white eyes (2010)

Dei mockumentary di Shiraishi sicuramente è il più brutto. Già negli altri calcava un po' la mano verso un surrealismo che cozza con il genere, rendendo palese la falsità del documentario ma comunque mantenendosi (seppur al pelo) al di qua del limite del ridicolo. Ma con Shirome il limite è purtroppo abbondantemente superato, tutto è troppo forzato, assurdo e pure mal recitato (che in un mockumentary rovina proprio tutto). Impossibile rimanere coinvolti durante la visione di questo film. Peccato, perchè l'idea del gruppo di idol che viene maledetto pur di ottenere il successo era buona e poteva dare origine a qualcosa di interessante.

Ci sono cose che mai capirò. Non capirò mai, per esempio, come abbia fatto un talento come Koji Shiraishi a realizzare una porcata simile. Lui, che riusciva anche con trame banalissime a mettere in scena gli horror più terrorizzanti, a non farti dormire, ad essere sempre avvincente anche quando copiava spudoratamente altri film ("Ju-Rei" è un horror inquietantissimo e riuscitissimo, nonostante prenda gran parte di materia prima da "Ju-On"), a disturbare e rivoltare le budella ("Grotesque"). Insomma, lui riusciva ad essere sempre su livelli medio-alti anche in film minori, spesso low-budget (i per niente riusciti, ma piacevolissimi "Occult" e i due "Teketeke) e lui è riuscito a produrre l'unico horror che non mi abbia fatto fare, letteralmente, sonni tranquilli (il capolavoro "Noroi").

Ebbene. Cosa diavolo gli è venuto in mente? D'accordo, forse anche lui aveva bisogno di pagarsi il mutuo e la new wave del j-horror è finita da un pezzo. Tanto vale, per raggranellarsi un po' di dindi, di raccontare la stessa storia, ma con un gruppetto per adolescenti.

Bastano delle ragazze simpatiche, belle e spigliate, qualche rarissima apparizione, la tecnica (immancabile) del mockumentary e la solita leggenda urbana di turno. E questo poteva portare ad un altro puro Shiraishi, ma siamo solo in un girone infernale degno di Dante. Il film sembra un infinito videoclip per un gruppetto pop adolescenziale: le donzelle sono simpaticissime, ma completamente inette nella recitazione, soprattutto quando si deve piangere o spaventare (e questo avviene troppo spesso, purtroppo)e non basta un esorcismo a mezz'ora di film per risollevare il tutto.

Qui non succede niente e quando succede qualcosa, sono cose talmente prevedibili da far credere che continui a non succedere niente (problemi alla telecamera, rumori che si rivelano il vento, telecamera sbattuta di qua e di là, fermoimmagini ecc. ecc.). Che poi, le ragazze escano sane e salve dalla scuola e si mettano a cantare una canzone di cinque minuti abbondanti è veramente triste. Gli ultimi tre minuti ci dimostrano che Shiraishi è ancora in sé, e il finale è indovinatissimo. Peccato accada troppo tardi, e che poi ci siano le papere sul set.

Delusione agghiacciante.

Da Koji Shiraishi, uno dei registi più promettenti dell'horror giapponese, era lecito aspettarsi un po' di più da Shirome.
La trama è banale e un po' stupidina (cosa c'entrano le idol con la storia del demone? Perchè sono state scelte proprio loro invece che i presentatori di un programma alla "Mistero"?); le attrici, per quanto siano kawaii, non sono proprio brave a recitare (a strillare, quello sì); molti elementi, come demoni, leggende urbane, possessioni, ricalcano troppo il ben più spaventoso Noroi, come se Shiraishi fosse a corto di idee. Però c'è da dire che la figura del demone, come lo era Kagutaba, è piuttosto interessante. Inoltre i mockumentary sono il mio sottogenere horror preferito, e mi mettono un ansia pazzesca!
Insomma, horror guardabile, ma tra i peggiori del regista.