Recensione angeli e demoni regia di Ron Howard USA 2008
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Recensione angeli e demoni (2008)

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locandina del film ANGELI E DEMONI

Immagine tratta dal film ANGELI E DEMONI

Immagine tratta dal film ANGELI E DEMONI

Immagine tratta dal film ANGELI E DEMONI

Immagine tratta dal film ANGELI E DEMONI

Immagine tratta dal film ANGELI E DEMONI
 

Come era prevedibile, dopo il successo del film "Il Codice da Vinci", lo scrittore Dan Brown e il regista Ron Howard hanno cominciato immediatamente a lavorare alla trasposizione cinematografica di un secondo libro, "Angeli e Demoni".
Dan Brown, autore di entrambi i romanzi, deve la sua fama principalmente alle polemiche sollevate dalle tesi contenute nel libro "Il Codice da Vinci, le quali oltre a fomentare accesi dibattiti tra storici e studiosi dell'arte hanno suscitato le ire della chiesa cattolica. Tutto ciò, più che danneggiare libro e pellicola, non fece loro che pubblicità gratuita.

Nonostante il protagonista sia il medesimo, il professor Langdon, esperto di simbologia religiosa, le vicende narrate in "Angeli e Demoni" non sono in alcun modo legate a quelle de "Il Codice da Vinci", che è stato scritto anni dopo; tuttavia in ambito cinematografico, per (comprensibili) motivazioni di sceneggiatura, il primo è presentato come sequel del secondo.
"Angeli e Demoni" non contiene nessuna critica né alla Chiesa, né alla sua storia o ai suoi dogmi, ma la sua trama si svolge prevalentemente all'interno della Città del Vaticano, tra le sue strutture e le sue corporazioni, che avranno nella storia un ruolo fondamentale ma giudicabile unicamente dallo spettatore.
Ciò è bastato a sollevare numerose polemiche, soprattutto da parte della Chiesa, che ha attaccato apertamente il film prima ancora di averlo visionato, definendo il suo contenuto "altamente denigratorio, diffamatorio ed offensivo per i valori della Chiesa e per il prestigio della Santa Sede".
A tali critiche il regista Ron Howard e l'attore protagonista Tom Hanks hanno sempre risposto con assoluta tranquilità e un pizzico di umorismo: "se i preti non sono d'accordo con il nostro film semplicemente possono non venire a vederlo". E ribadendo inoltre che si sta parlando sempre e solo di un film.
Ulteriore pubblicità è arrivata dai siti internet ufficiali e dalle locandine del film di cui è stata letteralmente tappezzata la capitale, dove si è svolta l'anteprima mondiale della pellicola.

Roma è in trepidante attesa per l'inizio del conclave che porterà alla proclamazione del nuovo papa, a distanza di pochi giorni dalla morte improvvisa del precedente pontefice. Strane minacce però arrivano alla Città del Vaticano, accompagnate da un ambigramma, simbolo degli Illuminati, antica ma ormai estinta setta di scienziati discriminati e perseguitati dalla Chiesa secoli fa.
Le minacce parlano di una imminente esplosione che distruggerà l'intero stato pontificio, preceduta dal sacrificio di quattro cardinali. Il camerlengo (Ewan McGregor) è preoccupato, si sente impotente e incapace di gestire la situazione.
Nello stesso momento, in un laboratorio del CERN di Ginevra viene rubato un campione di antimateria, una sostanza appena scoperta e molto pericolosa in quanto potenzialmente esplosiva. Essa risulta essere stata nascosta da qualche parte all'interno del Vaticano.
Robert Langdon (Tom Hanks) viene chiamato, per la sua esperienza sul campo, ad aiutare la polizia vaticana. Sarà affiancato da una degli scienziati che ha prodotto l'antimateria, Vittoria Vetra (Haylet Azurer) e dal comandante della gendarmeria Olivetti (Pierfrancesco Favino).
Insieme dovranno trovare le tappe e ripercorrere l'antico cammino degli Illuminati, per salvare la vita dei quattro cardinali e impedire la distruzione dello stato vaticano.

Agli occhi dello spettatore la storia comincia sin dall'inizio a svolgersi troppo frettolosamente. Per non togliere assolutamente tempo alle scene d'azione, quelle di dialogo risultano estremamente "compresse" e creano dei buchi di sceneggiatura enormi. Il tutto condito da qualche spigolatura storico-artistica, di quelle che piacciono tanto a Dan Brown, ma anche al pubblico.
Il film appare come una disperata corsa verso il finale, e lascia solo pochi secondi per soffermarsi su argomenti chiave e spunti di riflessione che avrebbero potuto dare un senso al film, come quello del rapporto Chiesa-scienza.
Robert Langdon scorrazza per Roma accompagnato da forze dell'ordine letteralmente incapaci (bella l'immagine che ci hanno dato), seguendo la sua sequela intuizioni geniali che compaiono sempre al posto giusto nel momento giusto.

Di qui in avanti la recensione contiene degli spoiler; se ne sconsiglia pertanto la lettura a chi non avesse ancora visto il film.

Per quanto al giorno d'oggi uno spettatore poco attento potrebbe accontentarsi di un film d'azione senza porsi troppe domande, in questo caso è impossibile non notare quanto alcune scene siano completamente campate per aria e mettano in ridicolo gli stessi protagonisti; per citarne alcune, quella in cui due carabinieri armati non riescono a bloccare l'assassino, solo e ferito, il quale poche scene più avanti si cala tranquillamente dalle mura di Castel Sant'Angelo, circondato dalla polizia, senza essere visto.
La figura dell'assassino non è stata per niente approfondita. Questi appare quasi come un semidio per le sue capacità, e lascia parecchi quesiti aperti.
E perché no, citiamo anche il momento in cui la scienziata Vetra ci avverte che l'antimateria potrebbe trovarsi tranquillamente anche fino a 800 metri (distanza dal Vaticano a Castel Sant Angelo) al di fuori delle mura vaticane. Uno schiaffo in faccia a tutte le tattiche messe in pratica fino a quel momento per trovarla all'interno delle mura.
Un peccato poi come sia stata affrontata, in pochi minuti, la rivelazione finale, quando si scopre essere lo stesso camerlengo il vero artefice degli attentati. Uno scambio di torvi sguardi con i membri del conclave e una corsa verso il suicidio che consentono allo spettatore unicamente di dare al camerlengo del pazzo, senza capire le interessanti motivazioni che lo hanno portato a compiere gesti così estremi (capitolo migliore del libro buttato nel cestino).

In sintesi, da un romanzo tutto sommato ben scritto, che aveva sì dei difetti ma che si apriva anche a discorsi molto interessanti, sono stati soppressi personaggi fondamentali per la credibilità della storia e sono state apportate parecchie, inutili modifiche. Le conseguenze di ciò sono apparse evidenti soprattutto nella seconda metà, dove, con lo scopo di pompare il finale, lo hanno confezionato con un buonismo visibilmente dissonante con il resto della pellicola, con cui non era davvero necessario concludere il film.

Nonostante quando si parli della trasposizione cinematografica di un libro sia più giusto considerare il film come un opera a se stante, in questo caso è impossibile per i lettori del libro non notare che le pecche maggiori della pellicola coincidono con i momenti in cui essa si discosta maggiormente dal romanzo. Si tratta quindi di errori che potevano essere evitati.
Quello che piace in un libro non sempre è quello che piace in un film. È sempre necessario, quando si passa dal primo al secondo, destreggiarsi in tagli e piccole modifiche per questioni di tempi e di sceneggiatura. Ma altro passo fondamentale è stare un attimo attenti che ciò non rechi danno all'evolversi della storia storia e ai suoi significati.
"Angeli e Demoni" è un romanzo complesso e in alcuni punti davvero intricato; sintetizzarlo in due ore sarebbe stato molto difficile, se non impossibile. Ma questo non giustifica la produzione evidentemente frettolosa di un film impasticciato, che nasconde le sue mancanze dietro un buon impatto visivo.
Motivo per il quale si consiglia vivamente, a chi avesse intenzione di leggere il libro, di dimenticare momentaneamente ciò che si è visto al cinema.

Alla velocità con cui si svolgono gli eventi sono pochi i momenti, superati i titoli d'inizio, in cui si può deliziare della colonna sonora composta dal genio Hans Zimmer, che ha saputo rivisitare i temi utilizzati ne "Il Codice da Vinci" creandone di altrettanto emozionanti.

Per quanto riguarda le interpretazioni, Tom Hanks appare meno convincente e più monotono del solito, o forse ci si è stancati dell'onnisapienza del suo personaggio, del quale ci piacerebbe vedere anche altre caratteristiche più umane e personali. Anche l'interpretazione della semi sconosciuta Ayelet Azurer non ha particolari note di merito, ma nel suo caso la colpa è prevalentemente del doppiaggio. Pierfrancesco Favino, principale componente italiano del cast, nella sua piccola parte fa bene il suo lavoro. Ma chi tiene in piedi l'intero film è Ewan McGregor, che forse mai come in quest'occasione mette in mostra le proprie doti. Un'ottima interpretazione per un personaggio che, soprattutto nella parte finale, non era facile da gestire senza mancanza di credibilità.

Altra nota positiva è la cura dei set. Gran parte delle riprese per gli esterni sono state effettuate a Roma, ma per ovvii motivi la Chiesa ha vietato alla produzione del film le riprese all'interno del Vaticano, di Piazza San Pietro e delle chiese di Roma.
Questo però non ha impedito la creazione delle giuste atmosfere per la storia, grazie ad accurate ricostruzioni in studio, agli effetti digitali, e agli interni della Reggia di Caserta.

Tutto sommato il successo di pubblico è assicurato, come era prevedibile. Ma abbiamo fatto qualche passo indietro rispetto a "Il Codice da Vinci", ed è un peccato perché le basi buone c'erano tutte.

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Recensione a cura di Amira - aggiornata al 18/05/2009

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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