Recensione velluto blu regia di David Lynch USA 1986
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Recensione velluto blu (1986)

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locandina del film VELLUTO BLU

Immagine tratta dal film VELLUTO BLU

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Immagine tratta dal film VELLUTO BLU
 

A Lumberton, all'apparenza sorridente cittadina americana, vivono due famiglie i cui figli Jeffrey Beaumon (Kyle MacLachlan) e Sandy Williams (Laura Dern) frequentano lo stesso liceo. Ad ingarbugliare la vita calma e serena di questi ragazzi ci saranno due avvenimenti slegati fra loro: l'improvviso infarto del padre di Jeffrey ed il ritrovamento in un parco, da parte dello stesso Jeffrey, di un orecchio umano reciso. Questi porterà l'orecchio mozzato dal detective della polizia Williams, padre di Sandy, continuando a seguire le indagini ufficiali grazie alla mediazione della ragazza, avviando una vera e propria investigazione autonoma.
Grazie a questa serie di eventi e ad una soffiata da parte di Sandy, il giovane Beaumon potrà introdursi furtivamente nell'appartamento della sbandata cantante di club Dorothy Vallens (Isabella Rossellini). Purtroppo il piano non funzionerà alla perfezione e Jeffrey assisterà, nascosto nell'armadio della donna, alle sevizie ed alle violenze sulla sfortunata artista di uno gangster psicopatico del luogo, Frank Booth (Dennis Hopper). Finalmente libero, il nostro protagonista tornerà da Sandy e le rivelerà l'accaduto: l'orecchio che ha ritrovato appartiene al marito della cantante, sequestrato assieme al loro bambino dal folle Frank. Da qui in avanti Jeffrey finirà per perdere il controllo della situazione, iniziando una storia amorosa con la bella Dorothy, fra eccessi di droga, pestaggi e nottate di terrore.

"Velluto blu" è il grande progetto di David Lynch, un progetto ideato prima di quello che rimarrà l'unico fiasco del Maestro, "Dune", e portato a termine dopo quattro poco gratificanti tentativi di stesure del copione.
L'idea gli sorse dopo aver ultimato "The Elephant Man", a seguito di un incontro con un famoso produttore di quel periodo: "Ho sempre desiderato intrufolarmi nella stanza di una ragazza per guardarla di notte e forse, a un certo punto, vedere qualcosa che fosse un indizio in un caso d'omicidio". Lynch prese anche i ricordi della sua infanzia, quell'infanzia in cui passava tantissimo tempo nei boschi vicini alla sua città natia, e li tramutò da sfondo alla vicenda del film. Come da sua stessa ammissione, per Lynch la staccionata, le rose ed il legname (tutti elementi fondamentali nel film) sono l'America, e chissà che a qualcuno non siano venute in mente le bellissime immagini della sigla di "Twin Peaks", l'opera più esplorativa del regista americano.
Altra grandissima importanza ebbe la canzone "Blue Velvet" e l'interpretazione di Bobby Vinton, che a detta del regista porta con sé lo stato d'animo proprio di quell'epoca.
Ultimo, ma non per questo meno importante, fu l'orecchio: il padiglione auricolare è emblema della concentrazione e dell'assorbimento; il suono penetra nel corpo dell'ascoltatore, ferendolo o appagandolo. Da qui poi il ruolo della Rossellini, la cui voce sarà di cruciale importanza per Jeffrey e soprattutto per Booth.

Come in tutte le sue opere, anche in "Velluto blu" non mancano la violenza, la simbologia, il sesso, il mistero: le vicende narrate non sono particolarmente avviluppate e complesse, come magari potrebbe sembrare in film come "Strade Perdute" o "Mulholland Drive", ma procurano comunque allo spettatore una progressiva immersione in un mondo perverso, nascosto e avvolto da un velo di una cittadina sorridente e sconosciuta. Cosa si nasconde dietro alla classica provincia americana, dove persino i pompieri passano per strada salutando come testimoni di un ambiente che ne potrebbe fare benissimo a meno? Quali sono le più intime perversioni dell'animo umano? Cosa ci rende così maledettamente bugiardi? Lynch come al solito ci risponde in maniera diretta, senza girarci troppo intorno, con quello stile tipico del suo cinema, marchio di fabbrica di un'arte incomparabile nel ventesimo secolo.

"Velluto blu" ci fa entrare negli occhi di un sereno e quasi annoiato ragazzo, e ci mette di fronte ad atti di violenza, di perversione e di devastazione unici. La scena in cui il bravissimo MacLachlan, nascosto dentro l'armadio, spia le violenze subite dalla sensuale Rossellini è forse l'emblema della linea intrapresa dal film: un voyeurismo attivo, curioso, che riesce ad andare oltre al significato stesso della parola per renderci completamente partecipi del cinema tipico dell'autore; cosa che non riusciva a far fare Hitchcock al suo feticcio Steward in "Rear Window", bloccato da una sedia a rotelle, ma soprattutto dall'estrema disciplina e intransigenza del suo regista.

Come già detto, in Velluto Blu si afferma un simbolismo che attraverserà poi l'opera di Lynch fino al suo ultimo "INLAND EMPIRE": è un simbolismo cromatico, dove rosso e blu si alternano in maniera quasi perfetta.
Il blu sarà il ricongiungimento del seme alla natura: Frank che accarezza il corpo di Dorothy, coperto da quel vestito color cobalto, e guardandone il sesso pronuncia la frase "papà sta per tornare a casa", come per sottolineare la sua volontà di ritornare nella placenta materna. Il rosso è invece il simbolo della carne come oggetto artificioso che allontana il ricongiungimento alla natura stessa.
Detto ciò sarà Dorothy il personaggio conflittuale dell'intero film, che esibisce elementi di entrambi i colori (la vestaglia, le scarpe, il rossetto, le tende della sua stanza) e gioca a proprio piacimento con essi.

Straordinarie tutte le interpretazioni, a partire da un Dennis Hopper che all'epoca non passava un buon momento, reduce da problemi con la droga: per ironia della sorte sarà proprio lui a consigliare a Lynch la sostanza stupefacente da far assumere al suo personaggio, il nitrito d'amile, più comunemente detto popper (inizialmente l'idea di Lynch era quella di far assumere a Frank Booth dell'elio per fargli alterare la voce).
Non da meno è Kyle MacLachlan, colui che poi sarà compagno di avventura del regista in "Twin Peaks", una delle serie televisive più seguite d'america: il suo personaggio è ben caratterizzato e ingenuamente meravigliato dagli eventi che gli si presentano.
Un plauso speciale anche a Isabella Rossellini, che seppur non sia una donna bellissima, riesce nel difficilissimo intento di rendere erotica una trama di disperazione (proprio le scene di violenza che la riguardano indussero Gianluigi Rondi, l'allora direttore del Festival di Venezia, ad escludere il film dal concorso).

Da annotare che "Velluto blu" segna anche l'inizio della collaborazione fra Lynch e Angelo Badalamenti, squisito compositore italo-americano, amante della musica jazz e attratto dalla new age. Le sue musiche accompagneranno le immagini dei film del Maestro sino agli ultimi lavori del regista.

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Recensione a cura di Gianluca Pari aka VincentVega1 - aggiornata al 15/01/2009

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