultati negli anni '60 e '70 ma anche in questi ruoli da antagonista nel cinema "di genere" se la cava stupendamente, Ramòn è un personaggio splendido perché Volonté gli fa attraversare ogni possibile gamma emozionale nell'arco che va dalla sua prima apparizione al duello finale, pur in un personaggio meno complesso di quello che interpreterà nel successivo "Per qualche dollaro in più".
Rimangono memorabili anche molti dialoghi, molte battute storiche ("quando un uomo con la pistola incontra un uomo con un fucile, l'uomo con la pistola è un uomo morto") e la sequenza del duello finale varrebbe già una carriera, con la sua atmosfera epica con tratti quasi irreali, spettrali, l'uomo senza nome che continua a rialzarsi come un morto vivente mentre i primissimi piani mostrano il crescente smarrimento, poi il terrore negli occhi di Ramòn-Volontè, a cancellare la sua arroganza, la sua crudeltà, la sua sicurezza beffarda. Dio, che bella scena. Varrebbe già una carriera, dicevo, non fosse che Leone era certamente destinato a superarsi.
E visto che contradditoriamente violenza realistica ed epicità lirica e spettacolare si fondono senza soluzione di continuità nel cinema di Leone, la spietata carneficina della famiglia Baxter e il brutale pestaggio ai danni del protagonista sono due momenti simbolo di questa nuova frontiera di violenza nel cinema western, di questa America lontana dall'America ma molto più credibile.
Insomma, ne getta molti di semi "Per un pugno di dollari", che è stato l'inizio di tante cose nuove e di parecchie carriere monumentali nella storia del cinema. Gli preferisco tutti i successivi film di Leone ma, insomma, è spaccare in quattro un capello. A colpi di pistola, ovviamente.

Signor Wolf  @  03/07/2022 17:00:03
   8 / 10
Interessantissimo film di Leone che detta lo standard del genere, quello che manca a questo film sono solo dei buoni villain e buoni comprimari. Volonte' e' un grande attore, ma il suo personaggio, Ramon e' tagliato con l'accetta e lo stratagemma per batterlo e' puerile.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Edgar Allan Poe  @  07/02/2022 16:28:55
   8½ / 10
Forse nel complesso quello che ho apprezzato meno nella "trilogia del dollaro", ma stiamo comunque parlando di un film notevole. Forse leggermente più violento rispetto ai successori e con una trama che portò Kurosawa a denunciare lo stesso Leone per plagio; siamo comunque di fronte ad un film che ha fatto la storia del cinema italiano, e non solo. Per regia, montaggio, musiche e non solo, un lungometraggio giustamente inserito fra i più importanti della storia del cinema.

AgentSmith  @  04/06/2021 22:23:14
   9½ / 10
Assolutamente perfetto in ogni dettaglio.

mrmassori  @  03/11/2020 21:17:27
   8½ / 10
Epico, leggendario e immortale. Anche se preferisco di più il buono, il brutto e il cattivo e per qualche dollaro in più, anche questo è veramente uno dei migliori film della storia del cinema.

CyberDave  @  22/07/2020 09:17:02
   7 / 10
Buon western di Leone che apre la trilogia del dollaro, trama lineare, molto riuscito il personaggio di Clint che convince nel ruolo del duro.
Anche rivisto oggi appassiona e non annoia mai, merito anche delle ottime musiche e dell'azione che di certo non manca.
Finale telefonato ma che resta nella memoria per la battuta di Joe durante lo scontro.

weareblind  @  11/07/2020 22:57:56
   7 / 10
Decisamente il più debole della trilogia del dollaro. Fece però rinascere il western.

Beefheart  @  30/04/2019 13:18:42
   5½ / 10
Unico vero pregio: la presenza di Gian Maria Volontè. Per il resto lo ritengo un film enormemente sopravvalutato in quanto ripetitivo e con poca sostanza.
Banalotto ed insipido. Potrebbe quasi essere un western hollywoodiano.
Senza ombra di dubbio il peggiore della famosa "trilogia del dollaro"

2 risposte al commento
Ultima risposta 30/04/2019 18.56.41
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Hagen di Tronje  @  18/10/2018 14:20:05
   8½ / 10
Primo capitolo della "Trilogia del dollaro" diretta da Sergio Leone. Il film è un rifacimento in chiave western del film "La sfida del samurai" di Akira Kurosawa e costituisce l'archetipo del western all'italiana. La pellicola è caratterizzata dal ricorso ad una violenza più accentuata rispetto al western classico, il che conferisce al film un grande fascino visivo. I personaggi sono ben caratterizzati, con un protagonista (al quale la sublime inespressivià di Clint Eastwood giova in modo sorprendente) che conquista la scena con la sua abilità, le sue frasi ad effetto e l'ambiguità morale che lo caratterizzerà anche nelle pellicole successive, ed un antagonista di grande carisma interpretato dall'ottimo Gian Maria Volontè, che si conferma attore di rara versatilità.
Mancano, forse, la profondità e la ricchezza tematica che caratterizzeranno i film successivi (soprattutto "Il buono, il brutto, il cattivo"), ma a guadagnarne è la tensione narrativa, che non viene mai meno dall'inizio alla fine.
Interessante notare la sapiente gestione dei primi piani in un perfetto gioco di sguardi.
Splendide le musiche di Ennio Morricone

Romi  @  06/07/2018 10:18:44
   9 / 10
E' il primo capitolo della trilogia del dollaro, quello che cambia (in meglio) il cinema western. Un tipo di cinema che non mi e' mai piaciuto. Ma Sergio Leone riesce a rendere il genere western un genere di alta classe.

C_0_  @  23/08/2017 23:50:27
   7½ / 10
Buono ma sinceramente non mi ha entusiasmato come gli altri due della trilogia.

Filman  @  14/10/2016 16:26:59
   7½ / 10
"Plagio più importante e più bello della storia del cinema" non sembra il complimento migliore per il primo "Western all'italiana" nonché per un bellissimo film firmato da un maestro della settima arte come Sergio Leone. Eppure non si può negare che non sia stato Leone il creatore dell'antieroe furbo e carismatico, quello pieno di charme e nonchalance, o il fautore iniziale di uno stile grezzo e controverso adottato per un genere elegante come quello d'ambientazione storica, ma d'altro canto, senza questo remake non ufficiale per il quale Kurosawa vinse la causa legale senza neanche iniziare il processo, il regista italiano non avrebbe fatto quella fortuna che gli permise di continuare a toccare il Western, plasmandolo secondo la sua idea di dilatazione temporale e smussando quella sua classicità fuorviante.

Dom Cobb  @  28/04/2016 22:38:18
   8 / 10
Sul confine fra Stati Uniti e Messico, in un paesino più morto che vivo, si fanno guerra per il dominio del traffico d'armi e di alcol due bande rivali, i Rojo da una parte e i Baxter dall'altra... finché in mezzo non capita un misterioso straniero senza nome dalla mano agile.
E' difficile approcciarsi a un film come Per un pugno di dollari senza esser rimasti prima dalla fama che lo circonda: caposaldo del filone spaghetti-western, capace di rivoluzionare un genere che, all'epoca, stava letteralmente morendo, ribaltandone completamente gli archetipi; trionfo registico e stilistico che ha lanciato la carriera del regista, il leggendario Sergio Leone, e del compositore, l'altrettanto noto Ennio Morricone. Per quanto mi riguarda, l'intera filmografia western del nostro Sergio ha segnato profondamente la mia infanzia (sì, nonostante le numerose scene di violenza, guardavo questi film già quando avevo sei-sette anni), per cui non ricordo se, al momento di vederli la prima volta, ero consapevole dell'importanza di ciascuno di essi.
E' un dato di fatto, comunque, che i western leoniani, e in particolare la cosiddetta "trilogia del dollaro", hanno avuto un impatto notevole e durevole sulla scena cinematografica mondiale, un impatto che ancora oggi getta la sua ombra e si intravede nella formazione di numerosi registi moderni (Tarantino su tutti); su questo non si discute, ed è una caratteristica che fin da subito do per scontata.
Parlando del film in sé, a colpirmi e a farmelo apprezzare in maniera particolare sono aspetti forse diversi da quelli indicati dalla maggior parte della gente: forse perché, essendo stati i film di Leone i miei primissimi contatti con il mondo western, le sue caratteristiche rivoluzionarie si sono imposte nella mia mente come la norma fin da subito. Perciò, non starò qui a blaterare sull'ambiguità morale del protagonista paragonato a un John Wayne o a un Gary Cooper: ci ho messo molto poco a sviluppare un profondo odio per il western classico, ed evito accuratamente ogni singolo esempio di tale genere, dato che basta solo una manciata di secondi di visione per rendermi subito disinteressato, e questo per ragioni non necessariamente legate all'attore protagonista. Raramente mi sono in un genere che trasudi noia e banalità come il western classico.
Può darsi che c'entri qualcosa anche l'elemento nostalgia, ma anche con uno sguardo oggettivo, Per un pugno di dollari si distingue dal filone principale per pochi, ma decisivi aspetti: innanzitutto, la regia. Ancora siamo lontani dalla perfezione tecnica che Leone apporterà ai suoi lungometraggi successivi: certo, qua e là si nota che i suoi tratti distintivi


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sono già presenti, ma in questo caso Leone sembra concentrarsi di più sul raccontare la storia senza troppi fronzoli, e infatti questa fila via senza complicazioni, senza artifici o trucchi inutili; tuttavia, nella sua regia si sente una travolgente energia, una freschezza che si esprime anche attraverso una sagace sceneggiatura che, pur riprendendo di peso la trama del Yojimbo di Akira Kurosawa, a livello di dialoghi è pura farina del sacco di Leone, Duccio Tessari e Fernando di Leo. Il risultato è un concentrato di scambi davvero divertenti,


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e battute entrate nell'immaginario storico che non starò qui ad elencare, dato che a questo punto ve le starete citando da soli.
Un altro asset importante è l'allora sconosciuto Clint Eastwood, che verrà consacrato a star proprio da questo film, ed è innegabile che lui sia la scelta perfetta per il ruolo: la sua maschera (quasi) impassibile, l'intensità dei suoi sguardi, il linguaggio corporeo volutamente "pigro", sono tutti aspetti che descrivono un'elusiva ma carismatica personalità, forse la cosa più riuscita del film. Il resto del cast non se la cava male, anche se l'unica vera concorrenza di Eastwood è l'istrionico Gian Maria Volonté, il cui personaggio, comunque, non ha nulla di interessante oltre l'interpretazione che lo galvanizza.
E infine vi è lei, l'unica e universalmente nota colonna sonora, opera di quel genio, maestro di nome Ennio Morricone, anch'essa entrata nell'immaginario comune grazie ai suoi trascinanti temi e all'utilizzo del celeberrimo fischio.
Comunque, è bene notare che, pur con tutti i suoi pregi, a mio parere non si può parlare veramente di capolavoro, per un semplice motivo: ogni aspetto che ho appena elencato verrà preso e migliorato ulteriormente in ognuno dei western successivi. Qui siamo ancora agli inizi, e tutto, dalla sceneggiatura, alla regia di Leone, alla musica e alle interpretazioni, è ancora in fase di rodaggio: soltanto in seguito, tutti loro giungeranno a maturazione. Come ho già accennato, i tratti distintivi di Leone si notano solo a tratti, la storia è riciclata da un altro film, a parte Eastwood e Volonté, entrambi bravi ma non ancora eccelsi, non si notano altre interpretazioni particolari; e anche la musica, per quanto ben fatta, è lontana dai migliori lavori di Morricone, di cui qui manca la fluidità e l'ispirazione che traspariranno grandemente nelle opere seguenti (lo stesso Morricone ancora oggi considera Per un pugno di dollari il peggior film di Leone e la sua peggiore colonna sonora).
Ad ogni modo, siamo di fronte a un caposaldo di un nuovo genere: anche se imperfetto, si tratta comunque di vero Cinema, fatto con la testa e con il cuore, e sarebbe da pazzi rifiutare di goderselo.


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Italo Disco  @  27/03/2016 22:22:59
   10 / 10
Di un importanza fondamentale il 1° western di Sergio Leone, in pratica rinnovò le regole di un genere, diede la spinta decisiva per la nascita di un florido filone ed impiegò uno stile di regia imitato anche in pellicole al di fuori di questa categoria. Ebbe un clamoroso successo in Europa, in Italia frantumò il botteghino stabilendo dei record che durarono per anni, però in classifica non resistette alla marcia trionfale di James Bond e arrivò 2° dopo AGENTE 007 - MISSIONE GOLDFINGER. La storia è rubata a piene mani da LA SFIDA DEL SAMURAI di Akira Kurosawa uscito qualche anno prima e molto amato dal regista romano, senza contare che la banda dei messicani ricorda neanche molto vagamente quella de I MAGNIFICI SETTE.....Si respira puro cinema di serie B, senza pretese, aggressivo, coatto ed infatti lo preferisco ai successivi di Leone che pur rimanendo bellissimi a volte hanno un so che di pretenzioso che me li fa amare un tantinello di meno. Cosa dire di Clint Eastwood (doppiato magnificamente da Enrico Maria Salerno) e Gian Maria Volontè ? Due eccellenti attori che catalizzano l'attenzione ad ogni loro entrata in scena. Il personaggio dello straniero senza passato, spinto non si sa bene da cosa a fare piazza pulita visto che alla fine sembra non importargli molto dei soldi, che arriva in paese ammazza tutti e se ne rivà come se nulla fosse mi ha sempre affascinato; ha degli accenni ben delineati, per esempio ha un senso di solidarietà che a prima vista sembra non avere e non rimane insensibile al fascino femminile, anche se qua manca completamente ogni riferimento all'amore e al romanticismo, tant'è che l'unica donna di rilievo rimane sullo sfondo e a metà film scompare. Qui quello che conta è la violenza (credo eccessiva per l'epoca, ma ancora oggi di un certo effetto se uno ci pensa......il film inizia con Mario Brega che prende a calci un bambino.....), la brutalità delle scene, i primi piani drammatici, l'alta tensione durante i faccia a faccia tra buono e cattivi commentati dalle epocali musiche di Morricone. E' tra i miei film preferiti e mi piace tantissimo.

BlueBlaster  @  19/03/2016 11:45:18
   6½ / 10
Lontano anni luce dal capolavoro "Il Buono, il brutto e il cattivo"....
La regia di Leone non fa una e questo "pseudo" esordio di Clint nella cultura popolare non è niente male visto che ci sono già tutti i connotati che lo hanno reso celebre come antieroe per eccellenza.
Mitica la colonna sonora, particolare la fotografia....
Sceneggiatura piuttosto classica che farà felici gli amanti dei western.
Comunque sia a me non ha colpito particolarmente.

sagara89  @  22/01/2016 19:58:50
   8 / 10
un grande classico del cinema. Davvero bello.

Palestrione  @  27/11/2015 23:36:43
   10 / 10
E' inutile spendere elogi per Sergio Leone e per il suo straordinario apporto a un genere che stava ormai per morire. Il western americano aveva toccato il culmine con i capolavori di John Ford ("Ombre rosse" e "Sentieri selvaggi" su tutti) ma Leone ha riscritto il linguaggio, le tecniche e le strutture narrative. La sua grande innovazione sarà "C'era una volta in America" ma già da questo primo film della cosiddetta "Trilogia del dollaro", si vede che Leone è di un altro pianeta.
Per fare un grande film ci vogliono grandi attori e la scelta del protagonista è stata azzeccatissima. Questo spiega perché "C'era una volta il West" e "Giù la testa" non mi piacciano abbastanza quanto "Per un pugno di dollari".
Ma qui c'è molto di più. Qui ci sono le musiche stupende di Ennio Morricone. Una colonna sonora leggendaria, entrata ormai a far parte del patrimonio culturale comune.
Questo western non è il classico film di sparatorie con i cowboy buoni e gli indiani cattivi. Il cavaliere solitario è un tipo taciturno ma pratico, e sostanzialmente a lui interessano soltanto i soldi. Non è un giustiziere (da questo punto di vista ricorda Mad Max, o meglio, è sicuramente George Miller che in quel caso si sarà rifatto a Leone) ma odia le ingiustizie. E quello che accade nel paesino di confine tra Messico e USA non gli piace affatto.
"I Baxter da una parte, i Rojo dall'altra e io in mezzo".
Così si ritrova chiuso tra due fuochi, soprattutto quello di Ramòn (un mefistofelico Gian Maria Volontè). Lo scontro, la sconfitta, la rinascita, la vendetta.
Una pietra miliare del cinema.
La scena finale, con quell'eccezionale commento musicale, mi fa venire ancora i brividi.
"Al cuore, Ramòn, devi colpire al cuore!"
"Quando un uomo con il fucile incontra un uomo con la pistola, quello con la pistola è un uomo morto".

LEGGENDARIO.

peppe87  @  19/09/2015 02:13:07
   9 / 10
Pashat97  @  15/09/2015 16:18:51
   9 / 10
Grazie di tutto Sergio Leone

adrmb  @  22/06/2015 00:26:30
   8 / 10
Altro grande film della Trilogia (il capostipite), strapieno delle belle qualità (riprese, inquadrature, primi piani, MUSICHE...) riscontrate pure ne 'Il buono, il brutto e il cattivo', seppur meno estroso e "intenso" di quest'ultimo, che partiva da un materiale narrativo a mio gusto più originale ed accattivante.
Apprezzate comunque la potenza di alcuni dialoghi (


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER ), la crudeltà e cattiveria che pervadono l'intera pellicola, nonché il personaggio del Biondo (

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER ). Mi è parso tra l'altro d'individuare un piccolo gap di sceneggiatura

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER.

Ecco, queste sottili considerazioni non mi permettono di elevarlo allo stesso livello de 'Il buono il brutto il cattivo', ma la pellicola è sicuramente degna di visione, limpido esempio di spettacolare connubio immagine-musica.

pernice89  @  12/06/2015 13:42:21
   7½ / 10
Non è tanto il mio genere ma ho voluto guardarlo, dopo essermi incuriosita da alcuni minuti di visione de "Il buono, il brutto e il cattivo" un po' di tempo fa in tv. Beh, non è affatto male. Clint Eastwood, più bravo in regia che come attore, è comunque risultato ottimo in quel ruolo. Ovviamente, neanche a dirlo, la colonna sonora è sublime. Gran classico degli spaghetti western, da guardare almeno una volta nella vita.

kadhia  @  05/11/2014 15:57:16
   9 / 10
Premetto che ho sempre odiato i film western ma complice un marito che adora Sergio Leone alla fine l'ho guardato. Devo ammettere che e' un gran bel film, mi e' sembrato quasi poetico, probabilmente anche per merito della colonna sonora da sola un capolavoro. Promosso a pieni voti e ora vedro' il seguito.

markos  @  05/11/2014 14:50:01
   9 / 10
Bellissimo western italiano. Grande regia, attori e stupende le musiche di Morricone. Capolavoro

Paolo70  @  10/10/2014 19:40:11
   7½ / 10
Bel film western (per lo più italiano) con un giovanissimo Clint Eastwood che interpreta un pistolero davvero veloce a sparare. Scenografia più che discreta. Buona l'azione e la regia.

_Hollow_  @  09/10/2014 14:36:53
   9½ / 10
Evidentissime le somiglianze con Yojimbo, talmente evidenti da essere altrettanto magnifico. Quando ad un soggetto simile aggiungi Sergio Leone, Clint Eastwood e Morricone ... il capolavoro è praticamente garantito.

Viva questi spaghetti western.

CitizenKane  @  11/07/2014 13:03:38
   10 / 10
Ci sono registi di cui si dà per scontata l'immensa loro bravura. Tali registi rimangono internazionalmente riconosciuti e guardati per generazioni, e la loro memoria rimane dunque preservata nel tempo.

Poi c'è Leone, un regista che gode di ottima fama internazionalmente, ma risulta quasi dimenticato dalle generazioni attuali nel suo paese natio.

Questa breve introduzione mi serve per riuscire a comprendere quale sia oggi il ruolo di un film del genere.
Non è il suo primo film, ma è sicuramente il primo degno di nota.
Il genere western oggi non è più consolidato, ma questo non ne pregiudica la visione (e d'altronde Django Unchained è la dimostrazione che i generi non muoiono mai), ed anzi, conferisce al tutto un'atmosfera più "retro".
In questo film Leone crea un'ottima alchimia tra paesaggi, primi piani, brevi dialoghi: non è il contenuto del film a balzare in primo piano, ma tutto ciò che gli gira intorno, il potere estetico delle riprese.

Ecco, questo è "Per un pugno di dollari": estetica, bellezza, intensità, introspezione. Lunghi silenzi, gesti ragionati, ma anche velocità, sorprese.
Non conosce mezze misure: azione e immobilità. Nel mezzo: nulla.
E' il primo vero film di Leone. "Per un pugno di dollari" è il prototipo di tutti i film successivi di Leone.
Una perla.

Guglielmo90  @  10/07/2014 01:50:31
   9 / 10
Bellissima rivisitazione in chiave western del "Yojimbo" di Kurosawa. Questo primo capitolo della Trilogia del Dollaro è ancora un po' grezzo ma sublime in molte delle sue scene. Stupende, come sempre, le musiche di Morricone che rendono ogni scena memorabile e, ovviamente, un grandissimo Leone con le sue solite riprese e i suoi tipici primissimi piani. Rimaste nella storia la scena finale, della placca di ferro utilizzata come giubbotto antiproiettile, e la frase di Ramòn: "Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto".

Questo è un primo capolavoro di Sergio Leone e deve essere assolutamente visto.

TheShadow91  @  26/03/2014 22:57:32
   9 / 10
Nulla da dire...Sergio Leone ha voluto completamente intrattenere e divertire il pubblico tramite una rappresentazione del far west tanto fresca e semplice, quanto efficace.Protagonista carismatico,paesino in mano alla violenza,complotti,rapimenti ed infine faide che sfociano in sparatorie emozionanti come solo Leone riesce a farle essere.O meglio..Leone e Morricone!!!

Fortune  @  03/03/2014 12:46:58
   9 / 10
L'esordio degli " Spaghetti Western"di Sergio Leone.Bello...bellissimo...benche' il film sia un remake ( A.Kurosawa,Yojimbo 1961 ),ha il grande merito per aver reinventato il genere.Budget ridotto(120milioni di lire) ma ottima regia,fotografia e interpretazioni.Colonna sonora eccellente di Morricone.

Invia una mail all'autore del commento Don Callisto  @  04/01/2014 19:12:39
   6½ / 10
il primo, il caposaldo della dinastia dei spaghetti western, mi sembra sia il peggiore (sempre comunque un bel film) della trilogia del dollaro, forse per il budget basso, forse per clint eastwood che non mi piace particolarmente e qui se ne esce con battutine troppo veloci, bellissimi paesaggi, il finale però devo dire che è proprio bello.

Arkantos  @  03/12/2013 17:13:30
   8 / 10
"Arkantos, SVEGLIA!!!"
"Che c'è?"
"Ormai stai recensendo solo canzoni e stai diventando logorroico. Perchè non ritorni ai film?
"Ultimamente ho visto film deludenti e non ho voglia di dare un altra insufficienza. Di sicuro vuoi che recensisca un film italiano, ma... ufficialmente il cinema italiano è morto."
"Questo è vero, se parliamo del cinema italiano odierno. Hai mai visto un film di Sergio Leone?"
".......... Troppo tempo fa... Grazie!!! la recensirò!"

Finalmente, dopo quasi 2 mesi, ritorno a commentare film: ovviamente non ho un ritmo spedito, ma sempre meglio che niente.

Cominciamo proprio dal film che ha fatto conoscere 3 vere e proprie stelle del cinema:

1 = Sergio Leone, Il maestro dello spaghetti western.
2 = Clint Eastwood
3 = Ennio Morricone

Non è al livello degli altri 2 film della Trilogia del Dollaro (ovvio, tenendo da parte "Il colosso di Rodi" e "Gli ultimi giorni di Pompei", i meno conosciuti della sua filmografia, questo è il suo primo film), ma riesce a tenere alta l'attenzione dello spettatore grazie a una narrazione avvincente, lo stesso Eastwood che, nonostante la sua interpretazione migliorerà nei due film successivi, si immerge in un gran anti-eroe e alla prima posizione delle cose che ho gradito di più di questo film è senz'altro la gigantesca colonna sonora, che sarà una costante anche negli altri film: lo adotterò come inno atlantideo!

Anche le frasi ormai fanno parte dell'immaginario collettivo da gran che sono belle.


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Mi è piaciuto molto anche il duello finale.
Insomma, nonostante i mezzi piuttosto limitati che allora aveva, è riuscito, con pochissimo, a fare un film non solo bello, ma anche importante.

marcogiannelli  @  18/11/2013 19:29:18
   8½ / 10
trama fantastico, sonoro altrettanto, attori impeccabili (forse è questa la migliore interpretazione di Clint nella trilogia, o almeno quella in cui risalta di più il suo personaggio)...c'è una pecca però mica da ridere nella trama

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DogDayAfternoon  @  14/11/2013 21:03:19
   8 / 10
Rispetto ai film successivi di Leone "Per un pugno di dollari" si avvicina maggiormente al filone classico del western, anche se l'impronta del regista è comunque evidente. Straordinaria la prima parte, quando Clint Eastwood arriva nel paese; poi il film perde leggermente nelle eccessive sparatorie e anche la trama si fa meno interessante. Epiche come sempre le musiche di Ennio Morricone.

Domius  @  06/11/2013 13:41:41
   9½ / 10
Qui, più del primo, Volontè è monumentale, la scena finale indimenticabile

gianni1969  @  19/08/2013 20:30:52
   9½ / 10
Quando un uomo col fucile incontra un uomo con la pistola quello con la pistola è un uomo morto

hghgg  @  17/08/2013 00:13:38
   8 / 10
Non mi dilungherò come per i due capitoli successivi della trilogia. Come anche "I magnifici sette" (da "I sette Samurai") questo primo storico western di Leone è null'altro che un remake non autorizzato de "La sfida del Samurai" uno dei tanti filmoni di Akira Kurosawa (e a ben vedere nemmeno uno dei più belli) e quindi risulta certo meno importante e d'impatto minore, almeno per me, rispetto a "Per qualche dollaro in più" e "Il buono, il brutto, il cattivo". Però c'è da dirlo, anche così è un gran film, perché Kurosawa è un genio, ma anche Leone non è l'ultimo degli sprovveduti e ci sa fare, ed ecco che il suo primo grande film è probabilmente il miglior remake di tutti i tempi, nonostante l'originale resti di poco superiore (se non altro per Mifune, che di espressioni ne ha più di due, ma non solo). Poco altro da dire, ci sono battute memorabili, scene memorabili, regia memorabile eh... ah si, c'è forse la prima interpretazione di gran livello di Gian Maria Volonté, che ripeto per me è uno dei 10 più grandi attori di tutti i tempi. Ecco, fosse solo per questo il film merita di essere ricordato, oltre al fatto che di remake così belli non ne hanno più fatti, in questi 49 anni.

relativ  @  20/02/2013 16:26:03
   10 / 10
Anche se realizzato con pochi mezzi
è semplicemente OMERICO

mrPink85  @  23/01/2013 15:21:31
   8½ / 10
quando mi chiedono quale sia il film più bello per me, faccio fatica a rispondere..
ma se devo pensare a quale sia il finale che più mi è piaciuto tra tutti i film visti, questo film non ha alcun rivale.

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TonyStark  @  06/01/2013 18:11:42
   8½ / 10
il primo film che inaugura il genere Spaghetti-western. Capolavoro di Sergio Leone. il duello finale credo sia uno dei più belli che ho visto in un film, altro che bane vs batman...
Eastwood semplicemente perfetto nell'interpretare la sua parte.

Oskarsson88  @  24/10/2012 11:19:47
   8 / 10
Inferiore e più semplice rispetto ai grandissimi capolavori di Leone, resta però un prodotto di ottima qualità con i grandi Eastwood e Volontè che si scontreranno nel consueto duello finale. Ovviamente ottime le musiche di Morricone! Bello...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  16/05/2012 11:22:40
   9 / 10
Questo è il mio film preferito per quel che riguarda la cosidetta "Trilogia del dollaro", meglio anche de "Il Buono, il Brutto e il Cattivo". Grandi meriti vanno alla celeberrima regia di Sergio Leone, a un Clint Eastwood tanto simpatico quanto astuto e ovviamente alle musiche di Morricone. Un film "semplice" ma che grazie a questi elementi riesce ad arrivare al cuore dello spettatore.
Se mi chiedessero un consiglio per un film western probabilmente consiglierei questo.

Goldust  @  08/05/2012 09:09:51
   7½ / 10
Impagabile Eastwood, soprprendente l'uso allora innovativo della violenza, indimenticabili i primi piani alternati ai campi lunghi, i silenzi rarefatti, e ovviamente la mitica colonna sonora di Morricone. Un cult.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Angel Heart  @  04/04/2012 17:26:20
   7 / 10
Un'opera che di certo non ha bisogno di presentazioni. Di importanza storica indescrivibile (primo grande film del regista Leone, del colosso Clint Eastwood, e del compositore Morricone) e caposaldo assoluto degli spaghetti-western, genere che ha dato il via ad una innumerevole serie di imitatori, riletture e parodie.
Spettacolare, violento, disincantato, di grande stile e con una manciata di sequenze, musiche e personaggi che ormai sono entrate prepotentemente nell'immaginario collettivo. Questo, per un film, basta e avanza.
Tuttavia, tolto il valore storico, non mi ha nè coinvolto nè colpito come avrei creduto: la sceneggiatura è abbastanza semplice, gli sviluppi non sono all'altezza della prima mezz'ora (nella parte centrale, abbastanza statica, si rischia spesso lo sbadiglio), e il duello finale non è poi così emozionante.
Inutile anche negare che "Per un Pugno di Dollari", nonostante il suo innegabile valore, i suoi quasi 50 anni se li porta dietro tutti.

Un bel film dallo stile inconfondibile che però non ritengo meriti tanta esagerata acclamazione.
Naturalmente va constestualizzato nei suoi anni, ma anche così, la qualità non cambia. I seguiti (specie "Il Buono, Il Brutto e Il Cattivo) realizzati di lì a poco, gli sono parecchio superiori.

Dimenticavo: un grande applauso a Gian Maria Volontè, uno dei più grandi attori italiani di sempre.

gemellino86  @  04/04/2012 13:14:19
   10 / 10
Non posso negare il 10 a questo classico western che è stato anche uno dei primi film con Eastwood attore nel genere. Lo metto alla pari con il secondo. Alcune scene sono da antologia.

Ni-Co1989  @  10/01/2012 19:36:00
   9 / 10
Splendido western che dimostra tutta l'abilità di Eastwood come attore e di Leone come regista. Magnifico!!

terubisco59  @  07/01/2012 21:20:17
   10 / 10
Film povero di mezzi, ha almeno permesso al regista di esprimere con piena indipendenza il suo genio e se ha avuto un simile successo senza pubblicità vuol proprio dire che è arrivato al cuore dello spettatore.
Perchè un film così barocco e violento non si era mai visto. Le inquadrature estrose (soggettive, dettagli, primi piani ), il sonoro aggressivo, gli spari come scudisciate, il montaggio veloce, le maschere che riempiono lo schermo grazie ai primi piani.
E la musica, spagnoleggiante, pregna di tensione ma anche dolce e melodica, non più anonima e rassicurante accompagnatrice, ma co- protagonista a tutti gli effetti ( mi pare che sia stato il primo caso di disco - colonna sonora andata a ruba.)
Protagonista un solitario, silenzioso, stracco, simpaticissimo anti-eroe. E un avversario alla sua altezza, ma all'esatto opposto, spietato, sanguigno, leader.
Si capiscono al primo sguardo, cordialmente si odiano e si preparano a un confronto esplosivo.

gantz88  @  21/12/2011 22:34:37
   5½ / 10
se non fosse stato per la musica e clint eastwood questo film non avrebbe mai fatto successo x fortuna c'è riuscito e grazie a questo sergio leone a potuto continuare a fare film ke entreranno di diritto nella storia del cinema

1 risposta al commento
Ultima risposta 21/12/2011 23.29.25
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cort  @  20/11/2011 18:52:45
   9 / 10
gran film grandi attori ottima trama, ottima la colonna sonora di morricone che nei capitoli sucessivi anche se difficile crederlo migliorerà parecchio(secondo me).

Invia una mail all'autore del commento camifilm  @  18/08/2011 02:10:25
   8½ / 10
Mi rimane il più piacevole da ri-vedere e ri-vedere. Il pistolero protagonista è proprio simpatico e scaltro. Ben interpretato. Forse qui più mobile, rispetto ad altri film della trilogia in cui viene privileggiata la sequenza di primi piani (FAMOSISSIMA).

Crazymo  @  30/07/2011 18:12:32
   9 / 10
Il migliore dopo Il buono il brutto e il cattivo. Bello l'arrivo in città, e come bello l'arrivo, bello l'addio, con la "guerra" tra famiglie.

sergiolandia  @  08/07/2011 13:58:25
   8½ / 10
Vi parla uno che non ha mai amato il genere western ma...questo film (che fa parte della "trilogia del dollaro" del quale mi manca di vedere solo l'ultimo, Il buono Il brutto Il cattivo) è eccezionale.
Con questa pellicola si apre la cosiddetta generazione degli "Spaghetti Western" modo, partito come offensivo, che gli americani tutti Cowboy vs Indiani aveva affibiato al maestro Leone...salvo poi ricredersi (ai botteghini) ed emulare l'idea di western che aveva il regista italiano.
Il mio consiglio è quello di vederlo perchp, nonostante i 50 anni di vecchiaia, resta una trama avvincente che ti lascia con la curiosità di sapere che succederà nella prossima scena.
Da vedere!

Leonhearth87  @  26/06/2011 14:40:54
   9 / 10
Di questo film si può dire solamente una cosa: un mito. Un capolavoro di Sergio Leone che ha reinventato il genere western ormai in declino. Uno spaghetti-western diventato leggenda, grazie ad un grande Clint Eastwood e alle superbe musiche di Ennio Morricone. Nonostante fu un film con un budget relativamente basso, Sergio Leone riuscì a creare un'opera che ad oggi ha pochi rivali nel cinema western: al botteghino, la pellicola fu un successo, che diede vita ad altre due pellicole della saga, e che andò a formare quella che viene chiamata la Trilogia del Dollaro.
Insomma, in conclusione Per un Pugno di Dollari è un capolavoro, una delle pietre miliari del cinema: da guardare assolutamente.

Black Eight  @  09/06/2011 20:16:33
   8½ / 10
Se metti insieme Sergio Leone, Clint Eastwood e Ennio Morricone il risultato sarà la storia del cinema. Film cult di valore assoluto è il capostipite di un genere particolarissimo. Lo spaghetti-western di targa leoniana , infatti, è un cinema di azione, ma allo stesso tempo statico con i suoi "sguardi" intensi, è un cinema fortemente pregno di un nichilismo dei valori per cui nessuno personaggio è un eroe positivo, ma allo stesso tempo offre una piccola speranza di redenzione. E' un cinema che fa leva sulla capacità dei suoi attori, ma anche ovviamente sulle qualità del suo regista. Sergio Leone è forse ancora adesso uno dei registi più innovativi di sempre, ha reinventato un genere dandogli una carica emozionale fortissima , arricchendolo con le sue idee assolutamente originali (l'uso dei primi e primissimi piani, piani sequenza, fotografia superba, la suspance spinta dalla colonna sonora). Per un pugno di dollari è tutto questo, con dei piccoli limiti legati soprattutto alle carenze di sceneggiature, soppiantati da sequenze fantastiche, battute memorabili e la presenza di un leggendario Clint Eastwood

pipizanzibar  @  09/05/2011 16:06:53
   9 / 10
Rockem  @  21/02/2011 20:46:36
   9 / 10
Formidabile. Secondo nella speciale graduatoria dedicata alla trilogia del dollaro.

Invia una mail all'autore del commento marco986  @  19/02/2011 22:01:29
   8 / 10
Gran film di Leone che inaugura la trilogia del dollaro.Ottimi Clint Eastwood e Gian Maria Volonté.Famosissima la colonna sonora di Morricone

guidox  @  19/01/2011 20:01:55
   8 / 10
il primo capitolo della celeberrima "trilogia del dollaro", è senza dubbio un grandissimo film, ma che rispetto ai suoi due successori, è ancora un po' grezzo (mi si passi il termine).
il pistolero senza nome interpretato da Clint Eastwood è comunque già ben delineato in tutto il suo splendore e le musiche sono di uno spessore unico.
la storia pur essendo comunque molto buona, vive effettivamente di alcuni momenti di stanca.
va da sè che si parli dei (pochi) difetti perchè i termini di paragone nel tempo sono diventati i due capitoli successivi, e il crescendo è notevole.
non perdo neanche tempo a parlare dell'impeccabile regia.

Invia una mail all'autore del commento anthonyf  @  19/01/2011 19:38:11
   9 / 10
Prima pellicola del grande Sergio Leone, ambientata in un piccolo paese del Messico di metà Ottocento, narrante le vicende di un personaggio taciturno e solitario, pronto a vendersi al miglior offerente "per un pugno di dollari", interpretato magistralmente da Clint Eastwood. Nel film abbiamo una sceneggiatura veramente interessante, con una narrazione agile e dinamica, e con dei dialoghi rapidi e ben curati; una buona scenografia; e una straordinaria colonna sonora di Ennio Morricone. Per essere il secondo, se non primo lavoro di Sergio Leone alla regia, è veramente un'ottima pellicola.
Consigliato.

clint 85  @  10/01/2011 03:57:20
   9½ / 10
La faccio breve, gli apprezzamenti sarebbero troppi:
Considero la trilogia del dollaro di Sergio Leone, un'opera d'arte dal valore inestimabile!
9,5 solo perchè Il buono,il brutto e il cattivo lo considero leggermente superiore!(stamo là comunque....!)

Niko.g  @  29/12/2010 17:53:20
   8½ / 10
Crudo e acerbo ma maledettamente coinvolgente. La sceneggiatura non è il massimo e presenta qualche leggerezza di troppo, così come alcune sparatorie appaiono ai più esigenti poco realistiche. Di certo Sergio Leone fa dimenticare tutto questo con primi piani che sembrano scolpiti nella roccia, intermezzi musicali e silenzi, sapientemente utilizzati. Un inno al Cinema per immagini e suoni.

david briar  @  19/12/2010 14:39:53
   7 / 10
Avendo già visto "Il buono , il brutto , il cattivo" mi aspettavo decisamente di più dal primo western di Leone .
L'incipit fa presagire bene : molto belli i desolati paesaggi e le prime scene , tuttavia dopo il ritmo si fa più lento , più macchinoso e la storia diventa meno interessante , meno coinvolgente , più "arida" .
La pellicola , nonostante duri solo 90 minuti , appare stranamente lunga e pesante , caratteristica che non aveva il film da me sopracitato , anche se durava il doppio , era più fruibile , più scorrevole e più appassionante .
Poi la regia , le scenografie , la colonna sonora(grande Morricone) e la fotografia hanno fatto storia , sono grandiose , ma non bastano per rendere la storia godibile come mi aspettavo .
Ogni attore è perfetto per la parte , in particolare Eastwood , il suo personaggio è indubbiamente un'icona del cinema , fra 100 anni verrà ricordato , così come la "Trilogia del dollaro" del regista , ma non mi trovo d'accordo con tutti questi 9 e 10 fra i commenti , non mi pare qualcosa di così memorabile .
"Per un pugno di dollari" rimarrà per sempre nella storia cinematografica , principalmente per aver reinventato un genere , ma nella mia memoria non sarà indelebile , lo ricorderò come un qualcosa di generalmente sopravvalutato .
Su questo sito la media è poi troppo alta , probabilmente per l'effetto nostalgia , personalmente la media voto di IMDb(8.0) mi sembra molto più giusta e adeguata .
Tuttavia almeno un 7 lo vale , solo pensando all'influenza che ha avuto su autori successivi .

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Ultima risposta 20/12/2010 20.08.26
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Tigrero91  @  15/12/2010 23:01:34
   8½ / 10
L-E-G-G-E-N-D-A-R-I-O!! Da Clint alla colonna sonora!!

7219415  @  14/11/2010 15:52:39
   9 / 10
Me lo confondo sempre con "per qualche dollaro in più"...entrambi molto belli

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  07/09/2010 17:17:37
   8 / 10
Dopo aver visto Yojimbo, è difficile non rendersi conto di quanto Leone debba a Kurosawa. Ma questo film non sfigura affatto di fronte al grandissimo film del regista giapponese. La tecnica di Leone c'è già e anche Morricone si prepara a sfornare i capolavori che conosciamo. Volontè inoltre è un eccezionale cattivo. Pur con qualche sbavatura, resta l'inizio di una trilogia spettacolare.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Tumassa84  @  07/09/2010 10:11:53
   7 / 10
Il primo dei tre film della cosiddetta "trilogia del dollaro", Per un Pugno di Dollari vede come protagonista un giovane e allora ancora sconosciuto Clint Eastwood, nel ruolo di un pistolero vagabondo che cerca di trarre profitto personale da una faida tra due famiglie di un piccolo villaggio di frontiera. Lo stile solenne e grandioso di Leone è già visibile e apprezzabile, ma non è ancora alla sua piena maturità; e il film non è esente da difetti (sia la sceneggiatura che ho trovato un po' scarna e semplicistica, sia alcune scene improbabili e forzate come quella del ferro antiproiettile o dei morti usati per ingannare i Rojo). Comunque rimane una pietra miliare del genere western, che, devo ammettere, non è proprio tra i miei preferiti, e un film godibile e avvincente.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  22/08/2010 16:54:27
   9 / 10
Dei western diretti da Leone è forse il più "acerbo" (il che significa che è splendido lo stesso) ma parliamoci chiaro,l'innovazione portata in un genere che stava per morire è stata una delle più importanti nella storia del cinema. Per un pugno di dollari non inizia solo la saga di Leone ma lancia definitivamente un genere come gli spaghetti western che non poteva decollare senza questo esperimento più che riuscito dato lo stagnamento del genere stesso.
Inventivo e pieno di idee ma soprattutto diverso da tutto ciò che prima si vedeva sugli schermi, il successo che questa pellicola ottenne fu epocale. Certamente inconsapevole di ciò che stava girando,la troupe andò avanti tra problemi di costumi,budget e legali (palgio di Yojimbo ma solo per quanto riguarda la trama).
Probabilmente alla capacità registica immensa di Leone si andò ad aggiungere l'innovazione anche per lui inconsapevole di molte situazioni e tecniche cinematografiche: se dobbiamo dare retta ad Eastwood,Leone sapeva poco o niente del selvaggio west ma questo non è importante per ciò che il film suscita nello spettatore (ed è realistico comunque) e per le scene di violenza efferate e brutali per l'epoca se ne infischiò del codice Hays riguardanti le sequenze di sparatorie,forse per ignoranza.
L'ottimo cast segna l'inizio della collaborazione del regista con Eastwood e Volonté,facendo assurgere il primo a vera e propria icona del cinema western.Il suo personaggio taciturno,chiuso,cinico ma ironico e con una moralità egoista e rivolta al denaro (per quanto attenuata dal senso di amicizia che prova o quando salva i due coniugi) danno vita ad un eroe o anti-eroe disincantato e che non combatte per una causa giusta,bensì per sé stesso.
Inizia il sodalizio artistico immortale con Morricone che scrive una colonna sonora epica e ironica rifacendosi sui caratteri del personaggio principale.
La curiosità più strana riguarda il fatto che proprio il maestro Ennio consideri Per un pugno di dollari il peggior film di Leone e la sua peggior colonna sonora.
Se questo è il peggio che hanno fatto questi due...

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Ultima risposta 04/09/2010 13.47.38
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR 1819  @  01/08/2010 12:23:18
   8½ / 10
Premesso che non ho mai apprezzato il genere western, questo film è un monumento. Per come riesce a catturare lo spettatore grazie alla regia accurata, le musiche affascinanti, i momenti di tensione. Una storia che non è complessa, ma nella sua semplicità è talmente ben studiata da soddisfare appieno.
Perfetta recitazione da parte di Clint Eastwood e Gian Maria Volontè, due personaggi di gran spessore.

"I Rojo da una parte, i Baxter dall'altra...e io nel mezzo"

Semplicemente imperdibile.

Invia una mail all'autore del commento baskettaro00  @  21/06/2010 13:21:54
   8 / 10
Uno dei primi Western che vedo,penso di esser partito da uno dei massimi esponenti del genere.
Ottima la recitazione di Estwood,buonissime le musiche di Morricone e la storia non è male.
Per essere un Western non dura molto(poco più di un ora e mezza)e si lascia seguire bene.
Ottime anche le ricostruzioni dell'epoca ed i dialoghi.
Mi è molto piaciuto,penso che vedrò altro di questo genere che fino ad ora non mi ha mai preso particolarmente.

Tautotes  @  29/05/2010 00:14:31
   8 / 10
Senz'altro un bellissimo e intelligentissimo western.

lorenzoasroma  @  14/05/2010 21:51:20
   9 / 10
Caposaldo del genere spaghetti western; è il primo film della cosiddetta trilogia del dollaro. Poco da dire... Sergio Leone è una garanzia e non si discute. Film drammatico, emozionante, ricco di colpi di scena e di svolte improvvise. Molto bene Gian Maria Volonté che tiene testa a un Clint Eestwood in grande spolvero. Le musiche di Ennio Morricone sono un capolavoro nel capolavoro.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  09/05/2010 16:59:14
   8½ / 10
Sgombriamo subito il campo dagli equivoci. “Per un pugno di dollari” è secondo me il remake di “Yojimbo”, su questo non ci piove. Le similitudini sono tantissime. La successione delle scene è in pratica la stessa e anche il modo con cui sono congegnate spesso riproduce il modello di Kurosawa.
Dato ad Akira quel che è di Akira, PUPDD rimane lo stesso un grandissimo film che riesce a rivelare una sapienza artistica di prim’ordine. Leone ha usato del materiale altrui ma ci ha impresso un’impronta personalissima, cambiando in pratica lo spirito del fim, creando un’unità artistica molto diversa dall’originale.
La prima cosa che salta all’occhio è l’opposto metodo artistico usato per rappresentare le immagini e la storia. Leone usa un metodo estetico, Kurosawa un metodo anti-estetico.
Ce ne accorgiamo fin dai primi fotogrammi di PUPDD, dai titoli di testa, che sono tra l’altro un piccolo gioiello cinematografico. Quella serie di figure stilizzate rosse su fondo nero mentre suona una musica semplice, orecchiabile ma allo stesso tempo epica-eroica, danno un senso di bellezza visivo-musicale che non si dimentica facilmente.
Anche le prime immagini ci dicono che ci troviamo su di un pianeta diverso da quello di Kurosawa. Quelle meravigliose immagini panoramiche della Meseta spagnola, accompagnate dall’onnipresente musica di Ennio Morricone ci indicano subito il registro con cui è concepito il film, cioè quello epico, la contemplazione e l’esaltazione delle azioni e delle immagini riprodotte. Non è solo il paesaggio che Leone usa per dare sensazioni di bello e grandioso, ma anche l’architettura fa la sua parte. Il paese ha degli edifici caratteristici, molto belli. Ci sono dei cortili con archi romanici, anche gli interni degli edifici sono curatissimi, con ricche stanze sfarzose, cucine con grandi focolari, la taverna piena di oggetti. Certo, molti ambienti sono degradati (muri scrostati, sporco dappertutto) ma è un degrado pittorico, quasi caratteristico. Ogni inquadratura lancia un messaggio visivo che colpisce e ammalia il senso estetico dello spettatore.
Kurosawa invece usa un approccio opposto. In Yojimbo non c’è un‘immagine una di un paesaggio bello e piacevole (eppure in altri film ci sono delle bellissime immagini ad esempio del Fuji), il villaggio è anonimo e ordinario, tutto è reso brutto e meschino. Questo per rafforzare la sensazione di degrado completo di una comunità. Lo scopo di Kurosawa è quello di descrivere approfonditamente una decadenza sociale mentre Leone vuole semplicemente esaltare un eroe (e di conseguenza lo spettatore). Kurosawa cerca di far riflettere oggettivamente, Leone di far vivere in prima persona.
Anche nella figura del protagonista ci sono molte differenze. Sanjuro non lo dice ma lo fa capire benissimo che il suo scopo è “liberare” il villaggio da chi lo opprime (l’oste gli ripete in continuazione “non ci riuscirai”) e quindi il suo gioco al rialzo per la paga è puramente strategico. Joe (Clint Eastwood) non rivela minimamente un qualche scopo, anzi implicitamente sembra che gli interessino i soldi o comunque “primeggiare”, che è forse la cosa che conta di più per lui. Ogni interesse etico collettivo è bandito dal film di Leone.
Certo Joe non è “cattivo” e la singola azione buona di liberare Maria Sol e la sua famiglia ha lo scopo proprio di dargli una parvenza di “buon cuore”. Kurosawa utilizza invece uno schema molto più raffinato. Intanto l’unica volta che Sanjuro cede ad un atto isolato di bontà incappa in un disastro che rischia di far saltare in aria tutto il suo piano (un po’ come nei film di Tarantino). Implicitamente Kurosawa ci vuol dire che non è con singoli e isolati atti di benevolenza che si risolvono le situazioni (anzi forse si peggiorano) ma è solo con un disegno complessivo, un’intera vita dedicata a cambiare la struttura sociale che si riesce a risolvere il problema alla radice.
Altra profonda differenza sta nella concezione del “male”. Kurosawa ce lo fa vedere in maniera distaccata nelle sue nefaste conseguenze. Ce lo rappresenta in maniera ridicola, grottesca, degradata fisicamente e mentalmente. Usa il macabro per “disgustare” lo spettatore; infatti una delle scene iniziali è quella di un cane che porta in bocca una mano mozzata, mentre al primo scontro Sanjuro stacca il braccio ad un “bravo”. Per Kurosawa è più che sufficiente e nessun’altra immagine indulgerà più sul violento. Leone invece dà la stessa dignità estetica sia all’eroe che ai suoi nemici. Anche questi hanno l’onore di splendide inquadrature in primo piano e anzi si crea una specie di ideale estetico virile trascurato (barba lunga, sudore, capelli grassi) che avrà un grande futuro nel cinema.
Leone inoltre indulge molto sulla componente sadica di questi “cattivi”, (sigarette spente sulla pelle, tacchi che schiacciano le mani, spari ai piedi) dando loro implicitamente un’impronta nobile (il registro sadico rende più “grande” un personaggio a differenza del ridicolo e del grottesco che lo rende più “piccolo”). Questo aspetto è totalmente assente in Kurosawa.
Leone in pratica “nobilita” il male che nel film di Kurosawa era nettamente condannato. Lo si vede dal personaggio di Ramòn (interpretato in maniera sublime da Volonté, la migliore interpretazione del film) che nel film di Leone ha una grande importanza e un grande rilievo, soprattutto per la sua protervia, furbizia e cattiveria anche qui usate in funzione nobilitante. Il corrispondente in Yojimbo è il personaggio di Uchitora, anche lui scaltro e senza scrupoli, ma che non ha niente di grandiosamente cattivo, semplicemente è innamorato folle della sua pistola (vuole morire con questa in mano) e si diverte semplicemente ad usarla (in maniera poco intelligente). La cattiveria in Leone ha quindi più un aspetto cinematografico-estetico e fa appello al represso dello spettatore. Kurosawa invece approfondisce molto di più e dà un significato realistico ed etico alla cattiveria. Uchitora infatti non viene fatto morire subito ma con una lunga e suggestiva agonia in cui ha agio di tirare fuori il suo animo ed è anche l’occasione per Sanjuro per deplorare chi “spreca” la propria vita, persino all’ultimo istante.
Leone poi utilizza un sistema estetico di ripresa (tempi dilatatissimi, successione di primissimi piani e campi lunghi, commento musicale) che in Kurosawa era appena accennato. Lo si vede nella scena finale. Kurosawa dilata i tempi in maniera misurata, dai campi lunghi passa al campo-controcampo, il suono è quello sgradevole del vento, mentre i nugoli di polvere che avvolgono i contendenti danno l’idea di aridità e morte (gli scontri finali in Kurosawa sono sempre accompagnati da aspetti “negativi”: le imbrattature di vernice nell’Angelo Ubriaco, il fango nei Sette Samurai, gli stagni maleodoranti, il caldo asfissiante, ecc…). Leone riprende Kurosawa ma lo estremizza e soprattutto usa l’enfasi estetica per nobilitare e rendere epici questi “duelli” finali, facendoli divenire il cuore del film, lo scioglimento finale emotivo che “soddisfa” lo spettatore e lo fa uscire contento dal cinema (Kurosawa raramente fa uscire “contenti” dai suoi film).
Il mio parere personale. il film di Leone è visivamente magnifico, bellissimo; la musica di Morricone poi aggiunge una sensibilità particolarissima, grandiosa, epica. E’ un film stupendo che rimane immediatamente nel cuore, non si dimentica, piacerà anche fra 100 anni.
Il film di Kurosawa si intrufola con il tempo nella testa, nella coscienza e lì si pianta e non se ne vuole andare. Le sue riflessioni, i suoi richiami ci mettono con le spalle al muro. Se si accetta il suo gioco, la vita e il mondo diventano qualcosa di cui noi singoli esseri umani diveniamo direttamente responsabili. Anche lui rimarrà sempre attuale nelle epoche future, forse più di Leone (ripeto, mio parere personale).

2 risposte al commento
Ultima risposta 09/05/2010 19.17.57
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suspirio  @  04/05/2010 00:57:48
   4 / 10
Il film non mi è piaciuto e rappresenta un genere, una categoria che non mi ha mai allietato molto.

Clint Eastwood  @  23/04/2010 13:10:33
   6½ / 10
Il poncho che indossa nel film è lo stesso del resto della Trilogia del Dollaro e East Clintwood per scaramanzia non lo ha mai fatto lavare.

L'apripista del genere spaghetti-western, correva l'anno 1963. Uscito nelle sale italiane di nascosto nelle cosiddette "seconde visioni" per poi subito passare alle prime visioni, il film rimane tutt'ora un cult. Clint Eastwood ai tempi sconosciuto, ottiene il jolly della sua carriera, intensificando la sua attività di pistolero solitario con i prossimi lavori di Leone, acquistando fama mondiale, popolarità e occasioni imperdibili offerte in patria.

Non eccellente, ma alcune scene/dialoghi/momenti sono rimasti nella storia del cinema come del resto la colonna sonora inimitabile di Morricone.

- Dov'è il tuo mulo ? Te lo sei lasciato scappare ?
- Ah si, proprio di questo ero venuto a parlarvi. C'è rimasto male ...
- Chi ?
- Il mio mulo. Se le presa per quei quattro colpi che gli avete sparati tra le zampe, e adesso non sente ragioni.
- Ehi, ci stai prendendo in giro ?
- Hmmm ... no, no io ho capito subito che volevate scherzare ma lui invece si è offeso e ora pretende le vostre scuse.

6.5/7

ROBZOMBIE81  @  20/03/2010 10:37:26
   7½ / 10
Il meno riuscito della trilogia ma sempre un bel film..

chry2403  @  16/02/2010 11:28:53
   10 / 10
Eccezionale film di Leone, il primo della trilogia del dollaro, che ha avuto il pregio di rilanciare il genere western ormai in declino, di far rinverdire il prestigio del cinema italiano nel mondo e di mostrare a tutti il talento del regista romano.

Ottime le scenografie di Simi, indovinati i dialoghi con le giuste e non eccessive pause, azzeccate le location, innovative alcune trovate come la sequenza dello sparo e della caduta della persona colpita tutta insieme (fino a quel momento lo sparo e la persona che cade erano sempre mostrate in due scene separate), oppure le sequenze dei primi piani. Un paio di elementi sono strepitosi: il duello finale e l’astuzia della placca di ferro usata come giubbotto antiproiettile.

Mitica la frase “quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto”, probabilmente è una delle più famose di tutto il genere western.

Poche e senza ruoli di rilievo le donne del film, scelta corretta perché le rappresentanti del gentil sesso non riescono a tener testa ad un mondo di violenza, ma comunque hanno la loro importanza nell’influenzare le decisioni degli uomini, come nella vita di tutti i giorni.

Da segnalare l’estrema violenza del film, in pieno stile western, e quando il protagonista fa l’unica cosa buona quasi ci rimette la pelle, segno che nella visione di Leone (che è poi anche la vita reale) o sbrani o sei sbranato, oppure te ne stai in disparte vivendo con le briciole (come fa il becchino).

Strepitose le musiche di Morricone, non raggiunge l’apice di “il buono, il brutto, il cattivo”, ma si tratta comunque di una colonna sonora d’assoluta eccellenza, ma bravo anche Leone non solo a scegliere l’eccellente compositore romano, ma pure ad integrare con maestria immagini e musica.

Semplicemente perfetto Eastwood, è l’icona dei film western e proprio con questa pellicola inizia la sua ascesa: la sua mimica, il suo atteggiamento, la sua parlata sono tutti elementi perfetti per il ruolo. Nonostante abbia avuto notevoli problemi nel calarsi nella parte, anche Volontè è stato eccellente nel ruolo di cattivo. Gli altri attori sono solo di contorno seppur con alti e bassi, comunque nel complesso hanno svolto egregiamente i loro compiti. Da rilevare che Brega ha partecipato ed è morto in tutti e tre i film della trilogia del dollaro.

Film assolutamente da tenere il videoteca, pietra miliare del genere western.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  06/02/2010 18:20:07
   9 / 10
Ha reinventato l'intero genere western, Sergio Leone, un genuino ammiratore dei grandi western classici americani. Non ci sono più eroi, bene e male sono concetti più sfocati, i grandi paesaggi delle praterie lasciano il passo all'ambientazione circoscritta di S. Miguel, luogo della contesa. Questo film ha un valore storico che non si può discutere. Questo film è la vera nascita di uno dei più grandi registi italiani e personalmente non mi stancherò mai di vederlo e rivederlo.

floyd80  @  30/01/2010 17:28:54
   8 / 10
Una delle migliori opere di Leone. Per un pugno di dollari è una pellicola fondamentale in cui un grande (e giovane) Eastwood fa i primi passi...e che passi.

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