speciale andrej tarkovskij - cenni sulla storia della cinematografia sovietica: dalle origini a tarkovskij - dall'avvento del sonoro a tarkovskij
al cinemain tvanteprimearchivioserie tvblogtrailerclassifichespecialiregistiattorirecensioniforumfeedmy
Skin Filmscoop in bianco Filmscoop nostalgia
Ciao Paul!
Ricerca veloce:       ricerca avanzatabeta

Dall'avvento del sonoro a Tarkovskij

Il primo capolavoro del cinema sonoro fu Ciapaiev opera di S. G. Vasillev.
Ciapaiev era un eroe storico, capo dei partigiani al tempo della guerra civile, le cui avventure avevano ispirato un romanzo dai tratti epici.
Sulla scia del successo dì Ciapaiev molti altri cineasti diressero con alterna fortuna film a carattere storici ispirandosi il più delle volte a romanzi celebri.
Anche Ejzestejn nel 1938 diresse un film epico, "Alessandro Nevski", (Aleksandr Nevskij, 1938) risollevandosi dai fallimenti precedenti e venendo unanimemente acclamato da critiche e pubblico.
Comunque, pur producendo film di valore, durante gli anni precedenti la guerra del '45, il cinema sovietico si differenzia dalle produzioni del resto del mondo per l'impressionante qualità dei film scientifici, documentaristici e per ragazzi.
Il 21 luglio 1941, un giorno prima della aggressione hitleriana, il cinema sovietico era il primo del mondo, davanti persino a quello francese.
Quando divampò la guerra la maggior parte dei teatri di posa e delle sale cinematografiche andarono distrutte.
I cineasti russi contribuirono alla controffensiva con i mezzi a loro disposizione: ripresero le fasi della guerra contribuendo alla raccolta di materiale documentaristico di prima qualità.
La fine della guerra in campo cinematografico è caratterizzata dall'inizio della lavorazione del nuovo film di Ejzestejn "Ivan il terribile" (Ivan Groznij, 1944), opera colossale che fu completata nel 1946 e mostrata nella sua edizione integrale solo dieci anni più tardi, dopo la morte di Stalin.
Il film di Ejzestejn è dimostrativo dell'indirizzo socio-politico degli anni successivi alla fine della guerra.
E' per questo motivo che l'edizione integrale di Ivan il terribile verrà mostrata dieci anni più tardi: al tempo del blocco della produzione cinematografica solo la prima parte era stata completata, la seconda parte fu ugualmente girata in quegli anni ma in maniera segreta e fuorilegge.
Durante il periodo staliniano i film a soggetto erano diminuiti paurosamente e gli unici additati ad esempio tanto sul piano artistico quanto su quello ideologico - politico erano i film retorici e scopertamente propagandistici di Michail Ciaureli.
Dopo la morte di Stalin e soprattutto dopo il XX congresso del partito, in concomitanza con i fermenti politici e sociali, la produzione cinematografica aumenta considerevolmente.
Con Kruschev si assiste ad una vera e propria apertura culturale ed artistica, ad una revisione dei modi e delle forme del "realismo socialista" pur senza abbandonarne i presupposti teorici.

E' questo il periodo cosiddetto del "disgelo".

Il termine "disgelo"deriva da un fortunato romanzo di Ilja Erenburg, appunto "Il disgelo" uscito in URSS nel 1954 e subito diffuso in numerosi paesi stranieri.
Come dice Gianni Rondolino (1978): "Al di là del valore - alquanto esiguo - del testo letterario, il "disgelo" segnerà realmente una frattura nel tessuto conservatore della letteratura e più in generale dell'arte sovietica nel tempo, dominata da una applicazione schematica e rigida dei principi estetici del realismo socialista, cosi come si erano venuti elaborando nel corso degli anni, a partire dal congresso tenuto dagli scrittori sovietici nel 1934, che appunto formulò una sorta di teoria e di pratica della letteratura al servizio della società socialista".

In campo cinematografico gioca lo stesso ruolo del romanzo di Erenburg il film girato nel 1956 dall'esordiente Gregorij Ciuchraj, "Il quarantunesimo".
Il film di Ciuchraj non introduce sostanziali innovazioni sul piano formale e contenutistico; la vera novità dell'opera risiede più in un ritorno al passato, rivissuto con l'inquietudine del presente che non in una prospettiva realmente nuova, aperta, rivoluzionaria.
Continua Rondolino: "L'importanza dei film di Ciuchraj e di altri registi del periodo, fu sicuramente superiore alla loro effettiva validità artistica e culturale. Il discorso avviato dai registi sovietici degli Anni Sessanta, volto a una revisione del passato è apparso poco audace, incerto nell'affrontare il problema in tutte le sue connessioni, nella fitta schiera dei guasti introdotti dalla sedimentazione di una ideologia autoritaria e burocratica. Più felici sembrano quelle opere che, limitandosi alla analisi delle psicologie e optando per l'indagine dei sentimenti hanno reso possibile la manifestazione della fisionomia di un popolo ritratto nella sua semplicità e verità quotidiana..."

Oltretutto il "disgelo" produsse i suoi effetti in maniera graduale, di anno in anno, in un progresso di liberalizzazione e sburocratizzazione voluto dalle stesse autorità (da Kruschev in particolare) con chiari intenti di politica interna ed estera. Il culmine dello sviluppo di tale processo di destalinizzazione si ha nel 1962: nel campo dell'arte è proprio in quell'anno che si verificano fatti molto importanti. Il poeta Evtuscenko lancia messaggi anticonformistici, Solzenicjn scrive e riesce a pubblicare "Una giornata di Ivan Denissovíc" sui campi di concentramento staliniani. In campo cinematografico escono il film d'esordio di Tarkovskij, "L'infanzia di Ivan" e il film di Michail Romm, "Nove giorni di un anno".
Il 1962 è anche l'inizio di una involuzione della politica krusceviana, o meglio, della politica della nuova classe dirigente che non vedeva di buon occhio le iniziative di Kruschev. La fine di Kruschev, che verrà deposto del 1964, fu il punto di arrivo di una serie grave di contraddizioni politiche. Ancora una volta nel tentativo di porre riparo a questa crisi si fa ricorso alla censura, alla repressione. Sarà proprio l'ultimo anno di Kruschev a porre le basi per quella cultura del dissenso che si andrà sviluppando negli anni successivi.
E' nel 1964 che Tarkovskij lavora alla realizzazione di Andrej Rublev che, terminato pare nel 1965, uscirà solo nel '69 in Francia e molto dopo nella ex Unione Sovietica e altrove.
Negli anni post-kruscheviani il cinema sovietico riprende quota. Purtroppo manca il dibattito, la provocazione intellettuale, la critica. Quando questa è presente, in forma più o meno larvata, opere e autori incontrano difficoltà di ogni genere, dalla censura all'ostracismo, come nel caso di Tarkovskij.
Anche se a prima vista la chiusura nel 1964 segna la fine di una esperienza di liberalizzazione nuova e suggestiva l'eredità che lascia è molto grande.
Il movimento cinematografico, così come tutto il movimento culturale sovietico, rimane in continuo fermento ed espansione.
Nel 1986, sotto la guida di Michail Gorbaciov, assistiamo ad una graduale liberalizzazione culturale che permette la circolazione di opere, cinematografiche e non, tenute segregate per più di venti anni.
I film di Tarkovskij ricominciano a circolare nelle sale.
A suo tempo nessuno recensì "Nostalghia" e "Sacríficatio", i due film girati dal Maestro lontano dall' ex Urss.
Invece alla sua morte, un articolo-necrologio dell'11 gennaio 1987 su Moskovskie novosti dirà: "Tarkovskij non ha fatto in tempo a tornare da noi, ma è tornata la sua Arte".

Attualmente i film di Andrej sono in programmazione in tutti i migliori cineclub russi e non passa anno che non si svolga una rassegna o un convegno in onore del grande Maestro russo.

«Quando scoprii i primi film di Tarkovskij fu per me un miracolo. Mi trovai, all'improvviso, davanti alle porte di una camera di cui fino ad allora non avevo la chiave. Una stanza dove avrei voluto sempre entrare e dove egli stesso, Tarkovskij, si muoveva con tutto l'agio... Qualcuno aveva espresso ciò che avevo sempre voluto dire senza sapere come.
Se Tarkovskij per me è il più grande, è perché egli dà al cinema - nella sua specificità - un nuovo linguaggio che gli consente di catturare la vita come apparenza, la vita come sogno
»

Ingmar Bergman


Torna suSpeciale a cura di maremare - aggiornato al 05/09/2005

Speciali Filmscoop.it

Andrej Tarkovskij