Sceneggiato con Saverio Tutino, è un pamphlet di denuncia, in bilico tra giornalismo e finzione, sull'attività della CIA (Central Intelligence Agency) nell'America Latina e in Africa e sullla parte che ebbe in Italia nella “strategia della tensione” degli anni '60 e '70.
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Il cronachismo di Ferrara non è mi è mai andato completamente a genio. Un docufiction come Faccia di spia può essere utile in qualche modo a coloro che sono a digiuno della storia di quel tormentato periodo, a patto comunque di imprecisioni che agli occhi di adesso ne fanno un film leggermente datato, ma che descrive con una certa efficacia la forte influenza della politica estera americana e di conseguenza gli interessi americani in quelle aree del mondo in cui certi stati (fra i quali il nostro) erano "a sovranità limitata". In una manciata di minuti, piuttosto forti a livello visivo, tende ad essere fin troppo sensazionalistico con immagini di tortura francamente un po' compiaciuta da mondo movie. Sia pure per motivi diversi, direi inquietante quell'immagine finale con le torri gemelle di New York grondanti sangue.
Profetico instant movie riguardante vari misfatti della storia (Piazza Fontana, il golpe cileno, ecc.).
Ben girato, iperviolento nelle scene di tortura (occhi deorbitati, sadismo, ecc.), è pure inquietante nel finale (leggasi le torri gemelle grondanti sangue).
Fa piacere vedere la Melato impegnata in un ruolo diverso dal solito e, a metà via tra denuncia, giornalismo e documentario, il film (abbastanza misconosciuto e poco diffuso) centra più di un obiettivo.
Ovvero MONDO CIA : OLTRE L'INCREDIBILE. Si, perchè questo istant-movie (girato a pochissimo tempo di distanza dai fatti mostrati) non è per nulla un rigoroso reportage giornalistico sui Servizi Segreti statunitensi e sulle loro infiltrazioni e ramificazioni a livello planetario bensì utilizza metodi e stilemi degni dei peggiori shockumentaries post-jacopettiani. Ciò che doveva essere rappresentato in maniera il più accurata e formalmente corretta possibile, viene invece scandalosamente calpestato ed immiserito dalla pesante foga di denuncia dell'autore. Giuseppe Ferrara non va tanto per il sottile : fa nomi e cognomi, mette in scena eventi reali molto distanti geograficamente, concatenandoli tra di loro senza peli sulla lingua. Il suo metodo "straight-in-your-face" ,in verità, è molto simile a quello di un attuale Michael Moore. Ma la confezione è quanto di più obbrobrioso si possa immaginare : non c'è cura nel montaggio, nelle riprese, persino nella direzione attoriale. Ugo Bologna nei panni di un Salvador Allende con naso palesemente posticcio è un qualcosa che si commenta da se ! Indecorosa è poi la lettura macchiettistica che Ferrara da del celebre commissario Calabresi , ridotto ad una grottesca marionetta quantomai blasfema. I soli a rendere dignitosa la loro presenza sono Claudio Camaso Volontè ( nelle vesti di Che Guevara) ed il sempre bravo Riccardo Cucciolla ( l'anarchico Giuseppe Pinelli). Offuscata dalla rabbia ideologica di rivalsa del regista e non supportata da una struttura solida e credibile, questa pellicola finisce col diventare una mera rassegna di atrocità varie in giro per il mondo (come appunto dimostrano le sciagurate sequenze di tortura presentivi). Alla fine, a risultare veramente inquietante, resta unicamente l'immagine di chiusura : le due torri gemelle che grondano sangue.......................!
20 anni di crimini della Cia in tutto il mondo!!!! Coraggioso e serrato atto di denuncia dallo stampo giornalistico-documentaristico che si prende pochissime libertà. Da recuperare!
Un film di denuncia durissimo senza mezzi termini che attraversa due decenni di storia e alcuni grandi affari di stato o meglio misteri, in cui il servizio segreto americano si è intromesso senza diritto. Dal golpe di Pinochet all'omicidio di Kennedy, passando anche per l'Italia, piazza Fontana, Giangiacomo Feltrinelli, Roberto Quintanilla e il commissario Calabresi. Una delle cose più interessanti riguarda l'anno di uscita del film (spesso boicottato e introvabile sia in dvd che in cassetta), il 1975. Il film fu infatti girato a pochissimi anni dai fatti narrati, allora si trattava di eventi contemporanei. Una scelta indubbiamente coraggiosa di Ferrara, andato incontro, come prevedibile, a innumerevoli polemiche ma deciso nella sua strada di denuncia, anche con mille difficoltà. Di fortissimo impatto emotivo la parte della resistenza opposta da Allende al colpo di stato del generale Pinochet. Incredibilmente violente le sconvolgenti le scene di tortura. Un plauso a un cineasta coraggioso.