sick of myself regia di Kristoffer Borgli Norvegia, Svezia 2021
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sick of myself (2021)

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locandina del film SICK OF MYSELF

Titolo Originale: SYK PIKE

RegiaKristoffer Borgli

InterpretiKristine Kujath Thorp, Eirik Sæther, Fanny Vaager, Sarah Francesca Brænne

Durata: h 1.35
NazionalitàNorvegia, Svezia 2021
Generecommedia
Al cinema nell'Ottobre 2023

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Trama del film Sick of myself

Signe è una donna tranquilla che vive senza coltivare ambizioni, ma quando il suo partner d'improvviso ha un enorme successo artistico, decide a sua volta di sperimentare e di osare, per creare una sua personale identità potenzialmente eccezionale.

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Voto Visitatori:   7,06 / 10 (8 voti)7,06Grafico
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Voti e commenti su Sick of myself, 8 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

stratoZ  @  06/06/2025 12:54:55
   7 / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Tutto purché se ne parli. "Sick of myself" è una commedia grottesca, in bilico tra tanti altri generi, che è un'amara riflessione sulla società attuale, cinico, caustico, tagliente, con un soggetto tanto semplice quanto disarmante, nonostante qualche ripetitività di troppo, funziona alla grande nel suo trasporre il significato e farlo arrivare dritto allo spettatore, è un film fastidioso, scomodo, probabilmente perché in minima parte, qualsiasi spettatore o persona in generale, ha questo bisogno, latente o meno, di attenzioni, certo il film iperbolizza tutto, portando questo bisogno ad una vera e propria patologia, tramite la storia di Signe, ragazza senza nessun talento in particolare, che lavora in un bar, con un fidanzato che è un aspirante artista, sembra essere tutto nella norma fin quando lui non riesce ad ottenere il tanto sperato successo, diventando uno degli argomenti di conversazione principale con gli amici, da qui la discesa nell'egocentrismo della protagonista, in tutta la sua morbosa voglia di attenzioni a tutti i costi, il film è come un loop, una caccia continua della protagonista al pretesto per riuscire ad attirare l'interesse del resto del mondo, qualsiasi sia il costo, le attenzioni diventano come ossigeno, manifestando questo malessere prima in modo sintomatico, come nella conversazione iniziale con gli amici in cui sminuisce l'opportunità data al fidanzato da questa famosa mostra solo perché sarà in una sede diversa, leggermente più piccola, o con la sua inventata allergia alle noci che tratta come un grave problema di cui ha addirittura difficoltà a parlare, crescendo sempre di più e arrivando fino al danno autoinflitto, dai tentativi di farsi attaccare dal cane, alla scelta di prendere questo farmaco che causa grossi problemi alla pelle, deformandola e facendole attirare la pena da parte del resto del mondo.

Borgli è bravo nel riuscire ad inventare sequenze esplicative, anche dal sapore surreale, a sottolineare le turbe della protagonista, sfociando saltuariamente nel body horror e regalando qualche scena ad alto impatto, su tutte il rapporto sessuale con il racconto dell'ipotetico funerale di Signe, in cui le persone arrivano da ogni parte del mondo per partecipare alla disperazione collettiva della sua dipartita, addirittura col padre che non riesce ad entrare in chiesa perché non messo in lista, arrivando ad un finale dal piglio ironico che mostra una sorta di infelicità di compromesso che nella sua tragicità fa raggiungere alla protagonista il suo scopo, mettendo la fama e le attenzioni ricevute al di sopra della salute stessa.

Buonissimo film.

Oskarsson88  @  14/12/2024 11:52:59
   7 / 10
Ci si muove tra l'horror, la commedia e il grottesco, in una storia esagerata ma tristemente reale. Una pungente satira su quello che può essere il disturbo narcisistico, l'estrema necessità di attenzioni e - sicuramente - un contesto societario che non aiuta ma bensì stimola maggiormente questi disturbi. Fuori dagli schemi abituali e intelligente, con un classico tocco freddo scandinavo.

zerimor  @  24/11/2024 16:10:57
   7 / 10
Commedia una beata minghia. Decisamente grottesco, drammatico e horror. Il "the substance" norvegese/svedese. Completamente delirante e folle, così come pazza e fuori di melone è la protagonista con ha una mania di protogonismo e di un malsano bisogno di attenzioni che la porterà all'autodistruzione, letteralmente. Malato fino al midollo sto film.
L'ho visto qualche giorno addietro e ancora ci penso.

Mauro@Lanari  @  23/03/2024 18:30:06
   5 / 10
Freud er'un classicista amatoriale e non ne ha azzeccata una coi miti greci d'Edipo, Elettra, Narciso. Bisognerà attendere Kohut per distinguere un nucleo narcisistico sano da uno patologico. Il regista Borgli, millennial norvegese, è disinteressato a questi precedenti e s'impegn'a farci credere ch'il problema nasca o s'acuisca con la "Instagram culture". Ovviamente è falso, si pensi al "quarto d'ora di celebrità" erroneamente attribuito a Warhol o a "Re per una notte" (Scorsese '83). Ha giusto preso una nuova forma, quell'al momento più discussa dai media e sugli stessi social.

andrea9002  @  06/11/2023 10:28:58
   7 / 10
Pensavo ci fosse più ironia in questa pellicola, il personaggio è talmente preda di sè stesso che a tratti è quasi comico e simpatico all'inizio... come lo può essere un'incorreggibile egoista e narcisista prima di diventare insopportabile!
Ad un certo punto però si travalica il limite della commedia nera e si passa al dramma esistenziale, film tosto da digerire ma meritevole di una visione perchè in qualche modo è davvero uno spaccato, per quanto eccessivo, della mania di protagonismo nell'era dei social.

Invia una mail all'autore del commento cupido78  @  12/10/2023 14:34:34
   8½ / 10
Divario. Mi viene in mente solo il divario, ad oggi incolmabile, con gli autori nordici(e non solo). Nella drastica decisione della narcisista patologica del film ci sono tutte le nostre tendenze di status di vittima (chi non ha mai immaginato il giorno del proprio funerale mentre gli altri si disperano per la nostra assenza). è una storia che poteva essere raccontata in tanti modi, ma Borgli va dritto al punto, senza pietà s*******ndo non solo noi vittime, ma il sistema da cui nasce la nostra malata voglia di essere al centro dell'attenzione, a prescindere dalle nostre capacità o dalla nostra empatia con gli altri.
Un plot che in italia sarebbe rimasto un doc di word sul desktop dell'autore. Qui devi avere l'approvazione del Ministero, della Rai,di Raicinema, del distributore che impediscono a queste storie anche di arrivare allo status di sceneggiatura.
Siamo ai minimi storici, pur sfornando 350 film all'anno per il profitto dei produttori che puntano a drenare fondi pubblici, gonfiando piani industriali, e fare profitto senza alcun interesse per il pubblico, il buon gusto, la competitività mondiale con il cinema con la C maiuscola.

7219415  @  02/05/2023 21:12:03
   7½ / 10
Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  07/01/2023 15:57:14
   7½ / 10
Un personaggio egocentrico e narcisista, circondato dal altrettanti personaggi narcisisti, solo che la natura di Signe ha derive di livello sociopatico. ormai la nostra società crea delle persone con un desiderio continuo di attenzione, di essere al centro di tutto e di non lasciare alcuno spazio per gli altri. Anche il suo fidanzato Thomas non è dissimile da lei e lo si nota dai continui dispetti reciproci e dal tentativo dell'uno nello sminuire la personalità dell'altro. Con Signe si raggiunge il livello estremo in una deformità fisica che viene sbattuta in faccia a tutti, ma ovviamente non è altro che il riflesso della sua personalità malata. Un film sorprendente e solido nel descrivere i personaggi e nel suo divagare fra realtà e finzione tale da non riconoscere più dove stia la verità che la menzogna. I momenti onirici sono delle vere proprie gag al vetriolo di una malata in una società malata.

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