Affresco corale con al centro del plot immigrati di diverse nazionalità intenti a combattere ognuno la propria battaglia personale per ottenere il legale permesso di soggiorno a Los Angeles.
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Dopo 10 minuti si tira in ballo l'11 settembre. Ormai anche i neonati sanno che è stata tutta una montatura. Posto, questo, ci ritroviamo un filmetto scialbo e stucchevole con un Harrison Ford ormai stanco, demotivato e monoespressivo, e quattro storielle farcite di clichè, piuttosto prevedibile quanto si parla di immigrazione statunitense. Appena terminate le due ore di visione, ve ne dimenticherete subito.
Ammetto che ho visto questo film solo spinto dal cast e dall'immensa stima che ho verso la Judd come attrice.. Dopo 10 minuti avevo già capito di trovarmi di fronte all'ennesima riproposizione di Crash di Haggis (film che tra l'altro detesto) dato che pure Fuqua ci provo in un certo senso con brooklyn's finest e la voglia di stoppare tutto è stata molta. Al contrario di come mi aspettavo nel cast recitano eccetto Liotta tutti malino e in modo quasi svogliato in particolare la Judd probabilmente alla sua peggior performance in carriera. Il ritmo non è nemmeno malvagio nonostante l'immensa durata, ma i difetti di questo film sono palesi : retorico come pochi, forzato a livello di sceneggiatura cercando di dare un minimo di connessione alle storie e con dei personaggi dallo spessore della carta velina. Evitabile.
Come non essere d'accordo con i due commenti precedenti? sin dalle prime battute non è difficile scorgere un'atmosfera alla "Crash" di Haggis, film comunque meglio strutturato e più corposo di questo Crossing Over. Kramer confeziona una pellicola un pò ruffiana, molto retorica, dal ritmo blando e connotata da una costante freddezza nelle inquadrature, nella fotografia e nella sceneggiatura. Le singole storie s'intrecciano debolmente e la coralità è affievolita da vicende che non coinvolgono più di tanto. Discrete le interpretazioni (mi è piaciuto Liotta) tranne l'impalpabile Ashley Judd. Anche in patria fu accolto con una certa diffidenza vuoi per la pesantezza della narrazione vuoi per il ritmo sonnolento. Si poteva fare di più.
Sono d'accordo con il commento precedente. Anche a me ha ricordato"Crash-Contatto fisico", film che non mi aveva comunque esalatato. Questo è ancor più retorico e inconcludente, visto che la maggior parte delle storie raccontate si dissolve senza avere un finale all'altezza. Anche gli attori sono sottotono.
Affresco sociale sulla scia del fortunato "Crash" di Haggis. Intenti lodevoli ma il risultato è ruffianissimo e di irrefrenabile retorica, e anche i tanti spunti di riflessione che vengono sollevati si disperdono in un meccanismo artificioso, meccanico ed emotivamente piatto. Attori allo sbando ma regia curata. Boicottato alla sua uscita in patria.
Storie che si intrecciano per ottenere la tanto agognata cittadinanza. Film dove si avvertono i vari squilibri delle tante trame, ma con un unico fattore di una certa freddezza del racconto. Solo la storia di Talisha, la ragazza che legge il tema sugli attentori dell'11 settembre riesce a toccare le giuste corde, ma sinceramente troppo poco per una pellicola dallo spessore emotivo basso.