New York, 1961, due bande sono in guerra per il controllo del West Side. Da una parte i Jets, i 'veri' americani, figli di immigrati italiani o polacchi, dall'altra gli Sharks, portoricani, sbarcati di recente. In mezzo Tony e Maria. Lui è il fondatore pentito dei Jets, da cui ha preso le distanze dopo la prigione, lei è la sorella romantica di Bernardo, leader impetuoso degli Sharks. Tony e Maria si amano perdutamente e a dispetto dell'ostilità tra le gang, che provano a correggere con le canzoni. Ma chiedete a Romeo e Giulietta, l'amore non vince sull'odio, nemmeno in musica.
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VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR: Miglior attrice non protagonista (Ariana DeBose)
VINCITORE DI 3 PREMI GOLDEN GLOBE: Miglior film commedia o musicale, Miglior attrice in un film commedia o musicale (Rachel Zegler), Miglior attrice non protagonista (Ariana DeBose)
Spielberg con la sua maestria omaggia la sua passione per il musical rimettendo in scena un classico della filmografia americana senza sminuire l'originale del 1961 con un risultato ineccepibile a partire dalla magnifica scenografia e coreografie, costumi e dalle leggendarie canzoni di Leonard Bernstein. Sembra di vedere un film degli anni cinquanta, periodo in cui è ambientato "West Side Story" liberamente tratto dall'opera immortale "Romeo E Giulietta" di Shakespeare. Nella lotta tra le due gang rivali dei "Jets" e gli "Sharks" prevale il profondo amore che nasce tra Tony e la portoricana Maria, una storia che tutti conoscono ma che risulta ancora affascinante grazie alla sontuosa messa in opera del genio Spielberg. Rita Moreno che interpretò Anita nel film di Robbins e Wise è presente nel cast nel ruolo di Valentina. Dubbi sulla scelta dell'esordiente Rachel Zegler come Maria, Natalie Wood èra un'altra cosa. Non amando in genere i musical sinceramente mi ha coinvolto.
Il più bel musical che abbia visto in vita mia. Spielberg con queste storie ci va a nozze: l'amore che prova verso il cinema classica trasuda da ogni fotogramma e lui non fa niente per nasconderlo.
Elegante, fluido, ritmato. Ordinaria amministrazione per Spielberg. Tre appunti. 1) S'è un musical, perché non giudicare pure la qualità dello score? Non lo si è fatto per quelli mediocri di "Les Misérables" (Hooper 2012) e "La La Land" (Chazelle 2016), in questo caso "America" (https://music.youtube.com/watch?v=LZ-ZCr6Lh8Y; https://www.youtube.com/watch?v=LZ-ZCr6Lh8Y) è orecchiabil'e poco più. Fra i problemi dei recenti musical Disney c'è proprio un deficit di bran'inobliabili. 2) Chi lo compar'a "Romeo e Giulietta" ha mai letto la versione di Shakespeare? Sa che la tragedia non è stata inventata da lui, ha una lunghissima tradizione, ne conosce il sottovalutato adattamento cinematografico diretto da Castellani nel '54 ("Giulietta e Romeo": https://www.youtube.com/watch?v=y6bbUsZroCM)? 3) Lo scontro sociale giovanile non azzarda lo sperimentalismo di Coppola ("Rumble Fish" 1983) col suo capolavoro compositivo "Don't Box Me In" (https://music.youtube.com/watch?v=fw2EDNQQC1c; https://www.youtube.com/watch?v=fw2EDNQQC1c; https://www.youtube.com/watch?v=8j6Tln0lN0c; https://www.youtube.com/watch?v=6gJtG5NC9kU). Perché Spielberg è sempre così classicheggiante?
Credo non abbia nulla da invidiare al classico di Wise, anzi per me è addirittura superiore. Spielberg aggiorna il musical con una profondissima e moderna regia facendoci vivere la faida Jets / Sharks dall'interno, in una continua altalena di evoluzioni musicali e forti emozioni. La storia resta sempre un pò quella à la Romeo e Giulietta e oltre a coreografie ed invenzioni visive lì si può fare poco per ampiarne il racconto: e se la prima ora è qualitativamente quasi perfetta, come nel lavoro di Wise la seconda parte perde un pò di quota, anche se allo stesso tempo conferma la forza inossidabile del personaggio di Anita, che fruttò ai tempi un Oscar alla sua interprete Rita Moreno ( presente qanche qui in una particina ) e che ripete il successo 60 anni dopo con la prova della De Bose. Strano però che Spielberg fallisca la scelta della protagonista principale: nei panni di Maria Rachel Zegler è troppo timida e spaesata per lasciare davvero il segno.
Un po' deluso da questo remake, soprattutto perché non ne riesco a capire il senso produttivo, se non far conoscere ai più e riportare in auge uno splendido musical anni 60, della vecchia Hollywood. Spielberg mette in scena il tutto con una regia sontuosa... Ma anche il vecchio WSS aveva una regia sontuosa. Quindi cosa c'è di nuovo? Non molto, in effetti. La DeBose non è niente di che (se non nella sua ultima, intensa scena) mentre ho nettamente preferito Mike Faist nel ruolo del carismatico Mercuzio di turno. Non pervenuti i due protagonisti. Comunque piacevole, non c'è che dire, nonostante qualche canzone effettivamente evitabile.
Spielberg non è la prima volta che affronta remake di classici, con "La guerra dei Mondi" era riuscito, a mio avviso, a fare anche meglio dell'originale. Certo in questo caso l'impegno era impossibile trattandosi di uno dei musical piu' riusciti della storia del cinema.
Ma l'ormai anziano regista ha l'esperienza che gli permette di creare un remake con i fiocchi, dove sentimenti, musiche e coreografie sono bilanciati perfettamente. La musica non prende mai il sopravvento sulla storia metropolitana di "Romeo e Giulietta".
Scenografia, utilizzo delle luci e regia di altissima qualita'. Poi ci sono le canzoni, quasi tutte orecchiabili e riarrangiate con ottimi risultati. Il tema di "Maria" nel sottofondo del primo incontro in palestra è meraviglioso.
Un capolavoro quello di Wise che poteva essere "toccato" solo da un grande regista come Steven.
Nella sana illusione che il musical potesse avere un nuovo risorgimento in un periodo il cui le pellicole neo-classiche, anche nella scelta del genere, sembrano avere fortuna, WEST SIDE STORY non è il solito remake tirato per i capelli e lo si nota dalle difficoltà iniziali tutte soppiantate da uno Steven Spielberg che rinuncia a qualsiasi imposizione teatrale e spezza qualunque catena nostalgica, adegua il racconto alla sua moderna regia plastica, alla sua moderna fotografia e alle sonorità moderne. Il cinema tematico neo-socialista domina questo affresco vintage, disinvolto rispetto al problema come i suoi protagonisti. I limiti del film non coincidono necessariamente col ridurre ad un balletto sul parquet i problemi del mondo moderno o con una scenografia tanto curata quanto con la puzza sotto al naso o con tutta questa bolla di artificiosità. Essi vengono covati quando si decide di non imporre niente di nuovo ad un genere che si è già evoluto da anni nel musical moderno fatto di primi piani e narrazione tridimensionale.
Se ci si pensa bene nei film di Spielberg c'è sempre l'ombra del musical e West Side Story è uno dei musical per eccellenza a cui lo stesso regista non ha mai fatto mistero di amare. Remake ma con ambientazione sempre negli anni del film originale, quansi a sottolineare che i problemi di integrazione e razzismo sono sempre un prerogativa tipicamente americana, ieri come oggi. Sotto questo punto di vista tali tematiche sono ancora più messe in evidenza in questo remake dove corre sottile l'equilibrio fra inclusione del sogno o essere ttattato come spazzatura. Come regista Spielberg non si discute e gira un film come un vero professionista del genere. Molto bella tutta la sequenza di America. Pur con le sue variazioni tutto il film è un valido remake che non impallidisce di fronte all'originale, ma che non solo rende omaggio al calco originale, ma anche soprattutto al cinema di quell'epoca.
Musical o meno io non ho problemi se un film è girato bene, tanto che ho amato la rivisitazione moderna del genere in La La Land. West Side Story, ad una prima visione per me è (solo) un bel film. E' un inno al cinema classico, una dichiarazione d'amore a Shakespeare. La realizzazione, sia in termini di coreografie, sia in termini di scenografie è stupenda. La regia stessa di Spielberg è sempre precisa e non è semplice per un 70enne che per la prima volta affronta il musical. Però rimane pur sempre un remake di una pietra miliare, la strada era segnata, si trattava solo di rispolverare la vecchia ceramica.
Premetto che non ho visto l'orriginale (1961). Spielberg è un genio, un film che emoziona. La regia è pazzesca, è veramente il "Romeo e Giulietta" degli anni '50. Devo rivederlo, vedremo Steven agli Oscar? Difficile dirlo.
Difficile riproporre un film praticamente perfetto in un'altra chiave. Spielberg ci riesce, con l'eleganza tecnica e il talento creativo che da sempre contraddistinguono il suo cinema. Gioia per gli occhi e per le orecchie.
Premetto che non amo assolutamente i musical, pertanto l'essermi goduto questo film significa che al netto delle canzoni (non mi sono piaciute), è una pellicola meravigliosa: la storia, la magistrale regia, gli interpreti, le scenografie e i costumi... tutto è davvero ben fatto, e le due ore e mezza scorrono via piacevolmente. C'è anche da dire che al contrario di altri musical qui le canzoni coprono non più della metà del film, lasciando ai "disgraziati" come me il piacere di una recitazione "classica".