partita a quattro (1933)

Commedia brillante e divertente che sembra un antenato di "Tutti pazzi per mary" e che ho preferito al precedente "mancia competente" dello stesso regista.
Tre uomini innamorati della stessa donna, in particolare due amici che da gran tempo condividono lo stesso appartamento.
All'arrivo della donna ognuno mette in mostra le sue armi di corteggiamento, dalla pittura alla scrittura.
Un film che ha anticipato di poco il discutibile codice Hays Americano e che probabilmente non sarebbe pptuto uscire l'anno dopo. Questo perche la sceneggiatura è ricca di doppi sensi, allusioni al sesso e alla bigamia. Ma è anche il merito principale che possiamo dare a questo film.

Non mi rimane altro che rimarcare quello che è già stato detto nei precedenti commenti.
L'audacia di Lubitsch nel tratteggiare una storia densa di humor ed erotismo è piuttosto evidente, ma viene mascherata da tanta eleganza e la consapevolezza di proporre qualcosa di leggero che abbia comunque un peso specifico sull'autonomia della storia, di per se molto ben diretta, splendidamente interpretata e dinamica nei dialoghi e nelle situazioni create.
Bella commedia dove triangoli e quadrilateri amorosi vengono affrontati con simpatia e acume.

Una scintillante Miriam Hopkins si fa desiderare da tre scapoloni un pò sui generis, innescando una girandola di spassose situazioni al limite del credibile; March, Cooper e Horton le reggono il gioco a meraviglia, con la parola d'ordine "niente sesso" a guidare ogni gag o trovata. E' l'ennesimo capolavoro di leggerezza di Lubitsch, a cui interessa maggiormente dipingere un quartetto fuori dagli schemi e dalle solite convenzioni delle pellicole romantiche in voga nel periodo piuttosto che tirare seriosamente le fila del racconto. Visto il risultato d'insieme e la sua impeccabile direzione d'attori, come dargli torto.

A pensare che è un film del 1933 non si può che rimanere colpiti dall'audacia di quel che si vede! Probabilmente anche oggi un film del genere scatenerebbe un polverone. E'un film elegantissimo, come tutta la produzione di Lubitsch, e pieno di momenti davvero divertenti. Forse è proprio Cooper ad essere il meno credibile nella parte, ma il risultato è comunque ottimo.

Un altro sublime Lubitsch che già dalla locandina lascia intuire il classico triangolo di questo regista. "Partita a Quattro", o meglio 3+1, è più vivino alle commedie di Cukor e Hawks perché è la donna, qui, più che mai, a condurre il gioco con un irriverentissimo scambio di ruoli, possibile nel '33 non essendo ancora in vigore il codice Hays. Non più l' uomo a poter scegliere tra più prede, ma è lei - una bellissima nonché musa del regista Miriam Hopkins - a poter farlo, mai scivolando però nel volgare; ecco il "tocco Lubitsch". Un bellissimo Friedric March e un altrettanto bellissimo Gary Cooper sono i due scapestrati artisti contesi, ovviamente uno estremamente diverso dall' altro. E in tal proposito basta vedere come il regista inquadra i loro piedi mentre dormono in treno; un altro esempio del "tocco Lubitsch" (tutti gli incipit delle opere di questo artista sono dei piccoli sublimi capolavori, vedere per credere). Il quarto è il caratterista onnipresente Edward E. Horton che offre un' interpretazione e un contributo al film che non ha niente da invidiare ai due belloni di Hollywood. Come tutte le pellicole non memorabili di Lubitsch si sperde nella seconda parte, ma la prima mezzora è davvero irresistibile. Eppoi, Lubitsch è Lubitsch.

Può anche darsi che io non abbia mai capìto fino in fondo il "tocco di Lubitsch", troppo aristocratico (forse) ma resta il fatto che alcuni suoi film sfoggiano uno stile e soprattutto una vena trasgressiva davvero impensabile per i tempi: come questo "Partita a quattro" dove le allusioni all'ambiguità amorale della promiscuità (ehm) sono davvero tante, e recitate da quattro grandi attori dell'epoca (anche il prolifico Horton, che passava dai film con Mae West ai musical della Rko).
Lo consiglio a tutti: se si dimentica che è un film vecchio di 80 anni, ci si diverte da impazzire...