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Film islandese sulla pazzia, abbastanza tosto. Mi aspettavo però qualcosa in più, l'attore principale è davvero bravo, ma la storia a volte si strascica un po'.
Un film di una bellezza sconvolgente, lo si potrebbe definire il '' qualcuno volo' sul nido del cuculo'' islandese. Sigdursson è monumentale nell interpretare Pall, un anima pura corrotta da un mondo troppo triste e desolante, un mondo nel quale si è soli dall inizio alla fine e anche la felicita' di aver trovato l'unica cosa che conta ( l'amore per l'appunto come recita la famosa canzone dei beatles) è illusoria ed effimera. L'opera di fridkrisson non si concentra principalmente sulla pazzia dei protagonisti ma su un senso collettivo di schizofrenia e depressione che sembra aver colpito la societa' nel senso piu' globale del termine, la disperazione e la solitudine sono ovunque anche negli ultimi posti in cui penseresti di trovarla e forse l'istituto psichiatrico è l'unico posto dove si puo' per lo meno avere un barlume di senso di appartenenza o di empatia ( '' il fatto che noi siamo amici è la piu' grande dimostrazione del fatto che non abbiamo amici'' ), fuori cè solo un mare di incomunicabilita'....
La casa dei matti è ovunque non solo in ospedale o nell'edificio, è una trama i cui i fili sono intrecciati così bene che nessuno può separarli. Né un imperatore, né un bambino. Né io, né tu. Allora vado. Nessuno nella mia posizione dovrebbe sognare di salire le vette della società più in alto dell'ultimo piano di un caseggiato di riabilitazione. Questo muro forse cadrà un giorno, ma le mura tra me e il mondo non cadranno mai. Si ergono infrangibili e solide anche quando nessuno può vederle a occhio nudo.
A differenza di molti film scandinavi qui la lentezza non si sente affatto e la pellicola alterna momenti EPICI ( su tutti la cena al ristorante, veramente spassosa) a momenti di malinconia lacerante, il tutto orchestrato da una magnifica colonna sonora che raggiungera' l'apice nel finale coi 2 gioellini dei sigur ros , degna sinfonia per una conclusione tanto poetica quando dolorosa....
No, io non sono morto. Sono andato verso il mare. Sono qui che navigo nel mare blu nei palazzi del padre. Su queste sponde pescose della morte non vi sono restrizioni. Qui nei meandri dell'eternità io giaccio freddo e solo. Ascolto i rami frusciare.
Film islandese abbastanza carino. Erano anni che lo volevo vedere, ma me lo aspettavo un po’ migliore. Racconta di Pàll, ragazzo con alcuni problemi psicologici, che sprofonda lentamente nella pazzia dopo che la sua fidanzata lo ha mollato. I genitori, che non sono più in grado di tenerlo a bada, lo portano in una casa di cura, e lì conosce nuovi amici, tutti con le proprie follie e storie da raccontare. Una trama quindi abbastanza interessante, peccato però che la regia un pochino anonima non lo renda pienamente accessibile. Le interpretazioni sono discrete. Poteva essere migliore. Il mezzo punto in più è esclusivamente per la stupenda musica di Hilmar Örn Hilmarsson (la colonna sonora ce l’ho a casa! :P), e verso la fine ci sono pure i due gioielli “Bíum Bíum Bambaló” e “Dànarfregnir Og Jàrdafarir” dei Sigur Ròs.