chimera (2018)

Peccato, veramente peccato che sia così pretenzioso e così acerbo, perché l'idea di base e l'originalità ci sono, la Peirone (peraltro torinese) ha una buona mano, ma nella prima metà del film si butta su scene lisergiche fuori contesto scimmiottando Gilliam, poi sembra riprendere la mano di un thriller/horror interessante salvo poi sprofondare nel trip (scelta interessante) interrompendolo però con un mini spieghino appena accennato che poi sfocia di nuovo nel trip, però stavolta in salsa Bertolucci e The dreamers. Insomma è un po' un pasticcio ma interessante, ed è proprio il coraggio che mi sento di premiare con la sufficienza. Dai, vediamo se la Peirone riuscirà a maturare! È giovane, si farà.

Affascinante ed interessante per il modo in cui vengono utilizzate musiche e colori, diretto con una certa personalità ed in grado di creare alcune sequenze di notevole attrattiva, peccato che il quadro generale non risulti altrettanto convincente.
La storia infatti appare inutilmente complicata,ostica ed intricata da seguire tanto da fare perdere interesse nella visione,troppo autocompiaciuto per i miei gusti.
Si sbadiglia parecchio,dispiace per il trio di attrici che tutto sommato se la cavano ma a mio avviso siamo davanti ad un esercizio di stile che lascia il tempo che trova.

Brave a livello recitativo le tre protagoniste femminili ma il film risulta molto contorto e alla fine non viene spiegato molto lasciando perplessità e dubbi.... Lisergico ma non basta....

Quer pasticciaccio brutto perpetrato dalla nostra Peirone che, convinta di girare un film allucinato e malaticcio, riesce solo a ingarbugliare una trama scritta sotto gli effetti di acidi, complice anche un montaggio ad minch1am che esalta la mancanza di linearità e di spiegazioni chiare e dettagliate, convogliando lo spettatore in un vortice altalenante di sensazioni e allucinazioni perverse senza capo e con poca coda.
Salvabile il livello recitativo, ma la mancanza (un'altra) di tensione e di un fattore gore accettabile non consente una visione degna del genere horror, genere di cui si fregia in maniera indegna e ingannevole.
Infine, un messaggio personale alla regista: basta con la droga!

Non mi ha convinto...perche' non c'e' una spiegazione ed e' pure difficile da interpretare. Ma ti lasci coinvolgere dalle immagini e dalla recitazioni delle tre ottime protagoniste. Alla fine lo promuovo, da vedere come fosse un viaggio allucinogeno nonsense.

Dal punto di vista visivo questo film è un vero e proprio trip...ma nel senso buono. Una direzione fantasmagorica dove Peirone si sbizzarrisce con inquadrature sublimi, eccezionali giochi di regia, scene che ci fanno letteralmente volare insieme alle protagoniste in bilico tra reale ed irreale, e questo grazie anche ad una fotografia che rasenta la perfezione con un caleidoscopio di colori ma che ogni tanto non disdegna il bianco e nero.
Purtroppo...dobbiamo parlare della storia!
Una sceneggiatura che non è affatto all'altezza del comparto tecnico, discontinua e confusionaria con scene prevedibilissime (quella nella piscina col poliziotto, ad esempio) e nemmeno uno straccio di spiegazione nel finale. Ci sono i soliti simbolismi che alla fine tornano in un clichè che ormai non ha nulla di originale ed anche il ritmo a volte ce ne è fin troppo ed a volte niente e diversi passaggi sono privi di coerenza. Le tre interpreti sono anche brave ma questo non basta a far raggiungere la sufficienza alla storia. Troppo divario tra come è scritto e come è diretto! Se questo regista lavorasse su sceneggiature migliori ne verrebbero indubbiamente fuori capolavori, ma purtroppo non è questo il caso.

Film che sicuramente dividerà. Acerbo, molto acerbo proprio per una certa pretenziosità di fondo, tuttavia merita una certa considerazione se non altro per il coraggio di non fare il solito horror. Come la treccia del titolo, la trama diventa sempre più contorta ed il film si trasforma in un vero e proprio trip dove realtà e allucinazione si fondono tra loro. Si notano i problemi di budget, specie per gli effetti speciali, che in qualche modo costringe la regista ad utilizzare molto "fuori campo". Brave le tre attrici e tutto sommato, nei suoi limiti economici, una buona cura della fotografia.