la samaritana regia di Kim Ki-Duk Corea del Sud 2004
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la samaritana (2004)

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locandina del film LA SAMARITANA

Titolo Originale: SAMARIA

RegiaKim Ki-Duk

InterpretiUhl Lee, Ji-min Kwak, Min-jung Seo

Durata: h 1.35
NazionalitàCorea del Sud 2004
Generedrammatico
Al cinema nel Giugno 2005

•  Altri film di Kim Ki-Duk

Trama del film La samaritana

Yeo-Jin è una ragazza non ancora ventenne che vive con suo padre, un poliziotto rimasto vedovo. Insieme alla sua migliore amica, Jae-Young, organizza un giro di prostituzione via internet in cui Jae-Young intrattiene gli uomini e Yeo-Jin controlla e tiene i contatti. Quando la sua amica si innamora di uno dei clienti, Yeo-Jin si infuria e le vieta di vedere l'uomo. Un giorno, mentre Jae-Young è impegnata con un cliente in un motel, per sfuggire a una retata della polizia, si butta dalla finestra della stanza e rimane gravemente ferita. Yeo-Jin decide di realizzare quello che potrebbe essere l'ultimo desiderio della sua amica: farle rivedere l'uomo che ama.

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Voto Visitatori:   7,12 / 10 (89 voti)7,12Grafico
Voto Recensore:   8,00 / 10  8,00
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Voti e commenti su La samaritana, 89 opinioni inserite

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Invia una mail all'autore del commento Steppenwolf  @  15/10/2010 14:44:48
   7½ / 10
Ottimo film di Kim Ki-Duk, il secondo che vedo(dopo Ferro3), mi domando ancora come mai su filmscoop abbia una media di solo 7,1.
Io avrei dato otto, ma in questo caso penso sia meglio contenermi maggiormente.
Posso dire che è sicuramente un film molto delicato e poetico(specialmente il finale), a tratti mi è sembrato un misto tra Park e Kitano.
Di Park riprende la tematica della vendetta, di Kitano la poetica del silenzio, che prevale però soltanto negli ultimi minuti(estremamente bello il finale).
E' l'ideale di purezza mancata a caratterizzare questo film, ma il suo limite è a mio avviso il forte moralismo di fondo, che penalizza molto l'impianto ideologico. Non siamo mica ai tempi di Stroheim, dai!
Autori come Miike hanno rappresentato questa impossibilità di classificare ciò che è giusto da ciò che non lo è in maniera così banale.
Si badi, non è una critica al film in sé - che resta ottimo, eh - ma è più una perplessità di carattere ideologico, rendendo la morale del film forse un po' troppo legata a semplificazioni che, nel complesso, non minano comunque il grande valore di questo film.
Ferro3 resta comunque superiore.

4 risposte al commento
Ultima risposta 23/10/2010 00.51.57
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Tom24  @  01/02/2009 22:29:31
   8½ / 10
Capolavoro di rara bellezza.

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Ultima risposta 13/02/2009 22.30.19
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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  28/03/2008 19:45:01
   8 / 10
Giunse dunque a una città della Samaria, chiamata Sicar e là c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del cammino, stava così a sedere presso il pozzo. Era circa l'ora sesta.
Una Samaritana venne ad attingere l'acqua. Gesù le disse: "Dammi da bere".
La Samaritana allora gli disse: "Come mai tu che sei Giudeo chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?" Infatti i Giudei non hanno relazioni con i Samaritani.
Gesù le rispose: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice: "Dammi da bere", tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell'acqua viva".
La donna gli disse: "Signore, tu non hai nulla per attingere, e il pozzo è profondo; da dove avresti dunque quest'acqua viva?
Sei tu più grande di Giacobbe, nostro padre, che ci diede questo pozzo e ne bevve egli stesso con i suoi figli e il suo bestiame?"
Gesù le rispose: "Chiunque beve di quest'acqua avrà sete di nuovo;
ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna".
La donna gli disse: "Signore, dammi di quest'acqua, affinché io non abbia più sete e non venga più fin qui ad attingere".
Gesù le disse: "Va' a chiamar tuo marito e vieni qua".
La donna gli rispose: "Non ho marito". E Gesù: "Hai detto bene: "Non ho marito";
perché hai avuto cinque mariti; e quello che hai ora, non è tuo marito; in questo hai detto la verità".
La donna gli disse: "Signore, vedo che tu sei un profeta.
I nostri padri hanno adorato su questo monte, ma voi dite che a Gerusalemme è il luogo dove bisogna adorare".
Gesù le disse: "Donna, credimi; l'ora viene che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre.
Voi adorate quel che non conoscete; noi adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei.
Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori.
Dio è Spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e verità".
La donna gli disse: "Io so che il Messia (che è chiamato Cristo) deve venire; quando sarà venuto ci annunzierà ogni cosa".
Gesù le disse: "Sono io, io che ti parlo!"
In quel mentre giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che egli parlasse con una donna; eppure nessuno gli chiese: "Che cerchi?" o: "Perché discorri con lei?"
La donna lasciò dunque la sua secchia, se ne andò in città e disse alla gente:
"Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto; non potrebbe essere lui il Cristo?"
La gente uscì dalla città e andò da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano, dicendo: "Maestro, mangia".
Ma egli disse loro: "Io ho un cibo da mangiare che voi non conoscete".
Perciò i discepoli si dicevano gli uni gli altri: "Forse qualcuno gli ha portato da mangiare?"
Gesù disse loro: "Il mio cibo è far la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l'opera sua.
Non dite voi che ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ebbene, vi dico: alzate gli occhi e guardate le campagne come già biancheggiano per la mietitura.
Il mietitore riceve una ricompensa e raccoglie frutto per la vita eterna, affinché il seminatore e il mietitore si rallegrino insieme.
Poiché in questo è vero il detto: "L'uno semina e l'altro miete".
Io vi ho mandati a mietere là dove voi non avete lavorato; altri hanno faticato, e voi siete subentrati nella loro fatica".
Molti Samaritani di quella città credettero in lui a motivo della testimonianza resa da quella donna: "Egli mi ha detto tutto quello che ho fatto".
Quando dunque i Samaritani andarono da lui, lo pregarono di trattenersi da loro; ed egli si trattenne là due giorni.
E molti di più credettero a motivo della sua parola
e dicevano alla donna: "Non è più a motivo di quello che tu ci hai detto, che crediamo; perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo".

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Ultima risposta 28/03/2008 21.01.50
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DJ_Fetish  @  02/10/2006 10:51:01
   4½ / 10
Seconda chance che do a Kim Ki Duk....ma a me non convince proprio!
Il senso si capisce, ma poi lo scorrimento della storia a volte è duro...si inceppa in alcuni momenti veramente troppo lenti e faticosi.
Inoltre le "sottili" metafore presentate a spiegare il senso (vedi spoiler) non sono poi così originali.
MAH!
SOPRAVVALUTATO

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Ultima risposta 27/07/2007 00.25.00
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Invia una mail all'autore del commento albatros70  @  16/12/2005 16:33:35
   2 / 10
squallido.......

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Ultima risposta 22/05/2009 15.49.54
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F150  @  27/10/2005 16:58:44
   10 / 10
anche a me è piaciuto moltissimo questo film e meno amle che ho dato un'occhiata agli ultimi 20 commenti perchè altrimenti mi sarei anche scordato di votarlo... secondo me allo stesso livello della casa vuota

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Ultima risposta 27/10/2005 18.53.32
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  27/10/2005 16:28:51
   8 / 10
Finalmente sono riuscito a vedere "la samaritana", quando è approdato all'homevideo, dopo la demenza della distribuzione italiana che l'ha lanciato in pochissime sale.

Sono molto cultore del cinema di Kim ki duk, i suoi film sono solitamente dei viaggi spiazzanti, radicali, che sempre lasciano il segno.
E anche questo film lascia sistematicamente a bocca aperta. Kim Ki duk infatti abbandona l'astrazione che pervade il suo capolavoro "Ferro 3", e ci regala un ritratto doloroso, e straziante di una realtà della Corea, la prostituzione minorile, e al tempo stesso è un film sulla morale e sulla ricerca di purezza e sul tentativo impossibile di espiare le proprie colpe. Ed è anche la storia di un padre che da un giorno all'altro scopre che la propria figlia si prostituisce.

Molte sono le scene da ricordare, in particolare quella simbolica del lavaggio dopo gli incontri, nella primissima parte. Bellissima è anche la scena dello schiaffeggio da parte del padre della protagonista a uno dei clienti di sua figlia, davanti alla famiglia.

Nel complesso "La samaritana" è una grande opera, credo meno intensa di "ferro 3", e più vicina ( e un po' meno radicale) a un altro capolavoro del regista, ovvero "Bad Guy". In quel film come in questo le improvvise esplosioni di Violenza sono a metà strada tra Scorsese e Kitano.
A me è piaciuto molto anche lo spiazzante finale.


PS: i precedenti voti sono ridicoli.

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Ultima risposta 02/10/2006 10.58.02
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Invia una mail all'autore del commento Andre82  @  09/10/2005 13:55:21
   5 / 10
La primissima parte del film fino all’episodio del motel (giusto per non svelare niente a chi non lo ha ancora visto) è ben fatta, poi il film progressivamente si perde, diventando sempre più lento e noioso. L’ immagine che mi viene in mente è quando stai guidando e vedi il cartello 50, poi 30, quindi 10 e la battuta che ti viene spontanea è “Tra poco devo mettere la retro”. Ecco i principali difetti del film:
•Non volendo abbattere la metafora rappresentata, una constatazione mi viene spontanea: chiunque è in grado di andare dritto in macchina, anche chi non ci è mai salito prima (al massimo hai problemi con la frizione)! La “samaritana” invece ha l’arte di guidare in diagonale.
•Quando si blocca la macchina in campagna, la scena è un po’ imbarazzante con lei che scende a spostare i sassi. Magari chi ha visto il film e ha dato giudizi positivi è riuscito a scorgerci qualcosa di più profondo. Io assolutamente no!
•Locandina fuorviante
Questi sono dettagli, ora passo agli aspetti più rilevanti:
•Passi che la “samaritana” per sentirsi a posto con la coscienza restituisci i soldi, ma era necessario che poi ci andasse a letto, credo probabilmente per espiare a 360 gradi la sua “colpa”, se di colpa si può parlare. Una domanda: ma se la sua amica/ragazza usciva col sorriso dal suo “lavoro”, che significato ha dover fare quello che ha fatto lei perché si sentiva in colpa per la sua morte?
•Attori non pienamente capaci (l’unica passabile è morta subito)
•Non necessariamente un film drammatico, toccante deve per forza piacere: come per ogni genere, c’è il film riuscito meglio e il film riuscito peggio. In questo caso, a mio parere, non è uscito benissimo.


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Ultima risposta 10/11/2005 19.30.39
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Tuko  @  20/09/2005 17:01:16
   5 / 10
convincente esclusivamente la costruzione del protagonista maschile. l'uomo pur riuscendo percepire la differenza di “peso” fra macchia morale, probabilmente mai subita dalla figlia grazie alla sua innocenza di bambina, e "profanazione" fisica, non riesce a trovare una via d'uscita alla propria costrizione mentale, fossilizzata dalla società
(carnefice e boia di se stessa) che lo ha "educato” rendendogli inscindibili i due aspetti. Buon pensiero, fatto scaturire però attraverso una imbarazzante narrazione delle turbe adolescenziali che colpiscono la protagonista, tanto imbarazzante da ridicolizzare la causa degli eventi (l'assenza di un'impronta netta da parte del regista su un punto chiave, lascia spazio a svariate e mirabolanti interpretazioni soggettive). Pensiero esplicitato ancor peggio, con una architettura filmica troppo meccanica ed assolutamente priva di uno stile proprio.
ps. per la locandina penosa nonché bugiarda meriterebbe un voto in meno.


















9 risposte al commento
Ultima risposta 27/10/2005 12.28.56
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Invia una mail all'autore del commento angelowilliam  @  18/09/2005 16:27:43
   3 / 10
Sconsigliato.

27 risposte al commento
Ultima risposta 17/10/2005 17.23.01
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supersandra  @  16/09/2005 00:33:10
   4 / 10
Classico film orientale assurdo,lento,noioso!

1 risposta al commento
Ultima risposta 18/09/2005 16.42.03
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Gruppo STAFF, Moderatore priss  @  13/09/2005 15:37:46
   8 / 10
Avendo visto solo Ferro3 oltre a La Samaritana non conosco abbastanza l'opera di questo regista e non posso parlare certo di un percorso... quello che però trovo comune a questi due film è la leggerezza pittorica delle sue scene, una raffigurazione elegiaca che anche in questo caso mi ha emozionata.
Questo film mi è piaciuto particolarmente perchè la sua complessità, il suo ritmo lento e la narrazione discontinua pongono l'accento sulle domande che sorgono nel corso della visione. Leggendo la conversazione fra lot e marie, mi ha anche colpito una frase di Lot (cito a braccio) "a me è piaciuto molto, ma forse ci ho messo del mio..."
Personalmente trovo che sia straordinario portare costantemente lo spettatore a "metterci del suo", poichè in tal modo, oltre ad osservare qualcosa, ci interroghiamo anche sul nostro sguardo.
Questo film è dolce e leggero all'inizio, travagliato e livoroso poi, concludendosi nella serenità di una grottesca purificazione, ed è proprio ques'ultimo tema che mi ha colpito di più.
Perchè la colpa nasce dall'espiazione stessa (Yeo-Jin che ripara gli "errori" di Jae-Young). La sua redenzione è la condanna del padre, la sua "cerimonia sacrificale" diventa dannazione, in un silenzio via via assordante.

25 risposte al commento
Ultima risposta 15/09/2005 21.05.46
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JoJo  @  12/09/2005 23:25:34
   7 / 10
Per un gioco di produzione che permette di far arrivare a casaccio qui in Itialia i film d'estremo oriente, qualche mese dopo il silenziosissimo (in tutti i sensi) passaggio nelle sale di Ferro3, ecco arrivare la nuova toccata e fuga di Ki Duk... che tanto nuova invece nonsi trova ad essere, visto che già venne girata (e fatta uscire) precedentemente a questo. Quest'informazione che apparentemente potrebbe risultare forse nozionistica, ha invece un suo perché: La Samaritana difatti ha in sé i prodromi dell'armonia silenziosa del film che l'aveva seguito. Già, seppur in maniera decisamente minore, compare il gusto del silenzio, accompagnato spesso da una delicatissima colonna sonora, tramite cui Ki Duk riesce ad instillare la sensazione desiderata nello spettatore, il ritmo è sempre lento, lentissimo, anche le scene più movimentate (poche) rimangono comunque sospese in un limbo etereo in cui s'allungano, si diluiscono: ogni minimo gesto risulta sembrare meditato da parte del singolo personaggio. D'altra parte, il gusto orientale per interpretazioni di questo tipo non si può (e non si deve) eliminare dal metodo narrativo di registi come l'autore di questo film (si vedano tutti i remakes hollywoodiani del nuovo millennio che non conservano un grammo del pathos degli originali), perché, in tal contesto, primi piani prolungati ed infiniti attimi di silenzio hanno un loro motivo. Film molto valido perché offre due piani di fruizione: lo spettatore è quasi portato a scegliere se cercarne una visione cerebrale per affannarsi alla caccia d'una chiave interpretativa, oppure se lasciarsi trasportar dall'immagine, dalla narrazione e dal sentimento. Vista sotto questa duplice luce, il film acquista nuove connotazioni assolutamente apprezzabili, anche se Ki Duk, come poi ha dimostrato con Ferro3, riesce più con la pulsione emotiva che con la finezza intellettuale a far breccia nello spettatore. Nonostante una certa pretenziosità che sembra portare a tratti il regista alla confusione, questo lavoro di Ki Duk si lascia comunque guardare, nonostante risulti un po' troppo pesante per poter essere gustato appieno.

22 risposte al commento
Ultima risposta 13/09/2005 15.26.53
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Gruppo COLLABORATORI martina74  @  06/09/2005 21:36:15
   8 / 10
Quel che forse più colpisce ne “La Samaritana” è l’assenza dell’occhio giudice del regista, che lascia agli spettatori il compito di darsi risposte, di formulare opinioni sui personaggi coinvolti nella vicenda, ognuno dei quali vive la sua angoscia, il tormento personale di andare contro la morale, contro il senso comune, contro precetti religiosi che si sentono chiari alle spalle della vicenda seppure il film sia assolutamente “laico”. E’ emblematica la frase che Yeo-jin dice all’amica Jae-young in uno dei momenti più tesi della narrazione: “Smettila di ridere”. E non c’è proprio nulla di cui ridere né sorridere in quest’opera drammatica e in qualche modo priva di speranza, che nell’incedere dei tre episodi passa dalla leggerezza quasi assurdamente innocente delle due amiche che, dopo aver lasciato i clienti, lavano corpo e spirito più dall’amarezza che dalla colpa, alla ferocia del secondo tratto in cui non ci viene risparmiata qualche scena cruda quando il “peccato” viene mondato col sangue, al lirismo dell’ultima parte le cui immagini, a tratti, rimandano alla poesia di Ferro3. Ma solo le immagini: se in Ferro3 il silenzio era la rappresentazione più elevata della comunicazione, qui diventa solitudine, incomprensione, assenza di speranza che si manifesta in tutta la sua potenza nel finale. E’ un film che lascia soli a riflettere, non solo i personaggi ma anche gli spettatori.
Non si possono non rilevare alcuni schematismi e talune soluzioni più teatrali che cinematografiche, e in certi momenti l’incedere della vicenda risulta eccessivamente lento, ma sono pecche “minori” di un’opera certamente elevata.


15 risposte al commento
Ultima risposta 18/09/2005 15.49.47
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marie  @  06/09/2005 11:44:11
   5 / 10
La Samaritana con la sua storia decisamente poco originale mi ha ricordato un episodio bellissimo di "Sonno Profondo" della Yoshimoto, da cui questo film è molto lontano. Purtroppo Ki-Duk qui non è riuscito a mantere viva l'attenzione con la sua solita finezza poetica come aveva saputo fare molto bene in altri film. Il legame intenso e comprensibile solo a loro che lega le due ragazze è chiarissimo e tenero nella sequenza dell'ospedale, ma avrebbe meritato maggiore cura.
Un tema tipicamente orientale come "l’onore" è portato all'esasperazione fino a raggiungere un doloroso blocco della comunicazione e una violenza sorda. In definitiva un complesso cammino di crescita quello di Yeo-Jin e suo padre, di redenzione e purificazione tramite acqua, sentimento religioso, ammissione di colpa

6 risposte al commento
Ultima risposta 09/09/2005 19.10.05
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Aragorn  @  30/08/2005 16:29:14
   4 / 10
Premetto che mi piace Kim Ki Duk, onde evitare insulti gratuiti.
Però questo film non l'ho trovato all'altezza di Ferro 3 né tantomeno di Primavera...
Credo anche ci siano alcuni errori storici, ad esempio i segreti di Fatima sarebbero stati rivelati in Italia anziché in Portogallo.
Nel complesso un film che lascia poco.
Mi è piaciuta molto solo la parte finale.

35 risposte al commento
Ultima risposta 13/09/2005 14.59.41
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pirimpolo  @  27/08/2005 04:37:37
   1 / 10
Non capisc questa moda verso i film orientali. Anche questo mi ha deluso alla grande. Film pessimo

9 risposte al commento
Ultima risposta 09/09/2005 15.46.23
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robert75  @  21/08/2005 00:52:35
   8 / 10


Sono appena tornato dall'Anteo di Milano dove ho visto La samaritana.
Mi ha colpito molto per almeno 3 motivi:

1) la capacità del regista di delineare così finemente i personaggi, da quelli principali a quelli più marginali (i clienti)

2) la sceneggiatura originale

3) il sentimento di rabbia e dolore che si respira per la maggior parte del film...in effetti è molto cupo, alcune scene sono francamente violente e disturbanti, mentre Ferro 3 esprimeva più romanticismo e speranza...



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Ultima risposta 31/08/2005 23.17.16
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la mia opinione  @  15/08/2005 18:15:04
   8 / 10
Intenso, profondo, ricco, molto bello. Piu bello di ferro 3.

32 risposte al commento
Ultima risposta 19/08/2005 13.00.50
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Giulio R C  @  14/08/2005 10:17:13
   8 / 10
I film di Kim Ki-Duk richiedono pazienza, e questo non fa eccezione. Realistico.

2 risposte al commento
Ultima risposta 14/08/2005 17.12.00
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Invia una mail all'autore del commento Jason XI  @  12/08/2005 08:44:44
   7 / 10
Orientalmente grottesco quando la falsa Yeo-Gin si rialza con la testa fracassata dopo il salto dalla finestra e quando il tipo nel bagno fa finta di essere morto anch'egli con la testa fracassata e mena a sua volta il padre di Yeo-Gin..... ma a parte questo il film merita, soprattutto per conoscere questo nuovo regista di cui io, per adesso h visto solo questo film. Disturbante l'incomunicabilità tra il padre e la figlia con lo scopo di risolvere o di capire, ma forse è proprio questo l'aspetto focale del film. Devo verificare Kim in altre sue pellicole.

1 risposta al commento
Ultima risposta 12/08/2005 08.53.46
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spoonji  @  09/08/2005 11:16:24
   10 / 10
Se qualcuno ha ancora dei dubbi sulla bravura e la grandiosità di Kim Ki-duk, è chiaro che non capisce nulla di cinema.
E' il più grande creatore di storie che il cinema abbia mai incontrato, e questo film ne è l'ennesima prova.
Una storia bellissima, originale, e toccante. Un film che ti lascia senza parole, che ti spiazza e che ti appassiona.
Forse il suo film più leggero e con più dialoghi, ma comunque sempre pieno di poesia, e carico di sentimenti contrastanti.

14 risposte al commento
Ultima risposta 11/08/2005 12.07.01
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alesfaer  @  01/08/2005 21:40:33
   1 / 10
orribile. noiosissimo


18 risposte al commento
Ultima risposta 13/08/2005 18.02.49
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Caravita  @  01/08/2005 20:40:12
   5 / 10
Scusate, ma di solito il magnaccio non è un uomo. Un film un po surreale e non inquadrato nel verso giusto nel quale non si evince affatto il "dramma" ,che molte volte le ragazze, vivono nel doversi prostituire e delle violenze subite. Questa è la vera realta. A mio modesto parere il pappa io l' avrei fatto interpetrare ad un cinese di colore..........:)

19 risposte al commento
Ultima risposta 10/08/2005 11.21.26
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weblion  @  20/07/2005 11:54:42
   6 / 10
Elogio della follia e del surrealismo. Volutamente esagerato questo film non mi è piaciuto ma certo non lascia indifferenti. La domanda che mi sono posto da subito: perchè il padre non fa un discorso serio alla figlia?
Il suicidio del padre di famiglia scoperto è una delle esagerazioni che ho notato...
Il finale poi è troppo simbolico come l'eliminazione dell'ostacolo dalla strada e le lezioni di scuola guida. Ognuno può interpretare come vuole! Può essere banalissimo o eccellente. Dipende dall'interpretazione personale.

1 risposta al commento
Ultima risposta 21/07/2005 10.57.08
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farfy  @  19/07/2005 11:55:07
   4 / 10
A me non è piaciuto per niente. Noioso e irreale. Pensavo fosse un film leggermente erotico, macchè una noia continua. Blea

24 risposte al commento
Ultima risposta 17/08/2005 12.58.43
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  10/07/2005 22:08:02
   7 / 10
Due amiche, sembrano sorelle o amanti saffiche, due morali diverse. Il fine è lo stesso, la coscienza vaga tra la curiosità neutrale e il coinvolgimento dello sfruttamento femminile. E' tutto un susseguirsi di sguardi, silenzi, etica ambientale (solitamente brulla), paradosso in tutta quella veste quotidiana che forse manca del rigore formale dell'immenso Hsiao-Hsien, con tutto il rispetto per Ki-Duk e le sue indubbie capacità. E' un cinema che riesce miracolosamente a preservare una sua interiorità, una fisionomia orientale, anche se a leggere tra le righe in certi paesaggi della provincia di Seul (antitetici ma non troppo a quelli della campagna francese)e nel disconoscimento affettivo dei personaggi farebbe pensare a Sautet, o così Lynchiano nei simbolismi, nei cabalismi di Ki-duk davanti a un epilogo con tre possibilità diverse: o la difficoltà emblematica della conversione. E' un grande equilibrio quello che spinge il regista ad affrontare un tema simile senza oltrepassare i binari oltre i quali avrei potuto avere seri problemi di digeribilità, nulla trapela o sfiora il misticismo d'accatto, o la profferta del peccato da scontare, anche nella scena del pianto straziante di Yeo-Jin troviamo soprattutto una forte amarezza, più che il disgusto per la propria vita. La bellezza del film è l' incompiuto, il frammento, il simbolo: non c'è nemmeno uno sguardo sufficientemente abbietto per accusare quei padri di famiglia che sono clienti abituali delle donne da strada, pure loro sembrano occlusi in una spirale che è l'amarezza per la vita, o semplicemente dei vili gesti del presente. Quasi quasi un'opera sul fantasma della morte, con i sopravvissuti che vagano minacciati dalla vita e dalla paura di perdersi, ancora, nell'insostenibile leggerezza della società e dei suoi squallidi riti

3 risposte al commento
Ultima risposta 11/07/2005 14.44.57
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Delfina  @  07/07/2005 19:37:09
   9 / 10
Bello, narrativo, un film che è veramente un racconto in senso letterario. Alcuni dettagli nelle scene più violente (sempre solo suggerite) straordinari per efficacia.

3 risposte al commento
Ultima risposta 26/07/2005 08.06.22
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  07/07/2005 10:04:18
   8 / 10
Difficile da commentare questo film...
Rispetto al lirismo e all'astrazione di molti suoi lavori precedenti (da ultimo lo splendido Ferro3, peraltro successivo) con questo film Kim Ki-Duk ritorna sulla terra, alternando sequenza lievissime ad altre in cui si sbatte violentemente la faccia per terra, ricordando in qualche modo Kitano.
Come ha già scritto qualcuno il film si divide in tre spezzoni ben distinti, dapprima l'innocente peccato, ossimorico ma azzeccato, delle due amiche, di cui solamente una in modo fisico, mondato ogni volta da una simbolica e bellissima scena di lavaggio; alla tragedia che chiude questa sezione fa seguito la seconda parte, questa sì propria del regista, in cui Yeo-Jin ripercorre, tornando sui suoi passi, quel percorso di perdizione nella speranza di espiare la colpa sua e dell'amica.
Il film cambia improvvisamente strada (a tratti la strada di Kitano, come dicevamo prima) nell'ultima parte, con il padre nel ruolo del vendicatore, che opera su un piano completamente differente da quello della figlia, i due sono apparentemente insieme ma rimangono distantissimi.
Spiazzante il finale, che non svelo, con l'alternarsi in pochi minuti di 3 possibii conclusioni.
In definitiva un film sulla morale, che lascia un po' interdetti ma fa riflettere.

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Ultima risposta 09/07/2005 15.16.26
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andreapau  @  01/07/2005 10:55:46
   7 / 10
premetto di non essere avezzo alla cinematografia orientale in genere,e ho faticato parecchio( non so nemmeno se ci sono riuscito)ad entrare nel film:il cinema che conosco e che amo,si avvale di simboli a me conosciuti,e quando non lo sono,mi lascia l'appiglio dell'intuizione,almeno quello.qui,ho dovuto ricominciare da zero,prestando attenzione ad ogni piccolo particolare nella speranza di trovare chiavi di comprensione.primo ostacolo da superare,le relazioni tra gli attori,i loro scambi talvolta incomprensibili,il loro modo di dialogare per strada,di ricevere una visita,di essere gentili...insomma,mi sono chiesto se davvero si puo' così diversi o se è il cinema e le sue forzature a creare le differenze...anche l'inverosimilità orientale è diversa da quella occidentale.allora,dove ho trovato la bussola?nella semplicità e grettezza dell'animo umano,vero e proprio stampo universale dell'umanità.ho stretto forte il filo della tragedia della vedovanza,della solitudine,della innocenza incosciente e subdola(comunque un esercizio di potere),del sogno di una vita diversa,della meschinità e della ipocrisia,della punizione e del sadismo nell'esercitarla,nella impossibilità di redenzione e di cambiare le cose,nell'ineluttabilità del destino.tuto il resto,è una simbologia affascinante e a me sconosciuta,un vero bagno di cose che non sapevo,e che ho assaporato grazie alla maestria del regista nel creare un'atmosfera da viaggio introspettivo...tutto con luci naturali,la fotografia della vita come la facciamo con i nostri occhi.le conclusioni che riuciamo a trarre.sofferenze vere e non emozioni preconfezionate dalla fabbrica dei sogni hollywoodiana

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Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  30/06/2005 22:16:32
   8 / 10
L'innocenza, la colpa e l'espiazione. Sono questi i tre elementi che si contrastano, intrecciano e rincorrono ne La Samaritana. Tre elementi come i capitoli che scandiscono la narrazione del film.
La prostituzione rimanda automaticamente a un'idea di peccato, di colpa. Ma l'innocenza delle due amiche, e soprattutto di Jae-Young che la pratica fisicamente, resta come preservata in una dimensione assolutamente poetica di gioco e levità. Il senso del peccato, della macchia, s'insinua probabilmente ad un livello più inconscio, se le due ragazze, in complicità saffica, si lavano vicendevolmente e amorevolmente dopo ogni contatto impuro.
La morte come trasfigurazione del peccato e definizione eterna dell'innocenza?
Yeo-Jin si sostituisce all'amica nel momento stesso del trapasso, attraverso l'assunzione del ruolo fisico della colpa, il sesso. E la perseveranza del peccato è un'espiazione dello stesso. L'azione di Yeo-Jin è situata a un livello sublime, un livello che suo padre non potrà mai comprendere. L'azione parallela dell'uomo è una reazione vendicativa, moralizzatrice, da angelo sterminatore che si accanisce contro chi attenta all'innocenza mai perduta di sua figlia Yeo-Jin. Fra loro c'è una frattura enorme, insanabile. L'uomo non conosce più innocenza, è una pedina consapevole del mondo degradato in cui vive. Non a caso la soluzione narrativa, estetica e morale del film e della frattura tra padre e figlia è offerta dalla ricomposizione nella natura, aspra selvaggia, ma pur sempre incontaminata.
Il percorso segnato dal padre prima dell'uscita di scena non è rettilineo ed è irto di ostacoli. E' facile perdersi nel pantano. Dopo Yeo-Jin non potrà più dirsi innocente.

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Dandyzombie  @  27/06/2005 19:18:01
   10 / 10
il vecchio kim-ki duk non si smentisce.

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