family life regia di Ken Loach Gran Bretagna 1971
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family life (1971)

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locandina del film FAMILY LIFE

Titolo Originale: FAMILY LIFE

RegiaKen Loach

InterpretiSandy Ratcliff, Grace Cave, Bill Dean, Malcolm Tierney, Hylar Martin

Durata: h 1.50
NazionalitàGran Bretagna 1971
Generedrammatico
Al cinema nel Luglio 1971

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Trama del film Family life

Janice è una ragazza rimasta incinta che è costretta ad abortire dalla madre autoritaria contro la sua volontà. Scivola progressivamente nella schizofrenia e viene rinchiusa in un istituto psichiatrico. Dapprima viene curata da un medico non conformista che cerca di capire l'origine del suo disagio psichico, ma quando questi viene licenziato, viene sottoposta ad una serie di elettroshock che la annienteranno. La struttura psichiatrica che l'ha in cura si dimostrerà completamente incapace di capire l'origine psicologica della sua sofferenza.

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Voto Visitatori:   8,50 / 10 (20 voti)8,50Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
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Voti e commenti su Family life, 20 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Oskarsson88  @  23/12/2020 10:22:28
   7½ / 10
Stile assolutamente secco e asciutto per questo dramma familiare e sociale (inteso della società) che viene sbattuto in faccia allo spettatore. Tanta rabbia verso la famiglia bigotta e ostinata che va a distruggere la propria figlia, un po' persa in un'età difficile, la bellissima e bravissima Jan interpretata da Sandy Ratcliff. Un'incomunicabilità tra diverse generazioni, una mala interpretazione e una distanza abissale tra due modi diversi di vivere e vedere le cose, e un'oppressione familiare che tarpa le ali alla gioventù. Finale amarissimo. Non sempre fluido e di facile visione, ma un must da vedere...

DarkRareMirko  @  22/06/2015 00:37:12
   8½ / 10
Effettivamente è tra i migliori film del grande regista inglese, qui duro e spietato come non mai.

Denuncia la psicanalisi e l'educazione oppressiva di certi genitori (che più che creare danni non fanno) e, davvero, a tratti pare che Loach abbia filmato vere situazioni familiari, con persone reali, piuttosto che aver diretto vari attori intenti a recitare parti.

Qui poi lo stile minimale e statico dell'artista calza a pennello con ambientazione e tipo di racconto, visto che il tutto non fa che aumentare la sensazione di angoscia, tragedia e prigionia; tutto credibilissimo, dai discorsi (ottimo quello del medico anticonformista, che giustamente dice che la figlia viene paralizzata riguardo ogni sua scelta/azione riguardo al responsabilizzarsi) alle reazioni, passando per interpretazioni e caratterizzazioni.

Molto molto buono, non dimostra per nulla i suoi oltre 40 anni (visto che pure i ritratti son rimasti verosimili, purtroppo; di gente così bigotta ne è piena il mondo) e, per certi versi, Loach qui anticipa Haneke.

Riuscita anche la colonna sonora; un film indipendente, sotto tutti gli aspetti, riuscito e da procurarsi (io l'ho trovato in biblioteca).

DogDayAfternoon  @  21/05/2015 13:46:34
   6½ / 10
Una storia dura, da mal di stomaco, l'oppressione di una madre che ha devastato la debole psicologia della figlia. Ho sperato fino alla fine che il film si chiudesse con un matricidio.

E' un macigno, un po' in tutti i sensi: si fa molta fatica ad andare avanti, un film coraggioso che va visto almeno una volta, ma che quando si è arrivati alla fine si vorrebbe dimenticare in fretta e non rivederlo mai più. Tanti gli spunti di riflessione, uno su tutti il confronto tra le due sorelle che vivono in maniera contrapposta la tirannia della madre, ma anche qualche momento di stanca soprattutto nella parte centrale.

Oggettivamente il mio è un voto basso per quello che il film offre, ma l'ho iniziato nel 2012 e ho finito di vederlo tutto l'altra sera. Non è certo un film travolgente.

pak7  @  17/04/2014 15:31:27
   7 / 10
Pellicola un pò diversa dalle altre di Loach, in questo caso più intimista del solito, che punta il dito sull'ignoranza, la superficialità e il cinismo di alcune persone (in questo caso i famigliari della ragazza). Film riuscito, ma Loach, per me, ha fatto di meglio.

MonkeyIsland  @  21/12/2013 15:18:16
   8½ / 10
Il mio film preferito di Loach, alla fine lascia un forte senso di rabbia e sbigottimento di fronte all'ottusità dei genitori di Janice interpretata da una sontuosa Ratcliff.
Recuperatelo se potete.

alescar84  @  09/06/2013 23:33:12
   8½ / 10
Film magnifico in stile pseudo-documentaristico che lascia una profonda rabbia ed inquietudine. Suscita un senso di voler assolutamente proteggere la sfortunata (quanto eccellente) protagonista. Alla luce di questa storia, viene da chiedersi cosa sia davvero la vera pazzia. DA RISCOPRIRE.

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  17/05/2013 23:41:27
   8 / 10
Indeciso fino alla fine fra il 7 e mezzo e l'8. Metto 8 perché il tema di fondo è sviluppato alla perfezione, a partire dal significativo titolo...Mai noioso nonostante una verbosità pressapoco continua.

Invia una mail all'autore del commento OpheliaQueen  @  13/12/2011 20:54:39
   9 / 10
Grazie allo staff per la mia integrazione....profondamente sensibile al tema considero questa interpretazione della malattia molto innovativa per i tempi in cui il film è stato prodotto....

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  13/09/2011 00:53:12
   9½ / 10
"Il mondo era diviso per me in tre parti: nell'una vivevo schiavo, sottoposto a leggi inventate solo per me e alle quali io, non so per quali ragioni, non sapevo pienamente assoggettarmi; nella seconda, infinitamente lontana dalla mia, vivevi Tu, partecipe al governo, occupato a dare ordini e a irritarTi quando non erano obbediti; e infine c'era un terzo mondo dove la gente viveva felice e libera da comandi e obbedienze."

La serialità è un elemento insistito nel film. Le case tutte uguali addossate l'una all'altra, le azioni ripetitive delle operaie alla catena di montaggio, i pazienti in fila nei loro letti dopo l'elettroshock. Quella ritratta da Loach è un'umanità standardizzata, annichilita da un canone di normalità che s'è autoimposta. Generatore di questo circuito sociale ineluttabile è la famiglia. Quella della protagonista, creatura tragicamente debole, gli occhi spauriti da animale braccato, è una trappola intessuta di buone intenzioni, dogmi educativi, gesti di frolla affettuosità mascherante frustrazione. Ogni tentativo di ribellione è puntualmente represso (lo psicologo anticonformista viene cacciato via) o semplicemente muore da sé, per codardia o per rassegnazione (la sorella non si farà più viva). La fragilità congenita di Jan finirà per infettarsi e degenererà in un morbo incurabile. I genitori, aguzzini ma forse vittime essi stessi, si faranno complici (o mandanti?) di un omicidio che non lascerà scie di sangue e dunque verrà presto dimenticato. Un epilogo terribile.

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Ultima risposta 13/09/2011 01.04.51
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  20/09/2010 23:15:41
   8½ / 10
Diagnosi: schizofrenia.
Ma quale malattia mentale! Quella ragazza è sana.
È certamente molto più sana di tutti quelli che la circondano ed è proprio per la sua integerrima sanità mentale, non potendo guarire da qualcosa che non ha, che viene costretta ad ammalarsi fino a diventare ciò che gli altri vogliono.
Gli altri sono la famiglia, due genitori possessivi e loro sì disturbati mentalmente, egoisti e repressi, che arrivano a sacrificare la figlia sull'altare del loro status borghese, annientandone ogni istinto vitale con subdoli e odiosi ricatti morali.
Gli altri sono l'istituzione medica che non vede l'ora di veder comprovate teorie e pratiche psichiatriche che le garantiscono sicurezza e tranquillità di lavoro, espellendo chiunque osi metterne in discussione la validità, così da poter riprodurre all'infinito se stessa.
Gli altri sono una società votata al lavoro, a produrre, a vivere per produrre, alienata, senza vita, generatrice di disagi psichici in chi è più fragile e non riesce a resistere a quell'asfittica prospettiva.
Loach implacabile: la famiglia come uno dei peggiori luoghi di distruzione della personalità, prima istituzione della società borghese, suddita del conformismo, grigia e soffocante come le case in cui abita, in un'analisi schiettamente, dichiaratamente politica.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  07/06/2010 12:03:25
   9 / 10
L'inquadratura iniziale mostra una somma di case squadrate, conformate, in riga: un'istantanea deprimente della società.
Ma su di una di quelle facciate, c'è una finestre che appena rimane sfalsata, che un poco si distingue per il volto sfocato di una ragazza che s'affaccia; depressa, contratta nella sua giovinezza, sola nella famiglia, attanagliata tra i suoi genitori.
Loach ne documenta il progredire del disagio mentale, che non dimostra, ma mostra quanto esso sia molto spesso causato da un'educazione ottusa, rigida, miope, coercitiva, mostruosa nella sua convinzione d'essere giusta.
Comincia come una seduta psicoanalitica; poi il regista si fa più vicino, assiste allo sballottamento della protagonista tra casa e le cliniche asfittiche - pur sempre mantenendo quella distanza che è un atto di grande rispetto per il delicatissimo tema trattato e di vera compassione. Si trattiene dall'intervenire. Perché non lo può. Solo il genitore - ma ormai è tardi - avrebbe potuto farlo.
Qualche attimo di libertà e di sfogo, un figlio appena immaginato, le crisi, un pranzo in famiglia la cui tensione è pari forse soltanto alle tavolate isteriche viste nei film di Cassavetes, pregne della stessa crudezza e d'un simile realismo asciutto, probabilmente debitore ancora della Nouvelle Vague.
E poi tanti dialoghi che non fanno che aggravare la situazione. E poi quel finale, che più cinico non si può, spiccio e inflessibile.

Vedete, questa è la schizofrenia, per chi non la vive.
Questi sono i suoi sintomi.
Questo è un tipico caso di persona affetta da tale disturbo.

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Ultima risposta 25/09/2010 11.33.56
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Crimson  @  10/05/2010 23:22:55
   9 / 10
Vivere e morire secondo la stessa condizione, nel pieno rispetto di una convenzione incontrovertibile. La capacità di Loach di penetrare tra le mura domestiche è straordinaria, ma il mondo borghese, pur facendo da cornice alla vicenda narrata, non ne costituisce il maggior motivo di interesse. Il nodo è la malattia mentale, come stigma su cui scaricare la colpevolizzazione della non aderenza al controllo, e giustificativo tramite cui riappropriarsi di quel controllo sadico e morboso che è stato destabilizzato mediante una disobbedienza che rimanda ad una libertà lecita negata. Perchè la malattia mentale insorge spesso in età adolescenziale? Spesso la risposta è in quel crollo vertiginoso del senso di sicurezza e protezione e l'esposizione ad un livello di stress a cui non si è capaci di porre fronte. A Janice viene negata sistematicamente la possibilità di modellarsi e guadagnarsi, sperimentando nella diversità, quel "senso di responsabilizzazione" la cui presunta mancanza la coppia di genitori le imputerà costantemente, possessivamente. Chiaramente uno spettatore con un minimo senso critico, richiamato a stuzzicare la propria coscienza e le proprie convinzioni, può trarre conclusioni lucide su chi siano i veri 'malati' del film. Ma il problema è ancora più a monte, perchè i genitori non fanno che tradurre un dictat che verrebbe da dire venga imposto da qualcosa che sta "più in alto". L'invettiva maggiore è ad una convinzione che attecchisce negli ambienti privi di confronto e cultura, in cui chi detiene il potere ritiene di avere in mano la chiave d'accesso a ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che è morale e ciò che è immorale. Con uno stile asciutto e mai compiaciuto, spesso quasi documentaristico, Loach è perfettamente padrone della situazione, e descrive con raro acume e capacità introspettiva, scolpendo ritratti reali, che smuovono inevitabilmente vissuti, specie se si lavora nel campo.
Il dott. Robertson è il prototipo della rivoluzione culturale in atto in Inghilterra in quegli anni, e trasposto in Italia potremmo ricondurlo a Basaglia, artefice di una legge che ha attecchito nel nostro paese circa 7 anni dopo la realizzazione del film. Niente di iperrealistico o azzardato, tutto ciò che accade è una pagina vergognosa che accedeva e che non è archiviata del tutto. La scena più bella è quella in cui Janice e Tim imbrattano d'azzurro il giardino di casa, è uno dei pochissimi raggi di luce nel buio che avvolge il film. Un'altra scena madre è la fuga dall'ospedale psichiatrico, in cui vorresti metter fretta a Tim affinchè accenda quella benedetta Vespa e dileguarsi per sempre. Le scene dure sono invece molte, e colpiscono sempre con brutalità. E se la mossa di Tim rappresenta un tentativo vano e non ben organizzato di risoluzione (che quantomeno di realizza), appare omertoso l'atteggiamento della sorella di Janice, che avrebbe dovuto avere il coraggio di far seguire alle parole fatti ben più concreti.

El_Baro  @  08/02/2010 13:44:34
   9½ / 10
Stupenda e durissima riflessione sulla psicopatologia, sia da un punto di vista micro-relazionale (famiglia e rapporti affettivi) che sociale (psichiatria e farmacoterapia come mantenimento dello status quo).
7 anni prima di Basaglia, una denuncia per fortuna ascoltata ma purtroppo ancora attualissima.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Rask  @  31/01/2010 13:49:13
   9 / 10
Ad oggi non è ancora chiaro quale sia la responsabilità maggiore tra genetica e ambiente, nell'insorgere di psicopatie come la schizofrenia. Qui si esplora un tessuto familiare legato a una logica di egoismi inconsapevoli e frustrazioni sessuali. L'ottusità dei genitori non è propriamente stupidità; deriva piuttosto da un legame possessivo ingenuo, quasi capitalista, sul destino della figlia, vista come loro estensione nel mondo. Un'estensione su cui esercitare il massimo controllo. Le fondamenta pericolanti e le contraddizioni perverse e rimosse della struttura psichica dei genitori vengono messe in luce da uno psicologo acuto e progressista, prontamente messo all'angolo dai colleghi, che all'empatia e al coraggio preferiscono uno sguardo disumanizzante e puramente descrittivo, che determina il folgorante finale.
Un film che evita vouyerismi narrativi, duro e per nulla autocompiaciuto.

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Ultima risposta 12/06/2010 20.36.31
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InsolitoEs  @  16/01/2010 17:15:11
   9 / 10
Per meglio comprendere questo bellissimo film consiglio la lettura del libro " l'io diviso " di Laing.

TheLegend  @  16/12/2009 19:11:05
   7½ / 10
Film in cui la psicologia è molto importante.
Ha l'unico difetto di poter annoiare data la sua staticità nello sviluppo della storia.
Per il resto è un film incredibile,bellissima l'analisi familiare e il modo in cui i fatti vengono raccontati senza inutilità.
Finale che ti lascia rabbia dentro.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  09/12/2009 14:29:10
   9 / 10
Film tremendo. Un'impressionante racconto di una famiglia conformista che opera secondo criteri bigotti e individualisti, oltre che possessivi, che distruggono la povera figlia ( Una spettacolare Sandy Ratcliff ) costretta a rifugiarsi in un ospedale psichiatrico. Credo che sia la pellicola più significativa e di pregevole fattura del regista che non credo abbia fatto meglio. Emozionante, sconcertante e ricco di uno charme devastante. Assolutamente da vedere.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  12/07/2009 22:44:26
   9 / 10
Alla fine, dopo aver visto un film come questo, ti rimane un sentimento di rabbia, di profonda rabbia, verso una vicenda che non lascia scappatoie. Tutto così codificato in nome di un conformismo fra i peggiori che si possano concepire, aberrante nella sua normalità. Ti viene voglia di prendere quella ragazza e portarla più lontano possibile, lontano da una coppia di genitori che sono un'istigazione alla sistematica violazione del relativo comandamento biblico. Uno dei migliori film di Loach che fotografa un ambiente squallido e piccolo borghese con una freddezza che ti lascia un senso di inquietudine difficile da assimilare rapidamente.

anna..bertozzi  @  09/01/2008 23:02:09
   8½ / 10
E' un film forte questo manifesto dell'antipsichiatria degli anni '70, come lo è qualcuno volò sul nido del cu****(che occupa i primi posti della top 25): lascia una indescrivibile senzazione di angoscia e di rabbia, e non fa ridere nemmeno per un secondo, ma è un film assolutamente da vedere ed è un peccato che abbia cosi pochi commenti.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  23/08/2006 20:52:37
   9 / 10
Mi sorprende sapere che pochi hanno visto questo film (se non erro, l'esordio di Loach nel lungometraggio), magari gli stessi che si affrettano a incensare il cineasta di oggi, prevedibilmente (al di là dei trionfi ai festival) caduto nel manierismo e nell'abitudine, malgrado qualche vago exploit (l'episodio sconcertante di "11 settembre 2001" su Salvador Allende e il colpo di stato degli Usa in territorio cileno).

Non un commento, ma "solo" un consiglio: cercatelo a tutti i costi, questo film è straordinario.

Una storia di ordinaria follia all'interno di un climax familiare opprimente e bigotto, venato di lucido pessimismo e quasi autodistruttivo nella tensione emotiva, la rabbia che riesce ancora oggi a sprigionare.

Per il marxista Loach l'istituzione può diventare - come in questo caso - la condanna definitiva per una personalità fragile e insicura come la protagonista

Un film assolutamente ammaliante, durissimo e mai compiaciuto.

E il Loach di oggi? Non si sopravvive al proprio "mito" etichettandosi come il predestinato dei cineasti d'impegno sociale, caro Loach.

Ci vuole molto di più, e un po' di memoria.

Magari proprio Loach dovrebbe tornare a rivedersi questo suo vecchio, indimenticabile film

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