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Solaris - Soljaris (1972)

Perché andiamo a frugare l'Universo
Quando non conosciamo niente di noi stessi?

(da “Solaris” di A. Tarkovskij)

Se in Andrej Rublev, Tarkovskij dimostra una propria originale autonomia creativa, il film resta radicato nella tradizione cinematografica sovietica.
Per l'incisività delle immagini, la composizione delle inquadrature e la gravità dei personaggi, Rublev richiama alla memoria le opere di Sergej M. Ejzenstejn, mentre per la struttura narrativa e il lirismo presente rinvia a Alexsandr P. Dovzenko. In Solaris assistiamo alla rottura di questi canoni narrativi e alla nascita di uno stile nuovo e unico che emergerà definitivamente nel film successivo: Zerkalo. La lezione di Dovzenko verrà interiorizzata e non più imitata, il modo di pensare il cinema di Ejzenstejn verrà addirittura rifiutato.
In Solaris è il montaggio, in particolare, ad assumere una funzione nuova rispetto all'uso che era tipico del cinema sovietico.
Risulta essere un montaggio quasi invisibile.
All'interno di ogni quadro gli spostamenti degli oggetti e della camera sono molteplici. Vi è la ricerca minuziosa dell'"essenza" dell'oggetto, grazie ad un tipo di inquadratura che va in profondità, alla ricerca di un nuovo senso.

Solaris, nel cinema di fantascienza, occupa un posto particolare.
La maggioranza della critica ha puntualizzato come in Solaris sia assente lo scenario tipico del genere e dove tutto, sulla stazione orbitante, sia così 'terrestre'. Proprio questo disinteresse per la componente eroica, legata alla scoperta di nuovi pianeti, presente nel romanzo di Lem, è stato oggetto di dibattiti e polemiche.
Nell'ex unione Sovietica la rivista teorica 'Voprosy Literatury' (1973, n. 1) organizza un dibattito a cui partecipano artisti, intellettuali, scienziati.
Alcuni rimproverano a Tarkovskij di non essere stato fedele al romanzo, di averlo caricato troppo di simbologie, altri diranno che il film centra il problema cruciale del ruolo dell'etica nella ricerca scientifica.
Scrive Achille Frezzato: "Per Tarkovskij lo sviluppo tecnico scientifico può allargare la conoscenza e non entrare in conflitto con la coscienza solo se procede nel rispetto di tutto e soprattutto di ciò che è diverso."

Solaris vince a Cannes, nel 1972, il Gran Premio della Giuria.
Il film, tratto dall'omonimo romanzo (1961) del polacco Stanislaw Lem, in Italia ha avuto una travagliata esistenza.
I distributori italiani hanno deciso arbitrariamente di sopprimere cinquanta minuti rispetto alla versione originale ed hanno effettuato il doppiaggio del film in maniera del tutto arbitraria, modificando completamente alcuni dialoghi fondamentali.
Per questo, al fine di apprezzare pienamente il valore della pellicola, è consigliabile la versione originale sottotitolata, ora facilmente reperibile in dvd.
Lo scempio, attuato allora dalla distribuzione italiana, fu tale da indurre Andrej Tarkovskij, durante un incontro con gli studenti universitari romani, avvenuto successivamente alla proiezione del film, a rifiutare la paternità dell'opera.

In un'epoca imprecisata, Kris Kelvin è inviato dalla commissione scientifica sovietica sulla stazione orbitante attorno al pianeta Solaris.
Ha il compito di redigere un rapporto intorno agli strani fenomeni che si verificano e di cui sono testimoni e vittime i tre scienziati che ancora la abitano: Gibarjan, fisiologo, Snaut cibernetico e Sartorius, fisico.
Il pianeta Solaris dimostra essere un'entità particolarissima rispetto alle altre scoperte fino ad allora: ha una intelligenza diversa e insondabile.
Nel momento in cui, incapaci di altre modalità, gli scienziati lo hanno bombardato con raggi x per avere una qualche reazione, il 'magma pensante' del pianeta ha reagito, provocando in loro crolli nervosi.
La crisi vissuta dai singoli individui ha provocato una spaccatura all'interno della stessa comunità scientifica, con la formazione di due gruppi.
Il primo gruppo ritiene importante e necessaria la ricerca di un contatto con la superficie pensante del pianeta; il secondo gruppo ritiene questa strada pericolosa e non scientificamente valida.
L'astronauta Berton, durante un viaggio di ricognizione attorno al pianeta, è stato testimone di alcuni fatti incredibili. La testimonianza che rilascia, anziché fare chiarezza sul 'mistero Solaris', acuisce ancor più la frattura fra le due ali del comitato. L'una dichiara chiuso il caso, non avendo alcun dubbio sul fatto che Berton è stato preda di allucinazioni; l'altra è fermamente convinta che l'astronauta è stato testimone del rappresentarsi di una intelligenza diversa.
Il compito di decidere sulle sorti del pianeta viene affidato allo psicologo Kris Kelvin. Giunto sul pianeta egli trova una intelligenza diversa, estranea, che cerca di comunicare con lui attraverso la moglie, morta suicida anni prima.
Kris si imbatte nell'ignoto e si trova psicologicamente impreparato ad accoglierlo. Quando mette da parte il proprio ego, si rende conto che, per comunicare col 'magma pensante', è lui che deve adattarsi ad una forma di vita 'altra'. Stabilita la comunicazione, l'uomo sente pulsare in sé la medesima forza misteriosa che smuove l'immane superficie del pianeta e dalla quale è spinto a rimanere, quasi avvertendo una sua possibile rinascita sul lontano corpo celeste.
Il film si conclude con la stessa inquadratura con cui era iniziato: quella della casa paterna. Kris torna dal padre anziano con cui era in dissenso e gli si getta ai piedi, ricreando, figurativamente, la stessa immagine del quadro di Rembrandt "Il figliol prodigo". La macchina da presa si allontana mostrandoci come tutta la vicenda si stia svolgendo su di un isolotto del pianeta Solaris, forse la mente stessa del protagonista.


Torna suSpeciale a cura di maremare - aggiornato al 05/09/2005

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