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Dispiace per Glenn Ford che si è lasciato coinvolgere in questo film di guerra, dall'ambientazione western, piuttosto mediocre che è in possesso di una sceneggiatura debole e deficitaria. Tra i temi trattati si evidenziano quelli della follia e della vendetta: tra soldati psicopatici e sanguinari, pusillanimi e grandissimi idioti, si snoda una storia fiacca, raffazzonata alla meglio, minata forse dalle beghe che coinvolsero il regista Corman e la produzione. Personaggi caratterizzati in maniera poco convincente, scene girate con una certa confusione, intervallate da altre con velleità da commedia (non se ne capisce il motivo), primi piani sulla protagonista femminile che assume atteggiamenti palesemente contraddittori e un finale buttato a caso e con una certa fretta, come a voler concludere presto un film che non convince e non appassiona. Tra i pochi pregi la prova di Ford, la fotografia e le location.
Sul finire della Guerra di Secessione , un gruppetto di soldati sudisti fugge da un campo di prigionia nordista e si dirige al confine con il Messico , ma saranno inseguiti senza quartiere ... L' odio è contagioso ? Parrebbe proprio di sì , a guardare questo film . E' il sentimento dominante dall' inizio alla fine . Mentre c' è aria di smobilitazione vista l' imminente fine del conflitto , alcuni personaggi ne sono impregnati e lo spargono a piene mani . Dal comandante del forte che non ha alcun rispetto del prigioniero da giustiziare e così rinfocola i rancori , al capitano sudista che non sopporta la sconfitta e pronostica che gli strascichi dureranno almeno un secolo ( facile , eh ! ) e dopo tiene nascosta la notizia dell' armistizio ai suoi uomini e ne rallenta la fuga solo perchè continuino a combattere i nemici . Ma poi il terribile sentimento si trasmette alla donna prigioniera umiliata dal capitano , la quale lo passa infine al maggiore nordista suo fidanzato , che così da uomo ragionevole e corretto si trasforma in un cacciatore assetato di vendetta . Ben pochi personaggi si salvano dal contagio dell' odio ed ancora meno sono quelli che sopravviveranno per rendersi conto dell' inutile stupidità delle loro azioni . Il film non è un capolavoro di precisione , come testimoniano alcuni marchiani errori di montaggio , ma ha pure qualche aspetto positivo , primo tra tutti le bellissime locations selvagge in mezzo alle montagne ed ai deserti dello Utah . Il nome di punta del cast è ovviamente quello di Glenn Ford , un po' imbolsito ed impegnato nell' inedito ruolo dell' ufficiale unionista . Il suo avversario è il fanatico e rancoroso George Hamilton , dal cipiglio altezzoso e dalla zazzera sempre in ordine . Il personaggio femminile è la sfortunata svedese Inger Stevens , mentre nella truppa di contorno si notano le facce di Harry Dean Stanton , di Tim Carey , di Kenneth Tobey , di Dick Miller e di un quasi esordiente Harrison Ford , con tanto di basettoni . La direzione di questa pellicola è attribuita a due registi : ufficialmente al prolificissimo ma ormai dimenticato Phil Karlson , ufficiosamente al celebre re dei B movies , Roger Corman . Non mi resta che da sottolineare che anche stavolta il titolo originale ( " A time for killing " ) è molto meglio di quello italiano , prima di concludere con il mio voto , che è un dignitoso 6- .