breve incontro regia di David Lean Gran Bretagna 1945
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breve incontro (1945)

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locandina del film BREVE INCONTRO

Titolo Originale: BRIEF ENCOUNTER

RegiaDavid Lean

InterpretiCelia Johnson, Trevor Howard, Stanley Holloway, Joyce Carey, Cyril Raymond, Everley Gregg, Marjorie Mars, Margaret Barton, Wilfred Babbage, Alfie Bass, Wallace Bosco, Sydney Bromley, Noël Coward, Nuna Davey, Valentine Dyall, Irene Handl, Dennis Harkin, Edward Hodge, Frederick Kelsey, Jack May, Avis Scott

Durata: h 1.26
NazionalitàGran Bretagna 1945
Generesentimentale
Al cinema nel Settembre 1945

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Trama del film Breve incontro

Laura, sposata e madre di due bambini, incontra casualmente Alec, a sua volta marito e padre. Per simpatia iniziano a uscire insieme, finché si confessano il reciproco sentimento. L'attaccamento alle rispettive famiglie li induce però a lasciarsi dopo un infelice tentativo di incontro amoroso in casa di un amico.

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Voto Visitatori:   8,50 / 10 (19 voti)8,50Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
Gran premio del festival del cinema internazionale
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
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Voti e commenti su Breve incontro, 19 opinioni inserite

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Thorondir  @  12/12/2023 18:26:07
   8½ / 10
Se la trattazione dei personaggi è profondamente tipica di quel cinema anni '40 la storia era e resta tremendamente universale (non è forse "I ponti di Madison County" una sorta di remake). Film su un amore impossibile e sui limiti delle convenzioni sociali come pochi altri nella storia del cinema.

topsecret  @  26/12/2021 13:58:01
   6 / 10
Cronaca di un adulterio interruptus.
Se fosse stato girato in questi ultimi anni, BREVE INCONTRO sarebbe da liquidare con un'espressione laconica del tipo: "una palla micidiale", come molte altre pellicole dello stesso stampo, reiterate fino allo sfinimento che raccontano tutte lo stesso episodio. Ma, trattandosi di un film del 1945, non si può non apprezzarne l'audacia (per quei tempi) nel raccontare argomenti simili.
La sceneggiatura però è fin troppo lineare, non me la sento di definirla piatta poichè l'aspetto emozionale è più che evidente, ma la quasi ordinarietà del racconto rischia di portarlo su un piano troppo statico e privo di grande enfasi sentimentale per lo spettatore non troppo avvezzo al genere.
Sicuramente fonte d'ispirazione per gli anni a seguire ma, per i miei gusti, poco accattivante e poco empatico nei confronti di personaggi da biasimare più che comprendere.
Sufficiente per regia e interpretazioni.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  24/12/2019 16:24:41
   8 / 10
Nella storia del genere "melodramma" questo lavoro di David Lean è sicuramente uno dei piu' importanti, oltre che uno dei primi a trattare un argomento ancora delicato negli anni '40.
L'avventura extraconiugale di due non piu' giovani amanti raccontata con poesia e malinconia, come una voglia di evadere dal perbenismo di quella societa'.
Colonna sonora splendida come del resto tutto il film.

kafka62  @  07/04/2018 10:22:46
   7½ / 10
"Breve incontro" è un film che si colloca nettamente al di qua del rischioso (e frequentemente violato) confine del melodramma cinematografico. La relazione sentimentale di Laura e Alec non è infatti squassata da passioni violente e distruttive, e tantomeno è destinata a sfociare in un esito tragico (Laura non è Anna Karenina, come dimostra mestamente la scena del mancato suicidio); sull'amour fou prevalgono i sensi di colpa, la ristretta morale borghese, l'attaccamento al tetto coniugale e alla routine quotidiana. Gli stessi protagonisti, appartenenti alla middle class di provincia, non hanno alcuna attrattiva, ma sono persone "qualunque" (cosa che peraltro viene sottolineata con insistenza nel corso del film). E' probabilmente questa conclamata "normalità", questa programmatica assenza del "bello" e del "romanzesco" ad aver reso famosa questa operina, diligente e gradevole sì, ma anche assai sopravvalutata nonostante l'innegabile pulizia formale e l'ottima prova degli attori.
La trovata più rimarchevole è sicuramente costituita dalla originale (almeno per quei tempi) costruzione narrativa. Il film inizia infatti dalla fine della storia, senza che lo spettatore sia in grado di comprendere subito l'importanza e il significato di quanto sta accadendo. Solo il successivo racconto della donna, un lungo e pacato flashback, fa capire a posteriori, gradualmente, quanto è avvenuto (si tratta di un ottimo esempio di percezione a scoppio ritardato). Ciò da una parte fa sì che sulla vicenda e sui personaggi incomba costantemente un'atmosfera di malinconica predestinazione (dovuta al fatto che sappiamo già come andrà a finire), dall'altra determina un duplice livello di visione, quello, estraneo e distaccato, di chi assiste ai fatti quasi involontariamente (e la macchina da presa, difatti, prima di inquadrare i due innamorati, indugia distrattamente sugli altri personaggi presenti nel bar della stazione), e quello, avvertito e partecipe, di chi rivede lo stesso episodio con gli occhi della protagonista (così, ad esempio, quella momentanea ed inspiegabile uscita di campo di Laura si rivela alla fine per quello che realmente era, una risoluzione di suicidio non portata a compimento).
Il commento off della storia è un secondo elemento di novità del film, soprattutto quando l'enunciazione dei pensieri della protagonista si sovrappone alle parole e ai suoni della realtà (l'insopportabile cicaleccio dell'amica pettegola). Purtroppo esso tende a sovrapporsi in funzione didascalica anche alle immagini, creando (insieme al pur delizioso refrain del concerto di Rachmaninov) un effetto fastidiosamente enfatico e ridondante: quanto l'inizio è splendidamente ambiguo, tanto il seguito della storia è narrativamente convenzionale, in quanto ogni pensiero e ogni sentimento vengono rivelati, togliendo così ogni possibilità di inespresso.
La morale rinunciataria del film è discutibile, ma questo aspetto viene tutto sommato messo in ombra dalle doti di fine e garbato narratore rivelate da Lean. La vita della piccola borghesia inglese e gli ambienti che fanno da sfondo alla storia (il bar della stazione, il cinema, la sala da tè) sono infatti descritti con scrupolosa meticolosità (in grado di dare risalto anche ad alcune simpatiche figurine di contorno), pur se l'origine teatrale del film (tratto da una commedia di Noël Coward) resta ugualmente molto evidente (lo si desume soprattutto dalla letterarietà dei dialoghi e dal netto predominio degli interni).

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  06/12/2016 22:41:36
   9½ / 10
Pur non essendo tra i miei generi preferiti, sempre che lo si voglia accostarlo ad un genere, Breve incontro è uno dei migliori melodrammi che abbia visto. Ciò che mi colpì e che mi colpisce ancora è la sua freschezza nel raccontare una storia d'amore maturita in un contesto di pura routine, casuale e certamente non voluta dai due protagonisti. Una routine spezzata che offre un'alternativa di vita in un contesto esistenziale ormai cristallizzato. Al crescere d'intensità del sentimento, cresce anche il senso di colpa, quando il sentimento stesso deve essere protetto sempre più spesso da sotterfugi e menzogne. E' uno splendido racconto confessione della donna interpretata da una brava protagonista come la Johnson e coadiuvata da Trevor Howard. Il bianco e nero accentua i toni grigi di una vicenda realistica, dai dialoghi sinceri e semplici. Secondo me il miglior film di Lean insieme a Lawrence d'Arabia.

DogDayAfternoon  @  29/05/2016 16:29:06
   6 / 10
Film sentimentale ben diretto e interpretato ma con una trama molto convenzionale e telefonata, che non mi ha per nulla appassionato. Non ho trovato nessun personaggio per il quale provare un minimo di interesse, anzi soprattutto la protagonista femminile a mio parere è completamente priva di fascino (e non sto parlo solo di qualità fisiche).

Dura un'ora e venti eppure sembrava non finire mai. Di Lean, Dottor Zivago e La figlia di Ryan sono su un altro pianeta.

Ape1  @  17/11/2014 16:17:41
   9½ / 10
Un film eccezionale per modernità, ma che neppure mai invecchierà, perchè il tema è perenne e l'esecuzione magistrale.
Il migliore di Lean a mio avviso, assai meglio dei successivi kolossal.
Assolutamente da vedere da parte di tutti coloro che hanno sofferto per un amore arrivato al momento sbagliato.

Dick  @  29/08/2014 01:40:08
   8½ / 10
Proprio un bel melodramma, teso ed intenso che riesce a non essere melenso e che pone degli spunti di riflessione. Girato molto interni, usa anche le luci per esprimere lo stato d' animo dei personaggi.

bm_91  @  12/12/2013 14:45:16
   8½ / 10
un vero melodramma sentimentale! Inutile sprecare ulteriori parole, ormai è già stato detto tutto. Gran bel film.

Clint Eastwood  @  25/11/2013 12:03:49
   9 / 10
Breve e incisivo come pochi altri

Uno dei migliori di Lean

Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  25/11/2013 11:24:31
   9 / 10
Il melodramma per eccellenza, un film meraviglioso che si impone con la delicatezza dei sentimenti trattati, lo struggimento interiore dei protagonisti (soprattutto di Laura, mentre la famiglia di Alec sembra fare solo da sfondo) e la meravigliosa fotografia. Strepitoso Lean, abile anche ad orchestrare i personaggi di contorno che animano il bar della stazione: un film nel film.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  13/10/2012 10:41:35
   10 / 10
Che film meraviglioso! Mi ha lasciato incantato. Secondo me è fino ad ora il più bel film melodrammatico che abbia mai visto. C'è una finezza di rappresentazione, una pienezza di espressione, una profondità di coinvolgimento che ho trovato così perfetta solo in pochissimi altri film (quelli di Sirk, di Bergman e di Ang Lee).
Qual è il segreto del film? Tanti elementi messi insieme.
Prima di tutto la splendida direzione di David Lean. La mdp si trova sempre al momento giusto, nella posizione giusta per descrivere i sentimenti, tutti i suoi risvolti, anche quelli non espressi. Ci sono alcune scene memorabili che mi rimarranno sempre impresse. Su tutte quella in cui Laura fantastica specchiandosi nel finestrino del treno: vediamo in maniera sfuocata e riflessa le sue espressioni molto naturali e spontanee (stupenda e bravissima Celia Johnson), dietro s'intravede la campagna della sera tardi che scorre veloce (la scena è stata girata in un treno vero), in più in sovraimpressione scorrono le fantasticherie impossibili di Laura. E' una scena perfetta, molto molto espressiva e anche molto naturale (chi di noi non si è ritrovato a fantasticare guardando la propria faccia riflessa su di un finestrino del treno?). In genere tutte le scene in cui sono coinvolti specchi sono splendide, meravigliose; solo Sirk e Bergman sapranno essere all'altezza.
Anche il gioco di primi piani, campo-controcampo, sguardi in soggettiva illustra splendidamente (a volte anche a contrasto) lo stato d'animo della protagonista assoluta. Infatti solo l'animo di Laura viene sviscerato, il carattere degli altri personaggi appare in maniera riflessa (anche se molto chiara). A completare il magnifico quadro c'è la colonna sonora: mai film e musica si sono fusi in maniera così perfetta. Rachmaninov e "Breve incontro" saranno da ora in poi per me una cosa sola.
A rendere ancora più forte e intensa la partecipazione emotiva dello spettatore c'è la particolare tecnica a trama differita. Cioè vediamo prima il risultato (Laura affranta ed emotivamente distrutta) e poi tramite i suoi ricordi in flashback e il flusso di coscienza (alla Joyce) viviamo e riflettiamo sui suoi turbamenti. Condivisione e riflessione si accompagnano quindi in un gioco molto fine. L'oggettività infatti non è sospesa, perché quello che viene rappresentato spesso contrasta con quello che viene espresso da Laura (lei si dice felice e contenta di suo marito, ma le immagini di lui sprofondato nelle parole crociate che manco le bada, contrastano con questo suo assunto).
Bellissima ed efficace anche l'ambientazione in cui si svolge prevalentemente la storia. Non c'è niente di meglio della stazione ferroviaria, coi i suoi convogli che portano via (metafora del viaggio e della fuga) ma anche con i suoi orari stringenti (ossessivo il pensiero di non perdere il treno, cioè di conservare la stabilità sociale acquisita) per rendere ancora di più drammatica ed emotiva la storia.
Riusciamo noi spettatori della cinica e materialista epoca postmoderna a capire questo film? Secondo me sì, perché i sentimenti espressi sono troppo sinceri per non essere capiti. Per noi magari sono assurdi tutti gli scrupoli di Laura, non capiamo perché non vuole trasgredire a ciò che è socialmente accettato. E' normale per noi vivere in maniera doppia, con una facciata rispettabile e irreprensibile e una vita non in vista trasgressiva e sregolata, essere tranquilli e in pace con la coscienza essendo sposati con famiglia e avere l'amante, una persona con cui sfogarsi sessualmente ed emotivamente.
Laura rappresenta una purezza e una coerenza sentimentale che forse è andata persa, è stata svalutata, ma che però riusciamo forse ancora a capire e perché no, ad apprezzare, a darle tuttora dignità e valore.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  06/05/2011 18:53:46
   8½ / 10
Sono in fondo una figlia del disincanto e alcuni momenti sono davvero troppo ingenui perché io li possa apprezzare. Ma non sono rimasta immune al dolore dei protagonisti, né all’intelligenza di una sceneggiatura calibratissima. E dire che con un soggetto simile il rischio del patetico era palpabile. Particolarmente bella la scena della corsa nei sottopassaggi della stazione, quasi un sogno ad occhi aperti.

WongKarWai  @  15/04/2011 14:40:49
   8½ / 10
Gran bel film, eccellente in molti aspetti, dalle ambientazioni, piovose, scure, fumose simbolo della clandestinità in cui gli innamorati sono costretti, all'intreccio, con il racconto in prima persona della protagonista (quasi da film noir), all'analisi psicologica delle emozioni che attraversano i protagonisti. Un film sentimentale davvero non scontato. E non è facile.

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  16/03/2010 00:04:48
   9 / 10
Un superbo melodramma su un amore clandestino in cui vibra ogni corda del sentimento umano. Lean era ancora lontano dai kolossal che lo porteranno alla fama mondiale ma con questo gioiello firma un vero capolavoro di tormento e introspezione, che trova nel concerto n.2 di Rachmaninoff uno dei cardini emozionali del racconto. Sublimi i due interpreti che riescono a rendere con miracolosa credibilità la sottile trama amorosa fatta di quotidianietà e sensi di colpa. Quasi cinquant'anni dopo Streep e Eastwood sapranno ben rendergli giustizia. Assolutamente da non perdere.

Gruppo STAFF, Moderatore Lot  @  23/02/2010 07:57:02
   9 / 10
Prima di Sirk e delle sue tinte fiammeggianti, prima di kazan e di madison county, Lean aveva già delineato i contorni del melò in questo piccolo, struggente capolavoro, grigio e volutamente privo di eccessi, lascia voce solo alla fragilità dei protagonisti.

"He turned his eyes to the grey gleaming river, winding along towards Dublin. Beyond the river he saw a goods train winding out of Kingsbridge Station, like a worm with a fiery head winding through the darkness, obstinately and laboriously. It passed slowly out of sight, but still he heard in his ears the laborious drone of the engine reiterating the syllables of her name.
He turned back the way he had come, the rhythm of the engine pounding in his ears. He began to doubt the reality of what memory told him. He halted under a tree and allowed the rhythm to die away. He could not feel her near him in the darkness nor her voice touch his ear. He waited for some minutes listening. He could hear nothing: the night was perfectly silent. He listened again: perfectly silent. He felt that he was alone."

LoSpaccone  @  10/02/2010 21:41:50
   8½ / 10
I commenti precedenti hanno già detto tutto, non è il Lean dei kolossal ma quello più intimista e realista della prima parte di carriera. Questo è senza dubbio uno dei suoi migliori film, un accorato e delicato melodramma su un amore extraconiugale, vissuto tra le coincidenze di una stazione ferroviaria. Ci sono tutte le emozioni, i patimenti, i dubbi, i sospiri, i ripensamenti, le sfumature che una relazione clandestina ma sincera come questa porta con sè.

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Ultima risposta 10/02/2010 23.32.20
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  05/02/2010 10:19:51
   8 / 10
Questo non è il Lean dei filmoni a colori, quelli interminabili dalle centinaia di comparse; ma il Lean in grigio, più sensibile e tenue, più contenuto e meglio disadorno.
Il film racconta un amore extraconiugale tra due individui di mezz'età: nulla che decolli, dunque; la passione precaria che resta esitante e discreta, e ch'emula soltanto gli ardori di una giovinezza svanita, è un treno impetuoso che si ferma un istante appena.
Del resto la stazione ferroviaria è già quel luogo triste di transitorietà. Tra gli arrivi e le partenze, lei che scende, lui che sale, un piccolo fuoco di cui nessuno s'accorge, subito soppresso da chi la fiamma l'aveva appiccata. E il treno riparte, come da dovere, senza sapere nulla dei suoi passeggeri...

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  15/02/2006 20:47:26
   10 / 10
"Sei stata lontana così a lungo, grazie per essere tornata da me", e il cuore mi va sottoterra e si ricopre, per l'ennesima volta, di lacrime. Il b/n di Lean si svela fin dall'inizio, quando non poteva essere mai artificioso quell'imput emotivo che straziava fin dai titoli di coda, con quel titolo come logo e i nomi degli interpreti che scorrono dall'alto in basso.
Beh non mi vergogno allora di dire che questo è uno dei film che ho piu' amato e visto in vita mia.
E' probabile che il sommo vate del Cinema, il cinefilo per eccellenza, non sappia che farsene, nonostante la fama che giustamente si porta appresso, ritenendolo soltanto un "normale, magari eccelso, vademecum per spettatori romantici", invece la realtà è ben diversa.
Conosco ben pochi film in grado di affrontare i sentimenti in modo tanto doloroso, sofferto, fors'anche demodè. Non voglio scomodare paragoni azzardati, ma se potevamo giustificare nel personaggio di Laura un pudore reticente al tabu' dell'adulterio, almeno per l'epoca, è strano che vedendo "i ponti di madison County" tanti decenni dopo si ritrovino gli stessi dubbi, le stesse incertezze latenti, la stessa paura di affrontare il sentimento extraconiugale.
Nel racconto di Laura c'è un'espressione cronologica quasi fittizia particolarmente minuziosa degli eventi, che esplode nel dramma della separazione, l'annientamento non del tradimento coniugale ma della fuga impossibile. Memorabile l'incontro imbarazzante di Laura con alcune amiche, segno di una sconfitta a consegnare al "privato" l'utopia di un amore difficile.
Ma cio' che rende "Breve incontro" straordinario fin dalla scelta del tema musicale (il concerto n.2 per pianoforte e orchestra di Rachmaninoff) è il pudore consacrato al potere del sentimento universale, dove i due amanti sembrano, a tratti, le uniche realtà credibili dell'ambiente che le circonda.
In una sorta di smacco decadente, tra incontri alla stazione o serate trascorse al cinema, i due protagonisti quasi "oscurano" la scialba presenza del marito di Laura, tediosamente impreparato all'infelicità della moglie.
E' un film che non mi stancherei mai di rivedere, ogni fotogramma rappresenta per me la summa totale del romanticismo. Lirico, struggente, molto realista.
Un vero peccato che due attori di fama come Meryl Streep e De Niro abbiano tentato invano di rovinarne il ricordo ("Innamorarsi") e forse di peggio hanno fatto Burton e la Loren con l'ononimo film tv.
Segno che proprio nell'assenza di divismo e accademia quest'opera rimane un traguardo della storia del cinema, qualcosa di irripetibile che i pur prestigiosi e sontuosi film successivi di Lean ("Il ponte sul fiume kwai", "dottor zivago" "la figlia di Ryan") riusciranno a produrre

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Ultima risposta 29/12/2006 22.12.24
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