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Il leone del deserto è per l'Italia quello che é stato La Battaglia di Algeri per la Francia. Pur nella profonda differenza di queste due pellicole, il film di Akkad mette in evidenza la crudeltà della politica coloniale delle grandi potenze dell'epoca e di quella italiana in particolare. Certamente tra i finanziatori del film figura lo stesso Gheddafi ed é innegabile il fine di propaganda delle stesso film, ma é altrettanto innegabile che i danni e le crudeltà del colonialismo sono stampate sui libri di storia e la favoletta dell'italiani brava gente non ci crede nemmeno quello che l'ha inventata. Ciò che mostra il film sono quei valori universali di resistenza davanti ad un invasore ed è veramente un peccato aver censurato un film in un paese come il nostro dove i valori stessi della Resistenza sono stati fondanti per la ricostruzione.
Mustafa Akkad (produttore di Halloween) prova a fare David Lean (e si serve del direttore della fotografia de "il ponte sul fiume Kwai" e di Maurice Jarre alle musiche) con questa pellicola solida ed interessante, che solo in qualche momento da la sensazione di scivolare nell'agiografia. Film che è stato censurato in Italia (nel 1982!!!!!!), tanto per avere un'altra dimostrazione -se ce ne fosse bisogno- di quanto la nostra sia una democrazia giusto a parole, un po' per gli stessi motivi per cui fu proibito in Francia "Orizzonti di gloria" (dal '57 al '75, però...). Non si doveva intaccare il credo/luogo comune "italiani brava gente". Un po' come se nell'86 in America avessero censurato "Platoon". Un plauso al moralista Andreotti. Cast internazionale di profilo, con Steiger che, dopo "Mussolini: ultimo atto", riprende i panni del duce, Oliver Reed in quelli del famigerato Generale Graziani, Anthony Quinn è, invece, il capo della resistenza libica Omar Al Muktar. Non raggiunge i livelli de "La battaglia di Algeri", ma è intrigante e ben girato.
Il film più censurato in Italia, che chiarisce quanto sia stupida la censura. Ci facevano più bella figura a lasciarlo uscire normalmente, per come stanno le cose l'Italia ne esce anche bene, e comunque il film, nonostante sia prodotto da Gheddafi, evita la propaganda più becera, schierandosi dalla parte dei ribelli ma evitandone la totale glorificazione, e anzi mettendone in luce alcune contraddizioni. Decisamente troppo lungo e non sempre coinvolgente, ma confezionato benissimo tecnicamente, con una regia che crea sequenze memorabili(il carro armato) e alcune inquadrature stupende molto emozionanti(su tutte, Irene Papas che piange appoggiandosi leggermente al filo spinato, una roba che mi ricorderò tutta la vita). Ottima anche la recitazione. Stupendo un dettaglio nel finale, che riprende una battuta della prima parte, in cui gli occhiali(la cultura) diventano simbolo da raccogliere per continuare a lottare; pensando al doppio passato del film storico è un dettaglio sopraffino, che solo un regista così sapiente poteva inserire. Peccato che oltre a produrre Halloween poi abbia fatto poco, e sia morto in un attentato..
Dicreto film... molto interessante il tema trattato, ovvero la resistenza libica all'occupazione italiana. A mio avviso un pò troppo di parte, ricordiamo infatti che il film fu direttamente finanziato da Gheddafi...
Un film da vedere e per far capire a noi italiani quanto siamo permalosi… infatti questo film è proibito in Italia per il semplice fatto che Mustapha Akkad ha mostrato la realtà e le efferatezze che abbiamo fatto nella guerra della Libia… che poi non siamo neanche stati caratterizzati come dei mostri in questo film, bensì ci sono pure italiani buoni, quindi non c'è nessuna traccia di presunzione. Se è edito in tutto il mondo, non capisco perché in Italia non debba uscire. Comunque per il commento, posso dire che è una buona pellicola ed è girata bene. Alcuni momenti sono un po' prolissi magari, ma altre parti sono davvero ben riuscite. Recitato ottimamente. Ed ecco da dove Lars Von Trier ha preso spunto per il finale di "Dancer in the Dark"…
Un film di guerra che narra la decennale lotta di Omar Mukhtar contro la dominazione coloniale italiana in Libia. Bell'affresco storico, che ha il merito di raccontare uno degli aspetti meno noti nella storia del colonialismo.
La prima ora del film parte un po' lenta, per poi dare il meglio nelle restanti due ore, dove le battaglie, le imboscate e le risposte dei beduini contro un sercito di occupazione italiano prima banalmente oppressore, poi crudele sotto la spinta del generale Graziani (che oggi sarebbe definito un criminale di guerra)
alcune scene di guerra con i carri armati sono davvero forti e impressionanti
e mandato allo sbaraglio, inevitabilmente sconfitto. Interessanti le scene di guerra con i mezzi Fiat dell'epoca, interessanti le location (girato in Italia e Libia). Molto bravo Antony Quinn nel ruolo dell'eroe libico; interessanti anche i ruoli minori di quei militari fascisti che a loro modo cercarono di opporsi a Graziani (e che forse rappresentano l'anima meno dittatoriale del regime).
Memorabili le scene finali.
Un film da vedere, soprattutto per noi italiani, ai quali rivela uno dei episodi più bui della nostra storia. Merito a Sky di averlo diffuso, finalmente visibile nel doppiaggio italiano.
Grande copodruzione sparita dai nostri schermi e dall'home video perchè narra le atrocità che gli italiani "brava gente" commisero in Libia per piegare la popolazione all'Impero di Mussolini, grandi attori, musiche e sceneggiatura, storia vera, piena di pathos e dolore, il tutto in inglese, mai tradotto in italiano, da vedere anche per la perizia tecnica del nostro cinema di una volta