Recensione shelter - identita' paranormali regia di Mans Marlind, Bjorn Stein USA 2010
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Recensione shelter - identita' paranormali (2010)

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locandina del film SHELTER - IDENTITA' PARANORMALI

Immagine tratta dal film SHELTER - IDENTITA' PARANORMALI

Immagine tratta dal film SHELTER - IDENTITA' PARANORMALI

Immagine tratta dal film SHELTER - IDENTITA' PARANORMALI

Immagine tratta dal film SHELTER - IDENTITA' PARANORMALI

Immagine tratta dal film SHELTER - IDENTITA' PARANORMALI
 

La psichiatra americana Cara, donna di fede, fermamente convinta che non esista il disturbo di personalità multipla (o borderline) deve ricredersi quando riceve un paziente alquanto strano, Adam bernburg, un giovane sulla sedia a rotelle che sembra avere problemi di personalità. Inizia così un'indagine che metterà a dura prova lei e la sua famiglia, perché a volte ripescare nel passato di ciascuno può fare molto male ed essere fatale.

Col tempo, Cara, che ha appena perso il marito, scoprirà, come in un mosaico pieno di enigmi, le varie personalità che abitano nel corpo di Adam (David, Wesley), notando che tutte queste sono state vittime di brutali omicidi e in qualche modo sono collegate con il ragazzo. Intanto più vanno avanti le ricerche, più il pericolo di una minaccia incombente, di carattere sovrannaturale/religioso, si fa evidente.

Osteggiata dal padre scienziato, il Dr. Harding, la giovane protagonista di "Shelter", interpretata dalla bravina Julian Moore, deve mettere in dubbio tutte le sue convinzioni sul mondo della fede e della scienza, intrufolandosi in una vicenda, che prenderà le forme di una vera e propria discesa negli inferi.

Mans e Stein sono i registi del film videludico "Underworld: il risveglio" e mostrano una buona capacità di costruire una storia interessante, originale nei primi 30 minuti, sapendo rendere affascinanti le riprese dei boschi (luoghi ameni) e gli interni dell'ospedale psichiatrico.
C'è quel tocco di realismo, misto ad una buona fotografa, che giova alla resa grafica del film, pieno di virtuosismi.

Quello che all'inizio sembra semplicemente un thriller psicologico, col tempo diventa un horror sovrannaturale, andandosi ad impantanare in tematiche pseudo-religiose (come i riti voodoo, le sette sataniche, i cacciatori di anime), senza però mai prendere una strada precisa, al punto che diventa difficile capire quali fossero le reali intenzioni dei due registi.

Ad ogni modo lo svolgimento (post 40 minuti) risulta un calderone di boiate e banalità e rovina completamente l'atmosfera e le aspettative iniziali. Ritmo lento al punto da diventare noioso, intrecci di narrazione veloci e confusionari, che mettono troppa carne al fuoco e ledono la chiarezza e la comprensibilità della pellicola stessa. Poco affascinante poi la storia di per sè, che non cattura minimamente e crea un distacco emotivo con lo spettatore davvero considerevole.

Vari sono i tentativi di inscenare un'atmosfera di pathos e suspense, tutti però falliscono. Anche le colonne sonore, che rimangono nella mente dopo la visione del film, sono carine, ma non creano alcuna inquietudine, tensione o ansia. Una puntata da "Piccoli brividi" sarebbe più paurosa o almeno sciorinerebbe in pillole qualche dose di suspense, che qui manca del tutto.

Qualche veterano del cinema, Rhys Meyers, accompagnato dall'attrice Julian Moore, sollevano le sorti del film offrendo una buona performance, coinvolgente ed accattivante. Il livello della sceneggiatura, un po' mediocre ma non pessimo, mostra la poco attenzione che Michael Cooney, sceneggiatore del thriller "Identità" (2003) ha avuto nel costruire lo script, talvolta poco chiaro e confusionario.

La pellicola "Shelter" è memorabile solo per la parte iniziale, per le idee alla base (poi sfruttate malissimo): il resto (lo svolgimento e la conclusione) sono certamente un segno ormai inarrestabile di declino del genere horror. E le sorti del film non vengono poi salvate da un finale raffazzonato e citazionistico (Orphan).

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Recensione a cura di dubitas - aggiornata al 03/05/2013 15.07.00

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