Recensione irina palm regia di Sam Garbarski Belgio, Lussemburgo, Gran Bretagna, Germania, Francia 2007
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Recensione irina palm (2007)

Voto Visitatori:   7,10 / 10 (96 voti)7,10Grafico
Miglior film dell'Unione Europea
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Miglior film dell'Unione Europea
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locandina del film IRINA PALM

Immagine tratta dal film IRINA PALM

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Immagine tratta dal film IRINA PALM
 

La vicenda raccontata nel film è talmente anomala da sembrare forzata per amore di paradosso (se non per spirito voyeuristico o pornografico). Ma una lettura in questa chiave non sarebbe corretta per chi abbia visto "Irina Palm", stante il garbo e l'estrema delicatezza di tocco con cui è trattata la non facile materia.
Vero questo, sarà bene cercarne i diversi significati simbolici, per legittimare lo scabroso racconto; quello di una "nonna in servizio permanente effettivo" che lavora in un locale a luci rosse di Soho, masturbando i clienti attraverso la fessura di una parete protettiva.
Nobile, per contrapposto, la sua motivazione: i soldi guadagnati le servono a pagare le cure in Australia per il nipotino, che altrimenti morrebbe.

Di qui il primo tema, di natura morale: per dirla col Fra' Cristoforo manzoniano, varrebbe il motto latino "omnia munda mundis", e cioè "tutto è puro per i puri"; principio tra i più elevati, in controtendenza con il machiavellismo dominante, secondo cui il fine giustificherebbe i mezzi.
Ancor più significativo che la frase derivi dal Nuovo Testamento, per bocca di quel Paolo di Tarso che, per primo, iniziò nel mondo cristiano a demonizzare la sessualità, giudicandola animalesca e degradante. Prima di lui, in effetti, l'atteggiamento verso la passione carnale da parte del Cristo stesso era di maggiore tolleranza, improntata al perdono, come insegna l'episodio dell'adultera: quando Gesù pronunciò il noto monito "Chi è senza peccato, scagli la prima pietra".
Il principio dell' epistola (a Tito I,15) sopra citato risiede dunque nello sconfessare il moralismo deteriore di un mondo bigotto, ipocrita e codino abituale negli ambienti di provincia, come quella inglese rappresentata nel film.
Memorabile, a proposito, l'episodio in cui la povera nonna confessa alle amiche, sedute intorno al tavolo del the, i segreti della sua nuova professione.

Ma il messaggio più profondo di "Irina Palm" sta indubbiamente nel senso di liberazione da inibizioni e sensi di colpa legati alla sessualità. Non perché predichi un libertinismo senza freni, vista la delicatezza del sentimento accesosi tra i protagonisti, ma perché la propone come prassi "naturale", che può viversi a livello ludico e leggero, come il "gioco del dottore" in età infantile, su cui tutti sorridono bonariamente.
Strano che possa sembrare, un sesso naturale può essere liberatorio, spontaneo e vivifico, anziché oscuro, morboso e disperato, come per gli uomini ripresi impietosamente dall'altra parte della parete di legno: in preda alla furia umiliante e degradante del desiderio inappagato, appesi ad una sbarra come animali alla gogna.
Drammatica questa scena, in effetti, che fornirà a molte donne un quadro del maschile ancora ignoto, tale da farle riflettere.
Dal confronto tra il soave sentimentalismo della amorevole nonna e la voglia compulsiva del maschio infoiato attraverso un buco di legno, emerge la differenza basilare tra uomo e donna nei riguardi della sessualità: da un canto una voglia irrefrenabile di sfogo, cui potrebbe anche seguire un sentimento, dall'altro un bisogno preventivo di sentirsi amate, ancor prima di lasciarsi andare al trasporto dei sensi (Irina decora la sua botteghina anonima dietro la parete coi fiori e quadri preferiti).
Morale, anziché moralismo, sembra essere dunque il messaggio di "Irina Palm", che, grazie alle valenze simboliche, non dovrebbe suscitare rigurgiti bacchettoni.
In effetti la vita passa pure da lì, e chissà che, nell'intenzione dell'autore, la figura della nonna salvifica non si riaccosti ad un sesso "seminale", ricollegandosi idealmente all'atto fecondativo che generò il primo figlio, padre del piccolo malato.

Sul piano del genere espressivo il racconto si snoda coi modi della commedia all'inglese, per l'alto livello della recitazione e la capacità di narrare eventi drammatici con toni sobri e ironici, molto realistici, che denotano una profonda comprensione/compassione per l'umano (sulla scia di tanto cinema inglese, dal John Boulting del delicatissimo "Questo difficile amore" del '66 al Mike Leigh de "Il segreto di Vera Drake").
Il tutto valorizzato da una validissima fotografia, molto attenta all'espressione dei personaggi, e da una recitazione di calibro superlativo degli interpreti principali.
Ne ha fatta di strada, dagli anni rockettari, la simpatica nonnina onanista Marianne Faithfull! La vecchiaia, fortunatamente, non porta solo degrado.

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Recensione a cura di GiorgioVillosio - aggiornata al 28/01/2008

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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