Recensione pearl (2022) regia di Ti West USA 2022
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Recensione pearl (2022)

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locandina del film PEARL (2022)

Immagine tratta dal film PEARL (2022)

Immagine tratta dal film PEARL (2022)

Immagine tratta dal film PEARL (2022)
 

Ti West era un po' sparito dai radar cinematografici degli ultimi anni. Si è dedicato più alla televisione attraverso partecipazioni alla regia di diverse serie televisive. L'ultimo lungometraggio risale al 2016 con Nella valle della violenza, un western. Per risalire a territori a cui il pubblico si è abituato a conoscere l'autore americano, cioè l'horror, bisogna risalire di quasi dieci anni con The Sacrament, anch'esso presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
Nel 2022 West dirige due film a brevissima distanza l'uno dall'altro: X – A sexy horror story ed appunto Pearl, presentato all'ultima rassegna veneziana. Due film profondamente legati l'uno all'altro, il cui cordone ombelicale è rappresentato, oltre naturalmente dallo stesso West, dalla presenza di Mia Goth che in X sfoggia un doppio ruolo: quello di Maxine, giovane star in ascesa del cinema porno e Pearl, anziana possidente di una fattoria, insieme al marito, cui questa troupe gira all'insaputa di quest'ultimi una pellicola porno nella dependance poco distante dall'abitazione principale.
Senza entrare troppo nei particolari della trama di X, il film di West si mostra abbastanza apertamente come un percorso attraverso il nascente cinema slasher di quegli anni (X è ambientato nel 1979), con una storia che rimanda ovviamente a classici del genere, specialmente l'Hooper di Non aprite quella porta e Quel motel vicino alla palude. Mia Goth fa la parte del leone con questo doppio ruolo. Maxine è giovane ed ambiziosa e spera di emergere come una giovane star del cinema per adulti, mentre Pearl nel vedere il verso scopo di questi giovani ragazzi provoca un risveglio dei sensi dovuta ad una vita caratterizzata da sogni e speranze spezzate. Si risveglierà anche la sua natura omicida e con la complicità del marito darà inizio alla mattanza.
X quindi rappresenta il primo capitolo di una trilogia dove sono presenti entrambi i personaggi e che a loro volta saranno protagonisti dei due successivi capitoli. Il secondo capitolo riguarda proprio Pearl ed è un viaggio alle origini di questo personaggio e della sua evoluzione, muovendosi nel passato, il 1918, dove una giovane Pearl vive in quella stessa fattoria insieme ai genitori.

Pearl è una giovanissima ragazza che vive in un'isolata fattoria, dove si occupa del padre malato insieme a sua madre. La ragazza sogna di diventare famosa e vivere una vita affascinante, come quella vista nei film.

In Pearl c'è un'apparente cesura netta con X. Se il film precedente non nascondeva la sua natura slasher, rendendo evidente dove West andasse a parare, qui abbiamo già nei titoli di testa un paesaggio bucolico idilliaco, ottimizzato da una fotografia che esalta i colori pastello come le vecchie pellicole in Technicolor e le stesse didascalie ricordano molto le pellicole anni 40 e 50. Tuttavia fin da subito la vera natura del film non tarda a manifestarsi. Alle musiche sognanti, ai colori sgargianti del paesaggio ed ai dialoghi ampollosi della stessa Pearl, la sua vera indole si materializza nei confronti di un povero papero che viene ucciso con un forcone e colpevole solo di essere stato inopportuno. Lo sventurato animale sarà il primo di una serie di pasti elargiti dalla ragazza a quello stesso coccodrillo, già presente in X, che si muove nello stagno all'interno della sua fattoria.

Pearl è un personaggio decisamente borderline. Odia la vita della fattoria da cui vorrebbe evadere con ogni mezzo ed ogni modo. Il matrimonio con Howard poteva essere una scappatoia efficace, ma il marito si è trasferito nella fattoria e quindi un tentativo non è andato a buon fine. Vive insieme ai genitori, ma nella sostanza con sua madre che non è affatto tenera con lei. Tutti i componenti vengono dalla Germania ed il carattere duro della madre entra in conflitto con quello della figlia, con la prima che sminuisce in qualsiasi modo gli slanci ambiziosi della seconda. Il duro lavoro alla fattoria è il solo futuro che la aspetta. Si dimostra anaffettiva nei confronti di Pearl ed incattivita da una vita dura e poco prospera, rispetto alla sua sorella, zia di Pearl, che invece ha prosperato ed è diventata benestante. L'omaggio di un maiale arrosto viene rifiutato sdegnosamente in quanto visto come un gesto di carità e non di generosità come voleva essere. Il cibo viene lasciato fuori la porta a marcire agli agenti atmosferici.
Pearl non solo deve occuparsi della fattoria insieme alla madre, ma aiutarla ad occuparsi del padre ormai ridotto ad un vegetale su una sedia a rotelle. Nel suo immobilismo assoluto è l'unico che riesce a scorgere la follia latente della figlia che gradualmente cresce, ascoltandone i soliloqui mentre lo sta curando.
Se il matrimonio si è dimostrata una via d'uscita infruttuosa, perdipiù peggiorata con la partenza del marito inviato al fronte in Europa dove si sta combattendo la Prima Guerra Mondiale, l'altra scappatoia possibile è il concorso per la scelta di una ballerina di fila e quindi partire per le tournee previste nello stato. Pearl si esercita tutti i giorni per diventare una ballerina provetta ed alimentata dalle immagini del cinematografo, vero fattore esponenziale delle sue ambizioni e strumento di evasione da una realtà che detesta. Il fascino del cinema, i musical con le ballerine sono un'attrattiva irresistibile per la donna che rimane per più spettacoli a vedere ogni cosa che passa per lo schermo. Fa conoscenza con il proiezionista del cinema con il quale avrà una breve querelle amorosa che si concluderà in maniera ovviamente tragica.

Per partecipare al concorso Pearl deve rimuovere gli ostacoli che ne impediscono la partecipazione. E gli ostacoli maggiori non sono tanto le altre concorrenti, quanto i propri genitori e soprattutto la madre. La madre rappresenta in tutto e per tutto ciò che Pearl non vuole essere. Vivere un'esistenza misera e frugale, condannata a rimanere nella fattoria per il resto della vita. Ovviamente al rifiuto della madre, scoppia l'ennesimo furioso litigio e la madre muore accidentalmente bruciata dal proprio vestito. Una sorte diversa toccherà al padre, al quale Pearl, pur nella tragicità del gesto, riserverà una morte più pietosa tramite soffocamento che porrà fine ad un'esistenza consumata già ampiamente dalla malattia.
Rimossi l'ostacoli maggiori Pearl si reca la concorso, sicura di sé e dando quasi per scontato il fatto che lo vincerà. Offre una performance superba dove West esalta il lato immaginifico della donna che balla all'interno di un palcoscenico di trincee e grotteschi teatri di guerra. Tuttavia l'esito della giuria è negativo. Pur lodando la performance, lei non è il tipo di ragazza che cercano. La vogliono molto più con "X-Factor", bionda con gli occhi azzurri, caratteristiche fisiche che Pearl non ha. Tanta fatica e tanto impegno per nulla e Pearl vede nella sua immaginazione malata una giuria presieduta fra gli altri dal marito in guerra, dal padre e soprattutto dalla madre dal volto bruciato che sentenzia il fallimento di Pearl, la sua condanna definitiva e senza appello.

Il film di West, diversamente da X, che si muove in territori più definiti come lo slasher, si dimostra più complesso del precedente e sicuramente più ambizioso. C'è l'horror ovviamente, ma anche il thriller psicologico e molti riferimenti al cinema d'epoca, da quello muto a quello anni 40 e 50. Inoltre sono chiari i riferimenti attuali alla pandemia di Covid. Infatti le persone sono in mascherina sia all'aperto che nei cinema a causa della Spagnola.
Un giocattolo non facile da modellare ma che West gestisce in maniera molto equilibrata senza che nessuna di queste componenti prevalga sull'altra, persino con un ottimo lavoro sulla colonna sonora che richiama al cinema di quegli anni.
Poi c'è Mia Goth. Se X era stato un ottimo banco di prova con il suo doppio ruolo Pearl/Maxine, in questo secondo capitolo rappresenta il vero valore aggiunto del film. Un'interpretazione intensa che si mantiene inquietante anche nei curiosi titoli di coda. Anche co-sceneggiatrice insieme a West del film, la Goth esplora tutti gli aspetti possibili del personaggio di Pearl e vero pezzo di bravura del film avviene dopo il concorso di ballerina, quando tornata alla fattoria, davanti ad un'attonita cugina (che ha vinto il concorso a suo danno, essendo decisamente molto più con l'X-Factor di Pearl) sfodera un monologo di cinque minuti a camera fissa dove esprime la disperazione, la rabbia, la frustrazione e l'odio per una vita che sarà legata per sempre a quel posto. L'amarezza di un fallimento che le rimarrà per tutta la vita e che confiderà, a distanza di oltre mezzo secolo dopo, al suo doppio Maxine.

Pearl è un film che, a parere dello scrivente, meritava ampiamente il concorso e non relegato ad una prima di mezzanotte, pur affollata comunque. Solo per l'interpretazione della Goth, la Coppa Volpi avrebbe avuto sicuramente un serio candidato in più e francamente a tanto ciarpame d'autore passato nel concorso principale, Pearl non avrebbe di certo sfigurato. Sdoganare il cinema di genere nei concorsi principali dei vari festival, anche se Pearl è solo in apparenza di genere, non sarebbe considerata un'eresia, anzi. Ci vorrebbe più coraggio da parte dei direttori, Venezia in primis. West con questo dittico è tornato decisamente in auge, con uno dei suoi migliori film, se non il migliore. In attesa di MaXXXine, l'ultimo capitolo della trilogia,

"Please, give me another chance"

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Recensione a cura di The Gaunt - aggiornata al 09/11/2022 11.12.00

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