Recensione sogni regia di Akira Kurosawa Giappone, USA 1990
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Recensione sogni (1990)

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locandina del film SOGNI

Immagine tratta dal film SOGNI

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Akira Kurosawa racconta 8 sogni autobiografici ordinandoli per senso storico e stile narrativo. Lo stile di scrittura prevale sugli aspetti contenutistici ponendosi al centro dell'attenzione visiva: la sua caratteristica è di essere genialmente in sintonia con le emozioni presenti nella narrazione.
Uno stile che brilla visivamente grazie all'associazione simultanea tra luce e colori. Questi ultimi appaiono legati a significanti e miti presenti nello stato di pensiero autobiografico dell'autore.
Il regista giapponese crea uno sfondo scenico d'insieme simile a un suggestivo mandala colorato, un disegno che ci trasporta subito negli emozionanti meandri della cultura orientale.

Akira Kurosawa (Giappone 1910-1998) è stato tra i più grandi cineasti giapponesi. Storicamente fa parte di quei pochi registi orientali la cui influenza è stata, ed è tutt'ora, sentita in tutto il mondo del cinema e della cultura occidentale, in modo particolare per le modalità della scrittura visiva.
Cineasta di ottima cultura orientale viene coinvolto con entusiasmo anche dai codici linguistici della cultura occidentale in particolare per quel che riguarda il teatro nordico. Di quest'ultimo approfondisce e a volte traspone sullo schermo in chiave nipponica (vedi "Trono di sangue") le opere di uno degli autori più significativi e geniali d'Europa: Shakespeare.
Alcune notizie di stampo enciclopedico lo danno discendente da una antica famiglia di samurai (soldato che apparteneva alla guardia del palazzo imperiale) e questo spiegherebbe almeno in parte il suo attaccamento emotivo e professionale al soggetto samurai che è magistralmente presente in alcuni suoi film di gran successo.
Kurosawa è stato anche pittore di valore, campione di Kendo (tipo di scherma giapponese in cui i partecipanti indossano una corazza e una robusta maschera e sono armati di una lunga spada di bambù) e anche appassionato giocatore di golf.

Tecnicamente è tra i primi ad impiegare per le riprese filmiche più cineprese contemporaneamente. Tale tecnica, in esercizio anche oggi, è in grado di produrre e mettere a disposizione per il montaggio scene e inquadrature con diverse angolazioni visive. Questo sistema di ripresa ha consentito innovazioni anche nel lavoro degli attori, in particolare per quel riguarda la creazione della loro espressività nella scena.
Lo studio del volto e del movimento gestuale degli attori nel nuovo spazio e tempo di ripresa, porterà ad una maggiore leggerezza e disinvoltura nell'affrontare le scene allontanando il risultato finale dei film dai vecchi artifici di maniera che facevano assomigliare la pellicola a veloci sequenze fotografiche; le diverse angolazioni di ripresa favoriranno una recitazione vicina alla spontaneità della vita reale, consentendo agli attori il distacco dalla rigidità gestuale presente nelle loro consuete messe in posa.
L'uso di diverse cineprese abbinata alla cura della luminosità della fotografia (a ritratto e a quadro pittorico) e delle scenografie - che rasentano spesso in Kurosawa la perfezione - farà si che i film del regista nipponico ottengano rapidamente in tutto il mondo un grande successo.

Nel '61 Kurosawa dirige un film popolare e molto significativo per l'Italia: "La sfida dei samurai", famoso per aver ispirato il film di Leone "Per un pugno di dollari" che Kurosawa considererà un remake del proprio film giapponese e per questo si rivolgerà alla magistratura nella speranza anche di ottenere dal regista Sergio Leone un risarcimento conseguente ai diritti d'autore violati. Kurosawa vincerà la causa per plagio.
La collaborazione di Kurosawa con il cinema americano naufraga miseramente all'inizio della lavorazione del film "Tora-Tora" (1970); il produttore americano durante le riprese accusa Kurosawa di folle inaffidabilità e lo licenzia. Ciò avviene senza che sia analizzato ed elaborato con un minimo di senso civico il problema dell'incomunicabilità sorto nel set tra la cultura cinematografica americana e quella giapponese.

Il film "Sogni" è del 1990. Kurosawa in questo lavoro ha ormai 80 anni e traspone nel geniale film esperienza da regista, ma anche messaggi filosofici di rilevante spessore etico che avranno una buona penetrazione discorsiva anche in alcuni grandi movimenti progressisti dell'occidente. A proposito brillano per chiarezza espositiva i seguenti tre messaggi etici:

  1. La necessità per i cittadini di essere informati con sincerità sul pericolo delle centrali nucleari.
  2. La salvaguardia delle bellezze naturali e la giustificazione quindi delle reazioni oppositive dei cittadini all'invadenza di alcune comodità tecnologiche socialmente cieche; comodità sempre legate e imposte dal mercato capitalista.
  3. Il rispetto e il culto gioioso del funerale (visto come premio) nei confronti di chi vive onestamente e semplicemente del proprio lavoro.

Ma Sogni è anche uno splendido film onirico, non può quindi essere interpretato in modo univoco come hanno fatto erroneamente parte della stampa conservatrice e ideologica degli anni '90.

A proposito mi sembra importante sostenere questa pluralità del significato onirico del film riprendendo ciò che Freud elabora al riguardo in modo geniale nel suo libro del 1899: "l'Interpretazione dei sogni". In questo testo di Freud si può notare come i sogni assumino spesso un significato molto dissimile da ciò che si svolge in modo parallelo nella vita vigile.
Come se le realtà che racchiudono appartenessero ad un altro tempo e luogo. Essi sembrano racchiudere istanze significanti di tipo storico e per questo polisemiche: cioè intrecciate con nodi di ricordi. Freud dimostra alcune logiche dei sogni avvalendosi delle analisi con pazienti nevrotici. Queste logiche sono plurime ma semplici: di volta in volta aprono vie associative diverse con il mondo immaginario stratificato racchiuso nell'inconscio storico.
I sogni freudiani sembrano aprire fertili e nuove feritoie scientifiche più che chiuderle. Forse si potrebbe dire allora che più che desideri di interpretazione univoca (oggi di moda nei mass media) il film "Sogni" suscita emozioni legate allo stupore e al meraviglioso dell'enigma presente nel mondo e nella cultura nipponica, una realtà molto diversa dall'occidente, un mondo ricco di miti e credenze che interrogano e coinvolgono l'occidente anche per l'insolita via dei misteri, dei sogni i cui meccanismi di interpretazione ci accomunano appassionatamente proprio passando dal piacere della differenza culturale.

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Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 24/04/2006

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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