Recensione fuoco cammina con me! regia di David Lynch USA 1992
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Recensione fuoco cammina con me! (1992)

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locandina del film FUOCO CAMMINA CON ME!

Immagine tratta dal film FUOCO CAMMINA CON ME!

Immagine tratta dal film FUOCO CAMMINA CON ME!

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Immagine tratta dal film FUOCO CAMMINA CON ME!

Immagine tratta dal film FUOCO CAMMINA CON ME!
 

Quando l'8 Aprile del 1990 fu trasmesso dalla ABC, per la prima volta in America, l'episodio pilota della serie "Twin Peaks" (in Italia "I Segreti di Twin Peaks") degli autori/registi David Lynch e Mark Frost, qualcosa cambiò in modo radicalmente nel mondo della televisione: mai, fino a quel momento, era stato proposto per la Tv un prodotto tanto particolare, ambizioso e di tale caratura artistica.
Proprio per questo la sconclusionata e prematura fine della serie, dopo appena due stagioni e trenta puntate, lasciò perplessi i più accaniti fan e chi non era ben a conoscenza dei fatti o delle dinamiche televisive.
Quel che di fondamentale successe è che, contro il parere degli ideatori stessi, a poche puntate dall'inizio della seconda stagione, venne data risposta a quella domanda che per così tanto tempo aveva assillato gli spettatori di tutto il mondo: "Chi ha ucciso Laura Palmer?".
La scelta non solo si rivelò controproducente ma ammazzò letteralmente lo show : Lynch, deluso, se ne allontanò per dedicarsi ad altro, mentre gli ascolti calarono in maniera vertiginosa, spingendo l'emittente a sopprimere il serial.
Insomma, fine della giostra e fine dei giochi. Ma non per tutti.

Lynch non si rassegnò a dire addio ai verdi boschi del nord-ovest degli Stati Uniti o a liberarsi senza rimpianti dei personaggi e delle dinamiche che, puntata dopo puntata, aveva costruito. Ma, soprattutto, non riuscì ad abbandonare le tematica che più gli erano care e che avevano fatto da vero motore all'intera vicenda: chi era in realtà Laura Palmer? Quali erano i rapporti che la legavano a una cittadina come Twin Peaks, ai suoi abitanti e soprattutto, al suo carnefice?
Tutto questo portò il regista ad una delle scelte più criticate e sofferte della sua carriera, quella di girare un prequel: "Twin Peaks: Fire Walk with Me", in Italia conosciuto con il titolo "Fuoco cammina con me".

"Fuoco cammina con me" è un film del 1992 diretto da Lynch e con Kile MacLachlan, Sheryl Lee e Ray Wise nei ruoli che furono già loro nel telefilm. In più il cast conta tra le proprie fila la new entry Moira Kelly nel ruolo di Donna Hayward (scelta dopo il rifiuto di Lara Flyn Boyle), nonché il cantautore Chris Isaak e la guest star David Bowie.
Racconta gli ultimi sette giorni di vita di Laura Palmer, giovane reginetta del liceo nella piccola cittadina di Twin Peaks, al confine col Canada. Inoltre approfondisce le indagini sull'omicidio di Teresa Banks, prima vittima del futuro assassino di Laura.

"Quanto è magico entrare in un teatro e vedere spegnersi le luci. Non so perché. C'è un silenzio profondo, ed ecco che il sipario inizia ad aprirsi. Forse è rosso. Ed entri in un altro mondo."
David Lynch

"Fire Walk with Me" è il capitolo finale del progetto Twin Peaks, ultimo tassello dopo il serial televisivo e il romanzo/diario ("The Secret Diary of Laura Palmer", 1990) scritto da Jennifer Lynch sull'onda del successo e da cui il prequel ha preso spunto.
Al contrario di quanto tutti i fan si aspettavano, però, il nuovo film di Lynch non si preoccupò di risolvere i misteri lasciati insoluti dal telefilm. Anzi, il regista decise di abbandonare le atmosfere leggere e l'umorismo da "commedia" che tanta fortuna avevano trovato in televisione, e di concentrarsi su quelle cupe e da incubo, infoltendo i misteri e abbondando in simbolismi e non-sense.
Insomma, quella che sarebbe potuta essere un'occasione per rinvigorire il successo di un prodotto divenuto ormai culto di massa, si rivelò flop clamoroso, caratterizzato dallo scarso successo di pubblico e critica e amplificato dalla fallimentare partecipazione al Festival di Cannes del 1992.
Lynch fu accusato di aver provato a cavalcare l'onda e di aver fallito una mera operazione commerciale, oltre che di autocompiacimento ed esercizio di stile. Le critiche piovvero ovunque e non furono affatto lusinghiere.

Eppure, a distanza di anni, "Fuoco cammina con me" è stato rivalutato, celebrato, portato al rango di cult. In effetti l'ambiguità di un prodotto così distante dal cinema mainstream e persino da quanto il regista ci aveva già abituato, può facilmente dividere critica e pubblico, arrivando a farsi odiare dai fan meno ortodossi.
Il problema è che quello di Laura Palmer è un mondo brutto, brutto davvero. La verità è che il lato comico della vicenda, tanto caro al pubblico televisivo, non poteva trovare spazio nell'inferno interiore di una ragazza violentata dal padre, vittima dell'abuso di droghe e alcol e in completa balia di quell'abisso in cui pian piano si era lasciata cadere, lontano, sempre più lontano, pur di sfuggire ad un destino che ormai temeva di non poter più evitare: la pazzia, il male, "Bob".
E quale modo più consono per spiegare il male interiore, non solo di una ragazza ma di una comunità intera, con i suoi segreti, i suoi crimini e le sue vergogne, se non uno stile onirico e disarticolato, quasi sovraccarico e di difficile interpretazione? Come in "Velluto Blu", Lynch ci ha permesso di penetrare una coltre di reticenza e omertà, mettendoci di fronte le profondità dell'inconscio di una società sempre più malata.

"In una città come Twin Peaks, nessuno è innocente"

Il film si apre con i titoli di testa che scorrono su uno schermo televisivo privo di segnale. La luce bluastra inonda quella che solo in seguito scopriremo essere una camera d'albergo.
Improvvisamente un bastone distrugge l'apparecchio, mentre urla strazianti concludono la scena e catapultano lo spettatore lungo un fiume, dove galleggia quello che evidentemente è un cadavere avvolto in un telo di plastica. L'immagine dura poco, subito ci ritroviamo nell'ufficio di Gordon Cole, interpretato da un David Lynch come sempre sopra le righe, che ci informa del ritrovamento del cadavere della fu Teresa Banks.
Le indagini verranno affidate agli agenti Chester Desmond (Chris Isaak) e Sam Stanley (Kiefer Southerland), non prima che ai due venga mostrata da Cole una giovane donna dai capelli turchesi e una rosa azzurra appuntata su vestito, che trasmette loro un messaggio in codice dell'FBI e che classificano il caso come "Rosa Azzurra" (qualcuno si ricorda del "Progetto Libro Azzurro"?).

Le indagini sull'omicidio Banks occupano i primi 26 minuti del lungometraggio. Tra indizi che non porteranno a nulla, agenti scomparsi, agenti riapparsi per poi scomparire di nuovo (Phillip Jeffries, interpretato da uno strabiliante David Bowie in un delirante cameo nel film) e incursioni incomprensibili nell'ormai famosa Loggia Nera (lo strano mondo abitato da spiriti malvagi, che si nutrono della paura e del dolore umano, la "garmonbonzia"), il film si mostra per quello che è: un concentrato di scene e dialoghi surreali, di misteri svelati che però richiamano altri misteri e di sottili metafore alludenti all'introspezione psicologica dei personaggi.
In fondo Teresa Banks non è altro che una Laura senza quel velo di ipocrisia che ne nasconde i peccati, mentre la squallida cittadina in cui vive non ha nulla della rispettabile apparenza che contraddistingue Twin Peaks (lo sceriffo e i suoi aiutanti, il ristorante e chi lo gestisce, le roulotte).
E' la verità svelata, la loggia smascherata ma di solito nascosta dai pesanti drappi rosso sangue che, come un sipario, calano sulla realtà (e la verità) lasciandone aperto solo uno spiraglio.

L'entrata a Twin Peaks, location definitiva della seconda parte del film, avviene quasi improvvisamente, come nella serie: un cartello ci da il benvenuto nella cittadina e la sigla che ci aveva accompagnato per tutte le puntate del telefilm ci permette di entrare nel paese.
Lì troviamo Laura, che cammina spensierata sulla strada che la porterà a scuola, assieme alla sua amica del cuore, Donna. Tutto sembra procedere normalmente: l'incontro con gli amici, gli scherzi con il fidanzato. Ma il velo di buonismo che accompagna queste prime scene si dissolve ben presto: Laura è una drogata, tradisce il suo ragazzo, è una manipolatrice.
Di lì in poi è tutta una discesa nel più terribile degli inferni, quello interiore di una ragazza convinta di aver perduto quell'innocenza che forse non gli è mai appartenuta, non diversa da quella di un paradiso terrestre come l'America, fondato in realtà sul sangue e sulla corruzione.

"Quando si accende un fuoco simile a questo, è molto difficile spegnerlo: gli esili rami dell’innocenza bruciano per primi... poi si leva il vento e allora tutto il bene che uno ha dentro è in pericolo"
la Signora del Ceppo

"Fuoco cammina con me" è un film dai forti contenuti simbolici che continua quanto già iniziato dal regista con due delle sue opere precedenti, il già citato "Velluto Blu" e "Cuore Selvaggio", per poi fare da apripista ad uno dei suoi capolavori: "Strade Perdute".
In tutte e quattro le pellicole Lynch affronta, infatti, il tema del male, elemento intrinseco nella natura umana, cuore della civiltà moderna nascosto dalle maschere ipocrite del vivere civile. Che si tratti dei prati e delle staccionate di periferia, delle verdi strade di confine o del volto "per bene" di Leland Palmer, tutto si rivela non essere mai quello che sembra.
Ovviamente il male di cui si parla è un male preesistente, quasi primitivo, radicato nella terra e nella natura, rappresentata dal bosco, da sempre per Lynch simbolo di misteri primitivi. E' però un male che si fa strada nella civiltà tramite il libero arbitrio, la scelta, che molto spesso condanna l'uomo più del destino.

Altro tema ricorrente è quello della colpa, che apre la strada a trasfigurazioni spesso sfocianti in elementi paranormali. Nel caso di "Fire walk with me" la colpa è quella di un genitore verso il proprio figlio (e il tema della paternità non è estraneo a Lynch), che trasfigura Lelan in Bob, simbolo del male, non diversamente da come trasfigurerà il Fred Madison di "Lost Highway" nell'"uomo misterioso".
Sarà la colpa del padre a macchiare indirettamente la vita della figlia. La perdita dell'innocenza aprirà la strada al peccato, macchierà la coscienza di Laura in maniera indelebile, tanto che "neanche gli angeli la potranno più salvare".

Laura è la vittima, ma potrebbe diventare la carnefice. Fa fare cose terribili a chi le sta attorno (Bobby, il suo ragazzo "ufficiale"; Donna, la sua migliore amica, James, l'amante) e potrebbe raccogliere la terribile eredità paterna accogliendo dentro di sé Bob, elemento puramente simbolico di corruzione e disordine psichico.
Ed è proprio qui che si consuma la tragedia: accettare di divenire causa del male o mettere fine a quel circolo vizioso che sembra la voglia consumare, sacrificandosi? Sarà la scelta a far si che il sipario si sollevi, a rendere chiaro quel che non lo è e a dare il giusto aspetto alle persone e agli oggetti; sarà la scelta a concludere il film, nel cupo finale ambientato nella Loggia Nera, dove gli opposti coincidono e dove, nonostante tutto, la speranza non può essere cancellata.

"Con questo anello io ti sposo"

"Fuoco cammina con me" è un film narrativamente e tecnicamente confuso, forse volutamente, basato su due piani, uno narrativo e l'altro simbolico.
Dal punto di vista narrativo racconta una storia infarcita di elementi paranormali e tratti horrorifici. La giovane Laura viene ripetutamente molestata dal malvagio Bob, spirito della Loggia Nera, che dimora dentro suo padre.
Bob, come tutti gli spiriti della sua specie, si nutre delle sensazioni umane più negative (paura e dolore, nel film chiamate Garmonbozia1) e per questo fa il male.
Suo desiderio è quello di entrare nella giovane Palmer, per assaporare il mondo attraverso i suoi occhi e le sue labbra. Il potere di cui si sta arricchendo, però, non piace agli altri abitanti della loggia, che decidono così di fermalo, prima che diventi troppo potente. Per questo la Signora Tremond, suo nipote Pierre e il piccolo "uomo da un altro posto" (il nano, che proprio in questo film si scopre essere il braccio amputato di Mike, ex capo apparentemente redento di Bob) intervengono spesso sia in sogno che nella realtà per mettere in guardia la giovane ragazza.
Laura infatti può evitare la possessione di Bob solo accettando un misterioso anello verde: indossandolo, lo spirito non potrà averla e sarà costretto ad ucciderla. L'anello ha un'altra particolarità: può essere solo donato. Chi se ne appropria senza permesso sparisce (come l'agente Desmond quando lo trova sotto la roulotte di Teresa Banks) misteriosamente.

Il film è caratterizzato da particolari scelte cromatiche. I colori dominanti della fotografia di Ronald Victor Garcia sono il giallo, il rosso e l'azzurro. Ogni colore rappresenta qualcosa: il rosso il peccato, il male.
Rossa è la stanza dove si consuma un festino con Laura, Ronette Pulaski, Jacques Renault e Donna Hayward; rossi sono i tendaggi della Loggia Nera e quelli della baita di Jacques dove si terrà l'ultimo festino, rosso è il vestito del Nano.
Il giallo rappresenta invece la luce, la redenzione. Lampi di luce sono quelli che abbagliano Laura durante il festino e che le permettono di salvare Donna da uno stupro. Gialli sono i flash che abbagliano la ragazza, sorridente e in compagnia di Dale Cooper, nel finale del film, quando le appare il suo angelo (simbolo di redenzione, quella ottenuta per aver distrutto un circolo malvagio).
Infine l'azzurro, simbolo di elettricità ("Elettricitè", pronuncia il Mago, un uomo mascherato e vestito di rosso, nella Loggia Nera), il mezzo tramite cui gli spiriti si spostano, il confine tra realtà e sogno, tra verità e finzione.

La sceneggiatura, scritta da Lynch a due mani con Robert Engels, appare quasi disarticolata e da al film una sensazione di frammentarietà. Questo dipende anche dai numerosi tagli subiti dal film in fase di post produzione.
Le accuse rivolte al regista, di aver cercato di cavalcare l'onda del successo del telefilm, sono inappropriate. Infatti è proprio quello che fece del telefilm un successo che viene eliminato, dando spazio alla narrazione di un dramma intenso e oscuro.
Se c'è un'accusa che invece può essere mossa a Lynch è quella di aver confezionato un prodotto a dir poco estremo, privo di quelle sfumature di cui sono pieni altri suoi film, troppo sopra le righe e ad uso e consumo dei soli fan.
Impossibile infatti comprendere tutte le citazioni e gli artefatti senza avere visto il serial, anche a causa di una certa circolarità del tempo, caratterizzato da continui salti temporali (la Laura del passato fa lo stesso sogno del Cooper del futuro; Cooper, nel finale del film, sarà nella Loggia con Laura nonostante debba ancora, in realtà, arrivare a Twin Peaks, richiamando così il finale del telefilm; in un sogno di Laura apparirà Annie, la donna che si innamorerà di Cooper nella seconda stagione della serie, che intimerà alla ragazza di scrivere nel suo diario che l'agente è nella Loggia e non può uscire).

Le musiche rimangono quelle di Angelo Badalamenti e la voce che le accompagna quella di Julee Cruise.

Molte sono le scene apparentemente fuori contesto che affollano la pellicola e che non fanno altro che aggiungere nuovi misteri a quelli già presenti. La prima, forse la più affascinante, è quella in cui ricompare l'agente scomparso Phillip Jeffries che racconta di aver assistito ad un incontro dei membri della Loggia Nera.
E' lo stesso Jeffries a nominare poi una certa Judy. Il nome Judy verrà ripetuto verso la fine del film da una scimmia in penombra, ma non si sa chi sia o a cosa faccia riferimento.
Altra scena affascinante sia dal punto di vista visivo e simbolico, quella del sogno di Laura: la ragazza riceve in dono dalla signora Tremond un quadro che raffigura una porta. In sogno Laura supera la soglia di quella porta che, simbolicamente, rappresenta la soglia di non ritorno di una scelta, quella del sacrificio.

"Fuoco cammina con me" è considerato, assieme a "Dune", uno dei film meno riusciti nella carriera di David Lynch, ma forse è il paragone ineluttabile con la serie a sminuire il valore di un'opera sì non del tutto riuscita, ma non per questo fallita.
"Fire walk with me" è un tentativo di esplicare il lato tragico di una vita "comune", estremizzandolo e descrivendolo senza pudori e reticenze.
Può non piacere, può intrigare e può farsi odiare, sicuramente non lascerà indifferenti. Ma Lynch è anche questo, prendere o lasciare.


1 una crema di mais.

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Recensione a cura di Zero00 - aggiornata al 29/06/2010 16.41.00

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